Non cadere in tentazione: Harmony Destiny
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Info su questo ebook
Il primo errore commesso da Kane Dennison è stato quello di portare la bellissima e passionale Willow Nelson a casa sua. Lei aveva bisogno del suo aiuto, è vero, ma per prestarle soccorso nel modo più accurato possibile, Kane ha pensato bene di trascorrere con lei una notte di fuoco.
Il suo secondo errore è stato quello di cedere alla passione, divorante, impetuosa. Perché quella donna merita più di una sola notte travolgente, mentre per lui l'amore è da sempre off limits. E nemmeno la dolcezza e la sensualità di Willow riusciranno a fargli cambiare idea. Forse...
Susan Mallery
#1 NYT bestselling author Susan Mallery writes heartwarming, humorous novels about the relationships that define our lives—family, friendship, romance. She's known for putting nuanced characters in emotional situations that surprise readers to laughter. Beloved by millions, her books have been translated into 28 languages.Susan lives in Washington with her husband, two cats, and a small poodle with delusions of grandeur. Visit her at SusanMallery.com.
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Anteprima del libro
Non cadere in tentazione - Susan Mallery
successivo.
1
Con qualche secondo di ritardo, Willow Anastasia Nelson capiva che il suo piano presentava una falla.
Aveva appena raggiunto l'ingresso della gigantesca villa di Todd Aston III, per cantargliene quattro, a quel farabutto, quando si rese conto che non sapeva neppure che faccia avesse.
O quasi. Sapeva, grossomodo, che era alto, di bell'aspetto e ricco. Ma non era moro con gli occhi scuri? Accidenti, perché non aveva pensato di cercare una sua foto su Internet? Probabilmente l'avrebbe trovata sulla prima pagina del sito www.bastardodelmese.com.
Ma se Todd Aston era bruno, chi era allora quel marcantonio biondo che le stava davanti?
«Buongiorno» pronunciò, sorridendo alla persona che le aveva aperto la porta e sperando di non sembrare così smarrita come in realtà si sentiva. «Vorrei scambiare due parole con Todd. Questa è casa sua, vero? Mia sorella mi ha detto che abita qui e...»
Willow si morse la lingua. Accidenti, stava sbagliando approccio. Sembrava più una timida ammiratrice di quel mascalzone che una donna incavolata nera pronta a mettergli le mani al collo, se fosse stato necessario. «Mia sorella lo conosce molto bene» proclamò con allusiva enfasi, aggiustando il tiro.
Il tipo biondo non fece neppure cenno di spostarsi per lasciarla entrare. L'unico movimento che eseguì fu incrociare le braccia sul petto, un gesto che catturò immediatamente la sua attenzione. Era imponente, fisico prestante, atletico, ma non il genere del super eroe, con dei muscoli così pompati da risultare ridicolo. Aveva un'aria austera e guardinga, da predatore. Probabilmente sarebbe riuscito a spezzarle un braccio senza che gli spuntasse neppure una gocciolina di sudore sulla fronte.
Aveva gli occhi verdi, da gatto, pensò, e un viso tutto sommato da buono, bello ma anche affidabile. Naturalmente non sapeva nulla di lui, quindi, in teoria, poteva anche trattarsi di un maniaco... Willow scosse il capo. Perché si stava distraendo?
«Ascolti» disse, infondendo alla parola un tono determinato e sforzandosi di mostrarsi sicura e per nulla intimidita dalla sua imponenza. «Avrei bisogno di parlare con Todd. Il mio desiderio sarebbe di non limitarmi alle parole, per la verità, dopo quello che ha combinato a mia sorella. Per fortuna che tutto si è risolto per il meglio, alla fine, ma se così non fosse stato? Mi sale il sangue alla testa solo se ci penso e avrei voglia di prenderlo a ceffoni.»
L'uomo sulla porta inarcò un sopracciglio, poi scostò un lembo della giacca. Willow si sentì raggelare il sangue nelle vene.
Era armato.
Portava una pistola all'interno della giacca, infilata sotto il braccio in una specie di fondina. Proprio come nei film, solo che il freddo nodo di terrore che le serrava lo stomaco era più che reale.
«Che cosa vuole dal signor Aston?» le chiese l'uomo con un timbro cavernoso che le mise i brividi.
Non era lui Todd. Se l'era in qualche modo immaginato, ma ora ne aveva avuto la conferma. «Io, be', ecco...»
La mossa più saggia sarebbe stata girare sui tacchi e scappare. Era andata fin lì per dire a Todd il fatto suo, non per farsi sparare. Tuttavia, una forza misteriosa la teneva con i piedi incollati ai mattoni del portico.
«Oh, no... non si scaldi tanto» farfugliò, costringendosi a distogliere gli occhi dalla pistola per riportarli sul viso dell'uomo che con quella la stava minacciando. Be', se non proprio minacciando, quantomeno intimidendo.
«Sono pagato per avere reazioni di questo tipo.»
«Pe... per caso Todd è già andato in ufficio?» continuò a balbettare. «In tal caso, lo cerco lì.»
«Lei non cerca nessuno da nessuna parte. Mi dica chi è e che cosa vuole dal signor Aston.» Mentre parlava, allungò la mano per afferrarle il braccio.
Quando frequentava le superiori, Willow aveva tentato tutti gli anni di entrare nel gruppo delle cheerleaders. Ma era troppo bassa rispetto alle altre. Per quanto conoscesse tutti i passi e i movimenti alla perfezione, stare in fila con quelle stangone delle sue compagne avrebbe significato rovinare l'armonia del gruppo. Nei piegamenti, giravolte, capriole era comunque sempre stata un fenomeno. Un vero furetto.
Tutta l'agilità e la bravura di un tempo le vennero in soccorso. Con una finta a sinistra, sgusciò invece verso destra, gli passò velocemente sotto il braccio e si intrufolò in casa. Willow tirò un sospiro di sollievo. Se Todd era lì, da qualche parte, l'avrebbe scovato. Poi gli avrebbe urlato in faccia tutto quello che pensava di lui e solo allora si sarebbe sentita finalmente meglio.
Con scatto fulmineo, attraversò l'ampio atrio d'ingresso, con Mister Nervi Tesi alle calcagna, poi attraversò delle sale enormi con il soffitto a volta. Sembrava più un museo che un'abitazione privata, osservò mentre si infilava in quel che di sfuggita le parve uno studio e sbucava in un lungo corridoio. Sentiva l'uomo con la pistola che le correva dietro. Era quasi sicura che non le avrebbe sparato; in ogni caso, correva seguendo una traiettoria a zig zag, rasentando le pareti.
«Todd!» gridava mentre correva. «Ci sei? Ti farò ricacciare in gola tutte le bugie che hai raccontato. Non lo sai che non si gioca con la vita delle persone?»
Si rendeva conto che erano parole che non avrebbero intimidito nessuno, ma l'intenzione era quella.
Sentì i passi avvicinarsi e la rabbia infuse un rinnovato slancio alla sua corsa. Ma finì in una stanza senza altre porte.
Panico totale. Girò su se stessa, cercando un passaggio, una finestra, un varco. Poi i suoi occhi si posarono su un tendaggio a tutta parete e corse in quella direzione.
Vittoria! Dietro la tenda c'era una portafinestra che affacciava su un patio grande quanto la sua scuola elementare. Si lanciò fuori e si guardò intorno.
Che meraviglia. In fondo al patio si snodavano delle scale che conducevano a dei giardini meravigliosi che le rammentarono quelli di Versailles, oltre i quali si stendeva un bosco.
Sapeva o no Todd Aston di vivere nel cuore di Los Angeles?
«Si fermi!» le ordinò l'uomo che era alle sue calcagna. «Fermati, o ti faccio fermare io.»
Grande e grosso com'era, non era riuscito ancora ad acciuffarla, ghignò Willow, compiaciuta. Chissà, però, se aveva chiamato la polizia. Di certo non si fermò per domandarglielo. Proseguì la corsa, puntando verso la fitta boscaglia.
Sfortunatamente, lo spazio aperto aveva consentito al suo inseguitore di recuperare lo svantaggio, soprattutto per via della falcata più lunga della sua che, evidentemente combinata a un regolare allenamento fisico, gli aveva consentito di ridurre l'iniziale distanza.
Willow cercò allora nella stizza l'energia per correre più veloce, o seminarlo in qualche modo, ma non ci fu niente da fare. Aveva il fiatone, le gambe pesanti... Non voleva arrendersi, però.
Stringendo i denti, si trascinò verso il bosco, dove avrebbe avuto più possibilità di sfuggirgli, nascondendosi fra gli alberi.
Lo sentì alle spalle, che stava quasi per raggiungerla, e piegò a sinistra, ma inciampò in una radice che sporgeva dal terreno e perse l'equilibrio.
Mentre cadeva, avvertì un dolore lancinante alla caviglia sinistra e intravide un qualcosa di peloso, grigio e bianco, infilarsi dentro un tronco cavo.
Colpì il terreno, l'aria le uscì dai polmoni e vide come delle lucine roteanti al posto di tutto il resto.
Riprese i sensi l'istante in cui qualcuno la girava sulla schiena e le diceva di respirare.
Respirare? Non ci riusciva. Iniziava a temere che non sarebbe stata capace di lasciare quel posto da viva. Santo cielo, non voleva morire. Non ora, non così.
«Respira» ripeté l'uomo. «Non è niente, stai bene.»
Chi glielo diceva? Come faceva a esserne così sicuro?
Willow schiuse la bocca e lasciò entrare l'aria nei polmoni. Ripeté l'operazione più volte finché non scomparvero le lucine e lei non fu in grado di rimettere a fuoco tutto ciò che la circondava.
Il biondo con la pistola era accovacciato al suo fianco. Si era tolto la giacca, mettendo in evidenza il suo petto muscoloso, decisamente notevole, ma anche la pistola.
«Chi sei?» le chiese. «Qualche ex fidanzata infuriata? Le conosco tutte, ma qualcuna potrebbe essermi sfuggita.»
Willow si sollevò sul gomito. «Ex fidanzata? Fossi matta. Non mi metterei con Todd Aston neanche se fosse in pericolo la continuazione della vita sulla terra. Oddio, se servisse a salvare qualche specie in pericolo di estinzione, forse mi sacrificherei. Ognuno di noi deve svolgere la sua parte. È importante che tutti ci rendiamo conto che, per far sì che il pianeta continui a essere una risorsa rinnovabile, ci sono delle regole fondamentali che occorre osservare.»
Lo vide strabuzzare gli occhi e comporre le mani in un'eloquente T. «Basta così, time-out. Mi vuoi dire chi sei?» le domandò un'altra volta.
«Oh, sì, chiedo scusa. Mi chiamo Willow. Mia sorella, Julie Nelson, è la fidanzata di Ryan, il cugino di Todd. Ma quella serpe ha fatto di tutto per tenerli separati e non può passarla liscia. Mi si potrebbe dire, lascia perdere, chi te lo fa fare, ma è più forte di me. Non sopporto le ingiustizie. Solo perché è ricco crede di essere il padrone del mondo? Be', si sbaglia di grosso.» Schioccò la lingua, muovendo impercettibilmente il capo ed emettendo uno sbuffo d'aria. «E tu chi sei?»
L'uomo la osservava come se fosse stata una marziana. «Kane Dennison» pronunciò in tono incolore. «L'addetto alla sicurezza.»
«Della villa?»
All'istante, lui assunse un'espressione risentita, come se, con quella semplice domanda, gli avesse fatto un affronto. «Dell'intera Compagnia.»
«Ah, certo. Ecco spiegata la pistola.» Willow si mise a sedere e si scrollò l'erba dal pullover. «Non ero intenzionata sul serio a fargli del male. Dico, mi hai vista bene? Ti sembro una che incute paura?»
Lui piegò il capo da un lato, come se stesse effettivamente valutando l'ipotesi. «Sei bassina e scheletrica... penso proprio di no.»
Bassa, sapeva di esserlo. Era una realtà inconfutabile. Ma scheletrica?
«Minuta, prego.»
«Ah, è così che si dice?»
«Ho tutte le curve al posto giusto» precisò, piccata. Forse non era eccessivamente formosa, ma non era neppure quel che si diceva un manico di scopa. «È il pullover. È largo, mi nasconde. Ma ti assicuro che non sono niente male, sotto» aggiunse con una certa spavalderia che non sapeva neppure lei di possedere.
«Non lo metto in dubbio» replicò Kane, visibilmente a disagio. «Mi dispiace che tu ce l'abbia con Todd, ma non