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La regina del deserto: Harmony Collezione
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E-book152 pagine3 ore

La regina del deserto: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Quando la timida studentessa universitaria Cat Smith viene assunta come ricercatrice dallo sceicco Zane Ali Nawari Khan, è elettrizzata e sopraffatta dall'alchimia che subito si instaura tra loro. Cat sa perfettamente che cedere alle lusinghe di Zane potrebbe voler dire mandare all'aria la propria carriera, ma resistere alle sue sensuali carezze è quasi impossibile. Fino a quando non deve fare i conti con le conseguenze della loro attrazione...
Portare in grembo l'erede al trono significa soltanto una cosa: che è solo questione di tempo perché Cat diventi una regina del deserto!
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2019
ISBN9788830507579
La regina del deserto: Harmony Collezione
Autore

Heidi Rice

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La regina del deserto - Heidi Rice

    successivo.

    1

    Dottoressa Smith, dovrebbe venire nel mio ufficio il prima possibile. C'è un visitatore molto importante che non può aspettare.

    Catherine Smith superò in fretta i cancelli del Deveraux College di Cambridge con la sua bicicletta; il messaggio che le aveva lasciato il suo capo, il professor Archibald Walmsley, la stava facendo correre tanto che il sudore dalla fronte le era colato fin dentro gli occhi.

    Quando arrivò davanti all'edificio notò una limousine con vetri oscurati e bandiere diplomatiche parcheggiata davanti all'ingresso. Il suo cuore prese a battere all'impazzata.

    Conosceva quelle bandiere.

    Così il mistero di chi era venuto a trovarla si svelava: doveva essere qualcuno dell'ambasciata narabiana di Londra. Panico ed emozione le attanagliarono il petto.

    Una visita dell'ambasciata narabiana poteva essere qualcosa di buono o di molto negativo.

    Walmsley, che era diventato decano dopo la morte del padre di lei, sarebbe stato disposto a ucciderla pur di ottenere l'invito ufficiale a entrare nel tanto riservato Stato del deserto per le sue ricerche. Ma se lo avesse ottenuto Cat, nemmeno lui sarebbe stato in grado di ostacolarla. Finalmente sarebbe stata in grado di trovare maggiori finanziamenti per la sua ricerca. Magari sarebbe arrivata persino a ottenere il permesso di visitare quel Paese. Il battito del suo cuore accelerò ancora di più.

    Dovevano essere per forza buone notizie. Il capo di Stato, Tariq Ali Nawari Khan, era morto due mesi prima dopo una lunga malattia e suo figlio, Zane Ali Nawari Khan, gli era succeduto sul trono. Al centro dell'attenzione dei media sin da bambino, Zane era per metà americano, il risultato del breve matrimonio tra Tariq e la stella di Hollywood Zelda Mayhew, ma da tempo era sparito dalle scene, soprattutto dopo che suo padre aveva ottenuto la custodia proprio durante la sua adolescenza. Ora però giravano molte storie su una sua possibile volontà di aprire le frontiere e portare la Narabia sulla scena internazionale.

    Da qui la candidatura di Catherine per ottenere il permesso di visitarla.

    Ma se avesse commesso un errore e quella visita avesse portato solo cattive notizie?

    Fu sommersa da un'ondata di nostalgia quando prese le scale che portavano al vecchio ufficio di suo padre.

    Quel posto era stato tutto il suo mondo sin da ragazzina, da quando suo padre era diventato decano.

    Svoltando l'angolo scorse due grossi uomini vestiti con le tuniche tipiche delle guardie narabiane davanti alla porta e il cuore le balzò in gola.

    Perché tanta sicurezza?

    Si scostò i riccioli dal viso poi li legò nuovamente per prendere tempo. Lo scattare dell'elastico fu come il rumore di uno sparo nel corridoio silenzioso. Entrambi gli uomini la fissarono come se fosse stata una criminale, invece di una ragazza di ventiquattro anni con una doppia specializzazione in studi mediorientali.

    Si costrinse a respirare.

    «Scusate» mormorò. «Sono la dottoressa Catherine Smith. Il professor Walmsley mi sta aspettando.»

    Uno dei due fece un brusco cenno di assenso e le aprì la porta. «È arrivata» annunciò all'interno.

    Cat entrò nello studio, i capelli sulla nuca dritti per la tensione, mentre la testa di Walmsley scattava all'insù.

    «Dottoressa Smith, finalmente, dov'era?» le chiese lui, la domanda esasperata e carica di tensione.

    Lei trasalì quando la porta si chiuse di scatto alle sue spalle.

    «Mi scusi, professore» mormorò. «Ero in biblioteca e non ho ricevuto il suo messaggio prima di cinque minuti fa.»

    «Abbiamo un visitatore di prestigio, che è qui per incontrare lei» le spiegò l'uomo. «Non avrebbe dovuto farlo attendere.»

    Walmsley sollevò la mano e Cat si voltò. Il formicolio di anticipazione s'intensificò. C'era un uomo seduto sulla poltrona di pelle.

    Il suo viso era in penombra. Ma persino da seduto appariva enorme, le spalle larghe in quel vestito dal taglio sartoriale. Aveva la caviglia sinistra appoggiata sul ginocchio opposto. La posa era indolente e stranamente predatoria.

    Si alzò di scatto, uscendo dall'ombra, e a quel punto il battito di cuore di Cat impazzì del tutto.

    Le poche immagini che aveva visto dello Sceicco Zane Ali Nawari Khan non gli rendevano giustizia. Gli zigomi alti, il naso dritto come una lama e i capelli cortissimi erano compensati da un paio di occhi di un azzurro profondo, lo stesso turchese di quelli per cui sua madre era stata tanto famosa.

    Aveva chiaramente ereditato i geni migliori da entrambi i suoi genitori. I suoi lineamenti erano una combinazione sconvolgente della struttura tipica ossea mediorientale di suo padre e della bellezza caucasica e quasi eterea di sua madre. In verità, quei tratti sarebbero stati fin troppo perfetti se non fosse stato per la cicatrice che aveva sul mento e una piccola gobba sul naso.

    I polmoni di lei si contrassero.

    «Salve, dottoressa Smith» la salutò lui con una voce profonda, il suo inglese ancora tinto della cadenza pigra della West Coast americana. Avanzò verso di lei, facendola stranamente sentire come se fosse stata in gabbia, tanto che dovette lottare per riuscire a tornare a respirare.

    «Mi chiamo Zane Khan» le disse l'uomo, fermandosi molto vicino a lei.

    «So chi è lei, Vostra Altezza» rispose Cat senza fiato, troppo consapevole della differenza di altezza tra loro.

    Lui parlò di nuovo con lo stesso accento cittadino. «Non uso titoli quando sono lontano dal mio Paese.»

    Il sangue fluì via dal viso di Cat, poi una fossetta comparì sulla guancia di lui.

    «Mi dispiace, Vostra Altezza... voglio dire, Zane.»

    Santo cielo, Cat. Non hai appena chiamato per nome il sovrano di Narabia, vero?

    «Mi dispiace, davvero. Volevo dire signor Khan.»

    Inspirò a fondo e fu pervasa da un profumo di agrumi e spezie che le riempì le narici. Poi fece un passo indietro, andando a sbattere contro la scrivania di Walmsley.

    Lui non si era avvicinato ulteriormente, ma continuava a sentire il suo sguardo su ogni centimetro della propria pelle.

    «È qui per la mia richiesta di accreditamento?» si azzardò a chiedere.

    Perché mai lui avrebbe dovuto prendersi tutto quel disturbo per una cosa che poteva essere risolta da qualunque impiegato all'ambasciata di Londra?

    «No, dottoressa Smith» le rispose, «sono qui per offrirle un lavoro.»

    Zane dovette resistere all'insolito desiderio di ridere quando gli occhi nocciola di Catherine Smith si spalancarono a dismisura per lo stupore.

    Non se l'era aspettata. E allo stesso modo lui non si era aspettato lei. L'unica ragione per cui si era presentato di persona era perché aveva già in programma un incontro di affari in zona e si era infuriato quando i suoi tecnici gli avevano fatto sapere che qualcuno al Deveraux College aveva svolto delle ricerche sul suo Paese senza il suo permesso.

    Non si era preoccupato di leggere il rapporto che gli avevano mandato sull'accademica in questione. Semplicemente, aveva dato per scontato che si trattasse di una sciatta donna di mezza età.

    Certo, una ragazza così giovane era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato; sembrava poco più di una studentessa delle superiori e un maschiaccio per come vestiva. Indossava infatti un paio di jeans attillati, degli stivali da motociclista e un maglione senza forma che le arrivava più o meno alle ginocchia. I capelli castani e selvaggi erano a malapena contenuti da un elastico, aggiungendo un tocco in più a quella bellezza giovane e poco convenzionale.

    Ma erano stati i suoi occhi nocciola ad attirare l'attenzione di Zane. Grandi e un poco all'ingiù, davano l'aria di essere leggermente assonnati, come se si fosse appena alzata dal letto, qualunque emozione ben evidente.

    «Che tipo di lavoro?» gli chiese lei, sorprendendolo con la sua schiettezza mentre si metteva a proprio agio dietro la scrivania del suo capo.

    Zane diresse il proprio sguardo verso Walmsley.

    «Ci lasci» gli disse congedandolo. «Sto cercando qualcuno che possa scrivere un resoconto dettagliato del mio popolo, della cultura del mio Paese e degli usi e dei costumi al fine di completare il processo che porterà la Narabia sulla scena mondiale» spiegò quando furono soli. «Da quello che mi sembra di capire lei ha una conoscenza approfondita della mia regione, è corretto?»

    Si trattava della parte finale di un processo che avrebbe fatto uscire la sua regione dall'ombra e che lui aveva iniziato quando suo padre si era ammalato. Ci aveva messo cinque anni a morire dopo l'infarto che lo aveva ridotto all'ombra di se stesso, periodo durante il quale Zane aveva fatto in modo di rilanciare l'industria petrolifera, costruendo una serie di infrastrutture che avevano portato anche elettricità, acqua e persino la connessione Internet nei punti più remoti del Paese.

    Ma c'era ancora tanta strada da fare.

    E l'ultima cosa di cui lui aveva bisogno erano pettegolezzi sul rapporto tra lui e il precedente Sceicco.

    Scrollò le spalle, il dolore che lo pugnalava alle spalle come un coltello affilato.

    Quella donna sarebbe stata una minaccia se avesse scoperto la squallida verità su com'era finito a vivere in Narabia, ma schiacciarla non sarebbe stata la soluzione giusta.

    «Vuole che scriva un libro sul suo regno?» Catherine sembrava sconvolta.

    «Sì, significherebbe accompagnarmi in Narabia. Avrebbe tre mesi per completare il progetto.»

    Cat si umettò le labbra, e lo sguardo di Zane fu calamitato sulla sua bocca. Anche se non portava il rossetto, rimase momentaneamente affascinato dalla pienezza di quelle labbra. L'improvvisa scossa di desiderio fu sorprendente, visto che le donne cui era abituato erano ben più sofisticate di lei.

    «Mi dispiace, ma non posso accettare.»

    Zane distolse lo sguardo da quella bocca, seccato per essersi distratto. E ancora più annoiato dal rifiuto. «Le assicuro che il compenso è molto soddisfacente» aggiunse.

    «Non ne dubito» affermò Catherine, «ma non sarei in grado di scrivere un resoconto soddisfacente in così poco tempo. Per ora ho svolto solo alcune ricerche preliminari. E non ho mai scritto nulla di tale entità. Non crede di poter preferire un giornalista?»

    Mai avrebbe invitato un giornalista a ficcare il naso nel suo passato.

    Il calore prese a pulsargli all'altezza dell'inguine di fronte a quei modi irriverenti. Zane lo ignorò.

    Per quanto potesse desiderare quella ragazza non era sua abitudine sedurre i subordinati, soprattutto non quelli che dimostravano a malapena diciotto anni.

    «Quanti anni ha, dottoressa Smith?» le chiese, cambiando improvvisamente discorso.

    Lei si irrigidì e Zane sospettò di averla insultata con quella domanda.

    «Ventiquattro.»

    Lui annuì, sollevato. Era giovane, e probabilmente anche viziata, se poteva essersi permessa un'educazione così avanzata tanto in fretta, ma non così giovane.

    «Allora è solo all'inizio della sua carriera. Questa è un'opportunità per farsi un nome fuori da...» Il suo sguardo fu attirato dai libri di pelle rilegati, i tomi ammuffiti, tutta storia morta e sepolta per il suo modo di pensare. «... dal mondo accademico» concluse. «Desiderava un invito ufficiale

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