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La domatrice del mio cuore: Harmony Jolly
La domatrice del mio cuore: Harmony Jolly
La domatrice del mio cuore: Harmony Jolly
E-book156 pagine2 ore

La domatrice del mio cuore: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Chi lo ha detto che i milionari devono essere sempre solo belli e dannati? Esistono anche quelli romantici e sognatori e ve lo dimostreremo!



Io direttore di un circo?! Il banchiere milionario Mathew Bond crede, o forse spera, di aver capito male. La sua missione era solo quella di comunicare ai proprietari del circo il loro fallimento e poi di tornarsene tranquillamente nel suo imponente ufficio. Invece, quella ragazza dalla voce suadente e dolce, ma dallo sguardo battagliero, Allie Miski, gli sta chiedendo, sarebbe meglio dire intimando, di prendere il posto del suo amato nonno, che lui, Mat Bond, ha appena spedito all'ospedale con quella sua uscita fuori luogo. Lui potrebbe girare i tacchi e andarsene... Ops, quelli sono leoni veri?
LinguaItaliano
Data di uscita10 gen 2019
ISBN9788858992517
La domatrice del mio cuore: Harmony Jolly
Autore

Marion Lennox

Marion Lennox is a country girl, born on an Australian dairy farm. She moved on, because the cows just weren't interested in her stories! Married to a `very special doctor', she has also written under the name Trisha David. She’s now stepped back from her `other’ career teaching statistics. Finally, she’s figured what's important and discovered the joys of baths, romance and chocolate. Preferably all at the same time! Marion is an international award winning author.

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    Anteprima del libro

    La domatrice del mio cuore - Marion Lennox

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Sparks Fly with the Billionaire

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2013 Marion Lennox

    Traduzione di Elisabetta Motta

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-251-7

    1

    Sperava di trovare un direttore, qualcuno esperto di numeri con cui poter discutere le brutte notizie in un ambiente professionale.

    Ma trovò una donna in lustrini rosa e strisce tigrate, che parlava con un cammello.

    «Sto cercando Henry Miski» esordì lui tentando di evitare le pozzanghere mentre la ragazza posava un vecchio secchio contenente del pastone e spostava l’attenzione dal cammello all’uomo. I due Jack Russell Terrier che erano accanto a lei, si allontanarono per annusare il nuovo arrivato.

    Mathew Bond lavorava raramente all’esterno di eleganti uffici d’importanti società. La sua compagnia finanziava uno dei più grandi progetti infrastrutturali in Australia. Avventurarsi nell’area del Circo Sparkles era uno sbaglio.

    Incontrare quella donna era uno sbaglio.

    Lei indossava una tuta aderente, rosa pallido come lo zucchero filato, che le fasciava il corpo sinuoso, con irregolari strisce brillanti a esaltare le sue curve generose. I capelli castani erano raccolti in un complicato chignon e gli occhi neri erano orlati da lunghe ciglia ricoperte da mascara. Solo il trucco era un capolavoro.

    A rovinare ulteriormente il tutto erano il vecchio cappotto militare drappeggiato sui lustrini, i piedi infilati in pesanti stivali infangati e quei due cani puzzolenti. Inutile dire, lei sorrideva cortesemente, come un amministratore delegato di una società, pronto ad accogliere un visitatore inaspettato. A proprio agio nel suo ruolo. Gentile ma diffidente.

    Non si aspettava la notizia di un fallimento?

    «Mi permetta di dare il pasto a Pharaoh» gli disse. «Ha la tosse e oggi non potrà lavorare e, se non riceverà un trattamento speciale, darà noia per tutto lo spettacolo. Solo in questo modo starà zitto.» Svuotò il secchio nel sacco del mangime del cammello e gli grattò le grandi orecchie. Compiaciuta di vedere Pharaoh soddisfatto, la ragazza concentrò finalmente l’attenzione sullo sconosciuto.

    «Mi scusi, ma l’ultima cosa che voglio è un cammello arrabbiato. Che cosa posso fare per lei?»

    «Sono qui per incontrare Henry Miski» ripeté lui.

    «Il nonno non si sente bene» lo informò la ragazza. «Vuole restare nella roulotte fino al momento dello spettacolo. Io sono sua nipote, Alice o - La Straordinaria Mischka - Allie per gli amici.» Gli diede una vigorosa stretta di mano. «È importante?»

    «Mi chiamo Mathew Bond» si presentò lui e le allungò un biglietto da visita. «Della Bond’s Bank.»

    «Qualche parentela con James?» Le spuntò un sorriso sulle labbra mentre lo squadrava dall’alto in basso. Un esame attento che le fece apprezzare l’altezza, il vestito su misura di ottima fattura sartoriale, il cappotto in cachemire e i classici mocassini in cuoio, anche se sporchi di fango. «O la somiglianza è solo un caso? Il suo cappotto è meraviglioso.»

    Dire che lui fosse sorpreso sarebbe riduttivo. Matt era alto un metro e novanta, magro e bruno, come suo padre e suo nonno, ma lui come persona non veniva considerato. La Bond’s Bank era abbastanza importante perché la gente riconoscesse chi fosse. Nessuno aveva mai commentato il suo aspetto fisico e lui non aveva bisogno di reclamare un rapporto di parentela con un famoso agente di spionaggio cinematografico.

    Allie lo stava ancora fissando, gustando ciò che vedeva, e Mathew incominciava a manifestare disagio. Avrebbe dovuto mandare i suoi uomini, si disse.

    Ma stava facendo un piacere a sua zia Margot. Il prestito era stato un favore ma adesso basta. I banchieri non gettavano via il denaro.

    «Suo nonno mi sta aspettando» insistette cercando di apparire di nuovo professionale. «Ho un appuntamento alle due.»

    «Ma alle due inizia lo spettacolo.» Allie tirò fuori un orologio d’oro con la catena da una scollatura molto profonda e controllò l’ora. «Tra dieci minuti. Il nonno non avrebbe mai fissato un appuntamento a quest’ora. E di domenica» aggiunse.

    «Ha detto che era l’unico momento in cui sarebbe stato disponibile. Glielo ripeto. Sono della banca.»

    Le sue belle sopracciglia disegnate con la matita si corrugarono mentre lo fissava. «Bond’s Bank. È la banca a cui il nonno paga l’ipoteca? Dovrà farlo fino al pagamento finale? È per questo che è qui?»

    Ipoteca? Non si trattava di nessuna ipoteca. Non per quanto ne sapesse lui. Solo un gruppo di vecchi animali che mangiavano troppo.

    Ma non era lì per discutere degli affari di un cliente con un’estranea. «È una questione che riguarda me e suo nonno» dichiarò.

    «Sì, ma lui non sta bene» ribadì Allie, come se stesse ripetendo qualcosa che avrebbe dovuto già capire. «Ha bisogno di molta energia per lo spettacolo.» Guardò l’orologio, poi si allontanò verso un gruppo di roulotte con una velocità tale che Mathew fece fatica a seguirla. Cercò di evitare le pozzanghere mentre lei, al contrario, non si preoccupava di schizzare il fango, preceduta dai suoi cani che avanzavano baldanzosi.

    «Questo tempo non è orrendo?» commentò a un certo punto girandosi. «Abbiamo avuto dei grossi problemi a tenere su il tendone la notte scorsa. Per fortuna, le previsioni sono buone per le prossime due settimane. Ascolti, dovrà essere veloce se vuole parlare con il nonno, altrimenti dovrà aspettare più tardi. Questa è la sua roulotte. Nonno?» chiamò a voce alta.

    Si fermò e bussò alla porta di un grande e vecchio caravan. Sulla parte laterale spiccava l’emblema del Circo Sparkles. Matt riuscì a distinguere attraverso il vetro delle poltrone, un televisore acceso a basso volume su un ripiano più distante e montagne di lustrini. Costumi luccicanti erano ovunque.

    «La nonna sta visionando il nostro look per la prossima stagione» gli spiegò Allie seguendo la direzione del suo sguardo. «È lei a scegliere i colori dei vestiti. La prossima stagione useremo il viola.»

    «E scommetto il rosa quest’anno?»

    «Ha indovinato» confermò lei e aprì il suo cappotto mettendo in evidenza il rosa e l’argento in tutta la loro gloria. «Adoro il rosa. E lei?»

    «È... è un bel colore.»

    «Ecco un complimento da fare girare la testa a una ragazza.» Allie ridacchiò e bussò di nuovo. «Nonno, vieni fuori. È quasi ora dello spettacolo e c’è Mathew Bond della banca. Dovrai fissare un altro appuntamento, se vuoi parlare con lui.»

    Silenzio.

    «Nonno?» A quel punto Allie spinse la porta, preoccupata. E poi si fermò.

    Henry Miski stava arrivando.

    Era un uomo imponente. Da vicino, Matt notò gli evidenti segni dell’età, anche se abilmente mascherati da un trucco sapiente.

    Era lui Henry Miski, il direttore del circo. Alto, vestito dignitosamente con un paio di pantaloni neri bordati lateralmente da una striscia dorata e un frac in broccato dorato, così riccamente ricamato che Mathew poté solo ammiccare. I suoi capelli grigi erano talmente folti da sembrare quasi una criniera. A completare il tutto, un cappello a cilindro orlato in oro e, in mano, un bastone nero e dorato.

    L’anziano uomo uscì dal caravan con un’austerità che intimorì Matt. Tutto d’un pezzo, come se fosse un fiero monarca. Fu questa la prima impressione del banchiere. Solo a una seconda occhiata colse la sua paura.

    «Non ho tempo per parlare con lei ora» esordì Henry con compostezza. «Allie, perché indossi ancora quegli orrendi stivali? Dovresti essere già pronta. I cani hanno le zampe sporche di fango.»

    «Abbiamo ancora due minuti, nonno» lo tranquillizzò la ragazza, «e i cani hanno bisogno solo di essere asciugati. Vuoi che riserviamo a Mathew un posto per assistere allo spettacolo? Potrete parlare più tardi.»

    «Sarà meglio fissare l’appuntamento tra qualche giorno» stabilì Henry.

    Ma il momento dell’attesa era passato, decise Matt. Una decina di lettere dalla banca non avevano ricevuto risposta. Lettere che Matt sapeva con certezza che fossero state recapitate. La Bond’s non concedeva prestiti ad attività così piccole. Era stata un errore di suo nonno, ma il prestito aumentava ogni minuto che passava. Da sei mesi non era stati più effettuati pagamenti.

    In circostanze normali i liquidatori avrebbero fatto questo: sarebbero arrivati per prendere ciò che adesso apparteneva alla banca. Era stato solo per Margot che era andato lui personalmente.

    «Henry, dobbiamo parlare» gli disse Matt in tono gentile ma fermo. «È stato lei a fissare questo appuntamento. Abbiamo mandato delle lettere per confermarlo, dunque non può essere una sorpresa. Sono qui a nome della banca per dirle ufficialmente che procederemo al pignoramento dell’attività. Non abbiamo scelta e nemmeno lei. Da oggi questo circo è in amministrazione controllata, Henry, e deve accettarlo.»

    Seguì un momento di silenzio. Un silenzio tombale. Henry lo fissò come se fosse qualcosa che non accettava. Matt udì un sospiro della ragazza, un gemito che sembrò un sussulto d’angoscia, ma lui continuò a tenere gli occhi fissi sull’anziano uomo. Il volto di Henry stava sbiancando.

    Aprì la bocca per parlare, ma non riuscì a dire nulla. Si portò una mano al petto e si accasciò sul pavimento.

    Con grande sollievo di Allie, suo nonno non aveva perso conoscenza. I paramedici arrivarono tempestivamente e stabilirono che era stato un malore momentaneo che, unito a una leggera febbre e a un precedente attacco di angina, era stato sufficiente per decretare per Henry il ricovero in ospedale. Sì, il polso si era normalizzato ma c’era stato un dolore al petto e lui aveva settantasei anni.

    La nonna di Allie, Bella, accorsa dal botteghino, era assolutamente d’accordo per il ricovero.

    «Devi andare in ospedale, Henry» insistette.

    L’angoscia di suo marito era visibile. «Il circo...» farfugliò. «Il tendone è gremito. Tutti quei bambini... non posso deluderli.»

    «Non li deluderai.» Allie era scossa. Henry e Bella si erano presi cura di lei da quando sua madre era andata via, abbandonandola a due anni. Adorava i nonni e non avrebbe voluto rischiare la salute di Henry per niente al mondo. «Hai sempre detto che il circo non è una sola persona. Siamo un gruppo. Fluffy e Fizz stanno intrattenendo il pubblico. Vai e noi incominceremo.»

    «Non esiste un circo senza un direttore» protestò l’uomo.

    Aveva ragione. Lei si stava sforzando di trovare un’alternativa ma la verità era che non ne aveva una.

    Avrebbero potuto perdere un solo numero senza che fosse una tragedia. Uno dei clown avrebbe potuto sostituire Henry, ma erano due in meno quel giorno perché Sam era partito per il Queensland per trovare la

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