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Passione senza condizioni: Harmony Destiny
Passione senza condizioni: Harmony Destiny
Passione senza condizioni: Harmony Destiny
E-book177 pagine2 ore

Passione senza condizioni: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Potere e segreti nell'alta società 2/8
Dove ci sono potere e ricchezza, ci sono segreti. A volte intrecciati in un'unica famiglia.

L'irrequieto milionario Seth Bolton è giovane, affascinante e non ha mai preso in considerazione l'idea di sistemarsi. Quando incontra Kate Burroughs, fuggita dall'altare per non restare intrappolata in una vita senza amore, Seth sa di non volere nulla più di una relazione senza condizioni. E a Kate va bene anche così: lei vuole quell'uomo sensuale e ciò che può offrirle, duri quanto duri.
Più tempo passano insieme, più l'attrazione tra loro si fa rovente e irrinunciabile. Ma prima o poi arriverà il momento delle scelte.
LinguaItaliano
Data di uscita18 ott 2018
ISBN9788858989210
Passione senza condizioni: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Passione senza condizioni - Sarah M. Anderson

    successivo.

    1

    Di tutte le cose che avrebbe voluto fare Seth Bolton quel giorno, andare al matrimonio di un tizio che aveva conosciuto ai tempi del college era in fondo alla lista.

    Tra l'altro, Roger Caputo non gli era neanche mai piaciuto. Seth era stato costretto a vivere con lui per tre mesi, quando il suo coinquilino si era tirato indietro e lui aveva cercato il modo di pagare l'affitto senza chiedere aiuto alla famiglia. Che Roger, all'ultimo anno, non fosse riuscito a trovare un compagno di stanza se non uno studente del primo anno avrebbe dovuto fargli scattare qualche campanello d'allarme.

    Non che Roger fosse una cattiva persona... era solo un cretino. Con la puzza sotto il naso, viziato: l'incarnazione di ogni pregiudizio sul tipico ragazzo bianco privilegiato.

    Seth non riusciva a immaginare chi potesse essere tanto sciocca da sposare Roger, ma chiaramente una donna lo era. Non aveva idea se compatirla o no.

    Diede gas su per la salita, seguendo la strada che si snodava attraverso le Black Hills. Il matrimonio era fissato per le cinque e mezzo, e lui era in ritardo: erano già le cinque e quaranta e gli mancavano ancora almeno quindici miglia.

    Chissà per quale motivo, la cerimonia era stata organizzata in un resort nel mezzo delle Black Hills, a quaranta minuti da Rapid City.

    Perché la gente doveva trovare sempre i posti più strani per i matrimoni? Be', il perché era ovvio. Il sole di tarda estate era già basso nel cielo, e lanciava riflessi luccicanti sulle colline. Non erano nere, in quel momento, non con il tramonto che conferiva loro sfumature dorate di arancio e rosso e rosa ai margini.

    Era un bel posto, non che stesse ammirando il panorama, mentre imboccava la curva successiva ancora più velocemente. Roger doveva aver trovato una donna eccezionale se voleva legarsi a lui con tutta quella bellezza intorno.

    O magari il cretino era cambiato. Era possibile. Dopotutto, anche Seth un tempo era stato un ragazzo impulsivo, irrequieto, che aveva rubato un'auto e dato un pugno in faccia a un adulto che aveva osato spezzare il cuore di sua madre. Certo, quell'uomo, Billy Bolton, poi aveva finito con lo sposare la madre e adottare Seth, nonostante il pugno. Tuttavia, era il genere di stupidaggini di cui un tempo era capace.

    Magari era ancora un po' impulsivo, considerò mentre volava sulla strada ben oltre il limite di velocità consentito. Ed era ancora irrequieto. Lo dimostrava l'ultimo anno che aveva vissuto a Los Angeles. Ma aveva imparato a controllare le proprie tendenze più distruttive.

    Il che dimostrava che la gente può cambiare. Magari Roger era diventato un cittadino modello.

    La strada girò intorno a un affioramento roccioso, e Seth si piegò nella curva, la moto Crazy Horse che gli rombava tra le gambe. Era un modello nuovo di zecca, da sottoporre agli ultimi test, e lui lo stava mettendo alla prova. Il motore aveva uno stile tradizionale combinato a una potenza moderna e a un passo più lungo. Il mezzo si comportava fluidamente e Seth si piegò ancora di più nella curva successiva, provando un moto d'orgoglio: aveva collaborato anche lui alla progettazione.

    Per la miseria, gli erano mancate quelle colline, la libertà di andare a tutto gas.

    Guidare una moto nel traffico di Los Angeles era una sfida. E le palme non erano certo meglio delle Black Hills.

    Suo padre e i suoi zii, Ben e Bobby Bolton, possedevano e gestivano il Crazy Horse Choppers, un negozio di moto personalizzate a Rapid City, in Sud Dakota. Il Crazy Horse era stato fondato dal padre, Bruce Bolton, ma i tre fratelli avevano trasformato l'attività dalla semplice rivendita e officina di Bruce dei primi anni Ottanta a una compagnia con sessanta impiegati e duecentocinquanta milioni di vendite l'anno.

    Seth non aveva mai conosciuto il padre biologico, non aveva mai pensato di inserirsi in una qualsiasi attività di famiglia. Eppure quando Billy l'aveva adottato, dieci anni prima, tutti i Bolton l'avevano accolto a braccia aperte.

    E ora? Seth era un socio della Crazy Horse Choppers.

    Non riusciva ancora a credere a quanto era successo nell'incontro del giorno prima. Il padre e gli zii l'avevano convocato in ufficio e gli avevano offerto una quota alla pari dell'azienda. E Seth, che non era un idiota, aveva accettato immediatamente.

    Così, a venticinque anni, di punto in bianco si era ritrovato milionario. Multimilionario. Considerato che, quando era bambino, a volte lui e la madre si erano dovuti affidare al sussidio pubblico, era un notevole shock.

    Seth, però, sapeva che non si trattava di nepotismo: lavorava sodo per contribuire al successo della Crazy Horse Choppers. Era appena tornato da Los Angeles, dove aveva vissuto per un anno gestendo come responsabile lo showroom del marchio e convincendo ogni tipo di celebrità che una moto Crazy Horse avrebbe fatto bene alla loro immagine. E aveva svolto un lavoro eccellente. Persuadere Rich McClaren a presentarsi sul tappeto rosso degli Oscar su una Crazy Horse, era stata un'idea sua.

    La pubblicità gratuita aveva incrementato le vendite dell'otto per cento nel giro di una notte.

    Quello era il genere di strategia che Seth si era ormai abituato ad adottare.

    Pianificava. La miglior difesa è sempre l'attacco.

    Persino quel giorno non stava solo andando al matrimonio di un conoscente: una veloce ricerca in internet aveva rivelato che Roger era diventato un agente immobiliare, comproprietario dell'agenzia per cui lavorava. Era molto attivo nei circoli di Rapid City. E dopo un anno in California, Seth era tornato in Sud Dakota: aveva accettato l'invito al matrimonio non solo per augurare un futuro felice a Roger e alla sua sposa, anche se lo avrebbe fatto.

    Seth partecipava a quel matrimonio perché intendeva diventare lui stesso molto attivo sulla scena cittadina. Il denaro ce l'aveva, questo era sicuro.

    I Bolton potevano avergli dato un posto a tavola, ma Seth aveva tutte le intenzioni di conservarlo.

    Fece stridere le ruote in piena curva, ma poi vide qualcosa che gli fece mollare l'acceleratore. C'era una limousine parcheggiata in un punto panoramico... qualcosa però non tornava. Seth non avrebbe potuto frenare fino a fermarsi senza avere un incidente, ma rallentò a sufficienza per dare un'occhiata più approfondita.

    C'era decisamente qualcosa che non andava. La limousine era tutta storta, il parafango a penzoloni sulla strada. C'era qualcuno al volante? Non vide nessuno che si godeva il panorama.

    Era in ritardo, ma in tutta coscienza non poteva proseguire senza controllare. Perciò compì una svolta a U e tornò verso la piazzola panoramica. Non era neanche sicuro di avere campo per il cellulare, tuttavia se non si trattava di una folle trovata del fotografo del matrimonio e l'autista aveva un'emergenza...

    La limousine aveva ancora il motore acceso quando Seth si fermò lì accanto. Gli balzò il cuore in gola rendendosi conto che la ruota anteriore dal lato del passeggero non era su un terreno solido. Il conducente si era fermato appena prima che la ruota finisse completamente oltre il margine della piazzola sullo strapiombo. Premere l'acceleratore avrebbe significato morte certa.

    Saltò giù dalla moto e si affrettò a fianco del conducente. Non si era sbagliato: c'era qualcuno dietro al volante. Una donna. Che indossava un abito da sposa e un... diadema?

    Sicuramente non era l'autista della limousine.

    Non stava piangendo, ma i suoi occhi erano sbarrati mentre fissava un punto imprecisato in lontananza. Aveva un colorito terribile e stringeva il volante con quella che sembrava una presa ferrea.

    Aveva l'aria di una alla quale avessero appena investito il cane. O rovinato il matrimonio.

    E nonostante tutto, era probabilmente la donna più bella che avesse mai visto.

    Quante spose potevano esserci in quella parte del Sud Dakota? Si trattava della sposa di Roger? E se così era, cosa ci faceva lì? Dov'era Roger?

    Bussò al finestrino.

    «Signora?» tentò con quella che sperava fosse una voce rassicurante. «Potrebbe abbassare il finestrino?»

    La donna non si mosse.

    «Mi scusi? Signora?» Questa volta provò la maniglia. Miracolo dei miracoli, la portiera non era bloccata. Quando la aprì, la sconosciuta sussultò e girò la testa di scatto per guardarlo.

    «Da dove sei sbucato?»

    «Salve» riprese Seth con tono rassicurante, aggrappandosi alla portiera come se questo potesse impedire alla limousine di precipitare nello strapiombo. «Questo lo spengo, d'accordo?»

    Le palpebre sbatterono. «Come?»

    Seth si infilò nell'abitacolo, tenendo d'occhio la donna nel caso si spaventasse all'improvviso. L'auto era in folle, grazie al cielo. Doveva aver tolto il piede dal freno quando l'aveva sorpresa. «Sono Seth» si presentò mentre toglieva la chiave dal motorino di avviamento. «Tu come ti chiami?»

    Di sicuro non si aspettava che scoppiasse a ridere come se avesse fatto una battuta. Chiaramente, si trattava di una donna imprevedibile. Poi, con la stessa velocità con cui si era messa a ridere, il suono le morì in gola trasformandosi in un singhiozzo soffocato.

    «Non ne sono sicura.»

    Brutto segno. Doveva farla uscire dall'auto. «Puoi uscire a parlare con me? C'è una panca laggiù con una vista splendida sul tramonto.» Cercò di farlo sembrare come se si trovasse lì solo per il panorama.

    «Non mi dirai che mi devo sposare, vero?»

    Seth scosse il capo. «Sei qui per delle ragioni. Tutte quelle ragioni, scommetto che sono valide.»

    Lei sbatté di nuovo le palpebre, corrugando la fronte. Probabilmente stava tornando in sé. «Anche tu ti trovi qui per un motivo?»

    «Ogni cosa succede per un motivo» le rispose con un sorriso.

    Questa volta, quando si mise a ridere, lui era pronto. Ridacchiò con lei come se si trovassero in un locale nel centro di Los Angeles e non sul ciglio di un precipizio nelle Black Hills. Tese la mano e si inchinò. «Seth Bolton, al tuo servizio.»

    Per alcuni attimi interminabili, lei si limitò a fissarlo, come se fosse un Tyrannosaurus rex emerso dal sottobosco per divorarla. «Non sei un prodotto della mia immaginazione, vero? Perché sei più o meno perfetto e io ho fatto un gran casino di tutto.»

    «Sono piuttosto reale. Perlomeno lo ero l'ultima volta che ho controllato» scherzò, guadagnandosi l'accenno di un sorriso. Tenne la mano tesa, il ritratto del gentiluomo cavaliere. Prendila, la esortò mentalmente. Sarebbe stato molto più tranquillo una volta che lei fosse scesa da quell'auto in bilico.

    La donna mise la mano nella sua e gli ci volle tutto l'autocontrollo di cui era capace per non stringere le dita intorno alle sue e trascinarla fuori dall'abitacolo tra le proprie braccia. Invece, accennò appena una stretta e attese che lei appoggiasse i piedi per terra e si alzasse. Gli strati dell'abito si sistemarono intorno a lei, seta e satin e chiffon e tutti quei tessuti che sua zia Stella usava per confezionare abiti per la sua linea di moda.

    Non pensava che fosse una creazione di Stella, però. La zia disegnava abiti classici che solo all'apparenza erano semplici, ma quello...

    Non c'era niente di semplice in quel vestito. Sembrava un cupcake eccessivamente decorato, con lustrini e brillantini e tutto l'immaginabile. La gonna era enorme, con strati, balze e pizzo. Come diavolo era riuscita a infilarsi dietro al volante in quella mostruosità?

    I capelli castano dorati erano raccolti in un'acconciatura elaborata quanto il vestito, che a un certo punto però aveva perso l'equilibrio e ora pendeva pericolosamente a sinistra. Aveva le perle alle orecchie e intorno al collo, ma l'anulare era spoglio.

    Che aspetto aveva quando non era vestita da sposa? Tutto ciò che poteva vedere di lei erano il viso e le spalle nude. E il decolleté, che era a dir poco straordinario... non che lo stesse guardando.

    Il suo corpo reagì involontariamente, anche se lui cercò di concentrarsi sugli occhi. Non fu d'aiuto, guardarla in viso. Provò un'attrazione istintiva che non aveva previsto, e tanto meno riuscì a controllare.

    La prima impressione era esatta. Era splendida, si rese conto Seth quando lei alzò gli occhi su di lui. Un viso semplice, da ragazza della porta accanto, occhi grandi di un verde profondo come non ne aveva mai visto. Il tipo di occhi in cui un uomo poteva perdersi, se non faceva attenzione.

    Seth faceva attenzione. Sempre.

    Sapeva esattamente cosa succedeva quando un uomo perdeva la testa per una donna. Perciò era fondamentale: non si sarebbe perso nei suoi occhi. Né in nessun'altra delle parti del suo corpo.

    Poteva essere una dea, ma ovviamente stava vivendo una pessima giornata e lui non aveva alcuna intenzione di peggiorarla.

    Quindi mise le briglie a quell'intensa e imprevista attrazione. Non era per lui. Tutto ciò che poteva e che avrebbe

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