La casa della discordia: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Ufficialmente doveva accompagnare Robin, il nipotino della sua affezionata vicina di casa, in realtà Judith Arledge si è ritrovata, senza saperlo, in mezzo a un complicato labirinto di rapporti familiari pronti a esplodere.
Qualcuno ce l'ha con lei e vuole...
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Anteprima del libro
La casa della discordia - Miriam Macgregor
successivo.
1
Il bambino tirò Judy per la manica. «Lo zio Ryan non è venuto a prenderci?»
Gli occhi azzurri di Judith Arledge scrutarono la folla nel piccolo aeroporto di Napier, in Nuova Zelanda. Gruppi di persone salutavano sorridendo parenti e amici appena arrivati. Era bello essere accolti da qualcuno, pensò con una punta di tristezza. Come mai Ryan Ellison non c'era?
«Sediamoci e aspettiamo» rispose rassegnata, conducendo il piccolo Robin verso due posti liberi.
«Dov'è lo zio Ryan?» chiese il bambino inquieto.
Judy sorrise, cercando di rassicurarlo. «Forse è un po' in ritardo, ma arriverà presto.» Era quello che sperava, altrimenti non avrebbe saputo che cosa fare e dove andare.
All'improvviso ricordò le parole della nonna di Robin. «Ryan verrà sicuramente a prendervi» aveva promesso Hilda Simmons, quando aveva chiesto a Judy di accompagnare Robin da Christchurch, nell'Isola del Sud, a Napier, in quella del Nord.
«Ma come farò a riconoscerlo?» aveva domandato Judy dubbiosa. Non era per niente entusiasta del compito che le era stato assegnato, e per l'ennesima volta si chiese perché avesse accettato. Almeno sarebbe stata per un po' lontana da Christchurch, cosa di cui aveva un estremo bisogno.
Hilda era stata molto esplicita. «Non preoccuparti, non avrai problemi» aveva risposto sbuffando. «Ryan Ellison sembrerà il padrone dell'aeroporto, e tutte le donne si gireranno a guardarlo. Non è il tipo che passa inosservato. Immagino che sia il successo a dargli tanta sicurezza.»
«Ma che aspetto ha?» aveva insistito Judy.
«Alto, spalle larghe, capelli scuri. Ma guarda che lui non cercherà te.» La donna guardò con indifferenza i capelli biondi e ondulati di Judy. «Cercherà Robin, il figlio della mia Verna, hai capito?»
La voce di Robin la riportò al presente. «Judy, lo zio Ryan è uno zio vero, o finto come lo zio Alan?»
«Dimentica lo zio Alan» replicò Judy a disagio. «Tanto non lo vedrai più.»
Robin sgranò gli occhi nocciola. «Perché?»
«Perché non lo vedrò più nemmeno io» spiegò lei a denti stretti.
«Perché?» ripeté il bambino stupito.
Judy cercò di restare calma. «Perché non è una persona di cui ci si può fidare, quindi ti prego di non nominarlo mai più. Quanto allo zio Ryan, non so se siete davvero parenti.»
Robin sapeva poco della sua famiglia, e per qualche strano motivo sua madre e sua nonna erano iperprotettive nei suoi confronti. Gli ravviò i capelli castano ramati e gli parlò con grande cautela. «Forse zio è soltanto un titolo di cortesia» aggiunse.
«Che cosa vuol dire?»
«Che lo chiami così per gentilezza» spiegò Judy paziente. Poi, guardando il visetto lentigginoso di Robin, continuò: «Tu hai soltanto sei anni, lui è un uomo maturo, ed è più educato che tu lo chiami zio».
«Anche tu sei matura?»
Lei fece un sorriso amaro. «A ventitré anni dovrei esserlo, anche se a volte ne dubito.» Una persona veramente matura non si sarebbe mai fatta ingannare da un uomo sleale come Alan Draper. Avrebbe dovuto capire che tipo era fin dall'inizio.
La domanda successiva di Robin scacciò i cattivi pensieri di Judy. «Andrò a scuola a Napier?»
«No, tesoro, è luglio, e le scuole sono chiuse per le vacanze. La nonna dice che hai spesso la bronchite, e visto che Napier è più calda di Christchurch ha pensato di mandarti qui per un po', e ha chiesto allo zio Ryan di ospitarti.»
«Che cos'è la bronchite?»
«Una tosse molto forte. Ultimamente l'hai avuta spesso?»
Il bambino scosse la testa.
Lei lo guardò pensierosa. Lo vedeva quasi tutti i giorni: dopo la scuola, Robin attraversava un buco nella siepe che divideva la casa di sua nonna da quella dei genitori di Judy, e lei non si era mai accorta che soffrisse di bronchite. Anzi, da come divorava i biscotti che gli offriva, le sembrava un bambino sanissimo. Judy si trovava in quella situazione proprio per il suo affetto verso Robin.
«La nonna è arrabbiata da morire. Oggi stava quasi per piangere» aveva raccontato Robin un giorno, mentre faceva merenda.
Judy era rimasta stupita. Non era difficile immaginare Hilda in collera, perché s'irritava facilmente, ma che arrivasse al punto di piangere era quasi incredibile. Forse doveva andare a controllare che stesse bene.
Era sempre pronta ad aiutare il prossimo, ma quella volta esitò per timore che Hilda la giudicasse invadente. Tuttavia saperla così sconvolta la turbava, perché in fondo era un'anziana vedova, e sua figlia, la madre di Robin, in quel momento era lontana.
«Come mai è arrabbiata?» aveva domandato con prudenza a Robin.
«Perché la signora Fulton non vuole fare una cosa che le ha chiesto» aveva spiegato il bambino a bocca piena.
«Forse potrei darle una mano?» si era informata Judy.
«Non lo so.»
Allora lei aveva deciso di rischiare, a costo di sentirsi dire di badare ai fatti propri. «Finisci la spremuta e andiamo a parlare con la nonna.»
Robin non aveva esagerato: Hilda era davvero furibonda, ma il suo viso si rasserenò quando li vide.
«Robin dice che ha bisogno di aiuto» esordì Judy.
«Puoi dirlo!» esclamò Hilda.
Era una donna alta e imponente, con penetranti occhi scuri. Era molto autoritaria, ma questa volta non era riuscita nel suo intento.
«Quella maledetta Fulton mi ha piantato in asso» dichiarò seccata. «È una delle mie compagne di bridge. Doveva andare a Napier e aveva promesso di por tare Robin con sé, per accompagnarlo da Ryan, ma ha dovuto annullare il viaggio.»
Chi era Ryan?, si era chiesta Judy.
A quel punto, l'ira di Hilda si era rivolta contro la figlia. «Verna è stata egoista da morire ad andare a sciare proprio all'inizio delle vacanze» si lamentò. «Non ha nessun diritto di affibbiarmi la responsabilità di Robin, sa bene che non ce la faccio a stargli dietro, e non voglio che le mie attività benefiche ne risentano. Questo bambino sa essere molto cattivo.»
Lanciò un'occhiataccia al nipotino, che assisteva imbronciato alla sua sfuriata.
«Pensa che orrore se facesse uno dei suoi capricci davanti alle mie amiche del bridge!» sibilò Hilda rabbrividendo.
Judy non rispose. Hilda Simmons era una donna decisa, in grado di affrontare qualunque cosa, e non c'era da stupirsi che volesse liberarsi di Robin. Quanto alle sue attività benefiche, erano partite di bridge, le cui poste andavano in beneficenza.
«Judy, mi hai chiesto se avevo bisogno di aiuto. Ebbene, sì. Puoi portare tu Robin a Napier da Ryan Ellison.»
«Io?» ripeté Judy sbalordita.
«Ovviamente ti pagherò, e questo dovrebbe farti comodo, visto che sei disoccupata» proseguì Hilda. «Robin sarà al sicuro con Ryan» mormorò pensierosa.
«Al sicuro da che cosa?» domandò Judy allarmata.
Ma Hilda ignorò la domanda. «Non farlo parlare con gli sconosciuti, succedono cose tremende...»
Judy rabbrividì al solo pensiero. «Non si preoccupi, signora Simmons, ci sono molti bambini che viaggiano soli in aereo, affidati alle hostess.»
Hilda strinse le labbra. «Ma per Robin sono sconosciute, mentre tu non lo sei» ribatté, assumendo l'aria propria di una nonna preoccupata. «Lui non è a suo agio con donne che non conosce, mentre con gli uomini non ha problemi.»
Judy sospirò. «Va bene, lo accompagnerò io, e riprenderò a cercare lavoro al mio ritorno.»
«Grazie, cara» rispose Hilda sollevata. «E non dimenticare di spiegare a Ryan come comportarsi se Robin fa qualcosa che non va. Mi capisci, vero?»
Judy annuì. Sapeva che a volte Robin bagnava il letto.
Hilda guardò pensierosa il bel viso di Judy, con la pelle chiara, il naso diritto e le labbra morbide e generose. I capelli biondi che si arricciavano sulle spalle la facevano sembrare ancora più giovane dei suoi ventitré anni e, quasi notando per la prima volta la sua bellezza, la donna parlò con voce decisa. «Ovviamente tu non dovrai fermarti a Napier. La governante di Ryan si occuperà di Robin appena il bambino si ambienterà. Potrai tornare il giorno dopo.»
«E...» chiese Judy, «...chi lo riporterà a casa?»
«Verna, naturalmente. È ora che riprenda contatto con Ryan. Lui avrebbe dovuto sposarla anni fa.» Negli occhi di Hilda si accese un lampo di collera. «Invece non l'ha fatto! La sua governante dice che si è tuffato nelle sue attività agricole ed è diventato un vero e proprio magnate. È difficile dire se sia lui a possedere la terra o viceversa. E ha la vita sociale di un eremita. Chiaramente Verna cambierebbe tutta la sua vita... in meglio.»
Robin interruppe ancora le riflessioni di Judy. «Lo zio Ryan non dev'essere contento della nostra visita. Per questo non è venuto a prenderci.»
«Perché dici così?» chiese Judy incuriosita.
«Perché la nonna faceva le facce quando parlava con lui al telefono. Era arrabbiatissima, e penso che lo fosse anche lui.» Robin le lanciò uno sguardo supplichevole. «Judy, potremmo tornare a casa?»
«No, caro, temo proprio di no, almeno non oggi» replicò lei un po' turbata. Il bambino non si sentiva benvenuto, allora lo strinse a sé con tenerezza e aggiunse: «Ma se lo zio Ryan è ancora arrabbiato, credo che torneremo a casa presto».
L'aeroporto si stava svuotando: la gente aveva recuperato i bagagli e se ne andava. Soltanto allora Judy si accorse dell'uomo che li guardava. Era sulla trentina, molto alto, e aveva le braccia incrociate sul torace possente. Si fissarono negli occhi, e l'istinto le disse che si trattava Ryan Ellison.
Non è il tipo che passa inosservato, aveva detto Hilda, e Judy non poteva certo darle torto. Ma non si aspettava che Ryan fosse così bello, e lo osservò avanzare verso di loro provando una forte emozione. Lui la fissò con profondi occhi verdi e parlò con voce suadente.
«Per caso lei è la signora Fulton, e questo ragazzino è Robin Bryant?» s'informò.
Judy si riscosse. «No, io sono Judith Arledge, ma lui è proprio Robin. Lei dev'essere il signor Ellison.» Lui annuì. «La signora Fulton ha dovuto annullare il viaggio, così la signora Simmons ha chiesto a me di accompagnare Robin. Non gliel'aveva detto?» proseguì lei.
«No» rispose Ryan.
«C'è qualche problema?» domandò Judy, notando la sua aria contrariata.
«Forse, a meno che lei abbia amici a Napier che possano ospitarla. Ma ne parleremo più tardi.» Ryan raccolse da terra la borsa di Judy e si avviò verso il ritiro bagagli. Judy prese per mano Robin e lo seguì. Ecco dov'era il problema: la signora Fulton gli avrebbe lasciato Robin e se ne sarebbe andata, mentre lei doveva stare con il piccolo almeno per una notte. Ma a quanto pareva quel programma non era di gradimento a Ryan Ellison, pensò depressa mentre recuperava le valigie.
Poco dopo salirono su una Range Rover verde, e Ryan guidò in silenzio, oltrepassando il porto affollato di yacht e di barche da pesca. A Hawke Bay, dove il promontorio arrivava fino al mare, Ryan si fermò accanto a una grande casa bianca a due piani, proprio al centro della baia. Al posto del giardino c'era un ampio parcheggio, ingentilito da aiuole multicolori in cui crescevano anemoni e violette