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Per amore di un miliardario: Harmony Collezione
Per amore di un miliardario: Harmony Collezione
Per amore di un miliardario: Harmony Collezione
E-book159 pagine1 ora

Per amore di un miliardario: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Che cosa ha da perdere? Caroline Harvey ha appena rivisto Ben Dexter, la sua vecchia fiamma che dal nulla è diventato un manager di alto livello. Bello come all'epoca del loro bollente amore, Ben le chiede una valutazione della tenuta di famiglia, ma Caroline intuisce che in realtà vuole rivangare i motivi della separazione. Dovrebbe iniziare l'ennesimo litigio, invece arrivano a una conclusione inquietante: qualcuno ha tramato per dividerli! E adesso? Ben propone di...
LinguaItaliano
Data di uscita9 set 2016
ISBN9788858954416
Per amore di un miliardario: Harmony Collezione
Autore

Diana Hamilton

Prolifica autrice inglese, adora la bellissima villa in stile Tudor in cui vive con il marito.

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    Anteprima del libro

    Per amore di un miliardario - Diana Hamilton

    successivo.

    1

    «La somiglianza è addirittura sconcertante, Caroline! Avresti potuto benissimo essere tu la modella... vieni, vieni a vedere.» Edward Weinberg le fece cenno con la mano ossuta e affusolata, e lei posò la lista degli ospiti per la vendita privata sulla splendida scrivania ossessivamente ordinata e lo raggiunse di fronte al dipinto che un fattorino aveva appena portato dalla camera blindata e sistemato su un cavalletto.

    Il commento del suo datore di lavoro sulla somiglianza era del tutto irrilevante, ma era spinta dalla curiosità di riuscire finalmente a vedere il capolavoro che il figlio di Edward, Michael si era aggiudicato in una piccola asta di campagna, qualche mese prima.

    Restaurata con perizia, dotata di certificato di autenticità, l'opera ritenuta perduta del pittore pre-raffaellita J.J. Lassoon aveva destato l'interesse dei collezionisti in grado di aggiudicarsi un pezzo dal valore quasi inestimabile.

    Caroline non aveva vissuto di persona quella frenetica eccitazione, perché proprio in quel periodo era nel nord Inghilterra intenta a far balenare davanti agli occhi dell'erede di una delle più grandi proprietà terriere la cifra che avrebbe avuto a disposizione... se avesse deciso di privarsi di alcuni pezzi antichi.

    «Cosa conta di più, il prestigio o il profitto?»

    Caroline guardò Edward con i profondi occhi viola ombreggiati da lunghe ciglia scure, ma l'espressione di lui era impenetrabile.

    Edward aveva il viso di un esteta in lutto, l'alta figura elegante appariva talmente fragile da poter essere spazzata via da un soffio di vento. Eppure era forte e tenace come un vecchio paio di scarponi. Se avesse dovuto scommettere sui suoi veri sentimenti, lei avrebbe attribuito al prestigio la sua prima preoccupazione.

    La Weinberg Galleries, con sede a Londra, si era guadagnata un'ottima reputazione nel campo dell'arte e l'acquisizione di un pezzo come il Lassoon non poteva che aumentare quel prestigio.

    «Trova tu una risposta» le sorrise Edward allontanandosi dal dipinto. Caroline rivolse la propria attenzione al capolavoro ritrovato e rimase senza fiato. Edward aveva perfettamente ragione: la somiglianza era notevole. Più che notevole. Era addirittura misteriosa.

    Sullo sfondo di una vegetazione lussureggiante, la modella teneva tra le mani un giglio bianco; era proprio la sua immagine, di com'era stata dodici anni prima, a diciassette anni. La massa di capelli neri lucenti le scendeva fin quasi alla vita, la translucidità della pelle lattea, il sottile naso nobile, le labbra rosse dischiuse in un sorriso misterioso, i profondi occhi viola sognanti. Occhi che sognavano l'amore.

    Anche il titolo era in carattere. Primo Amore.

    Un brivido di amarezza le percorse la spina dorsale. Era esattamente come lei appariva in quel periodo, quando si era innamorata di Ben Dexter. Lo amava così tanto che era convinta che avrebbe anche potuto morire.

    Sì, era stata proprio così prima di scoprire la verità, prima che lui voltasse le spalle al loro amore turbolento, il denaro di suo padre in tasca, molto più denaro di quanto il ragazzo cresciuto dalla parte sbagliata del villaggio avesse mai visto in vita sua, i magnetici occhi neri che mandavano bagliori di soddisfazione nella consapevolezza di un affare ben architettato, il corpo sottile e virile che camminava tracotante per il trionfo.

    Si allontanò dal dipinto. Aveva la nausea. Avrebbe preferito non aver posato lo sguardo su quell'opera maledetta. Le aveva fatto rivivere ricordi che aveva seppellito profondamente nella mente, ricordi coi quali avrebbe dovuto di nuovo misurarsi...

    La testa grigia di Edward era china sul telefono quando gli passò accanto. Caroline evitò il proprio ufficio e decise di andare da Michael per discutere i dettagli dell'imminente vendita privata. Fu interrotta da una chiamata della segretaria poco prima dell'ora di pranzo.

    «Le lettere sono pronte e deve solo firmarle. Oh, il signor Edward chiede che lei sia presente questa sera. Ha lasciato un messaggio. Ha un cliente per Primo Amore. La solita routine.»

    Champagne e tartine seguiti, se il cliente dimostrava un vero interesse per l'opera ed era intenzionato a pagare una cifra da capogiro, da una cena elegante in uno dei ristoranti più in di Londra.

    In qualità di assistente di Edward era compito suo fare in modo che gli incontri si svolgessero senza intoppi. A Edward toccava mettere in risalto la qualità dell'opera per la quale il cliente aveva mostrato interesse.

    «Allora non lo inserisce nell'asta» considerò Caroline mentre posava il ricevitore. «Deve esserci qualcuno molto interessato.» Si appoggiò allo schienale e guardò Michael arcuando un sopracciglio ben delineato.

    La vendita privata era un avvenimento di classe riservato a un'élite; niente a che fare con un'asta vera e pro pria. Nessun pezzo presentato aveva indicato il prezzo, ma questo veniva discretamente sussurrato, come discretamente venivano effettuate le offerte.

    Alcune volte un cliente lasciava intendere di essere disposto a sborsare anche più della cifra sussurrata pur di assicurarsi il capolavoro e in questo caso la trattativa veniva conclusa con una cena come sembrava dovesse essere quella sera.

    «Il vecchio non ha ancora scoperto le carte» ipotizzò Michael. «Probabilmente si limita ad aspettare l'esito della massiccia campagna stampa sul ritrovamento dell'opera. Chi può dirlo?»

    Si sistemò meglio sulla sedia, lo sguardo caldo che approvava l'abito elegante e alla moda di lei, la luce dei suoi meravigliosi capelli.

    Caroline Harvey era decisamente notevole. Bella, intelligente, raffinata. Ed era anche una sfida. La sua bellezza era ammantata di inviolabilità. Michael si chiese se avesse mai permesso a un accompagnatore di posarle un casto bacio sulla fronte dopo un appuntamento. Ne dubitava. Raccolse una matita, se la rigirò tra le dita e si chiese il motivo.

    Lei gli restituì lo sguardo di approvazione, uno sguardo leggermente divertito. Il figlio di Edward aveva una costituzione armonica, un fisico attraente. Esibiva uno stile particolare nell'abbigliamento che rasentava la trascuratezza. Forse, immaginò, perché sapendo di non poter competere con l'eleganza innata del padre, aveva preferito adottare uno stile del tutto personale.

    Mentre Caroline raccoglieva i documenti dalla scrivania, Michael ne approfittò. «Andiamo a pranzo insieme? Hanno appena aperto un ristorantino dietro l'angolo, poco lontano da Berkeley Square. Pensavo che potremmo farci un salto.»

    Era già in piedi, ma Caroline scosse il capo. Da quando lui aveva divorziato, un paio di anni prima, avevano spesso pranzato insieme.

    All'inizio la loro conversazione si era limitata ai problemi di lavoro, ma recentemente aveva toccato argomenti strettamente personali. Senza tradurlo in parole, Michael aveva lasciato intendere che avrebbe desiderato che la loro amicizia si trasformasse in qualcosa di più profondo e intimo.

    Caroline sospirò. Era prossima alla trentina e doveva fare una scelta. O rimanere single, una donna in carriera senza una famiglia, con un ristretto gruppo di amici, o decidersi di fare parte di una coppia, avere dei figli e dare la propria fiducia di nuovo a un uomo.

    «Mi dispiace» declinò educatamente l'invito. «Ho parecchio lavoro. Devo preparare la serata e sono già molto impegnata.»

    Si immerse a capofitto nel lavoro per poter uscire un'ora in anticipo. Aveva bisogno di tornare a casa propria, nel piccolo appartamento vicino a Green Park, per cambiarsi ed essere di ritorno alla Weinberg Galleries non più tardi delle sei e mezza.

    Avrebbe preferito trascorrere a casa quella tiepida serata di aprile con un buon libro, e questo non era da lei. Viveva per il proprio lavoro. Eppure non aveva voglia di partecipare a quella serata e ne conosceva benissimo il motivo. Prima fosse stato venduto Primo Amore, meglio sarebbe stato.

    Era ancora tormentata dai ricordi che quel quadro le aveva risvegliato. Era convinta di essere riuscita a dimenticare la sofferenza di un amore infranto e del tradimento, ma si era sbagliata.

    Si vestì con cura perché faceva parte del suo lavoro. Vivaci pantaloni di seta abbinati a una giacca stile smoking e una camicetta. Unico gioiello un paio di orecchini. Scarpe a tacco alto che aumentavano la sua già ragguardevole altezza. Riuscì a essere di ritorno alla galleria per controllare il servizio catering prima che arrivassero Edward e il cliente.

    «Perfetto come sempre, Ivan.» Lo sguardo vigile, controllò ogni dettaglio del buffet con la massima attenzione per eludere il quadro che aveva alle spalle, inondato da un discreto fascio di luce.

    Il solo pensare a quell'incredibile somiglianza che le ricordava l'appassionata e ingenua ragazzina che era stata, la mandava in collera.

    «Non c'è bisogno che ti fermi.» Si costrinse a sorridere a Ivan. «Quando hai servito lo champagne puoi andartene. Qualcuno della sicurezza ti aprirà la porta.»

    Raddrizzò le spalle respingendo i ricordi dolorosi. In fondo era soltanto un dipinto, per l'amor del cielo! Ben Dexter non aveva avuto alcun significato per lei, negli ultimi dodici lunghi anni, e quel residuo di rabbia che non si era resa conto di provare ancora nei suoi confronti non era altro che un'espressione di autocommiserazione.

    «Allora siamo d'accordo per il buffet di questo fine settimana?»

    «Sabato. Sì, naturalmente.» Ivan controllò per l'ultima volta che le bottiglie fossero nel secchiello del ghiaccio e fece un passo indietro, le mani sui fianchi sottili. Aveva un corpo da ballerino e profondi occhi marroni. Caroline si chiese quanti cuori avesse spezzato nella sua gioventù con quello sguardo magnetico. «Sarà tutto perfetto, soprattutto per lei... per lei tutto deve essere indimenticabile.»

    «Mi stai adulando!» lo riprese. Tutto sarebbe stato perfetto perché Ivan e i suoi collaboratori erano quanto di meglio si potesse trovare sul mercato, sia pure a un prezzo esorbitante, perché in quella bellissima testa slava albergava un cervello con un'astuta professionalità.

    Quel breve scambio di battute attenuò la sensazione di disagio che provava e di questo fu grata a Ivan. Poi la porta si aprì e apparve Edward.

    «Caroline, mia cara, permetti che ti presenti Ben Dexter. Ben, lei è il mio insostituibile braccio destro, Caroline Harvey.»

    Chiuse gli occhi. Non riuscì a impedirselo. Le pareti si stavano richiudendo su di lei, il pavimento rollava sotto i suoi piedi, il tumultuoso battito del cuore la soffocava ogni secondo di più.

    Ben Dexter. L'uomo che si era preso tutto ciò che lei aveva, il corpo, l'anima e il cuore poi, al pari di Giuda, era scivolato via con il benservito di suo padre nella tasca.

    Pensò furiosamente che avrebbe dovuto essere contenta che, al contrario di Maggie Pope, non era stata abbandonata con un bambino tra le braccia.

    Si sforzò di aprire gli occhi, aggrappandosi alla tenue speranza che si trattasse di un caso di omonimia e si costrinse a guardarlo. Scorse l'amarezza nei profondi occhi espressivi, notò la curva sprezzante della bellissima bocca, l'atteggiamento orgoglioso del capo corvino e avrebbe voluto colpirlo per quello che era stato, per ciò che le aveva fatto.

    Era stato la spina nel fianco dei genitori delle ragazze del villaggio, il ragazzo pericoloso, che spariva per mesi per andare chissà dove e riappariva, lo sguardo selvaggio, quasi zingaresco, gli occhi da demonio, a stregare di nuovo le ragazze del luogo.

    Solo che lei non ne era a conoscenza, anni prima. Le aveva detto di amarla, di volerla per sempre, per l'eternità. E lei gli aveva creduto.

    Si sentì sommersa dalla rabbia, pronta a gridare le parole di condanna che le salivano alle labbra, che la stavano soffocando. Ma la mano di Ivan sulla sua spalla le riportò il buonsenso e allora sorrise a Edward, incontrò lo sguardo cinico di Ben mentre Ivan si allontanava discretamente e porse la mano all'uomo che disprezzava, inorridita per il contatto con quella mano forte e sottile, per il calore della sua pelle.

    «Signor Dexter...» La stretta quasi dolorosa della sua mano le ricacciò in gola qualsiasi comportamento insensato avesse deciso di seguire. La sua pelle era fredda, eppure la bruciava. Non riuscì a sottrarre la mano abbastanza in fretta.

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