Una scommessa in corsia: Harmony Bianca
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Mentre si sfidano in una competizione internazionale, Kate e Georgia, amiche per la pelle, non immaginano che i loro cuori sono entrati nel mirino di due sexy dottori.
Arrivato a Praga per partecipare a un'importante competizione medica, Luke Anderson non si aspettava certo di rivedere la sua vecchia amica Kate Saunders. L'attrazione che ha sempre vibrato tra loro non è scemata col tempo, anzi. Tuttavia, dopo essere rimasto scottato dal fallimento del suo matrimonio, Luke non ha più un lieto fine in cui credere. Fino a quando non gli torna in mente il patto che aveva stretto con Kate ai tempi del college: se ci ritroveremo entrambi single a trentacinque anni, allora ci sposeremo! Può essere che sia proprio Kate la donna che ha aspettato per tutto questo tempo?
Alison Roberts
Tra le autrici amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Una scommessa in corsia - Alison Roberts
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Prologo
«Penso che ci siamo perse.»
Kate Saunders fece rallentare il SUV di cui era alla guida, per prendere un altro tornante di quella strada di montagna che sembrava infinita e si faceva sempre più stretta man mano che la foresta diventava più fitta e incombente. Si girò verso la compagna. Georgia era la sua migliore amica e anche la sua coinquilina. «Di chi è stata la brillante idea di iscriversi al Torneo di Pronto Intervento Medico? Tua, se non sbaglio.»
«È come un'avventura» affermò Georgia con un sorriso. «Ammettilo... ti stai già divertendo.»
Kate sbuffò, inclinando la testa di lato per far scrocchiare il collo. «I viaggi in automobile non sono mai divertenti, e quello dalla Scozia alla Slovacchia è oltretutto lunghissimo. Inoltre non ho mai sentito nominare la città dove siamo dirette.»
«Raková è una località sciistica. E questo è il più grande torneo del suo genere. Sono anni che ne sento parlare... da quando sono diventata paramedico.»
«Be', io non avevo mai saputo nulla a riguardo.»
«Perché tu sei un medico, e voi medici non siete tipi avventurosi.»
«Già...» Era vero. Kate si era concentrata sulla carriera dall'età di ventidue anni, quando era stata accettata all'università.
Sospirò ripensando al momento che si era lasciata convincere a partecipare a quella gara. Qualche mese prima, infatti, aveva festeggiato il suo compleanno con Georgia e, come regalo, l'amica aveva pensato di iscrivere entrambe al torneo nella categoria medico-paramedico. Aveva addirittura già prenotato gli alberghi a Londra e in Germania per spezzare il viaggio. In quel momento festoso, grazie anche all'effetto dello champagne, era sembrata a tutt'e due una splendida idea. Ma ora Kate non ne era più tanto sicura.
«Siamo almeno uscite dalla Polonia?» chiese all'amica.
«Già da un bel po'. Non manca molto.»
«Non possiamo arrivare in ritardo per la registrazione.»
«Non preoccuparti. Si sono iscritte circa duecento squadre di paesi diversi. Se anche facciamo tardi, ci ritroveremo sicuramente in coda.»
Kate rallentò di nuovo per attraversare un ponte al di sopra di un torrente di montagna. «Non riesco a immaginare di gareggiare con così tanta gente.»
«Siamo suddivisi in categorie, ricordi? Ci saranno squadre di paramedici arrivate da ogni parte del mondo con le loro ambulanze. Non vedo l'ora di partecipare alla sfilata finale, quando tutti attraverseranno i villaggi con le luci e le sirene dei veicoli accese. Dicono si tratti di un'esperienza indimenticabile. Ci sono anche squadre di medici, studenti di Medicina e diverse altre combinazioni. Spero ci siano gruppi come il nostro per fare categoria a sé. Altrimenti sarà necessario competere contro squadre che potrebbero avere fino a quattro componenti.»
«Spero soltanto di non rendermi ridicola. Sono una pediatra abituata a lavorare in ospedale, Georgie. E di solito anche con molte risorse e personale a disposizione. Avresti fatto meglio a portare con te qualcuno specializzato in Medicina d'urgenza.»
«Lavori spesso in Pronto Soccorso, e vivi con me da abbastanza tempo per avere la qualifica di paramedico onorario. Sei perfino venuta in ambulanza qualche volta. Sei in gamba... e chi se ne frega se poi non vinciamo? Siamo qui per divertirci, conoscere persone nuove e... Siamo tutt'e due single e decisamente belle. Hai pensato a quanti uomini potremo incontrare?» disse Georgia con un sorriso malizioso.
«Georgie...» Kate scosse la testa. «Non rinunci mai, vero? Sei appena uscita dall'ultimo disastro sentimentale e vuoi già riprovarci?»
«Oh, non ho intenzione d'innamorarmi. Ma cosa dice il proverbio? Chiodo scaccia chiodo.»
Kate scoppiò a ridere. Ammirava la capacità di recupero di Georgia. Perlomeno la sua amica continuava a provarci, cosa che lei non faceva più da molto tempo. Era così deprimente quando una relazione veniva meno alle aspettative. Il suo sogno di una famiglia con bambini si stava allontanando sempre più. «Il sesso occasionale non fa per me.»
«Sì... sei così all'antica, Kate. Un'inguaribile romantica. Sei ancora convinta che incontrerai quello giusto, sarà amore a prima vista e ci sarà un lieto fine con gli uccellini che svolazzano sopra un tappeto di petali di rosa e...»
«Oh, smettila!» sbottò Kate infastidita. Il tono dell'amica era scherzoso, ma nelle sue parole c'era un fondo di verità.
Era veramente convinta che da qualche parte ci fosse l'uomo giusto, e che vivere insieme felici e contenti fosse possibile, almeno per alcuni fortunati.
E non era da escludere che quello giusto potesse essere in mezzo alla gente che si stava radunando in quel posto in nome di un interesse comune.
Kate si sentì improvvisamente eccitata e provò affetto per la sua amica. La povera Georgia non era mai stata fortunata con gli uomini, quindi non c'era da meravigliarsi che fosse un po' caustica sull'argomento. «Cerca solo di fare attenzione. D'accordo?»
«Naturalmente.»
Kate aveva visto altre volte quell'aria innocente. Georgia le stava sicuramente nascondendo qualcosa. «Hai rinunciato al folle progetto che avevi, quando quel bastardo di Rick ti ha lasciata, vero?»
«Non so di che cosa stai parlando.»
«Sì che lo sai. Quello di rinunciare agli uomini e avere un bambino per conto tuo.» Per quanto Kate adorasse i bambini, non riusciva a immaginare di avere una famiglia da sola. Voleva fare le cose nell'ordine giusto. Innamorarsi, sposarsi e soltanto dopo avere un bambino. Georgia aveva solo un anno più di lei. C'era ancora tempo.
«Be'... naturalmente non ho rinunciato del tutto agli uomini. Ho superato la storia con Rick... e anche le altre. Ehi, guarda! Un cartello. Mancano solo quindici chilometri.»
Nemmeno Kate aveva rinunciato agli uomini e magari il destino, grazie alla determinazione di Georgia, l'aveva spinta a partecipare al torneo per una ragione precisa. «Alleluia!» esclamò, sorridendo all'amica. «Siamo quasi alla fine.»
«No. Siamo solo all'inizio» dichiarò Georgia, lanciando un grido con le braccia alzate sopra la testa. «Andiamo!»
1
Non può essere...
«Dai, Kate! Puoi prendere la maglietta più tardi. Dobbiamo registrarci e trovare la stanza.»
Una gomitata fece girare Kate, che riprese immediatamente a muoversi. «Scusa. Pensavo di aver visto qualcuno che conosco.»
«Chi?»
«Luke. Luke Anderson. Andavamo all'università insieme.»
«Uhm...» Georgia percorse con lo sguardo le file di persone davanti ai banchetti. «Riesci a leggere che cosa c'è scritto su quel cartello?»
«I banchetti sono suddivisi in ordine alfabetico a seconda dei paesi di appartenenza. La S è di là.» Stavolta fu Kate a fare strada. Le piaceva quell'organizzazione così precisa, lasciava presagire una competizione senza problemi.
Il personale aveva l'aria stanca. Quanta gente avevano già registrato? Davanti alla sezione che comprendeva la lettera S c'era ancora coda.
Kate osservò quella marea di gente, e vide che alcuni indossavano le divise dell'organizzazione di appartenenza, con tute e giacche rosse o arancio.
C'era parecchio rumore di fondo e sentiva parlare lingue a lei ignote. Molti sembravano conoscersi e si udivano saluti pieni di entusiasmo. Mentre aspettavano il loro turno, cercò di immergersi nell'atmosfera.
«Quindi, questo Luke...» domandò Georgia inarcando un sopracciglio. «È bello?»
«Direi di sì» ammise Kate, guardandosi intorno per capire se l'uomo intravisto un attimo prima era davvero lui. «È alto, con capelli scuri e occhi castani.»
«Oh, adoro gli occhi castani.»
Kate emise un sospiro. Erano donne con più di trent'anni, indipendenti e di successo. Stavano veramente facendo quei discorsi da ragazzine? «Sono cinque anni che non lo vedo. Da quando si è sposato.»
«Oh...» Il tono di Georgia era cambiato. E l'interesse sembrava svanito.
Kate si sentì irritata. «Eravamo molto amici. Ci siamo persi di vista perché la moglie non sopportava che potesse avere un'amica. Mi piacerebbe riprendere i contatti. Non so nemmeno in che parte del mondo viva adesso. Ma è un chirurgo pediatrico. Non penso possa essere in un posto come questo.»
«Scommetto che lui potrebbe dire lo stesso di te.»
Non c'era niente da obiettare, ma ormai erano in cima alla fila e non rimaneva più tempo per i discorsi. Dovevano recuperare la cartellina con le istruzioni e le mappe per il torneo.
Vennero consegnati loro dei braccialetti colorati e i numeri di riconoscimento da appuntare sui vestiti.
«Questi sono i numeri da applicare sull'auto» affermò l'incaricato che parlava un ottimo inglese, anche se con marcato accento straniero. «Questi invece sono i buoni pasto e questo è il numero delle camere. Andate nell'edificio dove sono collocate le stanze e vi mostreranno quali sono le vostre. Alle diciannove non dimenticate di assistere alla cerimonia di apertura. Vi verranno fornite istruzioni. Se vi affrettate, dovreste fare anche in tempo a mangiare qualcosa.»
La stazione sciistica si estendeva su diversi livelli lungo il fianco della montagna, e una strada separava ogni livello con uno zigzag. Su entrambi i lati della strada erano parcheggiati veicoli di tutti i colori. Il rosso e il bianco predominavano, ma ce n'erano di gialli e verdi con strisce e simboli catarifrangenti. Tra le decine di ambulanze, jeep e furgoni, molti dei quali decorati con bandiere e altri accessori, il SUV di Georgia sembrava piccolo e insignificante. Ed era stata parcheggiato così lontano da rendere un'impresa recuperare i bagagli.
«Hai una bandiera scozzese, non è vero?» chiese Kate all'amica.
«Oh, sì...» annuì Georgia. «Una per finestrino. E ho anche un orsetto che suona la cornamusa, da attaccare al paraurti anteriore. Ma possiamo farlo più tardi. Ora sto morendo di fame.»
«Applicherò gli adesivi con i numeri. Erano uno davanti e l'altro dietro, vero? Ti ricordi su quale parte del parabrezza vanno sistemati?»
Georgia scosse la testa. «Basta che siano visibili. Potrai leggere le regole più tardi.»
Kate si fece seria. «Per ora li metto nel vano del cruscotto. Se li attacchiamo nel posto sbagliato, potrebbero non venire più via.»
Georgia smise di tirare fuori le valigie per lanciare a Kate un'occhiata significativa. «Sai che alle volte mi fai sentire come se fossi in giro con mia madre?»
«Se serve a evitare guai, è solamente un bene.»
«Sono adulta, Kate. Posso badare a me stessa» affermò Georgia con un sorriso. «Ma sono contenta che tu sia qui. Sicuramente non verremo eliminate per aver infranto le regole. Ehi... è fantastico che ci sia la nostra categoria. Ci devono essere almeno altre cinque squadre composte da un medico e uno o due paramedici. Magari in una di quelle c'è anche il tuo amico.»
Kate estrasse il manico dalla valigia, cominciando a trascinarla lungo la strada. «No, non credo. Dev'essere stato qualcuno che gli assomigliava. Ho visto decine di uomini alti con i capelli scuri.» Si rese conto solo in quel momento che lo stava ancora cercando. E non smise di guardarsi intorno nemmeno quando furono in fila per farsi dare un piatto di stufato con gli gnocchi.
Nell'area mensa c'erano un bar