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Senza veli: Harmony Privé
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E-book225 pagine3 ore

Senza veli: Harmony Privé

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Info su questo ebook

Cenerentola sta per diventare molto cattiva!
Ma è possibile che un'eccitante fantasia si trasformi in un romantico lieto fine?


Lainey Kline ha un unico obiettivo prima di lasciare Melbourne per sempre: trasformarsi in una sirena sexy, intrufolarsi al ballo in maschera più glamour della città e sedurre Damian McKnight. Quello che non aveva considerato, però, era che una sola, bollente notte con lui non le sarebbe mai bastata... Adesso Lainey vuole di più, ma se restare nuda davanti a Damian non è certo un problema, spogliarsi definitivamente delle proprie paure è tutta un'altra storia.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2019
ISBN9788858995372
Senza veli: Harmony Privé

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    Anteprima del libro

    Senza veli - Stefanie London

    successivo.

    1

    La scritta di glassa bianca sul fondente al cioccolato era un tantino sbilenca, ma il messaggio era chiaro: Mi mancherete. Un modo dolce, ma originale, per comunicare di aver trovato un nuovo lavoro che l'avrebbe costretta a lasciare Melbourne per trasferirsi a Londra. Una torta al cioccolato. Non per niente, Lainey Kline sapeva che le sue amiche erano golosissime.

    Imogen e Corinna sgranarono gli occhi.

    «E ci lasci così?» fece la prima.

    E la seconda incalzò. «Dici sul serio?»

    «Non è un addio» cercò di minimizzare Lainey usando il tono che aveva provato e riprovato davanti allo specchio. «Diciamo che la nostra diventa... una relazione a distanza.»

    Imogen scosse il capo. «Un mese di preavviso è troppo poco!»

    «Lo sapevi da una settimana e non hai detto niente» sbuffò Corinna, contrariata.

    Sedevano al tavolo da picnic dei genitori di Corinna. Lei viveva per conto suo da tempo, ma le tre amiche non avevano mai perso l'abitudine di incontrarsi nel giardino di casa McKnight, soprattutto d'estate. Le fitte fronde degli alberi secolari, oltre a creare ampie zone d'ombra, attiravano diverse varietà di uccelli: Lainey adorava il loro cinguettio. Di solito lo trovava rilassante.

    Non oggi, però. «Non è stato facile, giuro.» Fissò le bollicine dello champagne che risalivano fino al bordo del calice. «Quando ho prenotato il volo per Londra, avrei voluto urlarlo ai quattro venti. Ma dovevamo essere insieme per dirvelo, e non era facile trovare un momento in cui fossimo libere tutte e tre insieme.»

    Tra la fitta agenda di impegni lavorativi di Imogen e la frenetica vita sociale di Corinna, aveva dovuto aspettare ben sette giorni per fissare un appuntamento con entrambe. Ma avevano un patto di sangue: le notizie importanti andavano dette di persona, e in presenza di tutte e tre. Perché non ci fossero preferenze di sorta.

    Purtroppo non sarebbe stato così ancora per molto, rifletté Lainey provando una stretta al cuore. La sua partenza avrebbe rinsaldato inevitabilmente il rapporto tra le altre due amiche. E lei avrebbe finito per restarne in qualche modo esclusa...

    «Così, diventi la parrucchiera delle celebrità. E chissà, magari un giorno ti vedremo nell'entourage della famiglia reale di Inghilterra.» Imogen si costrinse a sorridere, ma aveva gli occhi lucidi. «Be', mi riferisco al principe Harry, è chiaro. Perché il povero William ormai non ha quasi più niente da pettinare.»

    «Sì, figuriamoci! I reali non li vedrò nemmeno sul balcone di Buckingham Palace.» Lainey si apprestò ad affondare il coltello nella torta, facendo attenzione a non rovinare la scritta. «A parte che non avrò certo il tempo di andarmene a zonzo.»

    Si occupava di acconciature dal giorno in cui, appena sedicenne, aveva deciso di mollare gli studi. Era quindi nel settore da otto anni, e non aveva mai dedicato tutto quel tempo a nessun altro progetto della sua vita. Aveva imparato a leggere i tarocchi, ma si era stufata dopo pochi mesi, e il lavoro come promoter per la Red Bull era durato anche meno.

    Due anni prima, annoiata a morte, nel tentativo di dare una svolta alla sua vita, aveva cominciato a postare le sue acconciature su Instagram. Nel giro di un anno, aveva registrato oltre un milione di follower e alcuni noti brand di prodotti per capelli si erano fatti avanti proponendole interessanti collaborazioni.

    E così, cavalcando l'onda di quella insperata notorietà, era riuscita a ottenere un ghiotto contratto di consulenza da un noto hair-stylist di Londra, che annoverava tra i suoi clienti alcuni grossi nomi del mondo dello spettacolo.

    «Ma starai via solo sei mesi, giusto?» chiese Imogen, attaccando la sua fetta di torta.

    «Per iniziare. Spero che poi mi assumano a tempo indeterminato» dichiarò, ignorando la morsa che le serrava lo stomaco. L'idea di una decisione così drastica le faceva paura.

    «Ci mancherai» sospirò Corinna, cercando lo sguardo dispiaciuto di Imogen. «Ma sono contenta che tu abbia trovato il modo di trasformare la tua passione in un lavoro a tempo pieno. È un'opportunità che non puoi lasciarti sfuggire.»

    La fragranza dell'eucalipto si diffondeva nell'aria e, con la luce calda del sole che andava a posarsi sull'orizzonte, Lainey si chiese se non fosse stato un errore scegliere proprio quel posto per il suo grande annuncio. C'erano così tanti ricordi lì! E per quanto si sentisse elettrizzata all'idea di affrontare quella nuova avventura, il pensiero di dover salutare le sue migliori amiche le procurava quasi un dolore fisico. Era come se il suo corpo rifiutasse l'idea di doversene separare.

    È la decisione giusta. Non sei felice qui, e hai bisogno di buttarti in una nuova avventura.

    «Anch'io sono felice per te» disse Imogen, la voce appena impastata. Era un caso disperato: le bastavano due sorsi di champagne per perdere la bussola. «Però avrei preferito che un lavoro lo trovassi qui.»

    «Ho bisogno di allontanarmi.» Le tremava la voce, scoprì Lainey inorridita. Non doveva lasciarsi prendere dall'emozione, maledizione!

    Imogen aggrottò la fronte. «Allontanarti da cosa?»

    Era davvero tentata di confessare tutto. Ma a che sarebbe servito? E comunque, la decisione era presa. Tra un mese si sarebbe trasferita a Londra. Inutile piangersi addosso.

    «Volevo solo dire che all'estero ci sono più opportunità» riprese. «Qui non c'è nessuna possibilità di crescere. A Martha non importa che mi sia licenziata: due giorni dopo, mi aveva già rimpiazzata. E non ho un legame che mi trattenga a Melbourne. Per fortuna» aggiunse, concludendo.

    Si augurò che l'alcol ingurgitato impedisse a Imogen di intercettare il tono falso della sua voce; Corinna si limitò a inarcare un sopracciglio, ma ebbe il buon gusto di non infierire.

    «Naturalmente conto sulla vostra discrezione» riprese Lainey. «Non l'ho ancora detto a nessun altro, e voglio essere io a farlo.» Guardò entrambe le amiche negli occhi e sorrise nel vederle annuire. «Preferisco che lo sappiano da me.»

    Le trattative, prima di finalizzare il contratto, erano andate avanti per due mesi, ma Lainey non aveva detto niente ad anima viva fino a che non aveva prenotato il biglietto per Londra. Un po' per scaramanzia, un po' perché ancora stentava a crederci: anche adesso le sembrava tutto surreale!

    «Hai già una lista delle cose da fare prima di lasciare la madrepatria?» domandò Corinna. «Fossi in te, ne avrei almeno una mezza dozzina.»

    Una in particolare in effetti c'era. La decisione di partire era stata presa sicuramente per realizzare certe ambizioni professionali, ma principalmente per lasciarsi alle spalle la futilità della sua situazione a Melbourne. Aveva fatto una enorme, ridicola, monumentale cazzata.

    Un'azione che un giorno avrebbe potuto documentare nel libro delle sue memorie, nel capitolo intitolato: Mille e uno modi di arrovellarsi.

    Nel corso degli anni, Lainey si era presa una cotta colossale per l'unico ragazzo che non avrebbe mai potuto avere, semplicemente perché non l'aveva mai nemmeno degnata di uno sguardo: il fratello maggiore di Corinna.

    Peggio ancora: vedere Damian McKnight sposarsi, divorziare e poi finire nella lista dei Dieci Scapoli d'Oro d'Australia l'aveva dilaniata. Il suo sogno di tramutare certe fantasie in una romantica realtà si era infranto da un pezzo; l'unica soluzione era sparire, andarsene dall'altra parte del mondo, dove avrebbe potuto concentrarsi sulle cose importanti, come la sua carriera, e dimenticare di essere destinata all'infelicità perché il suo principe azzurro non era interessato a lei.

    «Stavo pensando... potrebbe essere l'occasione buona per darti alla pazza gioia» rifletté Corinna. «In questo mese puoi fare quel che ti pare, e poi svignartela senza preoccuparti delle conseguenze. Che ne so? Qualcuno con cui hai un conto in sospeso, una cliente che ti ha dato filo da torcere Ora hai l'occasione di farle un dispettuccio e sparire.»

    «O potrei andare a dire a tuo fratello che sono pazza di lui» continuò Lainey, ammiccando.

    Corinna strabuzzò gli occhi, si portò una mano sulla gola... e le tre amiche scoppiarono a ridere.

    Era una cosa su cui scherzavano spesso.

    Imogen e Lainey consideravano Damian un gran bel fusto, titolo solitamente riservato ai fratelli Hemsworth o al Principe Harry di Windsor. Prendere l'argomento in quel modo leggero consentiva a Lainey di tenere segreta l'attrazione che provava per lui; anzi, più esagerava nelle sue esternazioni, più le amiche si convincevano che stesse recitando. Era come giocare a nascondino restando in piena vista.

    Damian era il suo Principe Azzurro, il suo Mr. Darcy, come Harry per Sally. Danny Zucco per Sandra Dee. L'unico uomo che le interessasse sulla faccia della terra.

    «A proposito di Damian» fece Corinna, «lo sapete che si è procurato il biglietto per il Carmina Ball

    «Cavoli!» Imogen strabuzzò gli occhi. «Ci va anche quell'idiota del fidanzato di mia sorella. Senza di lei, tanto per cambiare.»

    I l Carmina Ball era un evento con tanto di red carpet e una sfilata di vestiti d'alta moda da farti uscire gli occhi fuori dalle orbite; Lainey lo seguiva attraverso i filmati che postavano in rete. Vi si partecipava solo su invito degli organizzatori e bisognava sborsare fior di quattrini, poi devoluti in beneficenza.

    «Mi sa che quest'anno il biglietto costa cinquemila dollari» aggiunse Imogen, aprendo la mano e agitandola per aria. «Cin-que-bi-gliet-to-ni!»

    «Sono solo noccioline per molti di loro» fece Lainey, roteando gli occhi. «Comunque, buon per Damian. Sarà contento di essere riuscito a strappare un invito.»

    «E chi può dirlo?» Corinna si strinse nelle spalle. «Ultimamente ha sempre una faccia imbronciata che non vi dico. Continuo a ripetergli di stare attento, perché quel muso lungo potrebbe finire per restargli appiccicato in faccia per sempre.»

    Lainey sospirò. «Io me lo farei lo stesso.»

    Imogen quasi si strozzò col suo pezzo di torta, mentre Corinna rabbrividiva. «Voi due mi date il voltastomaco, giuro.»

    «Andiamo, Cori. Damian è un gran bel maschione. Sarà anche tuo fratello, ma non puoi negarlo.»

    «Non ho intenzione di parlare con voi di certe cose» dichiarò Corinna. «Dicci piuttosto di tua sorella, Immie. Non starai mica insinuando che quel Paperon de' Paperoni del suo fidanzato non poteva permettersi di comprare un biglietto anche per lei!»

    «Le ha detto che preferisce spendere i suoi soldi per portarla in un romantico resort in Thailandia, piuttosto che trascinarla in quella che ha descritto come una noiosa serata di rappresentanza.» Le labbra di Imogen si serrarono. «Secondo me, la verità è che la cornifica con una delle avvenenti signorine che parteciperanno alla serata.»

    «La tradisce!?» Lainey era esterrefatta. «Ma dai! E da quando?»

    «Non lo so di preciso. C'è questa cosa che mi frulla nella testa da qualche tempo. Penny dice che Dan va a Sidney per lavoro per due, tre giorni al mese» spiegò Imogen, che nel frattempo aveva preso a trastullarsi con un orecchino di perla, «ma il mese scorso ero al Boatbuilder Yard con alcuni colleghi dell'ufficio, che mi avevano invitato a bere qualcosa. E lui era lì.»

    «Mentre avrebbe dovuto trovarsi a Sidney?» chiese Corinna.

    «Esatto. Quel pomeriggio chiamai Penny, che confermò. Sì, Dan era a Sidney e sarebbe rientrato la sera dopo.» Assunse un'aria dubbiosa. «Non sapevo che cosa fare, giuro. Dan era in compagnia di una vistosa bionda e sembravano molto intimi. Li ho visti per un momento, poi sono spariti nella folla.»

    «E a Penny lo hai detto?» volle sapere Lainey.

    «Ci ho provato. Ma lei si è infuriata, ha detto che Dan non mi è mai andato a genio. Si è rifiutata di credermi.»

    «Sarà rientrato prima del previsto» ipotizzò Lainey. «Lo hanno richiamato in sede per... che ne so, una riunione urgente. Magari ha una spiegazione perfettamente plausibile.»

    Imogen sospirò. «No, no, sono sicura. C'è sotto qualcosa. Me lo sento. Non so come spiegarlo, ma è così.»

    «E che hai intenzione di fare?» chiese ancora Lainey.

    Imogen tirò fuori il cellulare, cercò tra le foto in memoria e chiamò a video il primo piano di una donna col viso coperto da una maschera. Il velluto di un rosso intenso, tempestato di strass e contornato di vistose piume bianche nascondeva del tutto i tratti del viso.

    «Saresti tu?» chiese Lainey, e Imogen annuì. «Vabbe', ma che significa?»

    «Che ho trovato un modo per intrufolarmi tra gli ospiti del Carmina Ball. Lo beccherò in flagrante e farò in modo che mia sorella non commetta il più grande errore della sua vita, sposando quel lurido verme schifoso.»

    Lainey tornò a fissare la fotografia. Soprattutto la maschera, col suo elaborato disegno di gemme e di lustrini. Riconoscere Imogen, al di sotto, era pressoché impossibile. Con un po' di cerone e una parrucca di un colore diverso di capelli, avrebbe sfidato chiunque a scoprire la sua identità.

    «Tu sei tutta matta» sentenziò Corinna. Le trillò il telefono e si allungò a prenderlo, fissando il display. «È Joe. Scusate, ma devo rispondere.»

    «Ciao Joe!» esclamarono con voce querula Lainey e Imogen quando l'amica si portò il cellulare all'orecchio, e scoppiarono a ridere mentre Corinna si allontanava verso la casa, per parlare in tutta tranquillità.

    «Che amica! Tagliarci fuori così...» si lamentò Imogen, tornando ad afferrare il suo champagne. Era già brilla, ma che diavolo! Tanto valeva sbronzarsi del tutto.

    «Sembra un tipo a posto» fece Lainey. «E una cosa è certa: Corinna se la spassa molto più della sottoscritta. Sono mesi che vado in bianco.»

    Imogen scoppiò in una risatina sciocca. «Cioè sono mesi che la tua vita è priva di inutili complicazioni.»

    «Pensavo ti divertisse ascoltare il resoconto delle mie serate disastrose.» Lainey allungò un dito verso la scritta di glassa, sulla torta. Il messaggio era ormai illeggibile. «Se non altro, riesco a farti fare delle belle risate.»

    Disastrose era decisamente la parola che meglio definiva le sue avventure sentimentali.

    Mentre Corinna aveva un debole per i damerini azzimati e perbenino, lei sembrava avere una spiccata propensione a cacciarsi in situazioni assurde. Era uscito con uno che, aveva scoperto in seguito, aveva l'età di suo padre, due pregiudicati e un giocoliere che lavorava in un circo e che nell'intimità adorava vederla gironzolare con addosso solo un paio di calzettoni a righe, di colore diverso.

    «Sarò anche masochista, ma... sì, in effetti le trovo molto divertenti» confermò Imogen, gustandosi l'ennesimo boccone di torta.

    «Perché masochista, scusa?»

    «Perché so che dopo mi toccherà raccogliere i cocci del tuo cuore infranto. E salvarti dall'abisso.» Gli occhi di Imogen scintillarono e sulla sua bocca apparve un sorriso divertito. «Ricordi quel tizio che voleva trascinarti a Nimben, in quella comune di figli dei fiori? Te l'avevo detto di non andare con lui.»

    «E non ci andai, infatti. Cioè... in effetti partii, ma poi tornai con la coda tra le gambe» riconobbe Lainey, soffocando a sua volta una risatina.

    Doveva ammetterlo, Imogen di solito era la voce della ragione. Il che rendeva ancor più interessante la sua idea di intrufolarsi al ballo senza essere invitata.

    O meglio, se qualcuno intendeva infrangere le regole e farlo con stile, quel qualcuno era Imogen. Lei aveva sempre un piano studiato nei minimi dettagli, imprevisti compresi, e per qualsiasi problema si presentasse, aveva una via d'uscita.

    Sicuramente aveva pensato a tutto.

    «Non sei tornata da sola» le ricordò Imogen, allacciando le braccia. «Mi sono fatta tutta la strada in macchina fino al confine dello Stato e ti ho trascinato a casa con la forza. E quella volta che te ne andasti in campeggio in culo al mondo con quel tizio che si fece arrestare e ti lasciò a piedi in pieno deserto?»

    «E come facevo a sapere che la macchina era rubata?» protestò Lainey. «Comunque ti sbagli: fu Damian a venire a prendermi, quella volta.»

    Imogen rise. «Parli del diavolo...»

    Lainey si girò di scatto. L'oggetto indiscusso delle sue fantasie si era materializzato sulla porta posteriore della casa. Damian McKnight, semplicemente divino con le maniche della camicia a quadretti bianchi e azzurri arrotolate fino ai gomiti e i jeans scoloriti che gli fasciavano le gambe poderose.

    «Parlavate di me?» chiese lui, avvicinandosi. «E che dicevate di bello?»

    Come accadeva sempre, Lainey gli rivolse un sorriso radioso.

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