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Un amico da baciare: Harmony Jolly
Un amico da baciare: Harmony Jolly
Un amico da baciare: Harmony Jolly
E-book147 pagine1 ora

Un amico da baciare: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Esiste l'amicizia tra un uomo e una donna? Forse sì e forse no...



Grace Day è l'organizzatrice di eventi più conosciuta di tutta la zona e proprio per questo viene ingaggiata per preparare il grande ricevimento annuale per la raccolta fondi della città. La sfida è alla sua altezza e non vede l'ora di mettersi all'opera. Il suo entusiasmo aumenta quando scopre che al gala parteciperà anche il suo vecchio amico Rory Adams, l'idolo di tutte le ragazze. Sono più di otto anni che non si vedono e ora, forse, Grace avrà il coraggio di confessargli che da piccola era innamorata persa di lui. Ma ora? Grace ha paura che appena lo rivedrà i vecchi sentimenti torneranno a galla mandando il suo cuore in tilt. Lo bacio, così non ci penso più!
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2018
ISBN9788858982358
Un amico da baciare: Harmony Jolly
Autore

Cara Colter

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un amico da baciare - Cara Colter

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Battle for the Soldier’s Heart

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2012 Cara Colter

    Traduzione di Paola Picasso

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-235-8

    1

    C’erano ovunque dei pony Shetland.

    Brucavano l’erba alta che circondava il parco giochi dei bambini e le fronde dei salici piangenti che crescevano sull’argine dello stagno delle anatre.

    Molti avevano trovato un varco nella rete metallica e mangiavano voracemente il tappeto erboso del Mason Memorial Soccer Field.

    Uno aveva affondato il muso nei resti di una torta di compleanno e un altro, caracollando intorno alla piscina, si trascinava dietro uno striscione con la scritta: Buon compleanno Wilson Schmelski.

    Ritto sul ponte che immetteva nel parco Pondview, il più bello della città di Mason, Rory Adams contò ben otto pony in libertà.

    E una sola persona che cercava di prenderli, urlando ordini e improperi.

    «Ehi tu, dannato mostriciattolo! E tu, razza di un ingrato!»

    La donna correva a destra e il cavallo si spostava a sinistra. Se ci fosse stato qualcun altro, Rory avrebbe riso, udendo quelle parole. Così invece si accigliò. Quando aveva parlato al telefono con Gracie Day, non aveva riflettuto sul tempo che era passato. Nella mente aveva conservato l’immagine di lei a quattordici, quindici anni. Una ragazzina tutta lentiggini, apparecchio sui denti, ginocchia sbucciate, impertinente e irritante.

    A lui, di sei anni più grande, Gracie, la sorella minore del suo più caro amico, era sempre parsa una bimbetta insignificante. Non l’aveva considerata una ragazza. Eppure a quell’epoca le ragazze erano il suo interesse maggiore.

    L’ultima volta che l’aveva vista era stato a ventun anni, quando stava partendo insieme a Graham per la loro prima missione in Afghanistan e lei, furiosa e piangente, gli aveva urlato: Ti odio! Come hai potuto convincerlo a partire?

    Graham aveva aperto la bocca per risponderle che in realtà l’idea di giocare al soldato era stata sua, ma quando Rory gli aveva assestato una gomitata, aveva capito al volo.

    Lascia che mi giudichi colpevole, che agli occhi di tua sorella sia io il cattivo soggetto.

    Il ricordo lo fece impallidire. Lui e Graham si erano guardati le spalle centinaia di volte dopo quel giorno, salvo la volta che aveva contato di più...

    Rory scacciò quel pensiero e si concentrò sulla donna che dava la caccia ai pony: la sorellina di Graham.

    Gracie Day era minuta e snella ma aveva delle curve deliziose nei punti giusti. I suoi capelli castani, che all’inizio della giornata dovevano essere stati pettinati alla perfezione, si erano arresi all’umidità e alla corsa nei campi e adesso, rabbiosi come la loro proprietaria, le si ammassavano selvaggiamente sulle spalle nude, dorate dal sole.

    Era abbigliata con eleganza. Indossava un prendisole color crema con sandali abbinati che dovevano essere stati perfetti per la festa di compleanno che aveva organizzato, ma che per la caccia ai pony erano una pessima scelta.

    L’abito era tutto spiegazzato, una spallina le scendeva sul braccio e i tacchi dei sandali si conficcavano nel terreno a ogni passo.

    «Sai di che cosa è fatta la colla? Lo sai?»

    In lei c’era ancora la ragazzina che era stata a quattordici anni e minacciava di riemergere sotto la compassata, fredda Gracie Day che gli aveva risposto al telefono quel giorno.

    «Ho bisogno di parlarti» le aveva annunciato quando finalmente era tornato a casa. A quell’epoca Graham era già morto da sei mesi e lui voleva dirle la verità.

    Non c’era riuscito.

    «Non capisco di che cosa dovremmo parlare» era stata la sua risposta e lui aveva respirato di sollievo.

    Raccontarle com’era morto Graham e la parte che lui aveva avuto in quella tragedia non sarebbe stato facile. Non era un codardo e di solito non evitava le prove più difficili, ma in quel caso era stato grato del rinvio.

    Un brivido gli corse lungo la spina dorsale. Dicevano che derivava dal senso di colpa di chi sopravviveva, ma nel cuore sentiva che se il fratello di Gracie non era tornato a casa, la colpa era sua.

    A un certo punto, invece di essere un diversivo, fare il soldato era diventata una professione per entrambi e Graham durante la terza missione in Afghanistan era stato colpito da una pallottola.

    Rory si svegliava ancora quasi ogni notte, sudato e con il cuore che batteva forte.

    Due ragazzini. Aveva esitato a sparare perché erano molto giovani. Poi d’improvviso un fuoco violento. Dov’era Graham? Laggiù. Strisciando carponi lui lo aveva riportato indietro e cullato tra le braccia.

    Sangue, un mare di sangue.

    Ma il sogno s’interrompeva prima della conclusione. Mancavano delle parole che al risveglio tentava invano di ricordare.

    Il sogno non gli spiegava mai quello che aveva bisogno di sapere. Erano stati quei due ragazzi a sparare? Avrebbe dovuto agire in modo diverso? Spingere Graham dietro di sé e farsi colpire al suo posto?

    Occupati di Gracie. Era stata una preghiera appena bisbigliata.

    Non si poteva prendere alla leggera la supplica di un moribondo. Soprattutto un moribondo che era stato il suo più caro amico per più di dieci anni. Così, tornato a casa dopo sei mesi, aveva tentato di contattarla.

    Aveva telefonato a Gracie due volte ed era stato sollevato nel sentirsi respingere. Il sogno era già abbastanza brutto senza doverle spiegare quello che era successo, pur cercando di risparmiarle il lato più crudele.

    Durante la sua assenza, l’azienda che aveva aperto insieme a suo fratello, una ditta di grafica per le auto da corsa, aveva avuto un enorme successo e stava diventando famosa nel mondo.

    Concluso per sempre il servizio militare, lui si era ritrovato inaspettatamente pieno di risorse.

    Una di queste era Bridley O’Mitchell. Ufficialmente la sua segretaria personale, ufficiosamente la sua arma segreta.

    Bridley O’Mitchell, mezza età, inglese, imperturbabile, poteva fare qualunque cosa.

    A volte Rory cercava di trovare qualche sfida impossibile da proporle.

    Potresti portare del gelato ai grafici che stanno lavorando sulla grafica della Saudi Airplaines? So che c’è poco tempo, ma puoi reperire dodici biglietti per la partita di hockey? Mi piacerebbe avere due koala e un paio di canguri per la partenza del tour organizzato dalla Ditta Aussie.

    Trovare qualcosa su Gracie Day era stato un gioco da bambini per Bridley.

    La relazione su Gracie era stata poco interessante. Aveva rotto il fidanzamento con il ragazzo che Graham aveva detestato, aveva diretto con successo una ditta che organizzava vari eventi, la Day of your life. La sua agenzia era la migliore per organizzare matrimoni, anniversari ed eventi speciali.

    Di recente era stata scelta per predisporre la più importante raccolta di fondi a favore dei veterani feriti e delle loro famiglie, la Warrior Down.

    Ma la perla di Gracie erano le feste di compleanno dei figli di personaggi politici, medici e avvocati. Ingaggiava dei pagliacci. Sistemava le piattaforme elastiche per saltare, se possibile reperiva un mago e predisponeva i fuochi artificiali. I pony dovevano essere stati un’aggiunta finale dopo che Bridley gli aveva consegnato la sua relazione.

    Gracie Day organizzava quel genere di feste che lui non aveva mai avuto. Non ricordava che un suo compleanno fosse mai stato festeggiato, a parte una memorabile occasione in cui sua madre era finita con la faccia nella torta. Quanti anni aveva avuto? Sei? Dopo quella volta, non aveva più voluto essere festeggiato.

    Persino la breve indagine che aveva svolto risvegliava brutti ricordi. Meglio restare ai fatti. Gracie se la stava cavando bene.

    Era stato Graham a pregarlo d’interessarsi di sua sorella e lui aveva voluto vedere con i suoi occhi che stesse bene. La sua ultima telefonata risaliva alla settimana precedente.

    Gracie gli aveva assicurato che stava magnificamente, eppure nella sua voce era suonata una nota stonata. Non riusciva a individuare quale vibrazione l’avesse colpito. Uno stridore nel tono brioso? Una ritrosia, come se avesse un segreto che non intendeva rivelargli?

    Di qualunque cosa si trattasse, gli era rimasta dentro come un tarlo e il bisogno di vederla era divenuto urgente. L’istinto, che era diventato una parte dominante di lui quando era soldato, non gli aveva permesso d’ignorare quella nota.

    Una piccola bugia alla segretaria di Gracie l’aveva indirizzato da quelle parti. «La mia azienda è una degli sponsor del Warrior Down. Ho bisogno di parlare di persona con lei al più presto.»

    Come aveva previsto, alludere al progetto di Gracie gli aveva fornito tutte le informazioni che voleva. Si sentiva colpevole per aver mentito?

    No. Il rimorso riguardava le persone sensibili e lui non lo era. Sia in famiglia sia dopo, sui campi di battaglia, era stato quell’aspetto del suo carattere a farlo restare vivo. Non permetteva alle emozioni di toccargli il cuore.

    Tuttavia la morte di Graham... Rory allontanò quel pensiero e si concentrò su Gracie che stava inseguendo un pony bianco e nero.

    Quando fece per acchiapparlo, il cavallo sgusciò da un lato e le sfuggì. A quel punto si voltò a guardarla, ruminando un ciuffo d’erba.

    Gracie lo rincorse ma i suoi tacchi alti affondarono nel terreno ancora molle per le recenti piogge e uno si spezzò con un suono secco che arrivò fino a Rory.

    Esaurito lo scarso autocontrollo che possedeva, lei si sfilò un sandalo e glielo scagliò contro. Il cavallo scartò di lato, evitando di essere colpito.

    «I cavalli cattivi diventano colla» gridò lei. «E cibo per cani. Ti piacerebbe trasformarti nella colazione di un mastino?»

    Rory ridacchiò. «Ehi» mormorò tra sé. «Un simile comportamento è indegno del tuo abbigliamento, signorina Day.»

    In verità preferiva la signorina Day che lanciava i suoi sandali contro un pony alla professionista fredda e riservata che gli aveva risposto al

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