Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Compagni di viaggio: Harmony Destiny
Compagni di viaggio: Harmony Destiny
Compagni di viaggio: Harmony Destiny
E-book151 pagine2 ore

Compagni di viaggio: Harmony Destiny

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Kim Cooper vede arrivare nel suo studio fotografico l'affascinante dottor Stuart Thorpe, ex vicino di casa, alle prese con una nipotina che deve posare per il suo primo album. Il breve incontro non è destinato a rimanere un caso isolato. Infatti Stuart deve occuparsi della bimba più a lungo del previsto e, non sa nanche lui come, si trova a suonare alla porta di Kim in cerca di aiuto. Lei si intenerisce, ma quando lui le chiede di accompagnarlo dalla sorella, rifiuta. Però..
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2016
ISBN9788858948309
Compagni di viaggio: Harmony Destiny
Autore

Kristine Rolofson

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Leggi altro di Kristine Rolofson

Correlato a Compagni di viaggio

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Compagni di viaggio

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Compagni di viaggio - Kristine Rolofson

    successivo.

    1

    «Ti ho tirato giù dal letto? Ci avrei scommesso.»

    «Payne, ho lavorato fino alle cinque e mezzo di stamattina.» Stuart Thorpe indossava una vecchia maglietta e un paio di pantaloncini color cachi. Prese la bambina dalle braccia di sua sorella. «Mi sto rilassando. Cosa dovrei fare nella mia giornata libera, secondo te?» ribatté.

    Payne posò sul pavimento un borsone traboccante di accessori per neonati. «Pensavo che ti dedicassi a feste e orge scatenate» rispose, lanciandogli il suo sguardo severo da sorella maggiore, che Stuart conosceva da trentacinque anni. «Per caso c'è una donna che dorme in camera tua?» gli chiese.

    «No.» Le sue sorelle tendevano sempre a esagerare sulle sue conquiste, solo perché non aveva ancora deciso di sistemarsi. «Barbie è uscita presto. Doveva andare a lavorare al Foxy Lady

    Payne lo guardò in cagnesco. «Non capisco mai se stai scherzando o se parli sul serio. Il Foxy Lady non è quel locale dove ci sono delle ballerine esotiche che servono la colazione?»

    «Sì, è quello e comunque sì, stavo scherzando. Non ho più messo piede là dentro dal giorno del mio ventunesimo compleanno, se proprio vuoi saperlo» sbuffò lui.

    «Non ne hai bisogno» brontolò la sorella, depositando una serie di biberon nel frigorifero. «Le donne ti si attaccano come mosche. È assurdo.»

    «A me non dispiace.» Stuart sorrise alla nipotina. «Lo zio ha tante simpatiche amichette.»

    «Be'» commentò Payne, «cerca di tenere lontane le tue amichette, mentre c'è qui Bree. Non voglio che ti distraggano dal tuo compito di babysitter.»

    «Certo.» Stuart non osò ridere, anche se ne avrebbe avuto voglia. Payne non sembrava molto sollevata, ma non aveva scelta, perché non poteva portare la bambina nel Maine. Non subito, almeno.

    «Davvero pensi di riuscire a cavartela fino al ritorno di Temple?»

    Temple era l'altra sorella.

    «Nessun problema» mentì Stuart, consapevole che occuparsi di una bambina di sei mesi doveva essere un lavoro durissimo. Ma era convinto che lui e Bree si sarebbero trovati bene insieme. «Gli zii esistono per questo.»

    «Ne sei sicuro?» Payne sembrava preoccupata, però quello era il suo stato d'animo abituale.

    Stuart l'accompagnò alla porta.

    «Staremo benissimo insieme.»

    La nipotina, intanto, gli stava tirando il lobo dell'orecchio, come se volesse strapparglielo e lanciarlo sul lucido pavimento di legno. Il più grande divertimento di Brianne Nicole Johnson consisteva infatti nel lanciare qualsiasi oggetto le capitasse sottomano.

    «Hai portato il box, vero?»

    «L'ho lasciato davanti alla porta.» Payne si interruppe e osservò con disapprovazione l'elegante salotto del fratello. «Questi mobili moderni mi sembrano pericolosi.»

    Stuart guardò il tavolino di metallo cromato, il divano di pelle, lo stereo e la televisione che gli erano costati più di un semestre di college. «Sono troppo cari per essere pericolosi, e poi Bree sarà troppo impegnata per trovare il tempo di farsi male. Mi hai dato una lista di due pagine sui suoi impegni per la giornata.»

    Payne gli lanciò un'altra occhiata di disapprovazione, ma riprese a camminare verso la porta. «Per fortuna Temple tornerà in città all'ora di cena. Ti chiamerà dall'aeroporto e verrà subito a prendere Bree.»

    «D'accordo. Stasera chiamami e dimmi come sta la madre di Phil.»

    «Certo.» Payne sembrava sul punto di piangere. Voleva molto bene a sua suocera e le dispiaceva che fosse in ospedale, soprattutto adesso che suo marito era in Australia per un viaggio d'affari.

    I tre fratelli Thorpe si assomigliavano molto, con il loro fisico atletico e i capelli e gli occhi scuri, ma Payne era la più emotiva della famiglia. E anche la più prepotente, in quanto sorella maggiore. «Mi raccomando, controlla che mangi alla solita ora.»

    «Mamm...» farfugliò la bambina, protendendo una manina paffuta verso Payne, che la baciò tre volte e poi corse alla porta. Si girò un'ultima volta per dare l'ennesimo ordine al fratello. «Mi raccomando il pisolino. E controlla che la cintura di sicurezza sia chiusa bene. Se dovesse sentirsi male chiama la pediatra. Il numero è nella borsa.»

    «D'accordo.»

    «E di' a Temple che conto su di lei.»

    «Non preoccuparti. Bree starà benissimo con noi» la rassicurò Stuart.

    «Non dimenticare che alle quattro e mezzo ha il fotografo. Se saltava l'appuntamento poi doveva aspettare altri tre mesi. L'ho inserito tra il sonnellino e la cena, mi raccomando di seguire l'orario.»

    «Sarà fatto.» Stuart chiuse la porta e si girò verso Bree. «Tua madre è un vero rompimento di... be', lo capirai quando avrai quindici anni.» I grandi occhi scuri della bambina si fissarono dritti nei suoi. «Ma potrai sempre chiedere aiuto allo zio Stuart.»

    «Mmmm» gorgogliò Bree, tirandogli di nuovo l'orecchio.

    Stuart lanciò un'occhiata all'orologio sulla mensola del camino. Lo aspettava un lungo pomeriggio.

    «Come passa il tempo» si lamentò Anna Gianetto guardando l'orologio. «Sono le quattro e mezzo o le tre e mezzo?»

    «Le quattro e mezzo» rispose Kim.

    «Già? Oh!» Anna si fece aria con un opuscolo pubblicitario. «Ti ho portato troppe cose da fotografare, oggi.»

    «Non c'è problema. Tanto l'ultima cliente deve ancora arrivare.» Kim dispose i vestiti da bambini, avendo cura che la luce li colpisse nel modo migliore, poi scattò una foto con la macchina digitale.

    «Sei in gamba. E sei davvero gentile a darci una mano.» Pat O'Reilly le diede una pacca sulle spalle, mentre Anna ritirava i vestiti.

    «Lo so!» esclamò Kim, ammiccando. Li conosceva da una vita e per lei erano parte della famiglia. Sua sorella Kate trovava strano che passasse tutto quel tempo con gente così anziana, ma lei si divertiva con loro. Negli ultimi tempi Anna e Pat si erano messi a vendere oggetti di ogni genere su una casa d'aste on line. Li compravano ai mercatini dell'usato e con la vendita facevano sempre ottimi affari, anche grazie alle sue fotografie. «Almeno cambio soggetto. Fotografo sempre cani, gatti e bambini.»

    Patrick, un uomo piccolo e magro che aveva da poco compiuto ottant'anni, scosse l'indice grinzoso verso di lei. «Uno di questi giorni avrai dei bambini tuoi, Kimmy, non preoccuparti.»

    «Non sono preoccupata» mentì lei. Due anni prima, quando Jeff l'aveva lasciata dicendo che non se la sentiva d'impegnarsi, Kim si era sforzata di credere che la vita fosse piena di sorprese e che l'importante fosse non perdere il buonumore, come sosteneva la sua famiglia. Ma più passava il tempo, più si convinceva che la vita consisteva in una lunga serie di giorni sempre uguali. Gli uomini che sua sorella le aveva presentato non le interessavano, o forse erano loro a non sentirsi attratti da lei, che era senz'altro meno affascinante di Kate.

    «Dovresti uscire di più» le consigliò Anna, «stai troppo da sola.»

    «D'accordo, ve lo prometto» assicurò Kim, come faceva ogni volta.

    «A Robbie piaci» proseguì Anna. «Quando torna dalla palestra passa sempre da me e mi chiede: Zia Anny, secondo te perché Kim non mi vuole sposare?

    «Non sono innamorata di lui.» Kim era convinta che Robbie, un sollevatore di pesi professionista, fosse troppo innamorato del proprio corpo per interessarsi davvero a una donna. E poi Anna aveva una schiera di nipoti che riteneva perfetti per lei.

    «Dovresti trovarti qualcuno. Di questi tempi le donne si sposano troppo tardi» considerò Anna, infilando i vestitini in un sacchetto. «È per questo che hanno difficoltà ad avere figli. Quando ero giovane io era diverso. Pensa che sono rimasta incinta durante la luna di miele.»

    «Proprio così» confermò Pat. «Anch'io e Mary abbiamo avuto il nostro primo figlio a vent'anni.» Corrugò la fronte, cercando di ricordare. «O a diciannove? La mia memoria non è più quella di una volta.»

    «È un vero peccato che le cose siano cambiate» osservò Kim, sperando di avere ancora un po' di tempo davanti a sé, dal momento che aveva solo ventisei anni. «Forse non sono fatta per il matrimonio.»

    «Non dire sciocchezze» intervenne Pat.

    «Ai miei tempi sì che c'erano degli uomini veri» sospirò Anna.

    «E delle vere donne» aggiunse Patrick.

    Kim avrebbe voluto vederlo da giovane. Sicuramente era stato un ragazzo bellissimo e pieno di fascino.

    «Anche il pane e i dolci non sono più quelli di una volta» proseguì lui.

    «A proposito, quando passi ti preparo i biscotti all'anice» promise Anna al vecchio socio.

    «Posso venire anch'io?» Kim aveva un debole per i dolci italiani di Anna.

    «Certo, cara. Organizzeremo una festicciola.»

    «Adesso è meglio che ce ne andiamo, Anna. Kim deve lavorare» la interruppe Pat, indicando l'ingresso, da cui si sentiva il pianto di un bambino e una voce maschile che cercava di calmarlo.

    «Permesso?» chiese l'uomo, in tono smarrito.

    «Arrivo!» Kim corse alla porta, con un sorriso di benvenuto. Era specializzata in bambini, a differenza di sua sorella Kate, che preferiva le foto artistiche. E la bambina che si trovò davanti era davvero bella. Aveva i capelli ricci e scuri, due grandi occhi marroni e una fossetta sulla guancia sinistra, che comparve quando smise di lamentarsi e le sorrise.

    «Come hai fatto?» le domandò il padre quando i loro sguardi si incontrarono. Era un volto familiare.

    All'inizio Kim non riuscì a credere che fosse proprio Stuart Thorpe.

    «Fare cosa?» replicò, ancora stordita al pensiero che Stuart avesse un bambino.

    «Kim?» Lui aveva sempre lo stesso sorriso affascinante. «Kim Cooper?»

    «Sì» riuscì a rispondere lei. Naturalmente Stuart non avrebbe mai potuto confonderla con sua sorella gemella. Nessuno l'aveva mai fatto, fin dai tempi delle elementari. Cercò di tirarsi indietro i capelli con la mano, ma ci rinunciò. Stuart Thorpe l'avrebbe notata solo se fosse stata bionda e procace e non era il suo caso.

    «È una vita che non ci vediamo» osservò Stuart, stringendo meglio la bambina per evitare che gli cadesse.

    «Sono anni» convenne lei, notando con disappunto che era bello come sempre. Aveva i capelli folti e scuri come una volta, non era ingrassato e sembrava elegante perfino con quella maglietta spiegazzata e quei pantaloncini sporchi di cibo per bambini.

    «Almeno cinque o sei anni» precisò lui, ancora stupito. «Come stai? E tua sorella Kate?»

    «Stiamo benissimo tutte e due.»

    «Non sei cambiata neanche un po'.» Non era un grande complimento. Kim sapeva di essere stata una studentessa goffa, ingenua e di una timidezza disarmante, appassionata di fotografia e con una cotta segreta per il giovane dottore che viveva al piano di sotto.

    «Allora» riprese, cercando di riacquistare una parvenza professionale. «Facciamo entrare Brianne nello studio, così starà più

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1