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Sulle orme del passato
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Sulle orme del passato
E-book125 pagine2 ore

Sulle orme del passato

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Info su questo ebook

Non è facile per Sylvie Bennet dover incontrare Ran Carrington, proprietario di Haverton Hall, che l'azienda per cui lei lavora ha appena acquistato. Lo conosce molto bene, e lo ha sempre amato. Però non ricorda certo volentieri il modo in cui lui l'ha respinta anni addietro. Forse, però, questa spiacevole situazione potrà offrirle una piacevole vendetta.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2021
ISBN9788830528895
Sulle orme del passato
Autore

Penny Jordan

Scrittrice inglese, attiva da parecchi anni nell'area della narrativa romantica, è notissima e molto apprezzata dal pubblico di tutto il mondo.

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    Anteprima del libro

    Sulle orme del passato - Penny Jordan

    Copertina. «Sulle orme del passato» di Jordan Penny

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    One Night In His Arms

    Harlequin Presents

    © 1998 Penny Jordan Partnership

    Traduzione di Lisa Pavesi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2000 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-889-5

    Frontespizio. «Sulle orme del passato» di Jordan Penny

    Prologo

    «Sylvie... smettila! Che cosa stai facendo?» Ran si liberò dalla stretta delle mani che si aggrappavano disperatamente alla sua camicia.

    «Ran... io voglio...»

    «Io ho capito esattamente che cosa vuoi, Sylvie» la interruppe lui in tono brusco. «Vuoi sedurmi, ma io ho ben altro per la testa!» Poi borbottò qualcosa sottovoce, girandosi. «Il tuo fratellastro è uno dei miei più cari amici, nonché il mio datore di lavoro.»

    «Questo non ha niente a che fare con Alex; riguarda solo noi due, Ran.»

    «Noi due? Non esiste nessun noi due, mi dispiace. Tu sei solo una ragazzina e io un uomo adulto.»

    «Ma io... io ti amo!» dichiarò Sylvie, mettendo tutte le energie in quel disperato tentativo di fargli comprendere che cosa provava.

    «Davvero?» chiese lui ironicamente. «E quanto mi ami? Quanto il cantante per cui eri disposta a morire una settimana fa o il pony pezzato che volevi assolutamente tre mesi prima?»

    «Quello è stato prima che crescessi» rispose Sylvie. Lo fissò, smarrita. Appena pochi metri li separavano. Non poteva, non doveva lasciarlo andare adesso, senza nemmeno tentare di fermarlo per l’ultima volta.

    Coraggiosamente bruciò quella distanza, cingendo Ran in un abbraccio possessivo, ben più stretto del precedente. Lo strinse a sé, avvertendo il brivido che attraversava i loro corpi, e lo baciò con passione.

    La bocca di Ran era calda, la pelle del suo viso, rasata da poco, fresca ed eccitante.

    «Ran...» sospirò Sylvie. «Ran, ti prego!»

    Improvvisamente le sue braccia la circondarono, non più respingendola, ma cingendola a sé, mentre faceva scivolare una mano tra i suoi capelli e la sua bocca le si avvicinava, tentatrice.

    Quando la baciò, Sylvie sentì le ginocchia cederle. Il suo corpo ancora acerbo pulsava di desiderio per quell’uomo attraente e virile. Voleva disperatamente fare l’amore con lui.

    Non aveva potuto fare quasi nulla per evitare quello che era successo. Il suo amore era cresciuto quasi senza che lei se ne rendesse conto, e dopo settimane trascorse a cercarlo, a sospirare la sua presenza, finalmente aveva trovato il coraggio di rivelarsi a lui.

    E lui l’aveva rifiutata, umiliata. Invece adesso, la stringeva, la baciava, la voleva.

    Il pensiero dei loro corpi nudi allacciati nell’intimità la colpì come qualcosa di tanto bello ed emozionante da essere quasi insopportabile.

    Tremante per l’eccitazione, dischiuse le labbra, invitandolo a esplorarle più sensualmente, ma improvvisamente Ran l’allontanò, il volto scuro di rabbia. «Ran, che... che cosa c’è di sbagliato?» balbettò, imbarazzata.

    «Che cosa c’è di sbagliato? Come puoi chiederlo? Tu sei ancora una bambina... Scusami, non avrei mai dovuto.»

    Lei sentì gli occhi riempirsi di lacrime. «Tu mi hai baciato! Tu mi vuoi!»

    «No, Sylvie» lo udì giustificarsi, «non eri tu, ma quello che mi offrivi. Sono un uomo, dotato di normali impulsi, cerca di capire. Tu, invece, sei ancora una bambina!»

    «Una bambina! Se fossimo a letto insieme, non parleresti così! Sono una donna, Ran, e posso provartelo.»

    «Oh, mio Dio, Sylvie... hai idea di quello che stai dicendo?»

    «Ti amo, Ran, ti voglio.»

    «Io sicuramente non ti amo né ti voglio, Sylvie!» affermò lui con ferocia, il volto pallido. «E lascia che ti dia un piccolo consiglio. Se continui ad andare in giro offrendoti in questo modo, prima o poi qualcuno accetterà, e ti posso assicurare che non sarà piacevole! Sei troppo giovane per scherzare con il sesso. Io, poi, non ardo dal desiderio di intraprendere una relazione con una verginella come te. Non mi eccita mentalmente e non mi coinvolge nemmeno a livello emotivo!» dichiarò, brutale. «Trova qualcuno della tua età per giocare all’amore, per favore!»

    Per un secondo, Sylvie avrebbe voluto protestare, supplicare o gettarsi di nuovo nelle braccia di Ran per provargli che lei poteva soddisfarlo, nonostante l’età e la mancanza di esperienza.

    Di solito, non si sarebbe arresa, ma qualcosa nel profondo del suo animo, un senso di orgoglio femminile, aborriva l’idea di ricevere l’ennesimo rifiuto.

    E così, costringendosi a non piangere quelle lacrime che le avrebbero dato sollievo, sollevò fieramente la testa. «Credo proprio che lo farò» disse con una scintilla di sfida che brillava nei suoi occhi. Vide il volto di Ran incupirsi molto lentamente.

    «Sylvie...» tentò di fermarla, ma lei lo ignorò.

    La dolcezza di quel nuovo, tenero sentimento stava già sbiadendo nel risentimento e nell’orgoglio. Sylvie amava Ran, ma ora sentiva di poterlo odiare. Ce l’avrebbe mai fatta?

    1

    «Non stai dicendo sul serio.»

    Sylvie si accigliò mentre studiava l’appunto sul frontespizio del dossier che il suo capo, Lloyd Kelmer IV, le aveva appena dato.

    Lloyd era il tipico milionario eccentrico che avrebbe potuto esistere nelle favole, un geniale e indulgente padrino al quale mancava solo la bacchetta magica.

    Si erano conosciuti a un party quando Sylvie, poco dopo la laurea, si era trasferita a New York.

    Lloyd le era subito stato simpatico e, dopo quattro chiacchiere in libertà, le aveva accennato ai guai che aveva passato amministrando il Fondo per la conservazione e il restauro di edifici storici e relativi terreni istituito da suo nonno, Lloyd Kelmer II.

    Sylvie, con la sua scarsa conoscenza dei problemi di gestione della grande tenuta del fratellastro in Inghilterra, si era mostrata molto interessata a quello che sapeva Lloyd, ma era comunque rimasta sorpresa quando lui, qualche giorno dopo, l’aveva chiamata offrendole un lavoro come sua assistente personale.

    Lloyd aveva circa sessant’anni e poteva non aver alcun motivo recondito per contattarla, ma in ogni caso, dopo aver chiesto tempo per riflettere sull’offerta, Sylvie aveva telefonato al fratellastro in Inghilterra per chiedergli consiglio.

    Così, una breve visita di Alex e sua moglie Mollie per discutere la proposta l’aveva portata ad accettare il lavoro, una decisione per la quale, a un anno di distanza, non smetteva di congratularsi con se stessa.

    Il suo era un lavoro vario e affascinante, benché l’assorbisse completamente e le lasciasse pochissimo tempo libero sia per gli svaghi che per le relazioni con il sesso opposto.

    Non che questo la preoccupasse. Dalle esperienze passate, aveva capito di non essere brava a giudicare gli uomini. O forse erano loro a essere oltre la portata della sua sensibilità.

    Dopo la devastante cotta per Ran e il suo umiliante rifiuto, c’era stato solo Wayne, un’altra storia che avrebbe preferito dimenticare.

    Benché non fossero mai stati amanti, aveva sempre saputo del suo coinvolgimento nel mondo della droga, e troppo tardi si era accorta del pericolo che rappresentava per lei e la sua famiglia.

    Aveva cercato di convincersi che Ran si sarebbe innamorato di lei, e che Wayne fosse una pecorella smarrita in cerca di salvezza e protezione.

    In entrambi i casi, aveva sbagliato. L’ultimo sentimento che Ran avrebbe potuto provare per lei era proprio l’amore. E in quanto a Wayne... Be’, grazie al cielo, era ormai fuori dalla sua vita.

    Tutte le energie di Sylvie adesso erano rivolte al lavoro. Ogni proprietà acquisita dal Fondo doveva essere ispezionata, portata allo stesso standard di qualità delle altre e alla fine aperta al pubblico.

    Suo compito era valutare lo stato di conservazione degli edifici con il loro contenuto e delle terre circostanti, contattare le imprese che avrebbero effettuato i restauri, verificare i costi, e fare in modo che il massimo risultato fosse ottenuto al minor prezzo.

    E per quanto fosse faticoso e richiedesse ore e ore di straordinari, era un lavoro che non solo le dava enormi soddisfazioni personali, ma l’appagava profondamente.

    Sylvie conosceva il gusto molto personale con cui Lloyd decideva i nuovi acquisti, e sapeva che per questo i responsabili delle altre organizzazioni lo vedevano come un personaggio originale.

    Per comprare una casa doveva percepirne le giuste vibrazioni, come le chiamava lui, ma questa sua particolarità la faceva sentire quasi materna nei suoi confronti.

    Almeno fino a ora.

    Di ritorno da un viaggio di sei settimane a Praga, dove aveva visitato un magnifico quanto malandato palazzo del diciottesimo secolo recentemente acquistato dal Fondo, aveva scoperto che, in sua assenza, Lloyd aveva comprato Haverton Hall, una villa neoclassica all’interno di una grande tenuta nel Derbyshire.

    Il suo cuore si era fermato.

    «Sylvie... è

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