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Troppo bello per essere vero: Harmony Collezione
Troppo bello per essere vero: Harmony Collezione
Troppo bello per essere vero: Harmony Collezione
E-book155 pagine1 ora

Troppo bello per essere vero: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Basta un attimo, il tempo di guardare e perdersi negli occhi di Joe Jordan, dolci e rasserenanti come la cavalcata nelle praterie o il bagno nella cascata che hanno condiviso. La bella veterinaria Lydia Kelso sa di essere innamorata del proprietario del ranch in cui lavora, ma è altrettanto sicura di non voler cedere alle sue avances. Prima di tutto perché sua sorella lo sta corteggiando, e poi perché il passato pesa sul cuore e sul futuro come un macigno. Joe non potrà ma i capire che lei...
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2016
ISBN9788858955802
Troppo bello per essere vero: Harmony Collezione
Autore

Lindsay Armstrong

Dicono che l'Africa resti per sempre nel cuore di chi vi è nato... Lindsay Armstrong è nata in Sud Africa ed è cresciuta con tre ambizioni ben precise: diventare una scrittrice, vedere il mondo e diventare guardia forestale. Non è riuscita a realizzare il suo ultimo obiettivo, ma l'amore per la natura selvaggia e per l'Africa non l'ha mai abbandonata.

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    Anteprima del libro

    Troppo bello per essere vero - Lindsay Armstrong

    successivo.

    1

    «Sia ben chiaro che non ho nessuna intenzione di venire a letto con lei» dichiarò Lydia Kelso.

    Joe Jordan fissò la giovane donna che rifiutava il suo invito con tanto pungente disprezzo, sorpreso ma anche leggermente divertito. Sorpreso, perché Lydia Kelso era molto diversa dalla sorella.

    Aveva una folta zazzera di capelli biondi con delle ciocche più scure che non si curava di pettinare, la pelle era liscia e gli occhi di un azzurro profondo e vellutato. Anche se non era il tipo da far girare la testa, le labbra dal taglio delicato e quegli occhi straordinari la rendevano molto attraente.

    Aveva una figura elegante, leggermente androgina, spalle diritte, mani sottili ma forti. Portava un anello con sigillo al mignolo della mano sinistra e un orologio da uomo al polso. Sua sorella Daisy, invece, era una vera bellezza con splendidi capelli neri, occhi viola e una figura mozzafiato...

    Joe Jordan scosse la testa e mormorò: «Gliel'ho chiesto perché questa è stata la proposta che sua sorella ha fatto a me la prima volta che ci siamo visti. Pensavo fosse un'abitudine di famiglia».

    «Non dovrebbe trarre conclusioni affrettate sulle persone, signor Jordan» osservò lei freddamente.

    «Vuol dire che non approva il comportamento di sua sorella?» indagò lui.

    Lydia respirò a fondo, cercando di ritrovare la calma, poi alzò le mani e decise di essere onesta. «Non approvo il suo comportamento, signor Jordan» dichiarò seccamente.

    «Ma se ci siamo appena conosciuti...»

    «La sua fama è ben nota, per cui...»

    «Okay. Mi dica esattamente che cosa sa di me, Lydia Kelso, poi saremo in grado di ragionare.»

    Lydia fece scorrere lo sguardo sullo studio di Joe Jordan e pensò che forse era stata messa fuori strada. Osservò i poster appesi alle pareti, la libreria che traboccava di libri e di riviste, e il pavimento ricoperto da un tappeto a colori vivaci. C'erano anche due computer su di un altro tavolo, un cavalletto, e una pianta in un angolo. Poi tornò a guardare Joe, seduto dietro il ripiano disordinato della scrivania, notò l'espressione di sfida dei suoi occhi e le ci volle qualche attimo per riordinare le idee. Le era stato facile pensar male di Joe Jordan quando non lo conosceva, ma adesso che l'affrontava di persona la situazione le sembrava leggermente diversa.

    Non era, come si era aspettata, di una bellezza eccezionale anche se, in un primo momento, avrebbe potuto sembrare tale. Aveva capelli biondo-rossiccio, folti e diritti, occhi castani, una quantità di efelidi sulle braccia lasciate scoperte dalle maniche arrotolate della camicia sportiva. Era alto, snello ma con le spalle ampie, ben fatto...

    Doveva ammettere che era ben proporzionato ed era anche interessante, decise, ma in un modo non facile da definire. Ripensò all'invito che le aveva rivolto di andare a letto con lui. «Sappiamo tutti quanto lei sia in gamba, signor Jordan. Uno dei più famosi vignettisti del paese, ma...»

    «Perché vuole farmene una colpa?»

    «Perché lei ha l'abilità di far passare le persone per stupide» replicò con dolcezza.

    «Solo quando se lo meritano» osservò lui.

    «E chi mi dice che i suoi giudizi siano corretti?»

    Joe Jordan si sporse in avanti aggrottando la fronte. «Ho forse offeso qualcuno che lei conosce?»

    «No, ma non può negare che potrebbe essere possibile» rispose Lydia rifacendosi seria.

    Lui si passò una mano fra i capelli. «È questa la ragione per cui mi disapprova? Per sua sorella?»

    «No, sono io che ho delle riserve nei suoi riguardi, signor Jordan» precisò Lydia. «È la sua fama di play-boy che temo. Non negherà che spesso si fa vedere in compagnia di bellissime donne!»

    «Lydia, non sarà gelosa della sua affascinante sorella, per caso?» chiese lui.

    Lydia sorrise genuinamente divertita. «Neanche per idea, Joe. Spero che non rimanga deluso, ma il fatto è che mia sorella fa dei progetti di cui lei non è a conoscenza e che potrebbero risultarle inaccettabili.»

    «Progetti di matrimonio» disse lui stancamente. «Senta, io posso...» Ma si fermò vedendo il disprezzo nello sguardo di Lydia.

    «... Lei può badare a se stesso» gli suggerì. «Ne sono più che sicura.»

    «Per la miseria! Io e Daisy non abbiamo preso nessun impegno, signorina Kelso. Per cui se immagina che io l'abbia presa in giro, si sbaglia.» Corrugò la fronte. «Non è sua sorella maggiore?»

    «Daisy ha ventinove anni e io ne ho ventisei. Quel che lei non capisce, signor Jordan, e io non posso biasimarla per questo...» Fece una pausa cercando le parole giuste per spiegarsi meglio.

    «Su, continui, sono curioso» la incalzò lui.

    «Va bene. Nostro padre è un poeta. Nostra madre, una pianista, morì quando eravamo bambine. Fummo allevate da una zia, sorella di mio padre, che è una scultrice...»

    «Una famiglia di artisti» commentò Joe Jordan. «Daisy suona il violino... Non vedo l'ora di scoprir che cosa fa lei, signorina Kelso.»

    «Oh, io sono molto diversa» dichiarò Lydia. «Io faccio la veterinaria.»

    Ebbe la soddisfazione di cogliere un'espressione di genuina sorpresa negli occhi di lui. «E allora? Cosa vuol dire?» chiese guardandola con maggior intensità.

    «Sono l'unica della famiglia che non ha una vocazione artistica e che tiene i piedi ben fermi per terra.»

    «Vuol dire che tutti gli altri membri della sua famiglia sono un po' strambi?» osservò.

    «Niente affatto, ma non posso negare che a volte siano un po' ingenui o eccentrici. Comunque sono tutti meravigliosi, e sarei pronta a uccidere chi fa loro del male.»

    «Che cosa... Daisy ha forse ordito un piano contro di me? Mi pare che lì sia il nocciolo del problema.»

    «Per fortuna è svelto a capire le cose, signor Jordan. Le dirò che Daisy ha deciso di avere un figlio da lei, con o senza il matrimonio.»

    Joe rimase a bocca aperta, ma la richiuse subito. «Devo dire che in questo momento mia sorella sembra più favorevole alla soluzione, senza legami matrimoniali. Ho l'impressione che voglia seguire l'esempio di Jodie Foster o Madonna. Daisy adora i bambini e, anche se a ventinove anni non ci si può considerare vecchi, non si pensa certo di poter ringiovanire col passar del tempo!»

    «Perché proprio io?» chiese Jordan con un fil di voce, dopo una lunga pausa.

    Lydia gli sorrise con calore. «Dovrebbe sentirsi onorato. Mia sorella sostiene che lei potrebbe contribuire a fornirgli un buon cervello. Non che Daisy ne sia priva, ma pensa che lei sia molto intelligente.»

    Joe Jordan si alzò in piedi. «Per la miseria» ripeté, «allora è per questo che mi ha proposto di andare a letto con lei quando...» Non finì la frase e dovette affrontare lo sguardo colmo di simpatia di Lydia. «È sicura di non essersi inventata tutto?» le chiese.

    «Sicurissima.»

    «E se io decidessi di sposarla?»

    «Mi sentirei enormemente sollevata, signor Jordan» rispose con sincerità, «ammesso che lei la ami, naturalmente. Daisy ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei, specialmente quando avrà un figlio, e io non posso starle sempre vicino. Sono sicura che sarebbe anche una moglie meravigliosa.»

    «Come può dirlo? Mi ha appena comunicato che è un po' stramba! Malattia di cui soffre tutto il clan dei Kelso, se non vado errato, nonostante lei sostenga il contrario» aggiunse tagliente.

    «Senta, non è che io la approvi, tuttavia è una scelta che molte donne oggi fanno, e non perché sono strambe!»

    Joe Jordan si sedette, appoggiò il mento sulle mani e pensò che quella ventiseienne dalle gambe lunghe, sapeva picchiare duro. «Ha detto che lei non approva. Perché no?»

    «Io sono convinta che un bambino abbia bisogno di entrambi i genitori. Certo non sempre è possibile. E il fatto di essere un genitore naturale non lo rende automaticamente perfetto...»

    «Sono d'accordo e non vorrei permettere a nessuno di usarmi come stallone. Ha un'idea di che posto avrei dovuto io occupare nella vita di Daisy? O il suo piano era quello di scomparire con un fagottino di cui non avrei più saputo nulla?»

    «I problemi in realtà sono due. Anche se Daisy pensa di essere innamorata di lei, non può essere sicura di essere ricambiata. Se lei lo fosse, però, penso che rinuncerebbe a questa messa in scena.»

    «Sono senza parole.»

    «Sarebbe disposto a dirmi che cosa prova esattamente per Daisy?»

    «No! Cioè, sì» si corresse irritato. «Per essere onesto, non ho nessuna intenzione di sposare né lei né nessun'altra in questo momento. Ma, badi bene, la nostra storia non si potrebbe neppure definire una relazione. È stata lei che... accidenti!»

    «Bene, adesso sa il perché. Ma le piaceva però... O salta nel letto di qualunque donna dimostri di essere disposta ad accettarlo?»

    Joe Jordan imprecò.

    Lydia rimase in attesa.

    Lui strinse i denti. «Mi piace, è divertente ed è... be'... molto decorativa, ma...» Cercò invano la parola adatta, poi sospirò.

    «Le manca quando non è qui?»

    «È un test questo? Sembra che lei sia molto esperta in materia.»

    «Mi sono sposata quando avevo vent'anni. Io e mio marito abbiamo vissuto insieme per un anno, poi lui è morto in un incidente. Ecco quello che è accaduto a me. Era sempre nei miei pensieri e lo è ancora.» Joe si oscurò in volto ma, senza lasciargli il tempo di formulare una domanda, lei continuò: «La prego, non pensi di dovermi delle condoglianze. Non l'ho detto per metterla a disagio».

    «Allora perché? E come mai usa il suo cognome da ragazza?»

    Lydia si alzò in piedi. «Anche mio marito si chiamava Kelso, ma non c'era nessuna relazione tra le nostre famiglie... Una strana coincidenza visto che non si tratta di un nome molto comune. Credo di averglielo detto solo per provare la mia credibilità.»

    «Allora che cosa mi suggerisce di fare?» le chiese.

    «Lo lascio decidere a lei, signor Jordan. Ma se farà quello che sono sicura ha intenzione di fare... lo faccia con gentilezza, la prego.»

    «Mi immagino che lei sarà lì pronta a raccogliere i cocci, vero?»

    «Io sto per lavorare in una stazione per l'allevamento di bestiame, solo temporaneamente, per sostituire un amico» rispose dopo una breve esitazione. «Comunque mio padre e mia zia sono qui, in questo momento» aggiunse. «Potrebbero comportarsi in modo molto più incivile di me se Daisy dovesse dimostrarsi inconsolabile.»

    Joe si alzò in piedi con un'espressione incredula sul volto. «È una minaccia?»

    «Oh, non penso che le recherebbero dei danni personali, ma potrebbero venire a farle qualche paternale!»

    «Non riesco a crederci!» Joe sferrò un pugno sulla scrivania, poi si piegò in due per il dolore.

    Lydia fece rapidamente il giro della scrivania. «Posso aiutarla?»

    «No, non può. Sono un essere umano. Perché dovrei aver bisogno di una veterinaria?» sbottò.

    Non poteva essere stata che la sorpresa a permettergli di essere sopraffatto da una donna. Stai attento, è molto forte, insolitamente forte, si disse, quando si ritrovò seduto mentre le mani di lei gli massaggiavano il collo e la spalla in modo così sapiente che si sentì immediatamente sollevato.

    «Che cosa le è accaduto?» gli chiese.

    Lui sospirò. «Stavo giocando a tennis e mi sono fatto uno strappo muscolare. Ha detto di essere una veterinaria, non è vero?» borbottò.

    «Anche gli animali hanno muscoli,

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