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I segreti del principe: Harmony Destiny
I segreti del principe: Harmony Destiny
I segreti del principe: Harmony Destiny
E-book152 pagine2 ore

I segreti del principe: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Inseguire per mezzo mondo l'uomo che le ha spezzato il cuore per annunciargli che diventerà padre è la cosa più difficile che la professoressa Brooke Davis abbia mai dovuto affrontare. Tuttavia, quando finalmente lo trova, anche lui le riserva una strabiliante sorpresa: Nic Alessandro è infatti un principe. E Brooke, una comune borghese, non è certo la compagna adatta a un sovrano, anche se innegabile è l'attrazione che li lega. Diviso tra dovere e passione, Nic decide di portare nel suo regno Brooke per scoprire se per loro c'è una possibilità di felicità.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2016
ISBN9788858952375
I segreti del principe: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    I segreti del principe - Cat Schield

    successivo.

    1

    Oltre al fruscio del vento tra le fronde dei cedri sparsi lungo i fianchi della collina, Nic Alessandro udì un calpestio di passi sul pavimento della terrazza e capì di non essere più solo.

    «Ecco dove ti eri nascosto.» La voce di Brooke Davis assomigliava alla sua vodka preferita, piena e vellutata, con una nota sexy che gli dava alla testa. Proprio come l'alcol che aveva bevuto in quantità la sera prima.

    Non aveva ancora smaltito i tremendi postumi della sbornia e l'emozione di vederla gli diede il colpo di grazia. Ma non poteva gioire del suo arrivo inaspettato sulla sperduta isola greca dove si era rifugiato. Il futuro che aveva in mente per loro due si era rivelato purtroppo impossibile da realizzare.

    Il fratello maggiore, Gabriel, si era sposato con una donna che non poteva dargli l'atteso erede al trono di Sherdana, il principato europeo governato da secoli dalla famiglia Alessandro. Essendo il secondo nella linea di successione, toccava ora a Nic trovarsi una moglie che le leggi del suo Paese potessero accettare come madre del futuro erede. Essendo americana, purtroppo Brooke non era idonea al ruolo.

    «Sarebbe questa la stamberga arroccata sulla montagna di cui mi parlavi? Quella che dicevi che non mi sarebbe piaciuta perché priva di acqua corrente e servizi igienici?» gli domandò.

    Nic percepì il disappunto che cercava di camuffare dietro il tono scherzoso.

    Che cosa ci faceva lì? L'aveva forse mandata suo fratello Glen per convincerlo a tornare in California? Non poteva davvero credere che si fosse presentata di sua spontanea volontà dopo il modo in cui l'aveva lasciata.

    «E io che ti credevo a soffrire in un angolo sperduto del mondo. Che scema. Sei qui invece a soggiornare in una villa lussuosa affacciata sulla baia più incantevole che abbia mai visto.»

    La sua voce proveniva dal lato della terrazza che portava alla spiaggia. Il che significava che era arrivata via mare e si era inerpicata su per i centocinquanta scalini che conducevano alla villa. E non aveva per nulla il fiatone. Era abituata a fare esercizio fisico. Era così che manteneva il suo corpo flessuoso in perfetta forma.

    Come aveva potuto illudersi di essersi messo al riparo dalla potente attrazione che provava per lei semplicemente rintanandosi su quell'isoletta del Mediterraneo? Tanto per cominciare, non avrebbe proprio dovuto arrendersi a essa, dopo essere stato così bravo a resistere per ben cinque anni, valeva a dire da quando aveva conosciuto la bella sorella del suo amico Glen. Era stato troppo precipitoso nel pensare che i suoi doveri, nei confronti della corona e del suo Paese, si fossero esauriti nel momento in cui Gabriel aveva sposato Lady Olivia Darcy.

    «Ti starai probabilmente chiedendo come abbia fatto a scovarti.»

    Nic aprì gli occhi e guardò Brooke che incedeva regale verso di lui. Indossava una camicetta di cotone stile impero e un paio di pantaloncini di jeans scoloriti dall'orlo sfilacciato. La sciarpa grigia avvolta intorno al collo era una delle sue preferite.

    Sfiorava ogni cosa al suo passaggio... lo schienale della sedia a sdraio, il muro di cemento che cingeva la terrazza, i vasi di terracotta con le loro piante rigogliose e i fiori variopinti. Nic provò invidia per i petali fucsia di buganvillea accarezzati dalle sue dita affusolate.

    A quell'ora del mattino, il sole era dietro la villa, a scaldare il giardino anteriore. Nelle giornate d'inverno, preferiva prendere il caffè sul patio laterale, sfruttando al massimo il tepore del sole. In pieno luglio, invece, prediligeva la terrazza posteriore, molto più fresca, da dove si godeva una splendida vista sul villaggio di Kioni oltre la baia. Il vento che soffiava dal mar Ionio mitigava l'umidità e rendeva quell'angolo dell'abitazione il posto ideale dove trascorrere gran parte della mattinata.

    «Immagino ti abbia mandata Glen.»

    «Invece, no» ribatté lei, piccata. «È stata una mia iniziativa.»

    Doppia bastonata. Non solo perché Brooke dimostrava di non voler accettare la fine della loro storia, ma anche perché poteva significare che Glen non lo rivolesse più a lavorare con lui al progetto del razzo, dopo l'esplosione che era costata la vita a un membro del loro staff. Un'esplosione provocata da un'anomalia nel sistema di propulsione a cui Nic stava lavorando. Quando il Griffin era esploso, il suo sogno di privatizzare i viaggi nello spazio era andato in fumo con esso. Aveva lasciato la California con la coda fra le gambe, per scoprire, di ritorno a Sherdana, di avere degli obblighi nei confronti della sua famiglia e del suo Paese. Peggio di così...

    «Hai portato qui mio fratello per uno di quei vostri weekend di soli uomini, dopo la buona riuscita di una prova di lancio, ricordi? Glen se ne tornò con storie allucinanti di estenuanti arrampicate fra le montagne aspre, in mezzo a una natura inospitale e a una fauna selvaggia. Mi rendo conto, ora, che le arrampicate erano su per le scale che collegano la villa alla spiaggia privata qui di sotto e che la fauna selvaggia è quella che si aggira per i bar della città. Vergognatevi, tutti e due. Siete dei gran bugiardi.»

    Nic si sfregò la barba ispida intorno alla bocca, celando un sorriso.

    «Altro che vacanza spartana. Avete vissuto come dei re.»

    Aveva detto re. La scelta di quella parola lo ghiacciò. L'aveva usata di proposito? Glen aveva tradito il suo segreto?

    «Come fai a permetterti un posto del genere? Non stavate cercando degli sponsor? Uno che possiede una villa così è anche in grado di finanziarsi il progetto da solo.»

    Parte della tensione si sciolse, anche se non si tranquillizzò del tutto. Brooke non sapeva nulla di lui, per fortuna. Ma quando lo avrebbe scoperto...

    Devi dirle la verità. Devi dirle chi sei.

    Saggio consiglio. Peccato che non riuscisse a metterlo in pratica. Era da troppo tempo, ormai, che le teneva nascosta la sua vera identità. Sarebbe stato un duro colpo per lei scoprire fino a che punto le avesse mentito. Tempo una settimana, però, e i media avrebbero scoperto che il principe di Sherdana cercava moglie. E da sconosciuto ingegnere aerospaziale sarebbe balzato agli onori della cronaca internazionale. Sperava solo che, una volta appurata la verità, con il senno del poi Brooke apprezzasse la sua discrezione e si ritenesse contenta che non avessero sbandierato ai quattro venti la loro breve relazione.

    Si credeva innamorata di un uomo che non esisteva. Una persona seria, onesta, di sani principi morali. Valori con i quali era cresciuto, ma a cui purtroppo era venuto meno nell'istante in cui aveva attirato Brooke fra le sue braccia, la prima volta, e l'aveva baciata.

    «La villa è mia e dei miei fratelli» confessò, desiderando che la realtà dei fatti fosse diversa da quella che era.

    La compostezza di Brooke rassomigliava tanto alla calma che precede la tempesta. «Capisco.»

    Tutto qui? Nessuna sfuriata? «E che cos'è che avresti capito?»

    «Che abbiamo un bel po' di cose da raccontarci.»

    Ma lui non voleva parlare. Voleva prenderla fra le sue braccia e fare l'amore con lei finché non fossero rimasti entrambi senza fiato. «Io ho già detto tutto.»

    «E invece no. Non credi di dovermi delle spiegazioni?»

    «E va bene» concesse. «Cos'è che vuoi sapere?»

    «Hai fratelli, quindi?»

    «Sì. Due.»

    «Non mi hai mai parlato della tua famiglia. Come mai questo silenzio?»

    «Non c'è molto da dire.»

    «Non sono d'accordo.»

    Brooke avanzò. Un aroma di miele e vaniglia lo avvolse, più intenso dell'odore di cipresso e brina portato dal venticello del mattino. Con un dito gli abbassò gli occhiali scuri e gli catturò lo sguardo. Una piccola ruga le increspò la fronte.

    Nic si schermì contro il turbine di emozioni che gli si agitò dentro sotto l'esame dei suoi occhi grigioverdi. Avrebbe dovuto dirle di andarsene, ma era così felice di vederla che le parole gli restarono intrappolate in gola.

    «Hai un aspetto terribile.»

    «Sto bene» rispose con voce roca, allontanandole la mano e risistemandosi gli occhiali.

    Lei, al contrario, era uno schianto. La sfolgorante chioma rossa con striature color miele le incorniciava magnificamente il viso ovale. La pelle di porcellana, perfettamente levigata, le deliziose fossette e gli zigomi pronunciati erano uno spettacolo di grazia e perfezione. Una ciocca ribelle gli solleticò la pelle mentre si protendeva verso di lui. Sollevando lo sguardo, Nic non seppe resistere alla tentazione di afferrarla, facendosela scivolare fra le dita come un nastro di seta.

    «Che ci fai tutto solo in questa splendida villa?»

    «Dovresti saperlo. Sto lavorando.»

    «A giudicare dall'intensità dell'abbronzatura, non si direbbe. Né dagli evidenti postumi della sbornia di ieri sera» aggiunse, arricciando il naso. «Hai l'aria stravolta, gli occhi gonfi.»

    «Perché ho lavorato fino a tardi.»

    «Certo» replicò, dubbiosa. «Vado a prepararti un caffè; mi sembra la cosa migliore.»

    Al sicuro dietro le lenti scure degli occhiali, Nic la osservò allontanarsi, rapito dal suo sinuoso ancheggiare. Aveva gambe lunghe e affusolate, modellate dallo yoga e dalla corsa. Il cuore accelerò i suoi battiti quando se le ricordò avvinghiate intorno ai fianchi.

    Nonostante l'aria fresca del mattino, il corpo si surriscaldò. Al risveglio, aveva sentito di non farcela. Era depresso e costernato per l'incidente verificatosi durante il test di lancio del loro prototipo di navicella spaziale. L'arrivo di Brooke sulla sonnacchiosa isola greca era stato come una ventata di aria fresca che lo aveva risvegliato dal suo torpore.

    «C'è qualcuno, a quanto pare, che si prende cura di te» intonò Brooke qualche minuto più tardi, tornando con del caffè nero fumante. «C'era la caffettiera già pronta sul fornello. Ho dovuto solo accendere il gas.»

    Nic annusò l'aroma corroborante che normalmente bastava da solo a resuscitarlo.

    Lei si sedette al suo fianco, stringendo la tazza fra le mani. Mandò giù un sorso della bevanda aromatica e fece una smorfia. «Accidenti. Mi ero dimenticata che ti piaceva bello forte.»

    Nic emise un sommesso grugnito di approvazione e attese che il suo caffè si raffreddasse un po' prima di berlo. Gli era già bastata, per il momento, la sferzata di energia che gli aveva dato Brooke. L'eccitazione della caffeina aggiunta a quella provocata dalla sua vicinanza minacciava di fargli saltare le coronarie.

    «Ho per caso interrotto un romantico weekend?»

    Nic tossì bruscamente, rischiando che il caffè gli andasse di traverso. Serrò le dita intorno alla tazza, staccandola dalla bocca; poi, piano piano, allentò la presa, cercando di rilassarsi.

    «Però non credo» continuò lei, allorché non ricevette risposta. «Altrimenti a quest'ora avresti già provato a cacciarmi.»

    Accidenti, la sua improvvisata lo aveva colto impreparato, e in una condizione psicologica non certo delle migliori per resistere al suo fascino. Non capiva più nulla quando lei gli stava accanto.

    Solo che doveva resisterle. No, non poteva averla. Sapeva solo il cielo quanto gli fosse costato separarsi da lei quando era scappato dalla California. Ora, però, che se l'era trovata davanti su quell'isola sperduta del Mediterraneo, a scandagliargli l'anima con quei suoi languidi occhioni verdi, come faceva a non cedere alla tentazione?

    Calò il silenzio. Lo schienale di legno della sdraio

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