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Piccante malinteso: Harmony Destiny
Piccante malinteso: Harmony Destiny
Piccante malinteso: Harmony Destiny
E-book134 pagine1 ora

Piccante malinteso: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Il portafortuna



C'è chi nasce con la camicia e chi invece vittima della cattiva sorte. Audrey appartiene alla seconda categoria, finché non viene assunta come segretaria da Wheeler. Riorganizza l'ufficio in pochi giorni e gli affari migliorano anche per il suo affascinante datore di lavoro. Che Audrey si sia trasformata in un potente scacciaguai?



Quattro settimane e...



La bella Autumn ha deciso di adottare nuove regole per non farsi spezzare ancora il cuore. Tra queste il non uscire mai per più di un mese con lo stesso uomo. Ma Sean adora le sfide e scommette che dopo le fatidiche quattro settimane, lei...



Piccante malinteso



Proprio il giorno della premiazione come miglior insegnante dell'anno, Tess viene sorpresa da una strana nausea e profonde occhiaie che sollevano subito i pettegolezzi in città. I suoi fratelli, credendola incinta, mandano l'amico Will a cercare informazioni. Ma quando i due si ritrovano insieme...
LinguaItaliano
Data di uscita9 dic 2016
ISBN9788858958247
Piccante malinteso: Harmony Destiny
Autore

Elizabeth Bevarly

Elizabeth Bevarly é nata e cresciuta a Louisville, nel Kentucky e si é laureata con lode in letteratura inglese all'università di Louisville nel 1983. Nonostante abbia sempre desiderato diventare una scrittrice, prima di riuscire a coronare il suo sogno, ha lavorato con contratti a termine in sale cinematografiche, ristoranti, boutiques e grandi magazzini.

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    Anteprima del libro

    Piccante malinteso - Elizabeth Bevarly

    successivo.

    1

    Tess Monahan non si era mai ammalata. Mai.

    Aveva prove documentate di ciò nell'attico della casa dov'era cresciuta a Marigold, nell'Indiana. La casa dove continuava a vivere da sola, ora che i suoi cinque fratelli maggiori vivevano per conto proprio e i genitori, dopo la pensione, si erano trasferiti in Florida. Nel suo attico c'erano scatoloni e scatoloni pieni di ricordi scolastici, uno dei quali conteneva tredici certificati di eccellente frequenza, dall'asilo fino al diploma.

    Praticamente, non si ammalava mai.

    Persino nei cinque anni di università, dove aveva conseguito la laurea e l'abilitazione all'insegnamento, non aveva mai saltato una lezione per motivi di salute. Mai. Neppure durante i quattro anni d'insegnamento presso la scuola elementare di Nostra Signora di Lourdes aveva mai contratto un semplice raffreddore che l'avesse allontanata dal servizio. Ogni singolo bambino della sua classe poteva presentarsi a scuola con uno di quei virus micidiali, e lei non ne restava contagiata.

    Semplicemente, non si ammalava mai.

    Era rimasta immune sin dalla nascita alle varie epidemie, grandi o piccole che fossero, che avevano colpito la sua cittadina. Non aveva mai contratto varicella, orecchioni o morbillo. Non aveva mai avuto una tonsillite. Mai la febbre né un'allergia. Non tossiva mai, a meno che non le andasse qualcosa di traverso. Insomma, non si era mai ammalata.

    Fino a quel giorno.

    E quel giorno sembrava che ogni germe evitato in ventisei anni si fosse annidato nel suo fisico. Con famiglie di batteri al completo.

    Si era svegliata nel bel mezzo della notte con un senso di nausea, che era andato peggiorando a mano a mano che albeggiava. Aveva trascorso le ultime tre ore abbracciata al water, e ora, mentre il sole sbucava da sopra l'orizzonte, si sentiva in punto di morte.

    Ma la morte avrebbe dovuto attendere, perché nel giro di qualche ora Tess era attesa al pranzo annuale di premiazione della sua scuola. Non solo perché ligia nell'assolvere i suoi doveri di educatrice, ma anche perché sarebbe stata lei a ricevere il premio per il miglior insegnante dell'anno. Era un'onorificenza di cui andava orgogliosa, e non avrebbe deluso i suoi scolari né i loro genitori, o il resto del corpo docenti del Lourdes, disattendendo quella premiazione.

    Ci sarebbe stata a ogni costo. Avrebbe accettato il premio con semplicità e gratitudine. Era il minimo che potesse fare per ringraziare i suoi scolari della loro benevolenza.

    Emise un grugnito mentre si staccava dal water e appoggiava la schiena contro la fredda parete piastrellata del bagno. Doveva essere colpa di qualcosa che aveva mangiato, decise. Dopotutto, erano a metà maggio e la stagione dei raffreddori e delle influenze si era già da tempo conclusa. Mentre si toccava la fronte con la mano e allontanava dagli occhi le ciocche bionde intrise di sudore, si accorse che scottava. Qualunque fosse il nemico che aveva assalito il suo sistema, il suo corpo aveva chiamato a raccolta ogni arma in suo possesso per combatterlo. Forse, con un pizzico di fortuna, si sarebbe sentita meglio nel giro di un paio d'ore.

    In qualche modo trovò le forze per aprire la tenda della doccia, togliersi il pigiama e insinuarsi sotto il getto d'acqua tiepida.

    Una doccia, un'aspirina, dei cracker e sarebbe rinata, si disse. Di sicuro il peggio era passato. Una volta raggiunta la scuola, si sarebbe sentita meglio.

    Era certa che sarebbe sopravvissuta.

    Altroché.

    Con movimenti lenti, si strizzò i capelli, chiuse il rubinetto dell'acqua, uscì dalla doccia e si avvolse in un telo di spugna. E, sebbene non fosse nello stato psicofisico di potersi preoccupare del suo aspetto, voleva farsi carina per l'occasione. Dando la precedenza alla comodità, indossò uno scamiciato celeste dalla linea morbida sopra una maglietta giallo paglierino. Poi, passò il pettine attraverso i capelli biondi, ancora bagnati, lunghi fino alle spalle e corrugò la fronte dinanzi alla sua immagine riflessa nello specchio. Non credeva di avere la forza sufficiente per sollevare il phon, quindi si raccolse i capelli all'indietro in un nastro azzurro e li scosse con le dita per farli asciugare alla meglio.

    Il suo incarnato chiaro era più pallido del solito, quindi accentuò il trucco. Purtroppo, non poteva coprire i cerchi violacei sotto gli occhi, e si consolò con il fatto che le esaltavano l'azzurro delle iridi. Be', era famosa per non perdersi d'animo in nessuna situazione, no?

    Pur dopo avere completato le operazioni di imbellettamento mattutino, Tess continuò a corrugare la fronte all'immagine che lo specchio le rimandava. Stava da schifo. E non vi era rimedio. Sperava solo di restare verticale il tempo necessario della premiazione.

    Giunta barcollando in cucina, mangiò dei cracker e bevve dell'acqua gassata prima di ingoiare un'aspirina. Le sembrava già di sentirsi meglio. La nausea era un po' scemata. Non era una cattiva idea portarsi dei salatini a scuola, tanto non avrebbe potuto gustare i piatti squisiti che già sapeva avrebbero servito. Macedonia di frutta, pasticcini ai frutti di bosco, frittelle...

    Il suo stomaco si ribellò al solo pensiero, e Tess agguantò l'intera scatola di salatini. Poi estrasse dal frigorifero un paio di bottigliette d'acqua frizzante e le ficcò in una busta di plastica con l'immagine di Cenerentola, un regalo di uno dei suoi studenti per l'ultimo Natale. Calzò quindi un paio di sandali, riempì la sua enorme sacca di cibarie che poteva mangiare e di tutto l'equipaggiamento necessario a una maestra di scuola elementare in procinto di ricevere un premio. Poi, con passo incerto, si diresse verso la porta.

    Stava per girare la maniglia, quando un'altra ondata di nausea le scombussolò lo stomaco. Accidenti! Sarebbe stata una giornata lunga e... rivoltante.

    Appunto. Rivoltante.

    Giunta a scuola, Tess dovette precipitarsi nel bagno delle donne a vomitare. Suor Angelina, la direttrice della scuola, se ne era accorta e l'aveva invitata a tornare a casa a riposare, ma lei aveva insistito che stava bene e che la nausea era solo temporanea. E, in effetti, quando prese posto al tavolo riservato sotto il podio, già cominciava a sentirsi meglio.

    Gli eventi che si susseguirono da quel momento in poi, purtroppo, furono molto meno gradevoli, e ancor più nauseanti, a cominciare dall'arrivo al suo tavolo di Susan Gibbs. Susan era un'altra insegnante della scuola elementare e, fin dall'inizio dell'anno scolastico, aveva pensato, desunto, sperato di ricevere lei l'ambito premio come miglior insegnante dell'anno. E dall'annuncio, il mese precedente, che invece sarebbe stata Tess a portarsi a casa quel riconoscimento, Susan era stata molto fredda con lei.

    Susan Gibbs era la rivale di Tess fin dall'infanzia praticamente in tutto. Scura di capelli e di occhi, la ragazza era sempre stata lo specchio che aveva fatto risaltare la bella e dolce Tess Monahan, così come avevano puntualizzato molti abitanti di Marigold nel corso degli anni. Per il resto, erano a pari merito per quanto riguardava le vincite e le perdite.

    Tess aveva vinto il campionato regionale di ortografia alle elementari, ma Susan aveva vinto quello di geografia lo stesso anno. Tess era stata la reginetta della squadra di calcio, mentre Susan di quella di pallacanestro. Tess la direttrice del giornale di classe alle medie, mentre Susan del giornale della scuola negli stessi anni. Tess era stata miss giugno sul calendario scolastico alle superiori e Susan miss ottobre.

    Naturalmente, ora Tess stava per ricevere il premio come migliore insegnante dell'anno, e Susan no, ma neppure per un momento si era data delle arie per questo. Nient'affatto. Non sarebbe stato giusto.

    «Buongiorno, Tess» la salutò la collega prendendo posto accanto a lei.

    «Ciao, Susan» le rispose mentre scuoteva il tubo di salatini che teneva in grembo. Poi prese una bottiglietta di acqua da dentro la borsa e la stappò, con un sibilo.

    Susan seguì i suoi gesti con occhio incuriosito e corrugò la fronte. «Hai un aspetto terribile, stamattina.»

    Tess le indirizzò un sorrisetto scialbo. «Grazie tante, Susan. Sai sempre essere molto gentile.»

    «Scusami» replicò l'altra donna senza traccia di contrizione, «ma hai davvero un aspetto terribile.»

    Tess si limitò a un altro sorrisetto forzato.

    «A ogni modo» aggiunse Susan, «credo di non essermi ancora congratulata con te.»

    Tess aveva cominciato a portare la bottiglietta di acqua gassata alla bocca, ma si bloccò al commento. «No, infatti» disse, con il solito mezzo sorriso. Forse la collega non era poi così invidiosa come pensava.

    Tuttavia, Susan non estese oltre la sua frase né si congratulò con lei, quindi Tess si portò la bottiglia alle labbra per un breve sorso. Si stava per complimentare con l'altra per l'abito a fiori variopinto, quando un'alunna dell'ultimo anno si presentò con del caffè. Mentre Tess sorseggiava la sua acqua, Susan alzò la tazza dal piattino, invitando tacitamente la ragazzina a riempirgliela. Quando la giovane allieva ebbe finito, si rivolse a Tess, chiedendo se anche lei gradisse del caffè.

    Per tutta risposta, Tess sollevò la mano, portandosi l'altra allo stomaco in subbuglio. «Oh, no, grazie» rispose. «Nelle mie condizioni, meglio di no.»

    Il commento attirò all'istante l'attenzione di Susan. La ragazza posò lo sguardo sui salatini e l'acqua gassata che ora stavano sul tavolo, poi guardò la mano di Tess appoggiata sullo stomaco, quindi il suo volto pallido. Spalancò la bocca, sbigottita, poi un sorrisetto malizioso le incurvò le labbra.

    «Tess» esclamò col tono di chi aveva appena fatto un'eclatante scoperta, «non mi dire che sei incinta

    La giovane che aveva portato il caffè si stava allontanando dal tavolo, ma alla frase di Susan, pronunciata volutamente ad alta voce, si girò di scatto.

    «Aspetta un bambino, signorina Monahan?» le chiese con voce squillante. «Grandioso! Quando nascerà?»

    Prima che Tess avesse la possibilità di negare, Susan replicò con voce autorevole: «Be', se sta così male ora, deve essere solo al primo o

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