Baci mozzafiato: Harmony Destiny
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Anteprima del libro
Baci mozzafiato - Shawna Delacorte
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
In Forbidden Territory
Silhouette Desire
© 2005 Skdennison, Inc.
Traduzione di Lucia Maria Panelli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-730-1
1
McConnor Coleman piombò nell’ufficio del socio in preda al panico. «Devi darmi una mano, Ty. Toglimela dai piedi per un paio di giorni.»
«Chi dovrei toglierti dai piedi?» domandò Tyler Farrell, confuso.
«Non ti impegnerà molto. È solo una ragazzina.»
«Ma chi, è solo una ragazzina?» Alla confusione stava subentrando una certa irritazione. «Di che cosa stai parlando, Mac?»
McConnor Coleman si fermò un istante per prendere fiato. «So solo quello che mi ha detto mia madre per telefono. Pare che mia sorella intenda cercarsi un lavoro e trasferirsi definitivamente qui, a Seattle. È arrivata ieri sera e resterà da me fino a quando non l’aiuterò a trovare un’altra sistemazione. Non so, potresti portarla al cinema e poi a mangiare una pizza. A fare il giro della baia con il battello o accompagnarla in cima allo Space Needle. Cose del genere, insomma.»
Mac non mollò. «Non c’è bisogno che annulli i tuoi appuntamenti galanti, basta che le dedichi qualche ora. Te l’ho detto, è solo una ragazzina. Il mio problema è che nei prossimi giorni non avrò un attimo di respiro per portare a termine il nuovo progetto. C’è in gioco la futura espansione della nostra società. Però non voglio che Angie se ne stia a casa o peggio ancora, che se ne vada in giro di notte tutta sola.»
Ty cercò di calmare l’amico in evidente stato confusionale. «Siamo a Bainbridge Island, non a Seattle. Non c’è motivo per cui non possa uscire da sola.»
«Una ragazzina non dovrebbe andarsene a spasso di notte senza compagnia.» Il tono della voce di Mac non ammetteva repliche a riguardo.
Ty aggrottò la fronte. L’immagine di una bimbetta irritante gli si parò innanzi. Aveva conosciuto Angelina Coleman anni prima, a casa dei genitori di Mac. Scosse la testa e sospirò. «Non ho proprio tempo per...»
«È ancora presto per la pausa pranzo?»
Ty si girò di scatto. La voce morbida ben si addiceva a quella visione bionda sulla porta. Un’improvvisa ondata di desiderio scacciò l’iniziale sorpresa di Ty. Poteva mai essere che quel sogno in carne e ossa fosse la ragazzina di cui parlava Mac?
«Angie... è già mezzogiorno?» Mac lanciò un’occhiata all’orologio, sul viso un’espressione imbarazzata. «Non me n’ero accorto.»
Lei lo fissò, divertita. «Perché non mi sorprende?»
Ripresosi dallo shock iniziale, Ty entrò in azione. Afferrò la mano di Angie, la portò alla bocca e si piegò in un inchino. «Angelina Coleman... Tyler Farrell per servirti. Forse non te lo ricordi, ma ci siamo conosciuti molti anni fa.» Una scarica elettrica si sprigionò dalle loro mani. Un brivido caldo gli attraversò il braccio per poi diffondersi in tutto il corpo. Lo sguardo sicuro della ragazza, unito al fascino di quegli incredibili occhi verdi, lo pervase di un desiderio misto a timore.
«Certo che mi ricordo di te. È stato quattordici anni fa, circa un mese prima che tu e Mac vi laureaste. Mac era quello preoccupato per il voto finale. Io ero la bimbetta rompiscatole con l’apparecchio sui denti.» Un sorriso abbagliante le illuminò lo splendido viso e un tocco d’ironia sottolineò le sue successive parole. «E tu eri quello arrogante.»
Ty mollò la presa, si portò una mano al petto e barcollò indietro, come se fosse stato colpito da un affondo mortale. Angie scoppiò a ridere. Era una risata affascinante, un suono che lui non si sarebbe mai stancato di ascoltare. Appena ebbe interrotto il contatto fisico, una strana sensazione di perdita si fece strada dentro di lui. Le parole di Angie lo avevano sorpreso, ma erano state pronunciate con bonaria ironia e non con acredine. O per lo meno era così che aveva deciso di interpretarle.
Si scosse di dosso qualsiasi preoccupazione e si concesse qualche istante per sottoporla a un attento esame. Doveva essere intorno al metro e settanta, perfetta per il suo metro e ottanta. Partì dallo sguardo intrigante e poi scivolò giù, lentamente, seguendo ogni curva del corpo fino a raggiungere la punta delle scarpe. Un sorriso soddisfatto gl’increspò le labbra. Niente da dire: ogni cosa era al posto giusto. E non mancava niente.
Avvertì un’improvvisa e inspiegabile agitazione. Un piacevole pizzicore gli solleticava la pelle dove le loro mani si erano incontrate. Esibì un’indifferenza che non provava quando la onorò di un sorriso terribilmente sexy. «Be’, è bello scoprire che nel corso degli anni almeno uno di noi è migliorato.»
Nell’inconscio tentativo di cancellare il ricordo di quel contatto, Angie affondò le mani nei pantaloni tagliati su misura. La luce diabolica negli occhi di Ty rifletteva ciò che gli passava per la mente. Era uno sguardo che aveva visto sui volti di molti uomini in numerose occasioni, ma che non aveva mai avuto un simile effetto su di lei. Quello era uno sguardo che parlava di passione, uno sguardo che prometteva notti di piacere sensuale per la donna così fortunata da dividere il letto con lui.
Ma era anche uno sguardo che parlava di gioia di vivere, di capacità di godere e apprezzare ciò che l’esistenza offriva; qualcosa che negli ultimi anni era totalmente mancato nella vita di Angie. E lei voleva riacquistare quel senso del piacere che aveva perso. Ne sentiva un bisogno pressante.
Tyler Farrell era un tipo sconcertante e in lui c’era qualcosa che la turbava. Era qualcosa di più della sua indiscussa bellezza, dei folti capelli scuri e del fisico atletico. Un brivido le corse sulla pelle. Avvertì una sottesa scarica di passione che la raggiunse e s’impadronì di lei, rifiutandosi di abbandonarla.
Lanciò un’occhiata al fratello. Una certa perplessità unita a una buona dose di disapprovazione era dipinta sul volto di Mac, mentre il suo sguardo saettava dal socio alla sorella.
Imbarazzato, Mac si schiarì la voce. «Ehm... Angie... a proposito di pranzo...»
Ty non si lasciò sfuggire l’occasione. «Non preoccuparti assolutamente, Mac. So che sei impegnatissimo per lo sviluppo del progetto. Sarebbe per me un onore accompagnare Angie a pranzo.» Guardò la deliziosa Angelina Coleman, poi si obbligò a distogliere lo sguardo da quella figura tentatrice e a riportarlo sull’amico. «Per il bene della società e dei nostri progetti di espansione.»
«Non voglio scombussolare i tuoi programmi, Ty. Posso cavarmela benissimo da sola fino a quando Mac non tornerà a casa questa sera» affermò Angie. L’accenno ai progetti di espansione non le era sfuggito. Forse i piani della società ben si adattavano ai suoi, al suo obiettivo. Un obiettivo di cui il fratello era all’oscuro, sebbene tutto dipendesse proprio da lui. Era quello il vero motivo del suo trasferimento a Seattle.
Ty sfoderò un sorriso abbagliante e ammiccò verso di lei. «Non dire sciocchezze. Non c’è niente di meglio che portare a pranzo una splendida signora.» Prima di lasciare la stanza, lanciò un’occhiata a Mac e non gli sfuggì lo sguardo ammonitore dell’amico.
Ty accompagnò Angie fuori dell’edificio. L’agitazione aumentò quando la fragranza del profumo di lei gli solleticò i sensi. Un improvviso imbarazzo lo innervosì oltre misura. Sentiva il pressante bisogno di scambiare due chiacchiere, sebbene non sapesse bene che cosa dire a quella incantevole donna che lo aveva appena privato della sua capacità di essere affascinante e disinvolto. Trasse un respiro profondo. Forse Mac pensava ancora a lei come a una ragazzina, ma quella splendida visione era una donna a tutto tondo, bella e intrigante.
Tornò a riempirsi i polmoni d’aria e cercò di scacciare i pensieri lascivi che gli assalivano la mente. Tentò di convincersi che era solo la forza dell’abitudine. Non era come se stesse pensando seriamente di provarci con la sorella di Mac... non proprio. L’agitazione s’impadronì sempre più di lui. Un’improvvisa ondata di calore si diffuse in tutto il corpo. Per quanto cercasse di persuadersi del contrario, cinema e pizza erano le ultime cose che aveva in mente.
I pensieri lussuriosi che gli attraversavano la mente e gli accendevano il corpo erano, date le circostanze, totalmente inappropriati ma questo non bastava per scacciarli. Angie era la sorella di Mac, colei alla quale lui si riferiva come alla sorellina con un tono estremamente protettivo. Un tono che ben si accordava con l’occhiata ammonitrice che l’amico gli aveva lanciato.
«Allora... andiamo? Conosco un posticino delizioso a due passi da qui.»
S’incamminarono sulla passeggiata lungomare che conduceva al porto. Per quanto cercasse di trattenersi, Ty non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Si beò di quei lineamenti delicati, del naso lievemente all’insù, della bocca piena e invitante.
«Perché mi guardi?»
Le parole di Angie lo colsero di sorpresa. La mente arrancò alla ricerca di una risposta sensata. «Stavo... stavo cercando delle somiglianze fra te e Mac. Avete qualcosa in comune.»
«Secondo me assomigliamo entrambi a mia madre.»
Lui la osservò per l’ennesima volta. «Sei cambiata. Ti avevo ancora in mente come una bimbetta di dieci anni.»
Angie si lasciò sfuggire un sospiro di esasperazione mista a rassegnazione. «Già... il problema è che anche Mac mi vede ancora così. E pure mia madre. Mi trattano sempre con grande condiscendenza e non fanno che proteggermi. Certo, posso capire il perché. Oltre a essere l’unica figlia femmina, sono anche la più giovane; la piccola di famiglia con cinque fratelli maggiori. Mac è il più grande; fra di noi ci sono tredici anni. Continuo a sperare che prima o poi smetteranno di considerarmi come una ragazzina ma per il momento temo che quel giorno sia ancora lontano.»
Ty e Angie raggiunsero il ristorante. Era una luminosa giornata d’autunno e si sedettero all’aperto. Dopo avere ordinato, lui si lasciò andare contro lo schienale tentando di offrire l’immagine di una disinvolta indifferenza, sentimento ben lontano dall’agitazione interiore che lo attanagliava. «Raccontami un po’, che cosa hai fatto da quando eri ragazzina?»
Un sorriso ironico le sollevò gli angoli della bocca. «Ho trascorso buona parte del tempo a cercare di convincere tutti a smetterla di pensare a me appunto come a una ragazzina.»
Si stava prendendo gioco di lui? Era così confuso che non sapeva che cosa pensare. Lo sguardo scivolò ancora una volta su di lei, soffermandosi sul morbido tessuto della camicetta che le accarezzava la curva dei seni. Infine si concentrò su quella bocca stuzzicante, una bocca che meritava di essere baciata a lungo, spesso e con passione.
«E che altro hai fatto oltre a cercare di non essere più una bimbetta?» Il tono improvvisamente roco della propria voce lo infastidì enormemente. Inclinò la testa mentre gli occhi restavano incatenati a quelli di lei. Un brivido d’ansia gli percorse la schiena seguito da un’improvvisa incertezza. Solo una pizza e un cinema... in che guaio si era cacciato? Era sicuro di quello che stava facendo?
«Ho continuato la scuola e dopo il liceo mi sono iscritta al concorso di bellezza dell’Oregon e l’ho vinto.»
Ty drizzò le orecchie. «Ah... sei una reginetta di bellezza.» Non gli sfuggì l’ombra di irritazione che le oscurò gli occhi.
«Non me ne importava niente del titolo. Miravo alla borsa di studio. Avevo qualche risparmio ma non bastava e volevo procurarmi da sola il denaro per l’università. Sfortunatamente, il piano di studi che avevo scelto era così impegnativo che non mi avrebbe lasciato molte ore libere per lavorare nel corso della