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L identità della duchessa
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E-book230 pagine4 ore

L identità della duchessa

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1802 - La bella Cleona Howard ha accettato di spacciarsi per la sua migliore amica Leonie, a cui assomiglia come una goccia d'acqua, solo perché le vuole molto bene. Così, in una notte, si trasforma nella nipote di una ricca duchessa e viene introdotta nella scintillante società londinese. Ha inizio per lei un periodo di intersa vita sociale e, senza che se ne accorga, si ritrova vittima del fascino del bel Sylvester, Duca di Lynke. Il misterioso giovane ha molte carte nascoste e Cleona è decisa a scoprirle tutte. Ma cosa fare quando lui intuisce la sua vera identità e minaccia di smascherarla davanti a tutti?
LinguaItaliano
Data di uscita18 ago 2016
ISBN9788858953952
L identità della duchessa
Autore

Barbara Cartland

Nata a Edgbaston, nei pressi di Birmingham, il 9 luglio 1901, negli anni Venti e Trenta fu una delle personalità più celebri dell'alta società londinese, acclamata oltre che per la bellezza e il fascino anche per gli audaci ricevimenti che organizzava e per la sua innata capacità di "fare tendenza" nel campo della moda. Nel corso della sua lunghissima vita ha dato il proprio sostegno a numerose cause umanitarie e caritatevoli, e nel 1981 è stata nominata dalla Regina Elisabetta Dama dell'Ordine dell'Impero britannico proprio per il suo impegno in ambito letterario, politico e sociale. Autrice di numerosi romanzi storici, biografie, commedie e persino saggi, è diventata famosa in tutto il mondo per aver scritto più di 700 romanzi rosa, impresa per la quale nel 1983 ha meritato un posto d'onore nel Guinness dei primati. Si è spenta alla veneranda età di 99 anni il 21 maggio del 2000.

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    L identità della duchessa - Barbara Cartland

    successivo.

    1

    Cavalcando lungo il viale di Mandeville Hall, Cleona Howard si chiese per quale motivo la sua amica le avesse inviato un messaggio tanto urgente.

    Lo stalliere era arrivato al vicariato ancora prima che qualcuno si alzasse. La cameriera, una prosperosa ragazza di campagna che dormiva come un ciocco, era riuscita a svegliarsi solo dopo diverse gragnole di sassi lanciate contro la sua finestra. Poco dopo aveva fatto irruzione nella stanza di Cleona con la camicia abbottonata malamente e senza cuffia né grembiule.

    «È il giovane Jarvis... dalla... Hall, signorina» aveva annunciato, ansimando per aver salito di corsa tutte le tre rampe di scale fino alla sua camera.

    Cleona aveva preso dalla sua mano il messaggio stazzonato, l'aveva aperto e letto le poche righe che conteneva. «Grazie, Rosie» aveva detto. «Chiedi a Jarvis di informare Miss Mandeville che andrò da lei non appena mi sarà possibile.»

    Mentre si stava vestendo, aveva sentito il rumore di zoccoli provenire dalla corte sul retro del vicariato. Aveva guardato fuori della finestra giusto in tempo per vedere il cavallo sparire nella strada polverosa. Uno dei grigi di Sir Edward, aveva notato, provando una piccola fitta di invidia al pensiero che il giovane Jarvis avesse una così bella monta, mentre lei doveva cavalcare fino alla Hall sulla cara, vecchia Betsy, che non poteva mai essere persuasa a muoversi oltre un certo passo.

    L'invidia era stata però solo una sensazione transitoria. Quando Cleona giunse al grande portico della casa di Sir Edward non le passò neppure per la mente di confrontare quegli ambienti lussuosi con la decadenza e le scomodità del vicariato.

    «Oh, come sono felice di vederti, Cleona!» La voce della sua amica era fievole, come se fosse spaventata.

    Cleona le pose il braccio attorno alle spalle e si accorse che stava tremando.

    Le due ragazze avevano la stessa età, con la differenza di pochi giorni. Quando la moglie di Sir Edward e la moglie del Vicario, che erano molto affezionate l'una all'altra, aspettavano i loro bambini, avevano deciso che se disgraziatamente fossero state due femmine le avrebbero battezzate con lo stesso nome.

    Cleona Mandeville, vestita di pizzi di Bruxelles, e Cleona Howard, in semplice batista, erano state battezzate a fianco a fianco davanti al fonte battesimale. Tuttavia avere lo stesso nome si era dimostrato complicato, nell'uso quotidiano. Così, quando Cleona Mandeville, a un anno di età, aveva sbagliato il suo nome pronunciandolo Leonie, tutti avevano deciso di adottarlo, e il problema si era risolto.

    «Che cosa succede, Leonie?» volle sapere Cleona. «C'è qualcosa che non va?»

    «Ho qualcosa di terribilmente importante da dirti» rispose l'altra, «ma non posso farlo qui.» Guardò verso l'ampia scalinata intagliata, come se si aspettasse di vedere delle facce curiosare dal pianerottolo. «Vieni qui... in fretta!»

    Leonie mise le sue piccole dita nella mano di Cleona e la condusse attraverso il grande salone e, oltre le portefinestre aperte, sul prato. Cleona capì all'istante dove stessero andando: alla casa estiva costruita nello stile di un tempio greco che lei e Leonie, da bambine, avevano deciso fosse di loro proprietà. Era là che avevano tenuto i giocattoli, là che si erano sussurrate i segreti e avevano progettato le bravate che le avevano spesso mandate a letto senza cena e con qualche difficile brano di Virgilio o della Bibbia da imparare.

    Leonie camminò a un passo tale da rendere impossibile la conversazione, finché non ebbero raggiunto la casa estiva. Una volta dentro, chiuse la porta.

    «Sono consumata dalla curiosità!» esclamò Cleona, lasciandosi cadere su uno dei divani di damasco colorato con cui l'amica aveva arredato la casa.

    «Cleona, devi aiutarmi!» proruppe Leonie.

    «Certo che lo farò, se mi dirai di cosa si tratta» rispose lei. «Non ti ho mai visto così angosciata e sei pallida come un cencio. Sei sicura di non essere malata?»

    «Sono stata sveglia tutta la notte» si lamentò l'altra. «Ho scritto il messaggio che ti ho mandato intorno alle cinque e poi ho aspettato nella corte che Jarvis arrivasse per iniziare a lavorare.»

    «Carissima, perché non sei venuta tu stessa? Sai che, se avessi dei problemi, la mamma sarebbe anche troppo felice di farti restare con noi.»

    «Sì, certo che lo so» ribatté Leonie. «È solo che desideravo parlare con te da sola e avevo troppa paura che qualcuno potesse origliare!»

    «Origliare cosa?» Cleona era sempre più perplessa. «Oh, bontà divina, Leonie, vieni al punto. Deve trattarsi di qualcosa di terribile per farti agitare in questo modo.»

    «Non è proprio terribile... e tuttavia in qualche modo lo è» rispose l'altra, incoerentemente. Avvicinandosi al sofà sul quale sedeva l'amica, le prese le mani tra le sue. «Giurami, per tutto ciò che hai di più sacro, che mi aiuterai e che non una parola di quello che ti dirò uscirà dalle tue labbra.»

    Era il vecchio giuramento che erano solite scambiarsi da bambine, e Cleona sorrise, nel replicare: «Lo giuro per tutto ciò che amo e adoro. E che possa morire di una lenta agonia, se rompo la promessa».

    Leonie emise un piccolo sospiro come se avesse dubitato della sua risposta. Poi, con la voce ridotta a un sussurro, dichiarò: «Sposerò Patrick O'Donovan».

    Cleona sussultò. «Patrick O'Donovan? Ma se non lo vedi da mesi!»

    Leonie parve a disagio. «Oh, cara, odio dovertelo dire. L'ho visto. Non mi piace l'idea di ferirti, rivelandoti fino a che punto ti abbia ingannato, ma è troppo tardi per dire altro che la verità. Ho continuato a vedere Patrick, però noi avevamo paura di farlo sapere ad altri. Così lo incontravo nel bosco, ogniqualvolta potevo sfuggire a Miss Banting, in certe circostanze anche di sera.»

    «Come hai potuto!» Cleona era sbalordita. «Supponi che tuo padre l'avesse scoperto?»

    «Papà ha minacciato di sparare a Patrick se lui si fosse di nuovo presentato nei paraggi, ma io dovevo vederlo, dovevo! Lo amo, e adesso abbiamo progettato di fuggire via e sposarci.»

    «Non puoi!» gridò Cleona. «Fino ai ventun anni non puoi sposarti, senza il consenso di tuo padre. E noi ne abbiamo appena compiuti diciotto!»

    «Lo so, lo so.» Il tono di Leonie era impaziente. «Ma questa è solo la noiosa legge inglese. Patrick e io stiamo andando in Irlanda.»

    «In Irlanda?»

    «Abbiamo organizzato tutto, partiremo domattina. Cleona, cara, perdonami, ma non osavo proprio confidarmi con te. Patrick ha detto che il segreto non sarebbe stato più al sicuro se non lo avessimo tenuto per noi.»

    «Ti sta portando in Irlanda?» insistette Cleona.

    «Dalla sua famiglia. Ci sposeremo là, e io sarò accolta nella sua chiesa. Se Patrick è cattolico, voglio diventarlo anch'io.»

    Cleona si mise le mani sulle guance. «Leonie, non puoi fare una cosa simile! In questo modo finirai per uccidere Sir Edward.»

    «È più probabile che sia lui a uccidere me, se mi scoprirà. Ha detto che preferirebbe vedermi morta e sepolta piuttosto che sposata a un cattolico. È la sua unica, reale obiezione a Patrick, lo sai.»

    «È anche convinto che Patrick miri alla tua fortuna» ritorse lei.

    «Questa è una sciocchezza! La famiglia di Patrick non è ricca, tuttavia possiede acri e acri di terra, e ha un enorme castello e mucchi di altre case. A me non importerebbe se anche non avesse un penny... lo amerei lo stesso.»

    «E lui amerebbe te?» ribatté Cleona. Fu sorpresa di vedere la faccia della sua amica illuminarsi.

    «Io so» pronunciò piano, «che Patrick mi amerebbe anche se fossi nullatenente. Infatti, non avrò molto se fuggirò con lui. Papà mi taglierà fuori dal suo testamento, ma non potrà impedirmi di avere il denaro che ha destinato a me quando ero una bambina, anche se non l'otterrò prima dei ventun anni. Comunque non ha importanza. Desidero solo stare con Patrick, essere sua moglie, vivere con lui in pace. Non desidero andare ai ricevimenti, ai balli, fare tutte quelle cose che pensavo importassero. Voglio soltanto stare con lui.»

    «Non pensi che con il tempo potresti persuadere Sir Edward ad accettare Patrick come genero?» chiese Cleona esitante, più perché sentiva che fosse la cosa giusta da dire che perché la ritenesse possibile.

    «Sai com'è mio padre, quando ha preso una decisione. Ha un accesso di collera solo a sentire il nome di Patrick. Era talmente furioso, quando Patrick chiese la mia mano, che pensavo ci avrebbe davvero frustati entrambi, come minacciava di fare. Anche Patrick temeva per la mia incolumità, ed è per questo che ci incontravamo in segreto.»

    «Ma come puoi andare in Irlanda? Io so che Sir Edward è via, ma...»

    «È tutto sistemato» le assicurò Leonie. «Patrick manderà un calesse ad attendermi alla fine del viale. Viaggeremo il più in fretta possibile, cambiando cavalli alle locande di posta fino a raggiungere Holyhead. Là ci imbarcheremo per l'Irlanda. Nel momento in cui metteremo piede sulla sua terra natia ogni cosa andrà bene, mi ha detto Patrick. I suoi genitori ci stanno aspettando, e non appena le formalità saranno completate io sarò sua moglie.»

    «E se Sir Edward ti scoprisse?» domandò Cleona. «Ti inseguirà e ti impedirà di salire sulla nave.»

    «Papà è andato alle corse a Doncaster. È partito ieri pomeriggio. Oggi passerò la giornata facendo i bagagli e tentando di impedire che Miss Banting scopra cosa sto facendo.»

    «E come le impedirai di mandare uno stalliere da Sir Edward una volta che sarete partiti?»

    «Questa è l'unica cosa che mi preoccupava, ma adesso è stata risolta dal destino.»

    «Dal destino?» le fece eco Cleona. «Come?»

    «Povera vecchia Banting! È andata a letto ieri pomeriggio dicendo di sentirsi male. Alle cinque sembrava così indisposta che ho mandato a chiamare il dottore e... pensa un po'! Ha contratto la varicella!»

    «Buon Dio! Deve averla presa dai piccoli Robinson.»

    «Certo che sì» confermò Leonie con una risatina. «Quando ha sentito che erano malati ha insistito che andassi là, per cercare di trasformarmi nella generosa patronessa! Avevo visto che c'era qualcosa che non andava non appena ho messo piede nel cottage e, Dio buono, come puzzava quel posto! Credo che non aprano una finestra da un anno.»

    «Sono sicura che mio padre detesti andare là» ammise Cleona, «ma lui è troppo buono anche per dirlo. Comunque sospetto che a volte la mamma avanzi delle scuse per non visitare la vecchia nonna Robinson, che non si è mai alzata dal suo letto in venticinque anni. Sono convinta che in tutto questo tempo non abbiano mai cambiato le sue lenzuola.»

    «Comunque» proseguì Leonie, «i Robinson hanno trasmesso a Banting la varicella. In questo momento è distesa sul letto, in una stanza buia, a lamentarsi, con i guanti sulle mani per paura di grattarsi la faccia. Bizzarro che alla sua età si preoccupi della carnagione.»

    «Oh, povera Miss Banting!» Cleona sospirò, impietosita. «Dopotutto, anche se non è mai stata attraente, aveva una bella carnagione.»

    «Devo essere onesta e ammettere che sono stata piuttosto felice quando il dottore mi ha detto cosa c'era che non andava. Tuttavia, come per compensare il mio sollievo, mezz'ora dopo è arrivata questa lettera.» Estrasse un foglio dal corpetto del vestito.

    «Non è di Patrick, vero?» si informò Cleona, ansiosamente. Pensò che se l'attraente e alquanto scapestrato irlandese che aveva catturato il cuore della sua amica l'avesse abbandonata adesso, lei, come Sir Edward, sarebbe stata pronta a sparargli.

    «No, no, certo che no. Patrick è a York a organizzare il viaggio. No, questa viene da mia nonna.»

    «Tua nonna? E perché questo ti innervosisce? L'ultima volta che ti ha visto eri in fasce. Ricordi? Giusto giorni fa stavamo dicendo come nessuna delle due ricordasse i propri nonni.»

    «Lo so, ma senti cosa dice.» Leonie lisciò la pergamena stropicciata, che aveva l'aspetto di essere stata accartocciata in un attacco di furia. Poi lesse ad alta voce.

    48 Berkeley Square,

    Londra

    3 Maggio, 1802

    Mia cara nipote. Adesso che la pace è stata siglata con quell'infernale francese, Napoleone Bonaparte, Londra sta godendo una Stagione di gaiezza e divertimenti. Mi rendo conto che hai passato il tuo diciottesimo compleanno, ed è tempo che faccia il tuo debutto in società e sia introdotta nel beau monde. È anche tempo che pensiamo al tuo matrimonio. Perciò sto inviando la mia carrozza e i cavalli al nord, per venirti a prendere. Starai qui a Lynke House, in Berkeley Square, con me e il mio nipote adottivo, adesso Duca di Lynke, che ti farà personalmente da cavaliere. Con me come chaperon, sarai ricevuta dalle più distinte dame di Londra. Il duca si unisce a me nel desiderare con ansia il tuo arrivo, e io ti aspetto al più presto. Io rimango, bambina, la tua affezionata nonna, Magnolia, Duchessa Vedova di Lynke.

    Cleona emise una risatina. Non riuscì a evitarlo. «Sembra una lettera molto... dispotica» commentò.

    «Non è finita, c'è anche un postscriptum» ribatté Leonie. «Ascolta questo!»

    La carrozza è partita a mezzogiorno. Dovrebbe essere da te giovedì. Ti prego di non far aspettare i cavalli, ma tieniti pronta al loro arrivo. Qualsiasi vestito tu abbia, non sarebbe adatto o abbastanza alla moda, per Londra. Compreremo tutto quello che ti serve in Bond Street.

    «Tua nonna sembra aver pensato a tutto!» esclamò Cleona.

    «Eccetto che a me» osservò amaramente Leonie. «Tu non capisci. Sono quasi certa di sapere perché lei mi stia mandando a prendere. Papà stava parlando di lei, l'altra sera, e mi diceva quanto fosse formidabile e in grado di terrorizzare chiunque. A sentir lui, sta tentando di far sposare quel dissoluto ubriacone del suo nipote adottivo. Ha detto proprio così. Ha saputo che lei gli ha presentato tutte le più graziose ragazze di Londra senza che il duca ne approvasse nessuna. Se non ci mette subito un freno, lui dilapiderà tutta la sua fortuna, e alla duchessa vedova non piacerebbe vedere Lynke andare in pezzi.»

    «Non capisco. Perché il duca è il suo nipote adottivo?»

    «Perché mia nonna si è sposata di nuovo, dopo essere rimasta vedova. Era molto bella, e gira ogni genere di storia sul suo conto. Da ragazza era considerata audace e affascinante. Suo padre la fece sposare con un anziano e compassato gentiluomo, sperando di mettere un freno al suo spirito, ma poco tempo dopo il matrimonio lui morì. Mia madre era la sua unica figlia e, quando lei è morta poco dopo la mia nascita, la nonna ha litigato con mio padre, come tutti gli altri. Ecco perché non è mai venuta in visita qui e non mi ha mai invitato da lei.»

    «E poi si è sposata di nuovo?»

    Leonie annuì. «Ha sposato il Duca di Lynke, che era vedovo con un figlio. Questi e sua moglie furono uccisi in un incidente di carrozza e così, quando il vecchio duca morì a sua volta, il nipote assunse il titolo.»

    «Quando è successo?» chiese Cleona.

    «Solo due o tre anni fa, penso. Il nuovo duca sembra un perditempo, ma non si può esserne certi, perché papà, che odia la duchessa, non fa che collezionare storie sgradevoli e scurrili su di lei e su chiunque la circondi.»

    «Sembra piuttosto complicato. Però non capisco perché tu sia così agitata. Quando la carrozza arriverà, non dovrai far altro che mandarla indietro.»

    «No, no! Sono sicura che sarebbe terribilmente pericoloso» obiettò Leonie. «Mia nonna è molto influente. La carrozza arriverà domani. Se dovesse apprendere che sono fuggita con Patrick, potrebbe farci dare la caccia e impedirci di andare in Irlanda.»

    «Dovrebbe attendere il ritorno del cocchiere, per saperlo, e ciò non avverrebbe prima di tre o quattro giorni» le fece notare Cleona.

    «E supponiamo che una tempesta impedisse alla nave di salpare? Patrick sostiene che accade di frequente. Il mare d'Irlanda è spesso molto burrascoso in questo periodo dell'anno. Mi ha detto che una volta fu costretto a restare in porto a Holyhead per più di una settimana in attesa che una nave salpasse. Cleona, cosa devo fare?»

    «Penso che ti stia agitando inutilmente» rispose lei. «La tua cameriera non potrebbe dire che sei malata e trattenuta a letto come la povera Miss Banting? Questo ti darebbe un po' di tempo.»

    «I domestici della nonna se ne resterebbero a gironzolare qua attorno, e puoi star certa che qualcuno scoprirebbe che non sono a casa. Inoltre, stavo giusto cercando di escogitare un piano per sviare Miss Banting. Se lei scoprisse che sono fuggita, sarebbe capace di spedire con urgenza uno stalliere da papà. E a quel punto sarei fritta!»

    «Bene, e cosa avevi intenzione di dirle?»

    «Che per evitare il rischio di contagio sarei venuta a stare da te.»

    «Riesci a immaginare cosa mi succederebbe se papà scoprisse che sono coinvolta in una menzogna simile?» ribatté Cleona. «Mi piacerebbe aiutarti, certo, ma temo le conseguenze. Quando è in collera, mio padre non inveisce e infuria come il tuo. Mantiene la calma, ma si capisce che è profondamente ferito! In questo modo mi fa sentire un verme, credimi.»

    «Sì, lo so. Da bambina preferivo essere rimproverata da mio padre piuttosto che essere costretta ad ascoltare un sermone del vicario.» Leonie sospirò, affranta. «E allora, cosa posso fare?»

    «La soluzione migliore è che tu vada a Londra. Patrick non potrebbe incontrarti là e persuadere tua nonna di essere un partito adatto? Lei potrebbe perfino sostenerlo, pur di infastidire Sir Edward.»

    «Temo che mi abbia già destinato al suo orribile nipote» obiettò

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