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Il fiore della passione: Harmony Collezione
Il fiore della passione: Harmony Collezione
Il fiore della passione: Harmony Collezione
E-book150 pagine2 ore

Il fiore della passione: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Sbocciata grazie al suo esperto tocco...



Kira Banks preferisce di gran lunga i fiori alle persone: dopo essersi scottata a causa dell'amore per l'uomo sbagliato, ora vive da sola in uno splendido cottage in Toscana, dedicandosi ai giardini delle lussuose ville di quella vallata. La tranquillità della sua vita, però, viene sconvolta dall'inaspettato arrivo a Bellavista di Stefano Albani, il tipo d'uomo che è abituato a prendersi tutto ciò che vuole. Stefano, fin dal primo istante, è attratto dalla bella e riservata Kira, e per la prima volta nella sua vita sente di avere lui bisogno di qualcosa.
LinguaItaliano
Data di uscita9 mar 2018
ISBN9788858979686
Il fiore della passione: Harmony Collezione
Autore

Christina Hollis

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il fiore della passione - Christina Hollis

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Italian’s Blushing Gardener

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2010 Christina Hollis

    Traduzione di Anna Vassalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-968-6

    1

    Ormai calavano le ombre della sera, ma Kira continuava a guardare, dal boschetto di pini situato di fronte alla tenuta Bellavista, l’altro versante della vallata. In lontananza una striscia bianca feriva il lato della collina. Si trattava di una strada e Kira era in attesa, in attesa della nube di polvere che avrebbe segnato la fine della sua solitudine.

    Il suo piccolo angolo di paradiso stava per cambiare per sempre. La terra adiacente alla sua proprietà era in vendita e, secondo l’agente immobiliare, un uomo davvero eccezionale era interessato all’acquisto.

    Ma a lei non poteva importare di meno. Si era trasferita in Italia proprio per allontanarsi da persone di quel genere. Quanto aveva saputo di Stefano Albani non aveva migliorato per niente l’opinione che aveva degli uomini.

    Tanto per cominciare, era atteso per un sopralluogo alla tenuta Bellavista nel primo pomeriggio e non si era ancora fatto vedere.

    L’agente immobiliare si era recata nel cottage di Kira a cercarlo. Era senza fiato per l’eccitazione all’idea di conoscere questo fantastico multimilionario, ma Kira non si era lasciata impressionare. Immaginava che l’arrogante Albani fosse più interessato alle donne che all’acquisto di una proprietà terriera.

    Mentre il tempo passava e il possibile acquirente non si faceva vedere, l’interesse dell’agente immobiliare era cominciato a scemare: la donna era troppo preoccupata all’idea di mancare il successivo appuntamento, tanto che Kira si era offerta di consegnare le chiavi al signor Albani, se mai si fosse presentato. Dover trattare con estranei la metteva in agitazione, ma poiché ben difficilmente l’acquirente si sarebbe fatto vedere, la sua era stata una proposta pro forma. Tutto ciò che voleva era liberarsi dell’agente immobiliare.

    E funzionò. La visitatrice non gradita accettò la cortese offerta e si dileguò, lasciandola sola.

    Ed era esattamente ciò che Kira voleva.

    Per la verità, c’erano modi ben peggiori di trascorrere un pomeriggio che godersi il panorama nella tenuta Bellavista.

    Lo spicchio di sole alla fine si celò dietro un banco di nubi che si spostavano verso il versante ovest della vallata. Kira cominciò a rilassarsi. Era sempre più convinta che Stefano Albani, noto seduttore, non sarebbe venuto. Ed era un sollievo.

    Meno persone si fossero recate a vedere la proprietà, più tempo avrebbe richiesto la vendita. A Kira non importava se la proprietà fosse rimasta invenduta in eterno. La sua piccola dimora era abbastanza distante, anche se da casa sua poteva vedere la villa.

    L’ultimo proprietario di Bellavista era solito farle un cenno di saluto da un versante all’altro della vallata e lei si era occupata di tenergli in ordine i giardini, ma il loro rapporto si era limitato a questo. E andava bene a entrambi. Ma ora Ivan era morto. Strano: nei due anni successivi all’acquisto del Rifugio, Kira aveva parlato con Ivan solo di affari, eppure adesso le mancava. E ora avrebbe dovuto affrontare l’ignoto. Chiunque avesse acquistato Bellavista difficilmente sarebbe stato riservato e per niente invadente come il vecchio gentiluomo. E l’idea la spaventava.

    Si chiese se davvero il futuro sarebbe stato così preoccupante se avesse avuto qualcuno con cui parlare.

    Il giorno precedente era arrivata una lettera dall’Inghilterra. Kira sapeva che avrebbe dovuto rispondere, anche se in modo conciso, ma non sopportava l’idea di farlo. La busta giaceva ancora dove l’aveva lasciata cadere, chiusa, sul tavolo di cucina. Prima o poi, avrebbe dovuto allentare questo rifiuto emotivo, ma non adesso, non ancora.

    Con uno sforzo cercò di concentrarsi sullo splendido panorama. La vallata era un trionfo di fiori e alberi secolari. Si spinse fino all’ombra fresca del bosco di noci. In lontananza si udiva il rumoreggiare del tuono: presto ci sarebbe stato un temporale che avrebbe rinfrescato l’aria. Kira sorrise. La pioggia avrebbe ridotto la strada sterrata in un pantano. Se il signor Albani era in viaggio, la prospettiva di infangare la macchina sportiva sarebbe stato un motivo sufficiente per farlo desistere, e il suo rifugio sarebbe stato al sicuro almeno ancora per un po’.

    Improvvisamente ebbe l’impressione che qualcosa nell’aria fosse cambiato. Gli uccelli erano silenziosi. Si guardò intorno. La terra era immobile, in attesa. Poi udì una vibrazione, debole dapprima, ma saliva dal terreno come la minaccia di un terremoto. Avanzò impaurita mentre un cervo spuntò dagli alberi, attraversò il sentiero e sparì. Il frastuono aumentò ancora, terrorizzandola, e si guardò intorno alla ricerca di un riparo.

    Gli alberi, prima immobili nel calore opprimente, ora ondeggiavano in un mare verde. Non si trattava di un terremoto, ma di qualcosa di altrettanto allarmante. Un elicottero sorvolava la zona, a bassa quota, mandando in frantumi la pace di quella vallata.

    «Sarò irraggiungibile per un paio d’ore» annunciò Stefano Albani dando qualche disposizione al telefono, prima di sistemarsi meglio sul sedile. Non era il caso di rilassarsi; la schiena restava rigida. Pilotare un elicottero richiedeva molta concentrazione. Non visitava mai una proprietà senza prima averla vista dall’alto. Bellavista pareva perfetta, un sogno. I boschi che la circondavano assicuravano un refrigerio nell’estate rovente e gli splendidi terrazzi erano l’ideale per intrattenere gli amici al tramonto.

    Un movimento tra gli alberi catturò la sua attenzione. Era una ragazza. Agitava le braccia, un fascio di carte in mano. Stefano sorrise. Aveva parlato con l’agente immobiliare solo per telefono, ma da quanto vedeva aveva un aspetto che ben si addiceva alla voce sensuale.

    Ripensò alla lunga telefonata. Riprendere da dove si erano interrotti sarebbe stato un ottimo sistema per allentare la tensione della giornata.

    Osservò la graziosa giovane e le fece un cenno di saluto.

    Lavorava troppo, aveva bisogno di distrazione. Poche ore in un luogo del genere gli avrebbero sgombrato la mente da tutti i problemi e dall’ansia delle guerre combattute in sala riunioni. La compagnia di una ragazza graziosa era qualcosa che aveva dimenticato in tutto quel caos.

    Stefano sorrise mentre atterrava.

    Kira non lo accettava. Bellavista era una proprietà privata e l’intrusione di un elicottero disturbava quella bellezza. E, peggio ancora, era foriero di cupi presagi.

    «Persino i fagiani volano più alti!» urlò quando l’elicottero le passò sopra la testa. La voce fu soffocata dal rombo dei rotori, ma non aveva importanza. Tradurre la rabbia in parole la faceva sentire meglio.

    Mentre osservava, le mani sui fianchi, il mostro abbassò il naso e planò accanto alla villa. Se il pilota non l’avesse irritata fino a quel punto, sarebbe stata solo nervosa. Invece aveva un buon motivo per assalirlo. Si affrettò lungo il sentiero, poi attraverso un varco nella siepe, imboccò il viale che conduceva alla villa.

    L’elicottero era accanto alla villa, deserto. Nessuna traccia del pilota. Confusa, aggirò la villa. Da ogni lato piante ornamentali in un’esplosione di colori offrivano riparo dal calore estivo. Poi scorse una figura maschile che spariva in un varco verso il giardino della fontana. Stava per chiamare quell’individuo, ma qualcosa nei suoi movimenti la bloccò. Quando raggiunse il giardino della fontana, lo trovò deserto.

    Si voltò per cogliere qualche segnale della presenza dell’intruso, ma solo un refolo di brezza disturbava la quiete. Poi, aguzzando le orecchie, udì qualcosa che potevano essere dei passi, ma non riuscì a individuare da dove provenissero. Si guardò ancora intorno, ma non c’era nessuno.

    Poi due mani robuste la afferrarono per la vita e subito fu imprigionata in un abbraccio.

    «Finalmente ci conosciamo, signorina Barrett!» mormorò una voce profonda in un inglese perfetto. «La stavo cercando. Ero sicuro che mi avrebbe atteso all’ingresso principale!»

    La parole scherzose riverberarono nella curva del collo di Kira che gelò, cercando di sottrarsi al fiato caldo contro la propria pelle. Ma il movimento la portò ancora più vicino a quel corpo virile. L’uomo la teneva talmente stretta che respirava a malapena.

    «Al telefono mi ha detto che non vedeva l’ora di conoscermi. Mi dica... dove desidera cenare con me questa sera?» C’era una traccia di sorriso nella voce mentre accostava le labbra alle sue.

    Ma prima di creare un contatto, Kira si divincolò con uno scatto di cui fu la prima a stupirsi.

    «Non sono Amanda Barrett e non vedo assolutamente l’ora di conoscerla!» lo aggredì ansimando. «Per favore, tenga le mani a posto!»

    L’uomo si riprese immediatamente, il viso che diventava una maschera impassibile. Con un cenno del capo mormorò con tono grave: «Mi scusi, signorina».

    Per precauzione Kira arretrò di qualche passo. L’assalto era stato così veloce e imprevisto che non si aspettava che si bloccasse con tale immediatezza. E adesso non sapeva come comportarsi. Se questo era Stefano Albani, il multimilionario, non somigliava per niente ai clienti ricchi con i quali aveva lavorato fino a quel momento. Questi erano prevedibili e non avrebbero mai fatto una mossa del genere. Invece Stefano Albani pareva disposto a tutto. Era attraente in un modo del tutto particolare e per nulla mortificato dalle sue parole. Srotolò le maniche della camicia lungo braccia abbronzate e si abbottonò i polsini.

    «L’ho confusa con un’altra persona, mi scusi. Avrei dovuto incontrare qui l’agente immobiliare. Sa dove posso trovarla?» chiese.

    «Adesso probabilmente è già a casa, dopo aver trattato con almeno un altro paio di clienti nel tempo che c’è voluto perché lei arrivasse» ringhiò Kira, ancora urtata per l’abbraccio inaspettato. Il viso di Stefano era sempre impassibile, ma gli occhi lampeggiavano e, all’improvviso, Kira si dispiacque per la scortesia con cui si era rivolta a un uomo tanto formidabile. Poi lui curvò la bocca in una smorfia.

    «Dio... sono secoli che nessuno si rivolge a me in questo modo!»

    In quel preciso momento parve che gli anni gli fossero caduti di dosso facendolo sembrare più giovane. Gli occhi bellissimi e l’espressione confusa costituivano un’emozione troppo intensa per Kira che dovette deglutire convulsamente, pur decisa a non farsi mettere i piedi in testa, anche se non riusciva a distogliere lo sguardo dalla sua bocca.

    «Non si rende conto di essersi presentato con tre ore di ritardo senza neppure scusarsi? Inoltre ha sorvolato questa bellissima vallata a una quota inverosimilmente bassa, terrorizzando gli animali selvatici e rovinando una splendida serata» affermò decisa, un tremito interiore che la disturbò quando l’espressione di Stefano Albani si fece tempestosa. Un tipo di quel genere non era abituato a sentirsi riprendere in quel modo. L’aveva ammesso poco prima.

    «Se l’ho irritata, mi scuso» disse rigido. «Non avere dei vicini che mi volano sopra la testa è un punto a favore di questa proprietà.»

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