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Un principe tutto mio: Harmony Jolly
Un principe tutto mio: Harmony Jolly
Un principe tutto mio: Harmony Jolly
E-book181 pagine2 ore

Un principe tutto mio: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Chi, almeno una volta, non ha desiderato di essere una principessa e di sposare il proprio principe azzurro? Che il sogno abbia inizio!

Per la giovane e gentile Maddie Nelson servire ai tavoli di un piccolo caffè di paese è un modo per ricominciare dopo la rottura con l'ex fidanzato. Ma i buoni propositi di concentrarsi sul lavoro vengono meno non appena un misterioso e attraente forestiero le chiede di fargli da guida per le strade della città. Maddie non immagina minimamente che si tratti del famoso principe Edward Alexander IV di Havenhurst, in viaggio in America in cerca di un matrimonio di convenienza!
A Edward, infatti, è stato insegnato che innamorarsi è una debolezza, ma da quando ha incontrato lo sguardo di Maddie non ne è più così certo e i suoi piani per il futuro rischiano di prendere una piega inaspettata.
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2020
ISBN9788830513174
Un principe tutto mio: Harmony Jolly
Autore

Cara Colter

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un principe tutto mio - Cara Colter

    successivo.

    1

    «Guarda, Maddie, sono loro!»

    «Scusa, loro... chi?» chiese Maddie distratta. Il Black Kettle Cafè avrebbe aperto per la giornata di lì a trenta minuti.

    Controllò i prodotti da forno. Sui ripiani in vetro gli scone in sei gusti diversi erano ben allineati. Quelle focaccine scozzesi erano state una sua idea e l'ansia le serrò lo stomaco in una morsa familiare. Era troppo presto per esporne così tante? Sarebbe stato meglio aspettare la folla del concerto del fine settimana? E se avesse speso tutti quei soldi per una cosa che poi non si sarebbe venduta? Non sarebbe stato meglio usarli per pagare qualche conto dei fornitori?

    Ma chi è l'idiota che può credere di salvare un negozio con qualche scone?, chiese l'onnipresente vocina sempre carica di dubbi. Ma che senso ha poi salvare un'attività in una città destinata a morire nonostante tutti i tuoi sforzi?, la sentì proseguire.

    «Quei tizi affascinanti di cui ti parlavo. Un dieci e lode sulla scala delle meraviglie. E per tutti e due. Non pensi che sia un po' strano? Due dieci perfetti insieme?»

    Maddie si morse un labbro esasperata. Sentiva tutto il peso del mondo sulle spalle fin troppo esili e la sua giovane aiutante pensava a valutare ogni singolo maschio che vedeva sulla sua personalissima scala delle meraviglie? Se avesse saputo che lei dubitava di riuscire a pagarla con le entrate del caffè, probabilmente non sarebbe stata così eccitata per l'avvenenza degli avventori.

    Per Sophie quello era il primo giorno di lavoro nell'isolata cittadina di Mountain Bend, nell'Oregon. Aveva appena terminato la high school ed era l'aiutante scelta per il periodo estivo, peccato che avesse spesso la testa tra le nuvole e fosse sempre restia ad accettare ordini. Quella mattina – per esempio – appena arrivata, non si era voluta mettere il grembiule perché nascondeva la sua mise. Aveva dovuto obbligarla.

    Sebbene la manager del caffè fosse Maddie, sgridare Sophie era complicato sia perché era la nipote del proprietario sia perché loro due erano praticamente cresciute vicine in quella piccola città. Maddie si sentiva quasi la sua sorella maggiore.

    «Che uomini?» indagò riluttante.

    «Te l'ho detto! Quelli che ho visto ieri sera. Guidavano quella macchina sportiva! Una Lambo a Mountain Bend! Da non credere!»

    Maddie non aveva idea di che cosa fosse una Lambo e, a meno che non andasse a scone, non gliene importava niente.

    «Ti fanno restare a bocca aperta» decise Sophie in tono sognante. «A me piace quello grande. Ha un aspetto formidabile, no? Come se fosse uno sbirro... Però non era lui a guidare. Era l'altro. Oddio, oddio! Sono proprio qui fuori! Oh, e per l'amore del cielo, smettila di guardarmi in quel modo!»

    Controvoglia Maddie seguì lo sguardo di Sophie oltre la vetrina. La pittoresca strada principale – insieme ai suoi guai – svanì nel nulla. Non notò più la bellezza dei vasi colmi di fiori e nemmeno lo stato di rovina in cui versavano gli edifici in pietra, fin troppo simili alla casa che aveva ereditato.

    Ad un tratto Maddie non vide che lui. Emanava una specie di energia, di potere che offuscava persino la straordinaria luce del mattino che accendeva di un verde chiaro la foresta distesa in un abbraccio sulle colline che circondavano Mountain Bend.

    Il menu del giorno era già stato esposto e i due uomini lo stavano studiando. Sophie aveva ragione. Il più grande dei due era memorabile: possente, muscoloso, capelli rossi con una folta barba altrettanto rossa. Era di certo la reincarnazione di qualche guerriero gaelico.

    Ma nonostante l'aspetto imponente, non era lui a far svanire il mondo di Maddie.

    Era l'uomo che era con lui. Più basso di una testa del suo compagno – e comunque sempre sul metro e ottanta – irradiava presenza e potere, accompagnati da una evidente fiducia in se stesso che lasciava intendere che sapeva dominare il mondo e ne era perfettamente consapevole.

    Alto e di splendida costituzione, era bello da impazzire. Capelli folti, castano scuri della tonalità del cioccolato, zigomi alti, naso dritto, mento con un accenno – delizioso – di fossetta. Alzò gli occhi dal menu e li portò oltre la vetrina, dritti su Maddie.

    Il suo primo istinto fu di abbassarsi per schivare l'occhiata, come se lui potesse intuire con un solo sguardo che c'era qualcosa di debole in lei che si scioglieva come un cono gelato caduto su un pavimento caldo. Ma non riuscì a muoversi, quasi fosse vittima di un oscuro incantesimo. E quando i loro occhi s'incontrarono, tutte le sensazioni si intensificarono. Aveva gli occhi di un blu profondo, come quello delle acque dell'oceano, irradiate da zaffiri lucenti. Abissi sconfinati accesi però da un fuoco intenso.

    Maddie rimase sconvolta dalla ricomparsa di quel demone dentro di sé. Eppure eccola di nuovo: la semplice primordiale attrazione per un uomo bellissimo. Santo cielo! Ma quante volte si dovevano imparare le lezioni più spiacevoli che la vita poteva impartire a una donna?

    Non aveva scampo.

    Anche se la triste verità poteva essere proprio questa. Nei momenti di stress, non esisteva droga più potente di un uomo estremamente attraente oppure fantasticare che qualcuno potesse arrivare a concederle una tregua dalle pesanti incombenze della vita quotidiana.

    Gli occhi le caddero sulla curva sensuale del labbro inferiore, fermo e deciso, e si sentì rabbrividire di desiderio, dalla voglia di lasciarsi trasportare dove labbra come quelle potevano portarla.

    Non era reale. Era solo un momento di debolezza. Le fiabe non esistevano, si ricordò. E lei l'aveva scoperto nel modo più duro. Si riscosse. Quel piccolo diversivo le pareva così coinvolgente solo perché la sua vita era così difficile. Se quello era un test, be', lei era pronta così come lo sarebbe stata sempre.

    «Su, vai a farli entrare» disse a Sophie.

    Sophie le lanciò uno sguardo stupefatto quindi si precipitò alla porta, liberandosi dell'odiato grembiule e del nastro per capelli con un solo gesto. A lei si potevano perdonare quelle romanticherie da scolaretta – in fondo lo era – ma Maddie aveva ventiquattro anni.

    Orfana di entrambi i genitori, aveva vissuto e lavorato a New York City. Poi l'uomo che sperava di sposare l'aveva tradita spezzandole il cuore e così era tornata a casa, giusto in tempo per trovare il caffè e la città in agonia.

    Sì, tutti quegli avvenimenti – la consapevolezza che la vita poteva trasformarsi in tragedia in un attimo – dovevano essere più che sufficienti a inasprirla per sempre.

    Ma nonostante l'inasprimento, Maddie si ritrovò a passarsi una mano tra i corti capelli castano chiaro, provando un debole rimpianto. Aveva scelto un taglio corto per praticità, pensando al lavoro, ma ogni volta che si guardava allo specchio, si sentiva sconvolta. Le sue onde naturali si erano ristrette in corte spirali a strisce che, unite alla sua costituzione minuta, lungi dal conferirle un aspetto professionale, le davano più l'aria di chi aspirava alla parte di una trovatella in un musical.

    «Buongiorno, signori!» li salutò Sophie allegra, aprendo loro la porta quasi cantando.

    Maddie provò un moto di invidia a tanta spensieratezza, alla gioia per una potenziale situazione adrenalinica. Poteva metterla in guardia, dirle che era un cammino irto di pericoli e di tradimenti, ma Sophie non l'avrebbe ascoltata. Nell'impeto dell'entusiasmo giovanile, quale ragazza avrebbe mai creduto che quel genere di cose potesse accadere a lei?

    Lei stessa non aveva forse sempre saputo che i suoi genitori avrebbero disapprovato il super affascinante Derek? Non le avevano forse detto tutti che il suo fidanzato non era degno di lei? Compresa quella sua cara amica che poi se l'era...

    «Benvenuti al Black Kettle, il caffè vincitore del titolo di miglior bar di Mountain Bend!»

    Questa a Maddie giungeva proprio nuova, ma Sophie aveva deciso di studiare marketing quando avesse avuto i soldi per pagarsi il college. Evidentemente stava mettendo alla prova le proprie abilità ed era compiaciuta del risultato.

    Perché i due uomini, anche se incerti se fermarsi o no, a quel punto non avevano più scelta.

    «Grazie» rispose il più giovane, passando per primo davanti a Sophie.

    Aveva una voce profonda e vellutata, sicura, con un piacevole accento straniero. Al suo ingresso l'atmosfera nella sala cambiò, caricandosi di una specie di elettricità.

    L'elettricità è contagiosa, si ricordò Maddie. Per non parlare poi di quanto costava.

    «Buongiorno!» disse ancora Sophie, guardando radiosa il suo amico e battendo le ciglia vistosamente. L'uomo la degnò a malapena di un'occhiata e ispezionò il negozio con lo sguardo, teso come se fosse alla ricerca di un possibile pericolo.

    In un caffè appena aperto a Mountain Bend?

    Per qualche strano motivo, Maddie pensò che i due non fossero solo amici... Il più giovane doveva essere decisamente il leader.

    «Di solito non apriamo a quest'ora» chiarì ancora Sophie alle spalle dell'uomo più grosso. «Ma voi due ci sembravate affamati.»

    «Grazie» rispose l'altro, compensando con la propria cortesia il distacco dell'altro. «Davvero gentile da parte vostra. E in effetti abbiamo proprio fame. Dalle nostre parti sarebbe ora di cena.»

    Quell'accento poteva scioglierti le ossa, decise Maddie. E poi c'era qualcosa in lui, una specie di grazia profonda che si accompagnava perfettamente alle mani curate, al taglio di capelli perfetto, al volto rasato di fresco. Nonostante la camicia cachi sportiva, si capiva che non era uno venuto lì a pescare con un amico, per vedere com'era quel paesino sperduto tra le montagne dell'Oregon.

    «Sedetevi pure dove preferite» li invitò Sophie. «Non offriamo la cena, però. Siamo solo un bar e chiudiamo alle tre. Però serviamo delle colazioni favolose. Vi porto il menu. Sempre che non vogliate dare un'occhiata al banco.»

    «Il menu, grazie.» Di nuovo fu il più giovane a parlare.

    Mentre i due si sedevano vicino alla finestra, nella fretta di portare loro il menu Sophie per poco non inciampò. Maddie si impose di impegnarsi con qualcosa. Però anche mentre riempiva le brocche di panna per il caffè, continuava a pensare a quell'uomo, sentendosi in colpa perché l'aveva distolta irresistibilmente dalle preoccupazioni che accompagnavano costantemente i suoi momenti di veglia.

    «E allora in quale emozionante parte del mondo è ora di cena adesso?» Sophie era tornata e si teneva i menu stretti al petto invece di porgerli ai clienti.

    L'uomo più grande la guardò infastidito dalla domanda con un'espressione che diceva chiaramente Fatti gli affari tuoi.

    «In Scozia» rispose l'altro, rivolgendo a Sophie un sorriso tranquillo.

    Maddie provò un tuffo al cuore, non solo per la perfezione dei denti, ma perché quel sorriso così naturale e sexy gli illuminò gli occhi, rendendo il blu zaffiro ancora più intenso.

    «Me l'ero immaginato» commentò Sophie, come se fosse un'esperta di dialetti. «Ho sentito un accento come quello di Braveheart. Avete una macchina che è un sogno. Io sono Sophie e tu?»

    Maddie appoggiò la panna. «Sophie, ti posso parlare?» Doveva essere un po' più professionale. Niente commenti sull'auto da sogno e niente presentazioni.

    «Tra un secondo» le rispose la ragazza.

    «Io sono Ward» si presentò il più giovane.

    L'altro non rispose.

    «Lancaster» aggiunse Ward, lanciando all'amico uno sguardo eloquente per invitarlo a essere più cortese.

    «Lancaster, per caso sei un poliziotto?»

    Entrambi gli uomini spalancarono gli occhi.

    Maddie doveva davvero intervenire, fermare quel terzo grado e cogliere l'occasione per istruire Sophie su come essere professionale. Sì, persino lì a Mountain Bend. Però se la ragazza scopriva cosa faceva Lancaster, magari Ward avrebbe aggiunto spontaneamente quello che faceva lui...

    Qualcosa in lui la incuriosiva da morire. Aveva un che di misterioso e di dominante nel modo di comportarsi che aveva ricordato a Maddie che là fuori esisteva tutto un mondo che non si occupava solo di preparare scone, di pagare fornitori e di guardare la propria attività fallire accompagnata dal declino inesorabile della propria città natale.

    Ma era ridicolo sentire l'aria impregnata di speranza solo perché nel locale c'era un perfetto sconosciuto.

    Non era proprio la speranza la cosa peggiore?

    Ecco, quella era l'unica cosa che doveva sapere sull'uomo che era appena entrato nel loro piccolo caffè sulla strada principale.

    Non costituiva una tregua alla sua vita colma di preoccupazioni. No. Lui era l'esatto contrario. Se lei avesse seguito quella melodia che invitava alla vita pulsando alla base del suo essere – quella che coincideva con quella apparizione – tutte le preoccupazioni si sarebbero solo intensificate.

    Sfiorò la catenina d'oro che portava al collo. Aveva al centro un pendente fatto con una piccola pepita d'oro che suo padre aveva trovato molto tempo prima e poi donato a sua madre. Toccarla la faceva tornare con i piedi per terra. A volte, quando la

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