La proposta del principe: eLit
Di Kate Hewitt
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Info su questo ebook
Sono passati sei anni dal matrimonio tra Phoebe Wells e il principe Anders. La famiglia di lui non approvava la loro unione, così le avevano offerto del denaro per rinunciare e andarsene da Amarnes. Phoebe però aveva rifiutato, e le nozze erano state celebrate. Ora Anders non c'è più, il loro matrimonio neppure, e benché Phoebe viva felicemente negli USA con il figlio, il passato torna a cercarla. Si ritrova così ancora una volta ad Amarnes, di fronte a Leopold, il cugino del suo defunto marito, che le fa una proposta sconvolgente. E quando vuole, Leo sa essere molto convincente...
Kate Hewitt
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Anteprima del libro
La proposta del principe - Kate Hewitt
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Royal Love-Child, Forbidden Marriage
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2009 Kate Hewitt
Traduzione di Cornelia Scotti
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5893-747-1
www.harlequinmondadori.it
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1
«Quanto voglio?»
Phoebe Wells fissò perplessa l’uomo seduto sulla sedia davanti a lei e lui ricambiò lo sguardo con un’espressione sensuale e un sorriso sulle labbra. Aveva capelli scuri arruffati e i primi due bottoni della camicia slacciati che lasciavano intravedere una porzione di pelle abbronzata.
«Quanto voglio?» chiese lei di nuovo. La domanda non aveva senso. Chiuse le dita intorno alla borsa in un gesto istintivo, nel tentativo di non mostrare il proprio nervosismo. Era stata spinta lì dentro da due agenti del governo, e le ci era voluto tutto il suo autocontrollo per non chiedere se la stavano arrestando. Anzi, per non mettersi a gridare!
I due non le avevano risposto. Anzi, non avevano nemmeno aperto bocca mentre la sospingevano in uno dei salotti del palazzo e la lasciavano ad aspettare da sola, per ben venti minuti, l’arrivo dell’uomo che ora la fissava con arroganza. Si chiamava Leopold Christensen, ed era il cugino di Anders. E lei non capiva davvero cosa volesse sapere.
Avrebbe voluto che Anders fosse lì con lei. Che non l’avesse lasciata a subire da sola gli sbeffeggi del suo antipatico cugino, l’uomo che in quel preciso momento si era alzato dalla sedia e si era fermato a pochi passi da lei. Sicuro di sé e arrogante come pochi altri.
«Allora, mia cara cacciatrice di soldi» riprese Leo Christensen. «Quanto vuole per lasciar stare mio cugino?»
Lo shock fece barcollare Phoebe per un breve istante, prima che una calma glaciale si impadronisse di lei. Avrebbe dovuto aspettarselo dai Christensen, dalla regale famiglia di Amarnes. Come aveva potuto pensare che avrebbero accolto a braccia aperte una sconosciuta americana come lei? Che avrebbero accettato di buon grado il suo rapporto con il futuro sovrano?
Certo, quando lei aveva incontrato Anders in un bar di Oslo, aveva creduto che si trattasse di un ragazzo come tanti. Anche se, con i suoi modi cortesi, la sua grazia innata e la sicurezza che ostentava, di comune aveva davvero poco. Senza contare i lineamenti perfetti del suo viso e i capelli color oro che l’avevano attratta come una calamita. Anche in quel momento, sotto lo sguardo sardonico di Leo Christensen, Phoebe si aggrappò al ricordo di quell’incontro, e al pensiero che lui l’amava, e che lei ricambiava quel sentimento. Eppure... dove era adesso? Sapeva che suo cugino stava tentando di corromperla?
Phoebe raddrizzò le spalle e si sforzò di sostenere lo sguardo di Leo. «Ho paura che lei non abbia denaro sufficiente.»
«Mettimi alla prova» rispose l’uomo, con un sorriso che assomigliava più a un ghigno.
La rabbia che si impadronì di lei scacciò persino la paura. «Lei non ha abbastanza denaro, signor Christensen, per il semplice motivo che io non voglio denaro.»
«Rivolgiti a me con il dovuto rispetto. Per te sono Vostra Grazia» la corresse lui con finta dolcezza. «Il mio titolo formale è Duca di Larsvik.»
Phoebe deglutì. Aveva quasi dimenticato con che genere di persone aveva a che fare. Potenti, ricche. Gente di sangue reale. Gente che non la voleva... ma Anders sì. Quello, decise allora, a lei bastava.
Quando Anders le aveva proposto di incontrare la sua famiglia, lei non aveva nemmeno immaginato che si sarebbe trovata davanti il re di Amarnes, un piccolo principato al largo della Norvegia, e tantomeno un cugino principe! In realtà aveva riconosciuto immediatamente Leo, dalle innumerevoli foto che comparivano spesso su sordide riviste scandalistiche. Il suo nome era spesso associato a quello di attricette, immischiato in squallide storie di gioco d’azzardo e corse di automobili costose. Anders le aveva raccontato di Leo, e l’aveva messa in guardia su di lui.
Dopo solo pochi minuti di quella spiacevole conversazione, Phoebe non aveva più alcun dubbio sulla verità di quei racconti.
Lui è un poco di buono, lo è sempre stato. La mia famiglia ha provato a rimetterlo in carreggiata. Hanno pensato che io potessi aiutarlo. Ma nessuno può aiutare Leo...
Ora chi avrebbe aiutato lei? Anders aveva parlato di lei a suo padre la sera prima, ma non in sua presenza. A quel punto le era chiaro che la conversazione non doveva essere andata molto bene, e il pensiero innervosì di più Phoebe. Era per quello che avevano mandato Leo la pecora nera, a gestire... il problema?
Scosse la testa a quel punto. Non voleva dargli la soddisfazione di usare il titolo nobiliare. Non voleva nemmeno che lui si rendesse conto dello stato di nervosismo nel quale era piombata da quando lui era arrivato. Anche se... con ogni probabilità lui si rendeva conto di tutto, anche del fatto che stava riuscendo nel suo intento di farla sentire come una persona da poco!
Decisa a difendersi strenuamente, Phoebe alzò il mento. «Va bene, Vostra Grazia. Resta il fatto che non esiste cifra che possa convincermi a lasciare Anders.» Erano parole coraggiose, e lo sapeva. Parole sincere. Però, dove era Anders?
Leo la fissò per diversi istanti, con i suoi occhi sensuali lievemente socchiusi, quasi stesse studiando un raro esemplare di animale. Poi sorrise con cattiveria. «Che strano, mia cara» sussurrò. «Che ammirevole devozione. È vero amore, allora?»
Un misto di umiliazione e fastidio affiorarono in Phoebe e la fecero vibrare. Pronunciata da lui, la parola, suonava quasi volgare. «Sì.»
Leo infilò le mani in tasca e si diresse verso la finestra che affacciava sulla piazza di fronte al palazzo di Amarnes. Era una splendida mattina estiva di sole. Il cielo era blu, punteggiato appena di delicate nuvole bianche. Le montagne violette erano il contorno ideale per il castello da fiaba nel quale si trovavano, sulle cui torrette svettavano le bandiere con l’aquila dorata, emblema del regno di Amarnes.
«Da quanto conosci mio cugino?» domandò Leo alla fine, e guardò la ragazza giocherellare nervosamente con la borsa che le penzolava dalla spalla.
«Dieci giorni.»
Lui si voltò di colpo a guardarla con sopracciglia inarcate, senza parlare, e Phoebe si rese conto di arrossire fin alla radice dei capelli. Dieci giorni. Non erano molti. Tutto sembrava quasi... ridicolo. Eppure lei sapeva. Sapeva quando Anders la guardava... Anche quell’uomo la stava guardando, e con un’espressione ironica che lasciava intendere che non le credeva. Che dieci giorni erano troppo pochi, per provare amore vero.
A Phoebe però non importava ciò che pensava Leo, un uomo che cambiava donna con la stessa noncuranza con cui si cambia la camicia. Un playboy, votato solo al proprio piacere. Cosa ne sapeva, uno come lui, di emozioni, di sentimenti... di amore?
«E tu credi che dieci giorni siano abbastanza per conoscere qualcuno?» le domandò con un tono mieloso che la mise subito in allarme. Eppure, tra le sillabe delle parole, qualcosa era vibrato nella sua voce. Un sentimento forse? «Per amarlo?» aggiunse lui in un tono così leggero, quasi seducente, che Phoebe provò un momento di grande confusione.
Allora scrollò le spalle, decisa a non farsi ingannare, a restare sul chi vive. Non aveva intenzione di difendersi, di giustificare i sentimenti che provava per Anders, o quelli che lui provava per lei. Sapeva che le sue parole sarebbero suonate sdolcinate, e che Leo sarebbe riuscito a farla sembrare una sciocca ragazzetta.
«Ti rendi conto vero» continuò Leo nello stesso tono di poco prima, «che se lui restasse con te, se ti sposasse come ci ha detto ieri sera, diventeresti regina? È un’eventualità che questo paese non è disposto a permettere.»
«Non sarà necessario» rispose Phoebe, terrorizzata al pensiero di diventare una regina. «Anders mi ha detto che abdicherà.»
Col corpo irrigidito, Leo chiuse gli occhi per un istante. «Abdicare?» ripeté piano. «Lo ha detto lui?»
Phoebe serrò le labbra. «Sì.»
A quel punto, Leo fissò le pupille in quelle di lei, in uno sguardo diretto e intimidatorio che la fece tremare dalla testa ai piedi. «Allora non diventerebbe mai re.»
Non avrebbe lasciato che quell’uomo la facesse sentire in colpa. «Lui non vuole diventare re...»
Leo scoppiò in una risata sarcastica e incredula. «Non vuole essere re? È tutta la vita che si prepara!»
«A me ha detto...»
L’uomo scrollò le spalle in un gesto noncurante. «Anders non sa quasi mai cosa vuole» dichiarò poi, sarcastico.
«Adesso invece lo sa» battibeccò Phoebe con più sicurezza di quanta non ne provasse davvero. Era strano come quell’uomo riuscisse a riempirla di dubbi! «E sa che mi vuole.»
Leo la fissò per un lungo istante, con espressione dapprima pensierosa e poi così fredda da essere pericolosa. Era impossibile capire cosa stesse pensando, se stava progettando qualcosa. Poi piegò la testa da un lato. «E tu... vuoi... lui?»
«Certo che lo voglio» dichiarò Phoebe, con voce meno sicura di prima. La stanza, col suo arredo pesante e le spesse tende di velluto rosso, era davvero opprimente. Era una prigione dorata. Le sarebbe stato permesso di andarsene di lì? Era cosciente della situazione incerta nella quale si trovava, quella di straniera in un paese che non conosceva e che, nonostante le sue piccole dimensioni, difendeva strenuamente la sua indipendenza. Era ancora più cosciente del ruolo dell’uomo che le stava davanti. Leo aveva potere e autorità e nessuno scrupolo a usarle tutte e due per arrivare allo scopo che si era prefissato.
Dove era Anders? Sapeva che l’avevano convocata? Perché non la stava cercando? Era sparito sin da quando aveva annunciato la loro relazione alla famiglia reale, e Phoebe iniziava ad avere i primi dubbi.
«Lo conosci?» domandò Leo. «Abbastanza da vivere un’esistenza in esilio?»
«Esilio da una famiglia che non lo accetta né lo ama» ribatté Phoebe. «Anders non ha mai voluto tutto questo... Vostra Grazia.» La ragazza inglobò con un gesto del braccio l’intera stanza sontuosa, e il palazzo.
«Ma davvero?» Leo rise in modo antipatico e tornò vicino alla finestra. Le dava la schiena, ed era perso nei suoi pensieri. Phoebe restò ad aspettare, mentre impazienza e paura iniziavano a serpeggiare dentro di lei. A mettere a dura prova la sua fiducia in Anders.
«Bastano diecimila dollari americani?» domandò Leo a bruciapelo, senza voltarsi. «No, meglio cinquantamila» aggiunse con una nota sarcastica nella voce.
Phoebe raddrizzò la schiena, grata per l’ondata di rabbia che spazzava via la rassegnazione di poco prima. «Le ho detto che non voglio denaro...»
«Phoebe.» Leo si girò, e il tono in cui pronunciò il suo nome era stranamente gentile, anche se i