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L occasione perfetta: Harmony Collezione
L occasione perfetta: Harmony Collezione
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E-book164 pagine2 ore

L occasione perfetta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

"Mi devi una luna di miele..."

Il matrimonio fra Addie Farrell e il ricco e potente Malachi King è durato esattamente un giorno, il tempo necessario perché Addie si rendesse conto che il loro amore non era altro che una finzione. Ora, però, la fondazione benefica che si occupa di bambini di cui lei è fondatrice rischia di vedersi tagliare i fondi, e Addie si trova costretta ad affrontare il marito e la pericolosa attrazione tra loro.

Umiliato dalla improvvisa fuga della sua fresca sposa, Malachi è deciso a cogliere l'occasione di riprendere in mano la situazione. Le concederà i soldi che le servono, a patto che lei torni al suo fianco e gli conceda la prima notte di nozze tanto attesa.
LinguaItaliano
Data di uscita18 mag 2017
ISBN9788858965061
L occasione perfetta: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    L occasione perfetta - Louise Fuller

    successivo.

    1

    Avrebbe dovuto essere al settimo cielo. Una buona pubblicità era ciò che manteneva in vita le piccole organizzazioni benefiche come la sua. Organizzazione che stava facendo ben più che sopravvivere, pensò Addie Farrell, guardando il giornale con un sorriso soddisfatto. Erano trascorsi solo cinque anni da quando la sua associazione, che si occupava di avvicinare alla musica i bambini più svantaggiati della città, aveva aperto le porte, ma il suo successo era tale che presto sarebbe stata in grado di aprire un secondo centro.

    Addie si accigliò. L'articolo che aveva appena letto era assolutamente positivo, persino la fotografia che la ritraeva era perfetta. Allora perché si sentiva tanto giù di morale? Il suo sorriso svanì. Probabilmente perché i riccioli ramati che le ricadevano sulle spalle in un'acconciatura elaborata e l'entusiasmo nei suoi occhi blu le ricordavano una Addie diversa. La Addie che era stata tanto tempo prima, per pochi mesi da sogno, e che avrebbe ancora potuto essere, se Malachi King non le avesse spezzato il cuore.

    Non ci pensare, si rimproverò. L'articolo esaltava il suo duro lavoro e la sua determinazione. Non aveva assolutamente nulla a che fare con quel verme del suo ex marito o con il loro avventato matrimonio.

    Faceva tutto parte del passato, ormai.

    E poi, era sopravvissuta a cose ben peggiori dell'abbandono di Malachi. I suoi muscoli si irrigidirono istintivamente mentre ripensava all'incidente che aveva distrutto il suo sogno di diventare una pianista professionista. Era stato devastante, ma lei non si era arresa e ora svolgeva il lavoro migliore del mondo, portare musica nella vita di bambini che lottavano ogni giorno contro povertà e abbandono.

    Sospirò. Tutto questo avrebbe continuato ad accadere solo se si fosse rimboccata le maniche e avesse assolto i suoi compiti di amministratore.

    Aprì il portatile e iniziò a scorrere le numerose email ricevute. Venti minuti più tardi allungò un braccio a raccogliere una pila di lettere dal tavolo. Trattenne bruscamente il fiato, quando lesse il mittente della prima lettera del mucchio e rimase a fissare come ipnotizzata il logo impresso sulla busta, il battito del suo cuore a un tratto rapidissimo.

    King Industries. Di proprietà del suo ricco, affascinante ex marito, Malachi.

    Il sangue le rimbombava nelle orecchie e istintivamente pensò di stracciare la lettera e disperderne i pezzi nella tiepida brezza di Miami. Poi, con mani tremanti, la aprì e ne lesse il contenuto.

    Dovette rileggerla tre volte prima di riuscire a dare un senso alle parole davanti ai suoi occhi. Non che la lettera fosse mal scritta, tutto il contrario. Era cortese e succinta e la informava che, essendo trascorsi cinque anni, le King Industries avrebbero cessato di finanziare il Miami Music Project.

    Con il cuore che le martellava nel petto, Addie scorse ancora e ancora le poche righe, gli occhi inesorabilmente attratti dalla firma in calce alla pagina. Fu attraversata da una forte rabbia. Era una sorta di scherzo crudele?

    Non si era fatto vivo per cinque anni. Cinque anni. Non una telefonata, non una email, non un messaggio. Niente.

    Era la prima volta che la contattava dal giorno delle nozze e aveva scelto di farlo per mezzo di una lettera formale che le diceva che avrebbe tagliato i fondi alla sua organizzazione! Era un'azione meschina, da codardo, soprattutto perché non aveva nemmeno avuto il coraggio di parlarle di persona.

    Fu scossa da brividi di rabbia impotente. Non gli era bastato aver distrutto i suoi sogni di felicità? Il supporto che garantiva alla sua associazione era l'unica cosa positiva rimasta del loro matrimonio. E ora lui voleva rovinare anche quella. Che razza di uomo poteva fare una cosa simile alla propria ex moglie?

    Provò una fitta allo stomaco ripensando al giorno del loro matrimonio, a come Malachi avesse promesso di amarla, guardandola con un'intensità e un calore che l'avevano illusa fosse sincero. Serrando i denti, osservò il viso che la fissava dalla pagina del giornale. Come hai potuto credere che ti amasse?

    Fece una smorfia. Conosceva la sua fama di donnaiolo impenitente, quando lo aveva conosciuto, ma aveva scelto di credere che fosse cambiato. Chi non lo avrebbe fatto? Con uno sguardo diretto e un sorriso accattivante, Malachi era in grado di convincere chiunque di qualunque cosa.

    Faceva credere ogni giorno ai giocatori dei suoi casinò di poter battere il banco. E aveva fatto credere a lei di amarla.

    Invece non aveva fatto altro che usare la loro relazione per migliorare la propria immagine di cattivo ragazzo. Il loro matrimonio non era stato altro che la bravata di un multimilionario che aveva costruito un impero prendendo tutto ciò che voleva e scartando senza ripensamenti ciò che non gli serviva più. Un uomo che amava giocare.

    Sollevò la testa di scatto, raddrizzando le spalle come un pugile pronto a salire sul ring.

    Forse era arrivato il momento di mostrargli cosa aveva perso.

    Se pensava che quella lettera sarebbe stata la parola fine sul loro matrimonio, si sbagliava di grosso. Molte cose erano cambiate nei cinque anni in cui erano stati separati. Sapeva cosa si nascondeva dietro quel sorriso, ora, e di certo non era più la giovane accecata dall'amore che aveva sposato.

    Prese il telefono e digitò il numero stampato sulla lettera.

    «Buongiorno! King Industries. Come posso aiutarla?»

    Addie prese un profondo respiro e disse rapidamente: «Vorrei parlare con il signor King».

    «Posso sapere il suo nome?»

    Irrigidì le spalle e strinse più forte la cornetta, mordendosi le labbra. Era la sua ultima occasione di cambiare idea, di lasciarsi il passato alle spalle. Fu sul punto di interrompere la chiamata, ma poi chiuse gli occhi e disse d'un fiato: «Addie Farrell».

    Ci fu una pausa. «Mi dispiace, signorina Farrell, non credo di avere traccia del suo appuntamento.»

    «Non ne ho uno» rispose lei, sorpresa e colpita dal tono fermo della propria voce, «ma è importante, vitale, che io gli parli.»

    «Capisco, signorina Farrell.» La segretaria sembrava giovane e nervosa, ma nonostante tutto era stata chiaramente ben addestrata. «Farò il possibile per aiutarla, ma il signor King non parla con nessuno, senza un appuntamento.»

    Aprendo gli occhi, Addie imprecò sottovoce. Certo che no. Malachi era l'amministratore delegato dell'azienda. Le sue chiamate venivano filtrate e solamente le più importanti arrivavano fino a lui. Digrignò i denti. Ma chi poteva essere più importante di sua moglie?

    Nella sua mente, una voce sempre più insistente le diceva di riattaccare, ma fu soffocata dal rombo furioso del proprio cuore. «Parlerà con me» disse lentamente, «gli dia il mio nome.»

    Ci fu un'altra pausa, più lunga. «Questo non posso farlo, signorina Farrell. Ma posso fissarle un appuntamento. O se preferisce lasciare un messaggio...»

    Addie sorrise amaramente. «Va bene» scattò, «gli dica che sua moglie lo cerca. Volevo solo ricordargli che domani è il nostro anniversario.» Il silenzio assoluto che seguì le fece provare un breve lampo di soddisfazione. «Le dispiacerebbe fargli avere subito questo messaggio? Posso aspettare» disse con tono suadente.

    Fuori dal finestrino dell'aereo privato il cielo si estendeva a perdita d'occhio, etereo e incontaminato. Era una vista magnifica, ma Malachi King ne era inconsapevole. Il suo sguardo era incollato allo schermo di fronte a lui, gli occhi grigi scorrevano veloci sulle colonne di cifre che riempivano la pagina.

    «Cos'è successo al tavolo venticinque?» chiese a un tratto, sollevando lo sguardo sull'uomo di mezza età seduto accanto a lui.

    «C'è stato un incidente. Un gruppo di ragazzi che festeggiava un addio al celibato ha creato un po' di confusione, ma ho risolto la questione con discrezione e rapidità, signor King.»

    «È quello per cui ti pago, Mike. Per fare in modo che vada tutto liscio.»

    Guardando i messaggi sullo schermo del cellulare, Malachi fece un rapido sorriso tirato. Se solo fosse stato altrettanto facile occuparsi delle vite complicate dei suoi genitori. Sfortunatamente, Henry e Serena King non sembravano avere intenzione di rinunciare presto al loro caotico stile di vita e, in quanto loro unico figlio, lui non aveva altra scelta se non risolvere i problemi che inevitabilmente si lasciavano alle spalle.

    Si sentì bussare alla porta della cabina ed entrambi gli uomini rimasero a guardare ammirati mentre una snella ragazza bruna che indossava l'uniforme della compagnia aerea privata della King Industries entrava impettita con un vassoio tra le mani.

    «Il suo caffè, signor King. Posso fare altro per lei?»

    Malachi osservò le curve della donna fasciate nel tessuto leggero dell'uniforme blu. Sentì il suo corpo risvegliarsi...

    Posso fare altro per lei?

    Avrebbe dovuto essere uno dei vantaggi del possedere un aereo privato. Sesso ad alta quota con una bellissima donna. Di sicuro era meglio di un film e un pacchetto di noccioline. Lasciò scorrere lo sguardo sul corpo della hostess. Era davvero molto desiderabile. Eppure non sarebbe mai andato a letto con lei. Non solo perché lavorava per lui, cosa che la rendeva assolutamente off limits, ma perché era fin troppo disponibile. Non c'era nessun gusto, nessuna sfida nel portarsi a letto una donna simile.

    «No, grazie Victoria. Solo il caffè.» La sua intonazione era perfetta, educata ma neutrale e pronta a chiarire che il loro rapporto non andava oltre il suo ricordarsi il nome della dipendente.

    Riportò l'attenzione sul suo capo della sicurezza. «Sembra tutto in ordine, Mike. Mi prenderò una piccola pausa, ora, perciò rilassati e goditi il resto del viaggio.» Era un congedo ma, anche in questo caso, espresso con la giusta dose di calore e decisione. Si sistemò più comodamente sul sedile e, sentendo la porta chiudersi alle sue spalle, prese il telefono sul tavolo. «Non passarmi più telefonate, Chrissie.»

    Chiuse il portatile e respirò più volte lentamente. Ora poteva godersi il panorama. Non sapeva esattamente perché, ma per lui era piacevole osservare il cielo estendersi a perdita d'occhio a formare un'immensa, infinita cupola dalle mille sfumature di blu. Era qualcosa che aveva a che fare con i colori?, pensò. Forse. O forse era perché la serenità e la calma che trasmetteva erano tanto diverse dal caos della vita con i suoi genitori.

    Si mosse irrequieto, mentre un ricordo gli si affacciava alla memoria, un paio di occhi dello stesso colore del cielo in quel momento e altrettanto mutevoli, ricordo che fece scattare in lui un immediato campanello d'allarme.

    Digrignò i denti. Cercava di non pensare mai a Addie. Sua moglie. Ma quel periodo dell'anno, quel mese, il giorno successivo, in effetti, lo rendevano sempre particolarmente nervoso. Dovette sforzarsi per calmarsi.

    Sussultò al suono inaspettato del telefono. Lo guardò per qualche secondo incredulo e poi, la bocca tesa per la disapprovazione, lo sollevò. «Spero che sia importante» disse con voce dura.

    Sentì la sua segretaria respirare nervosamente.

    «Mi dispiace signor King... Non volevo commettere un errore. Non l'avrei disturbata, ma ha detto che era una cosa importante perciò l'ho messa in attesa. Ho fatto male?»

    Malachi represse un moto di irritazione. Non poteva che trattarsi di sua madre e come poteva biasimare la sua segretaria? Serena King sarebbe riuscita a trasformare un'unghia rotta in una questione di stato.

    Fece una smorfia, immaginando quale potesse essere l'urgenza della madre. Ti prego, fa' che non sia qualcosa di troppo sordido. O di illegale. «Non c'è problema, Chrissie, le parlerò ora» disse lentamente. Era meglio rispondere subito, perché Serena non sarebbe stata felice di essere liquidata dopo essere stata messa in attesa. E lui non aveva alcuna intenzione di provocare la sua ira.

    «Sì, signore.» La donna esitò. «E buon anniversario per domani, signor King.»

    A un tratto i muscoli della sua mascella si irrigidirono tanto da fargli tremare i denti. La sua mente, subito in allerta, rivisse passaggio dopo passaggio quell'intera conversazione.

    Solo un'altra persona, oltre a lui, sapeva che il giorno seguente sarebbe stato il suo anniversario di matrimonio e di certo non era sua madre.

    Trasse un profondo respiro. «Credo ci sia stato un malinteso.» Abbassando lo sguardo, vide che la sua mano era stretta saldamente al bracciolo del sedile, le nocche sbiancate dalla forza. Con un grande sforzo, rilassò le dita. «Chi hai in linea di preciso, Chrissie?»

    Lei si schiarì la gola e parlò con voce alta e nervosa. «M... mi dispiace, signor King» balbettò, «credevo

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