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Ellie tuttofare: Harmony Destiny
Ellie tuttofare: Harmony Destiny
Ellie tuttofare: Harmony Destiny
E-book146 pagine2 ore

Ellie tuttofare: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Può capitare di ereditare di tutto nella vita, spesso un ranch da un vecchio e sconosciuto parente, ma uno in cui si allevino struzzi è quantomai inconsueto, anche se vantaggioso! È quello che Ellie Kessler, la responsabile del Red Canyon Ranch, sta spiegando a Zach Shaner, il neoproprietario, ma lui non riesce a capire nemmeno una parola sulla fortuna di allevare simili animali, perché è troppo affascinato da quella splendida mora che il sole e la vita all'aria aperta hanno reso ancor più bella...
LinguaItaliano
Data di uscita9 giu 2017
ISBN9788858967249
Ellie tuttofare: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Ellie tuttofare - Karen Leabo

    successivo.

    1

    Quello era un aeroporto? Zach Shaner guardò la minuscola striscia di asfalto che si stendeva duemila piedi più in basso e verificò il piano di volo. Tutto coincideva. Era la pista di Rocky Ridge.

    Non era l'atterraggio a spaventarlo. Ne aveva fatti di fortuna con il suo Piper. Era ciò che quel minuscolo aeroporto rappresentava a irritarlo.

    Non c'era niente di male nel vivere in campagna, a condizione che non toccasse a lui. Era già seccato per aver dovuto interrompere il serrato programma di lavoro e volare in quel remoto angolo dell'Oklahoma. Ma rimandare la visita avrebbe soltanto peggiorato le cose.

    Perché di tutti i ranch gli era toccato in eredità il più sperduto?

    Si concentrò sulla manovra di atterraggio e, non appena il carrello ebbe toccato la pista, azionò i freni. Per fortuna possedeva un aereo e sapeva pilotarlo... Parcheggiò su un prato adiacente e spense il motore.

    L'aeroporto era deserto. L'unico segno di civiltà, un edificio di mattoni con l'insegna sbiadita di una società di noleggio, aveva le serrande abbassate. Non c'era traccia della donna con cui aveva parlato per telefono. Una certa Ellie Kessler che avrebbe dovuto scortarlo al Red Canyon Ranch.

    Per quanto avesse detestato l'idea di quel viaggio, Zach non vedeva l'ora di conoscerla. La sua voce mielata con uno spiccato accento del Sud prometteva delizie. Corpo e volto sarebbero stati altrettanto seducenti?

    Forse no, si disse scaricando i bagagli. Con ogni probabilità, era una rozza ragazza di campagna con il viso punteggiato di efelidi e il corpo infagottato in un'informe tuta da lavoro. Decisamente non il suo tipo.

    Poteva essere nato a Rocky Ridge sulle montagne di Kiamichi, ma era un metropolitano al trecento per cento. Le donne che frequentava, le rare volte in cui ne aveva il tempo, erano colte, sofisticate, eleganti e preferibilmente non interessate al sacro vincolo del matrimonio.

    Zach consultò l'orologio. Era in perfetto orario. Dov'era la sua guida? Detestava aspettare. Con un sospiro esasperato, recuperò le valigie e attraversò la pista in direzione dell'edificio per ripararsi dai cocenti raggi del sole.

    Non era così che si era immaginato l'Oklahoma dei verdi pascoli e dei pozzi di petrolio. Era finito in mezzo alle montagne e non c'era neanche l'ombra di una mucca in vista. Nulla in quel paesaggio risvegliava ricordi infantili, ma dopotutto aveva appena tre anni quando i suoi si erano trasferiti a St. Louis.

    Mentre faceva su e giù per la piazzola di cemento, provò a immaginarsi il ranch che aveva ereditato. Il legale era stato parco di dettagli. Si era limitato a comunicargli che i conti erano in rosso.

    Il rombo di un motore che necessitava di una messa a punto lo raggiunse. C'era da sperare che fosse la signorina Kessler. Banchi di nuvole grigie si ammassavano all'orizzonte minacciando di rovinare la bella giornata primaverile. Zach si domandò se non fosse il caso di tirar fuori l'impermeabile e l'ombrello. L'abito di lana sarebbe uscito malconcio da un acquazzone.

    Quando dirottò nuovamente lo sguardo sulla strada, il veicolo in avvicinamento, un vecchio furgone talmente impolverato da non lasciar intravedere neanche uno scorcio di vernice, aveva appena imboccato la curva. Si arrestò a pochi passi da lui e una ragazza snella ne emerse.

    Una cascata di capelli scuri le incorniciava l'ovale e le ricadeva morbidamente sulle spalle. Occhi azzurro cielo e una bocca carnosa e sensuale completavano il quadro.

    I jeans neri e la camicetta di cotone non avevano niente a che vedere con la tuta da lavoro che lui aveva immaginato. E non una sola efelide le punteggiava il visino.

    «Salve, benvenuto a Rocky Ridge» lo salutò con quella voce sensuale che gli aveva fatto vibrare le terminazioni nervose a centinaia di miglia di linea telefonica di distanza. Ora, unita a quel viso d'angelo e a quella carrozzeria di prima scelta, gli stava mandando il cuore in fibrillazione.

    Gli si avvicinò con passo da gazzella e gli tese la mano. «Sono Ellie Kessler.»

    Il palmo calloso, abituato ai lavori manuali, non toglieva nulla alla sua femminilità.

    «E io Zach Shaner» rispose lui raggiante.

    Lei lo ricambiò con un sorriso forzato. Trovarsi al cospetto del nuovo capo la rendeva nervosa? No, non sembrava il tipo. Il suo passo era troppo sicuro mentre puntava dritto ai bagagli. Prima che potesse dirle che poteva fare da solo, la ragazza recuperò una sacca.

    Zach fece spallucce. Sollevò la valigia più pesante e la seguì al furgone.

    Il bagagliaio era zeppo di bustoni colorati. Era tentato di domandarle che genere di attività si conducesse al Red Canyon Ranch, ma era troppo imbarazzato per farlo. Lei era una dipendente. Non gli avrebbe più portato rispetto se le avesse confessato di non aver chiesto al legale delucidazioni sulla proprietà che aveva ereditato.

    Stava per obiettare quando Ellie scaraventò la sua sacca di Louis Vuitton tra i bustoni, ma dovette arrendersi all'evidenza che non c'era altro posto per riporla.

    «Non poteva scegliere un veicolo più piccolo per prelevarmi?» scherzò.

    «È l'unico disponibile» rispose lei squadrandolo dalla testa ai piedi. «Se è preoccupato per l'abito, stia pure tranquillo. È un vecchio catorcio, ma l'interno è pulito.»

    Aveva cominciato con il piede sbagliato. Forse aveva equivocato quel sorriso tirato di poco prima. Non era nervosismo, ma disapprovazione.

    Nessun problema. In qualità di consulente finanziario gli capitava spesso di ritrovarsi tra gente che aveva un disperato bisogno del suo aiuto e che, al tempo stesso, lo detestava. Ma questa volta era completamente diverso. L'annuncio dello smantellamento del ranch lo avrebbe reso decisamente impopolare.

    Non che potesse farci nulla. Il legale era stato chiaro. Il ranch perdeva fiumi di denaro ogni giorno che passava e lui non aveva mezzi sufficienti per salvarlo dal tracollo. Se anche avesse potuto disporre subito del fondo fiduciario, eventualità che nel suo caso non si poneva, non avrebbe mai dilapidato l'eredità paterna investendo in un'operazione votata al fallimento.

    Avrebbe potuto vendere la proprietà, così come era, ma gli ci sarebbero voluti dei mesi per trovare un acquirente. Mentre per la sola terra aveva già ricevuto un'offerta. Se fosse riuscito a spuntare un buon prezzo, avrebbe potuto saldare tutti i debiti pendenti, versare ai dipendenti una buona liquidazione e tenere qualcosa per sé.

    Tornò a concentrarsi sulla graziosa autista che si dibatteva con la leva del cambio. Ellie. Quel nome le calzava a pennello. Corto, campagnolo, ed estremamente femminile.

    «Allora, Ellie, che ruolo ricopre al ranch?»

    La domanda parve divertirla. «Non saprei. Clem non mi ha mai affibbiato un titolo ufficiale.»

    «Cosa fa esattamente?» A dispetto dei jeans lisi, non riusciva a vedersela a strigliare cavalli, e a roteare il lazo.

    «Tutto ciò che serve.»

    Si stava deliberatamente mantenendo sul vago. Bene, presto lo avrebbe scoperto di persona.

    Ellie spiò il passeggero con la coda dell'occhio. Era attraente, doveva riconoscerlo. Zigomi alti, mascella squadrata e un profilo patrizio che faceva pensare a un lignaggio che lei sapeva per certo lui non possedeva. I capelli biondo scuro erano tagliati all'ultima moda. Giornate intere trascorse all'aperto li avrebbero sicuramente striati di riflessi dorati.

    Quanto agli occhi verdi, non lasciavano trapelare nulla. Erano quelli di un giocatore di poker abituato a non scoprire mai le sue carte.

    L'abito che indossava doveva costare una fortuna. Era di ottima fattura e gli stava d'incanto, ma per lei era stata una grossa delusione. Aveva sperato che Zach Shaner fosse un uomo pratico che potesse aiutarla a salvare le sorti del ranch. Invece, doveva ritenersi fortunata se aveva messo un paio di jeans in quei valigioni griffati.

    «Quanto dista il ranch?» s'informò lui.

    «Circa un'ora.»

    «Un'ora? Tra andata e ritorno le ho mandato in fumo la giornata. Avrei dovuto atterrare a Muskogee e noleggiare un'auto.»

    «Avrebbe rischiato di non arrivare mai a destinazione. Il Red Canyon dista trenta minuti abbondanti dal centro della città.»

    Proseguirono il viaggio in silenzio. Ellie con gli occhi fissi sulla strada e Zach con lo sguardo perso oltre il finestrino.

    «Un paesaggio incantevole» osservò infine, in tono sorpreso.

    «Cosa si aspettava?»

    «I miei parlavano raramente del posto in cui erano nati e le poche volte in cui lo facevano lo descrivevano come arretrato e povero. Non mi hanno mai detto quant'era bello e incontaminato.»

    Ellie serrò i denti. Era il tipico atteggiamento di chi era partito per sempre. Certo, l'area era depressa, ma non ci si poteva aspettare che evolvesse se i locali si davano alla fuga, come i genitori di Zach, o accettavano lo status quo, come i suoi.

    Lei, Ellie Kessler, costituiva una categoria a sé. Stava cercando di cambiare le cose senza attentare alle qualità che facevano di Rocky Ridge un posto unico.

    «Non resterà incontaminato per molto se certa gente l'avrà vinta» replicò, e si pentì di averlo fatto. Aveva deciso di mostrare a Zach il suo lato migliore prima di sottoporgli il suo caso. Se avesse tirato subito fuori gli artigli, lui avrebbe fatto marcia indietro. Con gli uomini succedeva sempre così. Bastava calcare un po' la mano e quelli battevano in ritirata.

    Zach preferì non pronunciarsi.

    Apparentemente, non aveva nessuna voglia di cacciarsi in interminabili discussioni. Forse non aveva ancora deciso cosa fare dell'eredità.

    «Ci siamo quasi» riprese Ellie. «Quella a destra è la proprietà di Judd Whitsitt. Alleva maiali e quasi ogni anno si aggiudica il primo premio alla fiera. Quella a sinistra, invece, è la fattoria di Roy e Mamie Rawlin. Allevano galline. Anche i miei ne hanno, ma meno della metà.»

    Maiali? Galline? Zach si sforzò di contenere il proprio orrore. L'eventualità di aver ereditato un allevamento di porci non lo aveva mai sfiorato. «Nessuno da queste parti alleva cavalli o mucche? Credevo che il bestiame fosse una delle principali risorse dell'Oklahoma.»

    Lei sorrise. «Più a ovest. Non da queste parti.»

    Zach sentì lo stomaco sobbalzare.

    Erano in una vallata circondata da irte montagne di terra rossa. Non avrebbero potuto scegliere un nome più azzeccato per il ranch. C'era da chiedersi come potessero tanti ettari di terra estendersi tra confini tanto angusti.

    La sua curiosità fu presto soddisfatta. Ellie imboccò una curva a gomito e un cartello di legno dipinto a mano li accolse all'ingresso del Red Canyon Ranch.

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