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Passione e sospetti: Harmony Collezione
Passione e sospetti: Harmony Collezione
Passione e sospetti: Harmony Collezione
E-book156 pagine2 ore

Passione e sospetti: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Formalmente sposati, non le ha mai detto "Ti amo".
Emily Vaillon è costretta a lasciare suo marito. Soprattutto adesso che ha scoperto di aspettare un figlio da lui. L'attrazione tra loro era fenomenale, ma la donna non poteva certo restare accanto a un uomo che non l'amava, e che lei sospettava addirittura di infedeltà.
Ora però Luc è tornato e pretende di vivere vicino a suo figlio. Emily non può rifiutarglielo, e la convivenza forzata si fa sempre più difficile nel momento in cui anche l'antica passione tra i coniugi torna a fare capolino. Insieme a quelle familiari sensazioni, nel cuore della donna tornano a crescere anche i sospetti sull'assistente personale di Luc, e sul passato che i due condividono.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2020
ISBN9788830518414
Passione e sospetti: Harmony Collezione
Autore

Chantelle Shaw

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Passione e sospetti - Chantelle Shaw

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Frenchman’s Captive Wife

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Chantelle Shaw

    Traduzione di Carla Maria De Bello

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-841-4

    Prologo

    Agosto

    «Di certo non abbiamo costretto Jean-Luc a sposarti!» disse Sarah Dyer con tono incisivo. «Anche se devo ammettere che c’è stato un buon incentivo finanziario.»

    «Oh, Dio!» Colta da un’improvvisa sensazione di malessere, Emily si voltò di scatto e si allontanò da sua madre.

    Durante il periodo estivo, Sarah aveva sempre trascorso alcune settimane a Hamsptead in compagnia di amici e sebbene lei e la figlia non fossero particolarmente affiatate, era stata la prima persona a cui Emily si era rivolta nel momento del bisogno. Ma più che dimostrarle comprensione, Sarah sembrava divertirsi a girare il coltello nella piaga.

    «Tesoro, devi capire che Jean-Luc Vaillon non è un uomo qualunque. Non si accumula una fortuna senza una condotta decisa e tuo marito è prima di tutto un uomo d’affari.»

    «Lo so, mamma» mormorò Emily esasperata. Non c’era bisogno che qualcuno le ricordasse la dedizione di Luc al lavoro. Se solo avesse creduto che lui l’amava davvero, sarebbe anche stata disposta a sopportare le continue assenze e le ore che trascorreva rintanato in ufficio. Il problema era che suo marito non l’amava.

    «Sai qual è il guaio, Emily? Che sei un’incorreggibile romantica» proseguì Sarah. «Probabilmente Jean-Luc ha davvero avuto un’avventura con la sua assistente personale, ma tu sei sua moglie ed è nell’interesse di tutti noi che tu rimanga tale. Una gravidanza inaspettata può provocare un grande stress» aggiunse osservando il pancione di Emily, «e, per dirla tutta, immagino che tuo marito sia un uomo estremamente virile. Una volta che il bambino sarà venuto al mondo, vedrai che tutto tornerà alla normalità.»

    Ma qual era la normalità?, si domandò Emily mentre arrancava faticosamente attraverso la brughiera.

    Subito dopo le nozze si era resa conto che il suo ruolo nella vita di Jean-Luc era esclusivamente relegato alla camera da letto. L’intensa attrazione sessuale che avevano condiviso dal primo istante in cui si erano conosciuti era stata la sola e unica forma di comunicazione ed era tutto ciò che li accomunava..

    C’era molto fermento nella brughiera: le risate dei bambini echeggiavano nell’aria e le famiglie approfittavano della calda luce del tramonto. Quando Emily si fermò a osservare un uomo che faceva volare un variopinto aquilone insieme al figlio, qualcosa scattò nella sua mente. Emise un gemito roco, come quello di un animale ferito poi, istintivamente, si portò le mani alla bocca nel tentativo di trattenerlo. Non poteva permettersi di crollare adesso, non lì, ma al pensiero che il suo bambino non avrebbe mai goduto di simili, spensierati momenti in compagnia del padre, le gambe cedettero.

    Forse sarebbe dovuta rimanere con suo marito; almeno per il bene della creatura che cresceva dentro di lei, avrebbe potuto chiudere un occhio sul fatto che fosse un bugiardo infedele.

    Ma Jean-Luc non voleva quel bambino, così come non voleva lei. Lo sguardo terrorizzato che le aveva rivolto alla notizia della gravidanza continuava a perseguitarla e la freddezza con cui l’aveva trattata non aveva fatto altro che rafforzare la convinzione che il loro matrimonio fosse stato solo un terribile sbaglio.

    Da quanto tempo andava avanti la tresca tra Luc e la sua assistente?, si chiese avvilita.

    Erano anni che Robyn Blake lavorava per lui e, dal momento in cui era stata assunta, non aveva perso occasione per ostentare il rapporto speciale che li univa: non era semplicemente un membro dello staff, ma la vedova si suo fratello.

    Seppure invano, Emily aveva sempre cercato di ignorare la profonda gelosia che nutriva nei confronti di Robyn, ma ora che possedeva la prova inconfutabile della loro relazione, il dolore per il tradimento era insopportabile.

    E il bambino? L’eccitazione che aveva provato il giorno in cui l’ecografia aveva rivelato che aspettava un maschietto era stata immediatamente sopraffatta dal dispiacere che Luc non le fosse accanto. Amaramente si era resa conto che, di tutte le delusioni che suo marito le aveva procurato, quella era di sicuro la peggiore. Non si era neppure preoccupato di presentarsi in ospedale per vedere la magica, granulosa immagine del piccolo, e lei non aveva potuto far altro che riconoscere l’angosciante verità: a Jean-Luc non importava nulla di loro.

    Avergli confessato di aspettare un bambino non aveva provocato alcun mutamento nel suo atteggiamento distaccato, e con il passare del tempo la situazione era sembrata addirittura peggiorare. Per questo motivo Emily aveva deciso di andarsene, per impedire al figlio di capire che il padre aveva una pietra invece del cuore.

    Con uno smorzato singhiozzo si trascinò sul ciglio della strada.

    «Dove la porto?» le domandò il tassista sorridente mentre lei prendeva posto all’interno dell’abitacolo. Per un attimo fu colta dall’indecisione e l’indirizzo dell’attico di Luc a Chelsea indugiò sulle sue labbra.

    Avrebbe dovuto dargli un’ultima possibilità? Esisteva forse una spiegazione razionale al fatto che avesse trascorso la notte con Robyn piuttosto che tornare a casa? Niente riusciva ad allontanare l’immagine di suo marito che faceva l’amore con la sua splendida segretaria.

    È finita, devi fartene una ragione, disse brutalmente a se stessa, morsicandosi le labbra fino a farle sanguinare. Lui non l’amava e, a dire la verità, non aveva mai preteso che lei facesse diversamente.

    La confessione di Sarah a proposito dell’accordo finanziario che aveva portato al matrimonio non fece che confermare ciò che era ormai ovvio. Eppure lei lo amava infinitamente, era la sua ragione di vita.

    In quell’istante il bambino scalciò, riportandola alla realtà: adesso era lui l’unico scopo della sua esistenza!

    Con fierezza sollevò lo sguardo e diede con voce sicura l’indirizzo della sua amica Laura all’autista impaziente.

    1

    San Antonia. Un anno dopo

    «Sicura di aver preso tutto? Passaporto, biglietti, le chiavi dell’appartamento?»

    «È tutto sotto controllo, smettila di agitarti» rispose sorridente Emily all’amica. «Hai già abbastanza cose di cui preoccuparti. Il taxi è arrivato.»

    I giorni degli arrivi sono sempre movimentati, pensò mentre seguiva Laura attraverso il cortile. In passato la casa colonica di San Antonia era stata un tranquillo rifugio per il fidanzato di Laura e i suoi numerosi amici artisti, ma da quando Nick l’aveva convinta a raggiungerlo in Spagna tutto era cambiato. Insieme avevano aperto una scuola di cucina, riscuotendo un enorme successo e soddisfacendo frotte di turisti entusiasti di prendere lezioni da uno chef che si era guadagnato innumerevoli medaglie nel miglior ristorante di Londra.

    Emily era soddisfatta di essere riuscita ad aiutarla nell’organizzazione del soggiorno degli ospiti, ma ora era giunto il momento di tornare in Inghilterra e di riprendere il controllo della sua vita.

    «Spero che te la caverai» sussurrò all’orecchio di Laura osservando la vivace comitiva che si snodava davanti all’autobus. «Starò via un paio di mesi, giusto il tempo di regolarizzare il divorzio.»

    «Temo che le cose andranno un po’ più per le lunghe, te lo dico per esperienza. Il mio mi è costato un anno e una fortuna in denaro» ribatté lei seria.

    «Non prevedo complicazioni» affermò Emily con un’alzatina di spalle. «Luc sarà felice di porre fine al matrimonio.» Specialmente stando alle foto che i tabloid inglesi avevano recentemente pubblicato.

    Nel rivedere i suoi perfetti lineamenti abbronzati, per un istante il suo cuore aveva smesso di battere ed era rimasta scioccata per la sua stessa, inaspettata reazione. Ma ciò che più l’aveva colpita era stata la prorompente bellezza della nuova compagna di suo marito, Robyn Blake, proprio colei che aveva fatto da catalizzatore nella decisione di Emily di porre una fine legale a quel farsesco matrimonio. Era il momento di lasciarsi il passato alle spalle; aveva un bambino, adesso, una fiorente attività a cui dedicarsi e la libertà di vivere nel modo che preferiva. Dopo aver lottato duramente per recuperare un po’ di autostima, era ora di sciogliere i vincoli legali che ancora la legavano a Jean-Luc Vaillon.

    «Che impressione pensi ti farà rivedere tuo marito?» le domandò Laura.

    «Con un minimo di fortuna potrei anche evitare di incontrarlo. Non voglio nulla da lui, tanto meno il suo denaro.»

    «Hai tutti i diritti di chiedere il mantenimento di Jean-Claude» sottolineò l’amica. «Dopotutto, Luc è il padre e non gli farà certo male sborsare qualcuno dei suoi milioni.»

    «No!» esclamò Emily, irritata. «Mi prenderò cura di mio figlio io stessa. Luc non ha mai desiderato un bambino. Secondo lui, il suo concepimento è stato solo un errore e mi rifiuto di far leva su Jean-Claude solo per estorcere ai Vaillon un po’ di denaro. Me la caverò, non temere» assicurò raggiante all’amica.

    In teoria, tutto sembrava estremamente semplice. Si sarebbe messa in contatto con Luc tramite una terza persona e, nel caso in cui lui avesse espresso un qualche interesse nei confronti del figlio, gli avvocati avrebbero stabilito i termini per la custodia.

    Emily non credeva che ci sarebbero stati problemi, eppure, osservando il piccolo che dormiva nel passeggino all’ombra del parasole, fu colta da una sorta di presentimento. Niente di ciò che riguardava Jean-Luc Vaillon poteva considerarsi semplice. Era un uomo pieno di segreti e, nonostante fossero stati sposati per più di due anni, lo conosceva a malapena.

    «Guarda! Deve trattarsi di qualche celebrità.» La voce di Laura si insinuò tra i suoi pensieri, inducendola a rivolgere l’attenzione a un’elegante limousine parcheggiata proprio a fianco del pullman dei turisti. «Spero si rendano conto che si tratta di una vacanza-lavoro. Non posso perdere tempo dietro ai capricci di viziate milionarie che non sanno neppure far bollire un uovo. Il tassista sembra felice di accompagnarti all’aeroporto» aggiunse Laura mentre si incamminava verso gli ospiti per dare loro il benvenuto. «Abbi cura di te. Non appena tornerai, festeggeremo la tua nuova vita da donna libera.» La baciò sulla guancia e si dileguò.

    Emily diede una rapida occhiata alla carrozzina e, constatando che Jean-Claude stava dormendo profondamente, decise di allontanarsi qualche minuto per caricare i bagagli.

    «Come sta, Enzo? Tutto bene?» salutò l’autista che copriva abitualmente il tragitto tra San Antonia e l’aeroporto.

    «Hola, Señora, oggi è particolarmente carina.»

    Trascorsero circa cinque minuti parlando dell’estesa famiglia di Enzo e, quando Emily si voltò verso il passeggino, lo trovò vuoto. Pensò che Laura avesse portato in casa il bambino, eppure si sentì comunque gelare il sangue. Qualcosa la spinse a guardare in direzione dell’auto parcheggiata all’estremità opposta del cortile.

    Per un attimo credette che si trattasse di un gioco di luce, di un miraggio dovuto al caldo sole di mezzogiorno, ma trasalì quando si rese conto che non era affatto un’illusione.

    Definirlo bellissimo era riduttivo, pensò tramortita. L’imponenza di quell’uomo e la fiera ampiezza delle spalle sotto l’elegante giacca la fecero tremare.

    L’aria era calda e non soffiava un filo di vento, eppure Emily non riuscì a trattenere un brivido quando i suoi occhi incrociarono quelli freddi e grigi del visitatore: aveva sempre la stessa espressione gelida, colma di arroganza, crudeltà e potere.

    «Luc!»

    Frastornata chiuse gli occhi, come se così facendo potesse liberarsi della sgradita immagine che le si presentava davanti; quando li

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