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Operazione crepe suzette: eLit
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E-book149 pagine2 ore

Operazione crepe suzette: eLit

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Info su questo ebook

Possibile che dietro un cappuccino si nascondano affari loschi? Che caffè fumanti, dolcetti al burro e ciambelle alla cannella mimetizzino un riciclaggio di denaro sporco? Se è vero che gli uomini dell'FBI sono tipi poco fantasiosi, l'agente Fisher McCoy non può proprio credere a una storia così assurda. Anche se, parlando di fantasie, due o tre su Annie, la proprietaria, Fisher non se le è fatte mancare: bollenti come un espresso e dolci come la panna montata!

LinguaItaliano
Data di uscita29 mag 2015
ISBN9788858938225
Operazione crepe suzette: eLit

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    Anteprima del libro

    Operazione crepe suzette - Jennifer Mckinlay

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    To Catch a Latte

    Harlequin Duets

    © 2002 Jennifer Orf

    Traduzione di Gil Bancor

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-822-5

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Mi obbligherà a vestirmi di viola» confidò Annie Talbot alla sorella. Sedevano a un tavolino accanto alla finestra sul retro della tavola calda di Annie, il Coffee Break.

    «Viola? Con i tuoi capelli rossi?» Mary si fece piccola piccola. «Abito corto o da pomeriggio?»

    «Lungo» puntualizzò Annie. «Con una gonna a crinolina e un parasole. Ha il complesso di Rossella O’Hara. Chi lo sapeva?»

    «Piantagione Tara a Phoenix, Arizona?» Mary sbuffò. «Questa voglio proprio vederla.»

    «Non è divertente.» Annie lanciò un’occhiataccia alla sorella più grande.

    «Invece sì» ridacchiò Mary con voce chioccia. «Potresti sempre rifiutare.»

    «Troppo tardi. Il matrimonio è per questo finesettimana.» Annie sospirò. «Eve mi ucciderebbe.»

    «Meglio che essere vista con quel vestito» ribatté Mary. Prese la sua tazza di caffè e studiò Annie da sopra l’orlo degli occhiali. «Dille che hai paura di quella superstizione... Com’è? Tre volte damigella d’onore mai sposa per amore.»

    «Considerato che questo è il mio nono viaggio in veste ufficiale di assistente della sposa, non credo che se la berrebbe. Inoltre, tutti sanno come la penso sul matrimonio.»

    «Sì, lo so. È una condizione innaturale che causa inevitabilmente sofferenza e delusione.» Mary ripeté la nota teoria di Annie come un mantra. «Santo cielo, è difficile credere che sono felicemente sposata da dieci anni.»

    «Tu e Ken siete un’aberrazione.»

    «Grazie, sorellina, è la cosa più carina che tu mi abbia mai detto.»

    «Oh, piantala, sai cosa intendo» puntualizzò Annie. «Il matrimonio, ossia l’impegno a vita, non è naturale per gli esseri umani, fine della storia.»

    «Neanche il nubilato» rintuzzò Mary scrollando il capo. Il suo caschetto biondo rame le sfiorò le gote, formando un’onda composta e Annie avvertì il solito guizzo d’invidia. Per quanto ci provasse, il suo cespuglio aggrovigliato, che chiamava affettuosamente lo zerbino, non era mai così in ordine.

    «Guarda i nostri genitori» insistette Annie. «Mamma è al suo quarto matrimonio e papà al terzo.»

    «Loro sono un’aberrazione. Un piede nella fossa e ancora non hanno rinunciato a trovare il partner giusto.»

    Annie pulì il tavolo con il tovagliolo. «Solo perché sono dei professionisti!»

    «Già» nicchiò Mary in modo vago. «Comunque tu hai un problema più grosso di una gonna a crinolina viola.»

    «Ci può essere qualcosa di più grosso, a parte il buco del debito pubblico?»

    «Sì.» Mary posò con un colpo secco la tazza sul tavolo. «Ho visto Stewart. Porterà la sua nuova ragazza al matrimonio.»

    «Ah, buon per lui» replicò Annie convinta. Aveva rotto con Stewart mesi prima. Era un bravo ragazzo, ma voleva sposarsi e la cosa non rientrava nei suoi progetti. Tempo addietro aveva deciso che non era il tipo da matrimonio.

    «Buono un cavolo!» ribatté Mary. «Si è messo in testa questa strana idea che vederlo con un’altra ti renderà abbastanza gelosa da accettare la sua proposta.»

    «La perspicacia non è mai stata il suo forte» osservò Annie. «Immagino che dovrò escogitare un sistema per vederlo a quattr’occhi e ficcargli in testa che tra noi è finita.»

    «E dove pensi di organizzare l’appuntamento?» chiese Mary.

    «Non saprei. Al cimitero? Magari tutte quelle lapidi sarebbero evocative» scherzò Annie storcendo la bocca in una smorfia. Poi lanciò una rapida occhiata da oltre la spalla della sorella per controllare che il suo staff avesse il locale sotto controllo. Non era solita prendersi una pausa nel bel mezzo della giornata, ma erano così rare le volte in cui Mary scappava dal suo paradiso domestico, che lei non sopportava di perdere una simile occasione per stare in compagnia della sorella.

    «Che mi dici di Paul Lester, quello che lavora nell’azienda di papà» suggerì Mary.

    «Gli spuntano un sacco di peli dalle orecchie» lo stroncò Annie.

    «Billy Winchester?»

    «Vive ancora con la madre.»

    «Chuck Newton?»

    «In galera per furto d’auto aggravato.»

    «Cosa?»

    «A quanto pare alla moglie è andata la macchina col divorzio, ma lui non era d’accordo.»

    «Ah. Be’, Ken ha un amico sul lavoro...»

    Uno schianto proveniente dall’esterno interruppe la frase di Mary. Entrambe le donne ruotarono di scatto la testa in direzione delle scale che correvano fuori dalla finestra fino al secondo piano. Nello stesso istante le loro mascelle si spalancarono.

    Inquadrato nella cornice della finestra c’era un perfetto torso maschile. La pelle abbronzata luccicava per il sudore che imperlava i pettorali ben definiti e il ventre piatto.

    «Oh, mamma» boccheggiò Mary.

    Il torso si piegò all’altezza della vita e loro osservarono un viluppo di capelli castano scuro e una mascella squadrata occupare la finestra aperta.

    «Ciao, Annie» salutò il possessore del torso perfetto. Il suo sguardo sostenne quello di lei come se la stesse studiando.

    «Ciao, Fisher» replicò Annie con un verso che era poco più di uno squittio.

    «Scusa per il rumore.» Il ragazzo brontolò mentre si issava una scatola sulle spalle e scompariva alla vista, offrendo un barlume di avambracci rigonfi e di caviglie perfette.

    Mary si girò verso la sorella con un sopracciglio rialzato e un sogghigno malizioso. «Fisher? Il tuo nuovo inquilino?»

    «Già.» Annie si schiarì la voce.

    «Bene, bene.»

    «Non è come pensi.»

    «E cosa penso?»

    «Che gli ho affittato l’appartamento perché è carino.»

    «E non l’hai fatto?»

    «No! Ha un lavoro e quindi può permettersi l’affitto» spiegò Annie. «Inoltre il giorno che è venuto a vedere l’appartamento era coperto.» Sentì il viso accaldarsi. «Non avevo la più pallida idea che fosse così attraente senza vestiti.»

    «Be’, adesso lo sai» osservò Mary asciutta. «Spero che abbia pagato il primo mese anticipato.»

    «Mi ha staccato un assegno.»

    «Aspetta a vedere se te lo accettano.»

    «Guastafeste.»

    «Sai, sarebbe perfetto per il matrimonio» ponderò Mary.

    «No, non penso...»

    «Sarebbe un messaggio forte e chiaro per Stewart. Ti ho dimenticato, sgorbio, non si vede?»

    «Credi?»

    «È bello e ha un lavoro?» chiese Mary, e Annie annuì. «Direi che è assolutamente perfetto.»

    «Non credo che potrei...»

    «Ti sfido» la interruppe la sorella.

    «Cosa?»

    «Doppia sfida» rilanciò Mary.

    «Sei impazzita? Non siamo più ragazzine. Non vedo perché dovrei accettare una cosa simile.»

    «Pavida gallina. Cocco... coccodè» chiocciò Mary. Ficcandosi i pollici sotto le ascelle prese a battere su e giù i gomiti.

    Annie avvertì gli sguardi fissi dei clienti lì accanto e sentì il viso già caldo diventare bollente per l’imbarazzo. Poi cominciò a ridere. Non poté evitarlo. La sua sofisticata sorella aveva un’aria talmente ridicola...

    «D’accordo! Hai vinto» dichiarò alzando le mani in segno di resa.

    Mary prese la sua tazza di caffè e ne bevve un sorsetto. «Buon per te. Dopotutto qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere? Un rifiuto? E che sarà mai!»

    «Già, che sarà mai.» Annie alzò gli occhi al cielo.

    Fisher udì i passi sulle scale molto prima che questi raggiungessero il pianerottolo. A giudicare dall’andatura rapida ma leggera doveva essere la sua padrona di casa, Annie. Quando aveva affittato l’appartamento si era accorto che si muoveva a una velocità che gli dava il capogiro. Non camminava, lei. Correva sempre.

    Come previsto la sua chioma di capelli rossi ribelli fece capolino oltre la porta, accompagnata da un rapido colpetto. «Fisher?»

    «Da questa parte» la invitò lui in salotto.

    Annie avanzò spedita, per poi balzare indietro strillando.

    Fisher sentì i peli sulla nuca rizzarsi, ma subito si rilassò. Harpy, il suo pappagallo domestico, si era sporto dal trespolo in cima alla cornice della porta e stava dondolando su e giù davanti al viso di Annie.

    «Ciao» cinguettò. «Ciao.»

    Fisher lanciò un’occhiata fuori dalla porta, in tempo per vedere Annie che si premeva una mano sul cuore. Un lungo boccolo di capelli le ricadde sul viso, lei increspò le labbra e lo scostò soffiandoci sopra. Aveva un’aria profondamente esasperata. E a Fisher venne da ridere.

    «Mi dispiace» si scusò. «Harpy sta prendendo confidenza con la sua nuova casetta.»

    «Harpy, eh?» Lei alzò un sopracciglio.

    «Vieni qui, bello.» Fisher tese il dito, il volatile glielo strinse con il becco e andò ad appollaiarsi sulla sua mano. «Ti presento la nostra nuova padrona di casa.»

    «Ciao» salutò Harpy.

    «Ciao, Harpy» rispose Annie. «Posso accarezzarlo?»

    «Certo. Adora le grattatine sulle penne.»

    Annie gli massaggiò il didietro della testa con l’indice e Harpy si incurvò in avanti. Sembrava stesse fluttuando nel paradiso perduto dei pappagalli. «Oh, che uccellino delizioso» lo adulò e Fisher sentì la sua voce scivolargli sulla pelle come una carezza.

    Una scia di profumo, leggermente fiorito e molto sexy, gli solleticò il naso. Fisher incontrò i suoi occhi blu zaffiro e sentì una fitta acuta, proprio all’altezza del cuore. Infarto? Naah, pura libidine. Era così attraente... E allora? Il mondo pullulava di donne attraenti e lui era un professionista. Non permetteva mai ai sentimenti personali di intralciare un lavoro. E quello era un lavoro, nient’altro. «Cosa posso fare per te?»

    «Be’, io...» farfugliò lei. «Io... mi chiedevo come ti fossi sistemato.»

    Fisher serrò gli occhi. Un’ombra

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