Baciami a natale: Harmony Jolly
Di Cara Colter
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Info su questo ebook
Che Natale sarebbe senza un albero addobbato, il caldo fuoco di un camino e un romantico bacio sotto la neve?
Accidenti con questa neve non si vede a un palmo di naso! Ma Amy Mitchell non è tipo da scoraggiarsi facilmente tanto che la sua tenacia viene subito premiata. Davanti a lei si para la sagoma di un'abitazione. Amy può tirare un sospiro di sollievo, già si vede davanti a un bel camino acceso, con in mano una tazza di cioccolata calda.
Questa non ci voleva proprio. Ty Halliday non tollera sconvolgimenti nella sua iper organizzata vita quotidiana. E questo vale anche a Natale. Ma a mandarlo soprattutto in tilt è la bellezza mozzafiato della ragazza. Mandarla via? Non è possibile, la neve li avvolge completamente.
Cara Colter
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Baciami a natale - Cara Colter
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Snowed in at the Ranch
Harlequin Mills & Boon Romance
© 2012 Cara Colter
Traduzione di Laura Polli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5891-901-9
www.eHarmony.it
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1
Alberta, Canada, dicembre
Ty Halliday si sentiva a dir poco esausto. Da ore un turbinio sferzante di ghiaccio e neve gli inzuppava l’impermeabile che indossava, e colava dalla tesa del cappello.
Il cavallo scartò bruscamente, stanco tanto quanto l’uomo che lo montava, mentre la luce del giorno calava rapidamente.
Ma nonostante il disagio, Ty non poté fare a meno di provare una certa soddisfazione.
Era riuscito a radunare l’intera mandria. I tre bovini che procedevano lentamente davanti a lui erano gli ultimi fuggiaschi.
Erano trascorse quasi dodici ore da quando aveva trovato il recinto sfondato e le tracce del puma, e si riteneva fortunato a essere riuscito a recuperare tutti i capi del suo bestiame.
In distanza Ty intravide le luci accese della ranch house che brillavano nella semioscurità.
Strinse la mascella, pensando che non vedeva l’ora di fare una doccia calda, consumare una cena abbondante e infilarsi sotto le coperte.
Mezz’ora più tardi, dopo avere strigliato a dovere Ben, Ty uscì dalla scuderia e imboccò il sentiero che dal fienile portava verso la nuova ranch house.
La casa veniva chiamata così dai suoi dipendenti perché era stata ristrutturata recentemente. Suo padre, infatti, aveva costruito quella casa per Ruth Anne, la sua prima moglie, venticinque anni prima della sua nascita, unico figlio che aveva avuto dalla seconda, Millicent Williams.
Ty fece per aprire la porta, ma si bloccò udendo uno strano suono proveniente dall’interno.
Che diamine...
Silenzio.
Ascoltò con maggiore attenzione, ma adesso si udiva soltanto il vento gelido di dicembre che fischiava intorno alla casa.
Fu solo in quel momento che ricordò di avere visto da lontano le luci accese all’interno. Viveva da solo ed era sicuro di averle spente quando era uscito prima dell’alba.
Il suono si ripeté e Ty si irrigidì, nonostante non si trattasse di qualcosa di minaccioso, ma di allegro e felice. Cartoni animati? Strano, lui non aveva un televisore e nemmeno un computer. Aveva lasciato la radio accesa?
Mentalmente scartò anche quella possibilità.
No, non aveva acceso la radio quella mattina. Era stato un coro di muggiti spaventati a svegliarlo, avvertendolo che c’era qualcosa che non andava. Si era alzato e vestito in fretta ed era uscito subito di casa.
C’era solo qualcosa, o meglio qualcuno, che poteva produrre un suono del genere.
E non c’era alcuna probabilità che provenisse dall’interno della sua abitazione, concluse. Probabilmente era così stanco che aveva delle allucinazioni acustiche.
Un attimo dopo, però, il suono si ripeté. Più forte.
Al punto che adesso Ty non aveva più dubbi.
In casa c’era un bambino.
A quanto pareva qualcuno aveva approfittato della sua assenza per rifugiarsi lì.
Automaticamente lanciò un’occhiata alla prateria coperta di neve che si estendeva fino alla foresta di abeti, nel grandioso scenario delle Montagne Rocciose. La bellezza incontaminata di quella zona del Canada non significava che non esistessero pericoli, come provava l’incursione del puma quella notte.
Anche se smarrirsi in mezzo a una bufera di neve poteva essere ancora più pericoloso che l’incontro con un vecchio leone di montagna.
Il suono di un’altra risata infantile si udì di nuovo provenire dall’interno della casa.
Un bambino?
Ty si accigliò, pensando che avrebbe preferito un altro incontro ravvicinato con il puma piuttosto che quell’inaspettata presenza in casa sua.
Lanciò un’occhiata in direzione del viale d’accesso del ranch e a quel punto notò un’auto posteggiata vicino alla rimessa.
La classica utilitaria di città, ovvero un tipo di veicolo che nessuno con un po’ di buonsenso avrebbe acquistato da quelle parti, pensò Ty avvicinandosi per osservarla con attenzione.
No, gli abitanti di quella valle preferivano jeep a quattro ruote motrici, fuoristrada o furgoni diesel ai quali potevano attaccare i traini per i cavalli e percorrere sentieri sterrati in qualsiasi condizione atmosferica. Tutti veicoli robusti, il più delle volte sporchi di fango e non certo belli da vedere.
Nessuna delle sue conoscenze guidava un’auto come quella... Piccola, di un rosso acceso che gli ricordava vagamente le coccinelle, assurdamente bassa rispetto al terreno.
Come aveva immaginato, fissato al sedile posteriore c’era un sedile di sicurezza per bambini, la fodera stampata con buffi cani e gatti.
Ty posò la mano sul cofano dell’auto.
Freddo.
Questo significava che quella macchina doveva essere arrivata da ore.
Controllò la targa. Canadese dell’Alberta. Applicato al parabrezza c’era un adesivo per i parcheggi di Calgary, il capoluogo di provincia a un paio d’ore di distanza da lì, tempo permettendo.
Cercò di aprire la portiera per controllare i documenti ma era chiusa a chiave.
In altre circostanze si sarebbe messo a ridere.
Nessuno chiudeva a chiave l’auto in quella zona così scarsamente popolata. Chiunque avesse avuto l’idea malsana di rubare un veicolo di qualsiasi genere, sarebbe stato facilmente rintracciato.
Si voltò per tornare verso casa e per la seconda volta nel giro di pochi minuti si fermò, sorpreso.
Dalla finestra del salotto si intravedeva... un albero di Natale! Con tanto di luci colorate e intermittenti che coloravano allegramente la porzione di neve esterna.
Provando uno strano senso di estraneità, Ty si guardò intorno, per convincersi che quella fosse davvero casa sua o se per caso non avesse sbagliato indirizzo a causa della neve e della stanchezza.
Di una cosa era certo: non possedeva un albero di Natale.
Non ce n’era mai stato uno da quando abitava lì e, complice la stanchezza, un’assurda speranza gli attraversò la mente. La stessa che per anni aveva nutrito da bambino.
Forse sua madre era tornata a casa.
Un attimo dopo represse quel pensiero, irritato dal fatto che fosse affiorato nonostante tutte le barriere mentali che aveva costruito nel tempo. Nostalgie del genere erano comprensibili in un bambino, non in un adulto razionale. Inoltre, grazie a suo padre, non c’era nessuna possibilità che quel desiderio si realizzasse.
Non era stato proprio Hunter anni prima a informarlo che sua madre non faceva più parte del mondo dei vivi?
Il fatto che l’auto posteggiata nel cortile, la presenza di un bambino in casa sua e l’albero di Natale posizionato vicino alla finestra gli avesse suscitato emozioni che preferiva tenere ben chiuse in un angolo recondito della mente, non fece altro che aumentare l’irritazione che provava.
Per abitudine, si diresse verso la porta di servizio. Da quelle parti, infatti, l’ingresso principale veniva utilizzato con minore frequenza. L’entrata posteriore era più comoda per sbarazzarsi di stivali infangati, abiti e cappelli inzuppati di pioggia, speroni e guanti.
A passo rapido salì i pochi gradini, nervoso come al tempo in cui aveva gareggiato nei rodei, un attimo prima che il cancello di legno si aprisse e iniziasse il terrificante volteggio in groppa al toro.
Ty posò la mano sulla maniglia ma con sua sorpresa la porta non si aprì.
Era chiusa a chiave!
Okay, forse qualcuno dei suoi amici o vicini di casa aveva deciso di fargli uno scherzo. In effetti una casa come la sua, isolata, e dalla quale si poteva entrare e uscire come il vento, invitava a qualche tiro mancino. Gli abitanti della valle erano una comunità piccola ma molto unita, e nessuno disdegnava qualche risata ogni tanto.
Tornando a casa una sera, Melvin Harris si era ritrovato un asino in salotto. E quando Paul Cranston e Cathy Lambert si erano sposati, gli amici avevano riempito di coriandoli bianchi tutti i cassetti della loro casa.
Erano sposati da sei anni ormai, ma Cathy giurava che a volte ne trovava ancora qualcuno qua e là.
Ty si chinò e da sotto lo zerbino prese la chiave con la quale di solito chiudeva la porta quando si allontanava più giorni dal ranch. La girò nella serratura e quando entrò, quello che lui considerava semplicemente un luogo dove dormire e mangiare, per la prima volta gli sembrò davvero una casa.
Per prima cosa, vi aleggiava un aroma stupendo. O così almeno gli parve, affamato com’era.
Secondo, le voci. Quella di un bambino piccolo che giocava allegramente e una femminile che cantava sottovoce, ripetendo le parole di una vecchia canzone alla radio.
Ty posò le briglie, si tolse stivali, cappello e l’impermeabile che grondava acqua e li appese nel locale lavanderia. Poi respirò a fondo, e come un gladiatore scalzo e stanco si preparò ad affrontare l’ignoto.
Quando entrò in salotto vide un trottolino di circa un anno, con deliziosi riccioli rosso scuro, seduto sul tappeto. Un maschietto, a giudicare dai modellini di auto e camion dei pompieri con cui stava giocando.
Il piccolo lo guardò con i suoi grandi occhi castani, e invece di spaventarsi per l’arrivo di quello sconosciuto sorrise.
«Papà!» esclamò.
Ty imprecò sottovoce.
Una reazione decisamente sconveniente in presenza di un bambino.
O di una donna.
Quella che in quel momento comparve sulla soglia della cucina, probabilmente richiamata dal grido del bambino. Anche lei aveva grandi occhi castani, che alla vista di Ty assunsero immediatamente un’espressione spaventata.
Spaventata? Perché mai? Quella era casa sua, e l’intrusa era lei!, pensò Ty.
Comunque sia, era davvero carina, aggiunse un attimo dopo fra sé, osservando quell’ospite inaspettata.
Lunghi riccioli biondo miele, bel viso dai lineamenti delicati, con una deliziosa spruzzata di lentiggini sul naso. A una prima occhiata gli sembrò che fosse un po’ troppo magra, ma poi si rese conto che le curve erano dissimulate sotto una camicia scozzese e un maglione molto grande.
Era senza trucco, ma era una di quelle donne che non aveva bisogno di alcun artificio per apparire bella.
«Chi sei?» gli domandò la sconosciuta, con una certa apprensione.
Di più. Era a dir poco spaventata.
Ty lo dedusse dalla sua espressione colma di panico e da una vena del collo che le pulsava freneticamente.
«Potrei farti