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Una dolce medicina: Harmony Bianca
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Una dolce medicina: Harmony Bianca
E-book153 pagine1 ora

Una dolce medicina: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Sydney Harbor Hospital 2
Benvenuti al Sydney Harbor Hospital.
Qui ognuno nasconde un segreto, ma i segreti in questo ospedale non sono destinati a rimanere tali a lungo.

Per Zoe Harper, mamma single, crescere la piccola Emma è una vera e propria sfida da affrontare ogni giorno. Almeno fino a quando l'affascinante ed esotico pediatra Teo Tuala non accorre in suo aiuto. Teo la incoraggia a vivere la maternità con gioia e a trasformare le sbarre che la imprigionavano nelle ali che la possono condurre a una totale e appagante emancipazione. Complici le ammalianti atmosfere polinesiane, Zoe scopre di essere perdutamente innamorata di Teo, ma anche che lui non la potrà mai ricambiare e che il segreto che custodisce lo rende incapace di amare.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2018
ISBN9788858985823
Una dolce medicina: Harmony Bianca
Autore

Alison Roberts

Tra le autrici amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una dolce medicina - Alison Roberts

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Sydney Harbour Hospital: Zoe’s Baby

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2012 Harlequin Books S.A.

    Special thanks and acknowledgement are given to Alison Roberts

    for her contribution to the Sydney Harbour Hospital series

    Traduzione di Giacomo Boraschi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-582-3

    1

    Zoe Harper trasse un lungo sospiro di purissimo sollievo. Il suono fu coperto dall’ululato della sirena sul tetto del veicolo. Le sembrava di avere fatto il suo ultimo turno come paramedico di terapia intensiva solo il giorno precedente invece di... quanti mesi prima? Troppi.

    Abbastanza per farle temere che il lavoro le sembrasse... diverso. Addirittura impossibile, considerati i cambiamenti nella sua vita.

    Aveva preso una decisione coraggiosa che in seguito si sarebbe potuta rivelare disastrosa. Avrebbe potuto condurre la sua vita in un luogo così terribile che lei non osava nemmeno considerarlo.

    Invece sembrava che stesse andando tutto bene. Anzi, benissimo.

    «C’è un traffico pazzesco.» Tom, il suo compagno, cercò d’infilare l’ambulanza in uno stretto passaggio fra due veicoli. «Di’ la verità, avresti preferito stare ancora un po’ a casa con la bambina.»

    A casa con la piccola Emma di cinque mesi invece che diretta verso il luogo di un grave incidente stradale.

    «Nemmeno per sogno» replicò Zoe con un sorriso. «Sono felice di essere qui.»

    Era sincera. Con il lavoro non aveva trovato soltanto il sollievo ma anche la speranza.

    Era una favolosa occasione per riprendere la vita che aveva scelto. Per evadere, sia pure temporaneamente, da quella che era diventata la sua nuova vita. Non si trattava soltanto di un lavoro. Era la possibilità di scoprire se la vera Zoe Harper esisteva ancora, nascosta da qualche parte.

    Lavorare nel primo ospedale universitario australiano sulla sponda del porto di Sydney poteva sembrare la realizzazione di un sogno, ma c’era un problema: l’ospedale si trovava nel centro cittadino e per arrivarvi bisognava fare i conti con il traffico. Anche se la nuova macchina funzionava come un orologio svizzero e il sedile di cuoio era particolarmente comodo, nessun’automobile sportiva era concepita per una persona alta più di un metro e novanta con la corporatura di un giocatore di rugby.

    Teo Tuala fletté le spalle e il collo mentre avanzava di qualche altro metro per poi fermarsi di nuovo. Vicino al ponte vedeva i girofari delle ambulanze e ora sentì il rombo pulsante di un elicottero in arrivo. Se avevano chiamato l’ambulanza aerea, doveva trattarsi di un incidente molto serio. Forse avevano bisogno di aiuto.

    Trovandosi sulla corsia di sinistra, Teo riuscì a uscire dalla coda per andare sulla corsia di emergenza. Un agente in motocicletta che risaliva lentamente la colonna di veicoli occupò lo spazio che lui aveva lasciato libero.

    «Non può fermarsi qui» lo ammonì scuotendo la testa.

    «Sono medico» replicò Teo. «Ho pensato che là potrebbero avere bisogno di una mano in più, nel caso la situazione dovesse essere grave.»

    Il giovane agente cambiò subito espressione. «Salti a bordo, allora. La porto subito sul posto.»

    Man mano che si avvicinavano al luogo dell’incidente, Teo capì la ragione dell’ingorgo. Erano rimasti coinvolti tre veicoli: uno capovolto e parzialmente fracassato, un altro incastrato fra la macchina capovolta e un pilastro del ponte mentre la terza auto aveva bloccato due corsie della tangenziale e ora veniva rimorchiata via.

    I pompieri stavano tranciando le lamiere dei veicoli. L’elicottero si librava sopra la scena dell’incidente, cercando un posto dove atterrare. Gli ululati delle sirene laceravano l’aria mentre arrivavano altre ambulanze. Il rumore era assordante, tuttavia Teo sentì le grida di una persona che doveva essere rimasta intrappolata in una macchina.

    A giudicare dalla voce, sembrava un bambino.

    Con un’occhiata alle persone che affollavano il luogo, Teo individuò il capo dei paramedici. Il giubbotto fluorescente con la scritta Comandante era portato da una donna.

    Teo si avvicinò maggiormente. «Ehi...»

    La donna lo ignorò. Stava parlando con un giovane paramedico. «Sei riuscito ad arrivare al sedile posteriore?»

    «Ci stanno pensando i pompieri. La portiera è bloccata.»

    «E la bambina è in trappola?»

    «Sì. Una gamba è bloccata.»

    «Mettile un collare ortopedico e tienila ferma finché non l’avremo liberata.»

    «Zoe?»

    La donna si volse verso un paramedico in arrivo. A quel movimento i suoi capelli si accesero di riflessi al sole. Aveva la pelle candida, notò Teo, con una spruzzata di lentiggini sul naso e sulle guance.

    «Che cosa c’è, Tom?»

    «Abbiamo bisogno di te. Il livello di saturazione di ossigeno della guidatrice sta precipitando e sul sedile c’è un bambino che non riusciamo a raggiungere. Non riesco a passare, non c’è abbastanza spazio. I pompieri dicono che il veicolo è stabilizzato. Pensavo che tu potresti fare un tentativo.»

    La donna annuì senza la minima esitazione, almeno per quanto Teo poté vedere. «In che condizioni è il bambino?»

    «Non lo sappiamo. Il sedile è capovolto e da quella parte il tetto è parzialmente sfondato. Vedo un braccio. Il bambino dovrebbe avere approssimativamente uno o due anni.»

    «Sono pediatra» interloquì Teo. «Posso aiutarvi?»

    Lei lo avvolse nello sguardo dei suoi occhi verdi, valutandolo rapidamente ma con scrupolosa attenzione. Teo ebbe l’impressione di avere superato un esame. La donna si tolse il giubbotto e lo diede a Tom. «Prendi il controllo» gli ordinò, quindi tolse un altro giubbotto da un contenitore con la scritta Incidenti Gravi e lo porse a Teo. «Ecco, se lo metta e venga con me.»

    Sulla parte posteriore del giubbotto c’era scritto Medico. Gli andava un po’ stretto ma Teo lo indossò mentre seguiva Zoe.

    In pochi secondi giunsero presso i pompieri che tranciavano le lamiere del veicolo. Teo dovette fare attenzione a non calpestare i cavi che connettevano le seghe circolari ai generatori di corrente.

    «Novità?» chiese Zoe.

    «La saturazione d’ossigeno è scesa ancora. La pressione sanguigna continua ad abbassarsi, novantacinque-sessanta. Dobbiamo raggiungere il bambino al più presto.»

    Zoe annuì seccamente. «Appena riusciamo a raggiungerlo, lo intubo.» Si rivolse a Teo. «Resti qui» gli raccomandò. «Cerco di raggiungere il bambino. Se è vivo, lo tirerò fuori e glielo passo. La guidatrice è in condizioni gravi e devo occuparmi di lei al più presto.»

    Teo si domandò se la guidatrice fosse la madre. E il bambino era ferito gravemente? Di solito Teo vedeva i suoi pazienti nell’ambiente asettico di una corsia pediatrica o al Pronto Soccorso. Era la prima volta che si trovava sulla scena di un incidente. La tensione era quasi tangibile.

    Guardò la rossa infermiera conferire brevemente con un pompiere, poi mettersi un casco sulla testa e infilarsi sotto la carcassa della macchina.

    Teo emise un sibilo silenzioso. Non soltanto quella gente lavorava in condizioni proibitive, ma rischiava la vita. In particolare era impressionato da Zoe.

    Perché era una donna?

    In parte, dovette riconoscere, ma c’erano altri motivi. Forse dipendevano da quella donna. Con i suoi straordinari capelli rossi e le lentiggini che la facevano sembrare... più giovane? Più vulnerabile? Ma non si poteva certamente definire vulnerabile una persona che dirigeva i soccorsi in una situazione così drammatica.

    Teo fissò gli stivali neri che si protendevano da sotto il veicolo. Si stavano muovendo mentre Zoe si insinuava nel minuscolo spazio. Sentì il suo rapido scambio di parole con i pompieri dall’altra parte della carcassa.

    Gli uomini risistemarono gli attrezzi meccanici. Per mezzo delle tranciatrici fu aperto un varco nella parte centrale della carrozzeria e un disco di metallo fu tolto come la parte superiore di una scatola di conserva. Teo sentì altri scambi di battute, poi la carcassa si mosse un poco e finalmente, meno di un minuto dopo la scomparsa di Zoe sotto la macchina capovolta, Teo vide che il seggiolino veniva sollevato e passato da un paio di mani all’altro.

    Giunse vicino a lui e all’improvviso Teo capì che era facile concentrarsi anche in mezzo a quella confusione. Gli occorreva soltanto un paziente. Al seggiolino era assicurato un piccolo corpo... un bambino di circa un anno. Non soltanto era vivo ma sembrava in sé.

    Guardò Teo con i grandi occhi pieni di paura.

    «Posatelo per terra» istruì Teo, poi si chinò sul seggiolino e sfibbiò la cintura. «Ecco fatto, piccolino. Vieni qui...»

    Poco dopo anche la guidatrice della macchina fu liberata dalle lamiere. Che fortuna avere un pediatra a disposizione. Zoe avrebbe saputo che cosa fare, ma era felice di non doversi occupare subito del bambino. Doveva occuparsi della guidatrice, le cui gravi ferite furono subito evidenti mentre veniva trasferita su una barella.

    Le costole fratturate avevano danneggiato un polmone. Zoe dovette intubare la donna per permetterle di respirare, poi usò un ago per alleviare la pressione dell’aria e del sangue che si erano accumulati nella gabbia toracica.

    Benché ora la donna respirasse molto meglio, Zoe non sembrava soddisfatta. La pressione sanguigna della sua paziente stava scendendo e non si potevano escludere lesioni interne.

    «Vorrei accompagnarla sull’elicottero» disse a Tom, che si era unito al team per stabilizzare la paziente. «Vorrei tenere lo pneumotorace sotto controllo, se l’equipaggio è d’accordo.»

    «Certamente» dichiarò un paramedico. «Sul nostro elicottero sei sempre la benvenuta, Rossa.»

    Zoe aveva sempre detestato quel soprannome motivato dal colore rosso fuoco dei suoi capelli, però la riportava indietro nel tempo e tutto sommato la cosa non le dispiaceva. Le faceva sentire che apparteneva ancora a quel mondo. «Vuoi raggiungermi in ospedale?» chiese a Tom.

    «Non dovrebbe essere un problema. Informo la centrale, prendo in prestito un partner da un’altra ambulanza e trasporteremo il bambino.»

    «Ah, sì.» Da quando Zoe lo aveva estratto dalla macchina fracassata, non aveva più avuto il tempo di pensare al suo piccolo paziente. «Come sta?»

    «Teo sembra soddisfatto.»

    «Teo?» domandò lei, colpita dall’insolito nome.

    «Sì, il pediatra dell’Harbour Hospital. Un tipo simpatico.»

    «Mmh.»

    Zoe sbirciò l’uomo in distanza. Così si chiamava Teo? Aveva notato la pelle olivastra e i lineamenti che denotavano la sua origine polinesiana.

    Ora teneva in braccio il bambino avvolto in una coperta. Non si accorse dell’occhiata di Zoe perché stava guardando il piccolo.

    E... non soltanto sorrideva, ma irradiava serenità. Come se fosse normale tenere in braccio un bambino sul luogo di un grave incidente. Come se la cosa gli piacesse.

    Era abbastanza vicina per

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