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Ritorno milionario: Harmony Jolly
Ritorno milionario: Harmony Jolly
Ritorno milionario: Harmony Jolly
E-book169 pagine2 ore

Ritorno milionario: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Chi lo ha detto che i milionari devono essere sempre solo belli e dannati? Esistono anche quelli romantici e sognatori e ve lo dimostreremo!

Io volevo solo essere una donna in carriera e vivere in un bell'attico a Manhattan. Hanna Merrifield non ha mai sognato altro nella sua vita e ora, invece, è costretta a rivedere tutti i suoi piani. L'azienda di famiglia naviga in cattive acque, tanto che sarà necessario vendere; per questo Hanna deve tornare nel suo piccolo paese natale alle porte della Grande Mela. Ma qui c'è un'altra sorpresa: il suo amore adolescenziale, il bello e dannato Sam Chisholm, pare essere interessato all'acquisto dell'azienda. Ora Sam è un uomo d'affari e non ha tempo per ricordare ciò che era.

LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2016
ISBN9788858944608
Ritorno milionario: Harmony Jolly
Autore

Cara Colter

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Ritorno milionario - Cara Colter

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Meet Me Under the Mistletoe

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2014 Cara Colter

    Traduzione di Caterina Pietrobon

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-460-8

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Io me ne vado!»

    Hanna Merrifield allontanò il telefono dall’orecchio, ma poi lo riavvicinò in fretta temendo che il tono bellicoso dell’interlocutore disturbasse i suoi colleghi della Banks and Banks, il rinomato studio commercialista.

    «No, no, piano, signor Dewey» disse in tono conciliante, «lei non può andarsene così.»

    «Non posso?» urlò l’uomo stizzito. «Come sarebbe non posso

    «È solo che così» spiegò Hanna, frenando l’impulso di allontanare di nuovo il telefono, «lei mi metterebbe un po’ in difficoltà.» Scorse con lo sguardo il calendario da scrivania. «Oggi è il tredici di novembre. A Natale mancano poche settimane...»

    «Al diavolo il Natale!»

    Anche lei l’aveva detto, milioni di volte. Serrò gli occhi davanti al lavoro ammucchiato sulla scrivania in pile ordinate, ciascuna delle quali le ricordava la propria scadenza ormai prossima. No, non adesso!, avrebbe voluto urlare al signor Dewey, il manager della Christmas Valley Farm.

    La fattoria apparteneva alla famiglia dalla fine dell’Ottocento e Hanna, suo malgrado, ne era diventata l’unica proprietaria alla morte della madre, sei mesi prima. La Christmas Valley Farm. Il luogo in cui non voleva proprio tornare.

    E infatti, almeno fino a quella telefonata, era sembrato che non dovesse più tornarci.

    «Ma non c’è qualcuno che viene a vederla domani?» ricordò all’uomo speranzosa. «Un potenziale acquirente?» Non aggiunse finalmente. «Potrebbe aspettare finché arriva e intanto darmi la possibilità di trovare un altro manager. Io le sarei davvero riconoscente...»

    «Allora ascolti bene questo!» Attraverso il telefono le arrivò un suono orribile. Lo stridio di pneumatici sull’asfalto e lo strepito di clacson infuriati.

    «Ma che diamine è?»

    «È quel dannatissimo pony. È un diavolo, ecco che cos’è! È di nuovo fuori in strada. Ma io ne ho abbastanza. Ne ho fin sopra i capelli di quel cavallo nano, della gente che bussa alla porta del cottage giorno e notte a chiedere alberi, ghirlande di Natale e giri in slitta. Sono tutte cose che detesto e soprattutto detesto quella Molly, quel nano di un cavallo!»

    In realtà lo sfogo riassumeva benissimo quello che Hanna stessa aveva spesso provato crescendo alla fattoria specializzata in alberi di Natale. Ma, all’inizio della stagione, non c’era mai stata la sensazione di non sopportare più tutti gli addobbi natalizi accompagnata dallo sfinimento fisico.

    Il risentimento – per tutto quel lavoro, per quelle continue richieste, per il costume da elfo, per tutti i nuovi stratagemmi escogitati da suo padre per vendere alberi e ghirlande – si accumulava alla fine delle frenetiche settimane che precedevano il Natale.

    «Signor Dewey, ma... ha bevuto?» si azzardò a chiedere a un tratto.

    «Non quanto avevo in mente di fare.» E con quella risposta, la comunicazione si interruppe. Hanna richiamò immediatamente – anche per assicurarsi che non intendesse lasciare Molly in mezzo alla statale – ma Dewey non le rispose.

    Per un istante rimase seduta alla scrivania, completamente paralizzata. Un cavallo su una statale trafficata e l’azienda agricola senza manager nei ventiquattro giorni dell’anno di maggior reddito? Be’, i soli, a dire la verità.

    Nel corso degli ultimi dieci anni i proventi dell’azienda erano diminuiti e le si serrava la gola al solo pensiero di dover far fronte di persona alle spese di gestione.

    Doveva venderla. In quel momento era vitale. Però allora avrebbe dovuto incontrare l’acquirente di persona: nello stato in cui si trovava, Dewey non era di certo in grado di mettere in buona luce la fattoria.

    Ma come fare? Lei non poteva di certo prendersi le ferie le settimane prima di Natale. Si sforzò di respirare.

    Una cosa alla volta.

    La fattoria nel nord dello stato di New York era a due ore di macchina e per allora quella bisbetica di Molly poteva anche essere morta.

    Per un istante nella mente le saettò il pensiero ben poco caritatevole che il decesso di Molly potesse essere una vera benedizione: una volta scomparsa la puledra, forse sarebbe riuscita a convincere Dewey a riprendere a lavorare per l’azienda.

    Il fatto che rivolesse quel manager la diceva lunga sul suo grado di disperazione. In quel momento, però, aveva ben altre preoccupazioni. Dunque... Che cosa aveva imparato lavorando in quella grossa società di revisione contabile?

    Responsabilità, responsabilità e ancora responsabilità.

    «So-sono da-davvero desolata» balbettò pochi minuti dopo di fronte al signor Banks. «Ma devo partire. Un’emergenza in famiglia.» Da un punto di vista tecnico, non era del tutto vero perché lei non ce l’aveva più una famiglia.

    E nemmeno la speranza di averne una. Il suo ragazzo, Darren, aveva rotto il fidanzamento un mese dopo la morte di sua madre. Ma non era a quello che doveva pensare: c’era un pony in mezzo a una strada, pronto a riversarle addosso un mare di querele.

    Il signor Banks non le dimostrò alcuna comprensione. Si fece scivolare gli occhiali lungo il naso rivolgendole uno sguardo carico di disapprovazione.

    Dalla fine della sua relazione con Darren, Hanna aveva lavorato dalle dodici alle quattordici ore al giorno riempiendo così con il lavoro ogni secondo della propria vita. E la cosa era stata appagante. Era diventata la preferita del signor Banks e sapeva di essere la prima a cui avrebbero destinato una promozione. «Quanto tempo starà via?» le chiese tagliente.

    «Ventiquattro ore» rispose lei avventatamente.

    L’uomo rifletté quindi sospirò come se per lui si trattasse di un’enorme delusione. «E non un minuto di più» la avvisò gelido.

    Ormai la sua promozione correva gli stessi pericoli di Molly in mezzo alla statale!

    Fino a pochi mesi prima si era sentita sicurissima delle basi su cui poggiava la sua vita, come se avesse inciso il proprio futuro nella roccia. Avanzamenti in carriera, un matrimonio alle porte... E invece poi tutto era andato all’aria, cosa che lei in assoluto detestava più di ogni altra.

    Sam Chisholm aumentò la frequenza del tergicristallo mentre grossi fiocchi bianchi cadevano sul parabrezza e si scioglievano. La bufera di neve – un po’ in anticipo sulla stagione – si stava facendo più fitta e gli alberi sempreverdi a lato della strada si stavano imbiancando. Quella parte rurale nel nord dello stato di New York era suggestiva come una cartolina natalizia e la tempesta – nonostante le difficoltà che provocava per la guida – ne accresceva il fascino.

    Le colline ondulate erano già ricoperte di una spessa glassa bianca. La luce dorata che usciva dalle finestre delle fattorie metteva in ombra i fienili giganteschi e le sagome delle mucche e dei cavalli risaltavano scure sullo sfondo imbiancato. Sam passò su ponticelli pittoreschi che attraversavano ruscelli argentei uguali a quelli di tante decorazioni natalizie.

    Conosceva bene quella zona, ma il tempo aveva un modo tutto suo di cambiare le cose e Sam iniziava a chiedersi se non avesse già oltrepassato il vialetto d’accesso.

    No, eccola lì.

    La Christmas Valley Farm.

    Per poco non l’aveva sorpassata. Il suo spirito di uomo d’affari gli fece immediatamente notare che l’insegna era sbiadita e che non era nemmeno accesa. Lui non era uno specialista né di alberi di Natale né di altri aspetti del Natale, ma molto probabilmente la gente aveva più tempo di venire a scegliersi un pino di sera che durante il giorno. Lanciò uno sguardo all’orologio. Poteva essere mezzanotte per quanto era buio e invece erano soltanto le otto.

    Sam imboccò bruscamente il viale e la macchina sbandò leggermente. Passando notò un cartello con scritto In vendita, ancora più sbiadito e meno visibile dell’insegna dell’azienda. Sulla neve c’erano le tracce fresche delle gomme di un camion e Sam notò subito il punto in cui anche quel veicolo aveva sbandato.

    A un tratto avvertì gli pneumatici dell’auto esitare incerti mentre tentavano di fare presa sul percorso sdrucciolevole. Roba da non credere! Eppure lui aveva un appuntamento! Se avessero voluto fare buona impressione su di lui – per non parlare poi dei clienti interessati a fare un po’ di shopping natalizio anticipato – avrebbero spalato la neve dal viale d’accesso. O almeno così credeva lui.

    A un tratto un’apparizione si materializzò sulla sua destra. Una creatura incappucciata, simile a uno gnomo e tutta china per difendersi dalla tempesta, stava conducendo un pony grassottello verso il lontano bagliore dorato di un fienile.

    Un’altra immagine da cartolina natalizia. Solo che quando i fari illuminarono il pony, l’animale scartò e piombò di colpo davanti all’auto di Sam. Lo gnomo non ebbe il buonsenso di lasciarlo andare, cadde sulle ginocchia e venne trascinato lungo il vialetto.

    Sam procedeva a passo d’uomo, ma non appena pigiò sul freno, sentì l’automobile sbandare e subito dopo udì un tonfo che gli raggelò il sangue.

    Arrestò completamente il veicolo e balzò fuori precipitandosi davanti alla macchina. Lo gnomo era in ginocchio e sputava neve, ma l’auto non l’aveva nemmeno sfiorato. Il pony grassoccio dalla criniera nera e scarruffata era quasi sotto il suo paraurti e agitava in aria le zampe piene di neve. Un istante dopo però con un nitrito adirato si rimise in piedi di scatto e gli rivolse uno sguardo che gli parve carico di rancore, quindi barcollò fin sul lato della strada per poi voltarsi a fissarli con un altro sguardo truce. Sam si mosse verso di lui, ma l’animale indietreggiò di un passo ogni volta che lui avanzava di uno.

    «Non provarci nemmeno a riprenderla... Tanto ti scapperà» lo avvertì lo gnomo ancora in ginocchio con una voce però sorprendentemente femminile.

    E aveva ragione: quando lui si fermava, si fermava anche il pony. Comunque aveva cose più urgenti a cui dedicare la propria attenzione. «Stai bene?» chiese inginocchiandosi accanto a lei. «Ma perché diamine non hai mollato la presa quando quel dannato animale è scappato? Per poco non ti ha trascinato sotto le ruote della macchina!»

    «Se non ci avessi messo un’ora e mezzo a prenderla, avrei anche potuto farlo.»

    Qualcosa in quel tono di voce seccato e tagliente, ma al tempo stesso roco e dolce, lo fece rabbrividire. Trovò il bordo del cappuccio e glielo scostò dal viso, consapevole di agire con il fiato sospeso.

    Il copricapo le cadde sulle spalle e Sam si ritrovò a fissare gli occhi più belli che avesse mai visto. Erano di un incredibile color nocciola, in parte castani, in parte verdi, con tratti dorati.

    Avrebbe dovuto riprendere a respirare, ma non lo fece. I capelli castano chiaro, illuminati per un istante dalla luce lontana del fienile, assunsero una sfumatura color miele. Uscivano disordinati dal cappuccio, ma sembrava che avessero iniziato la giornata raccolti sulla testa, senza che nemmeno una ciocca fosse fuori posto. Ormai però una parte era sfuggita alla fascia e il resto era spettinato dall’elettricità statica generata dal cappuccio.

    Riconoscendola poi gli si mozzò il respiro.

    Hanna Merrifield era cresciuta e non somigliava affatto a uno gnomo.

    2

    Sam osservò Hanna consapevole di essere sbalordito. Sotto quell’enorme giacca ridicola e ingombrante – l’aveva chiaramente indossata sopra quello che sembrava

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