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Le piccanti regole del capo: Harmony Collezione
Le piccanti regole del capo: Harmony Collezione
Le piccanti regole del capo: Harmony Collezione
E-book170 pagine3 ore

Le piccanti regole del capo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Da ricca, snob e dedita solo al divertimento, ad abile e infaticabile donna d'affari. Il tempo ha cambiato molte cose...

Beth Woodbury pensa di essersi ormai lasciata il passato dietro le spalle, almeno fino a quando non scopre che il suo nuovo capo sarà Luca Tonetto. Implorare perdono per il passato è l'unica cosa che può fare: quel lavoro le serve, e farà di tutto pur di salvarlo.
Luca le permette di restare, ma alle sue condizioni: lei sarà la sua assistente di giorno, mentre di notte... Tuttavia quando scopre che la nuova Beth è una donna molto diversa da quella del passato, non può non pensare di cambiare le regole del gioco.
LinguaItaliano
Data di uscita11 feb 2019
ISBN9788858993309
Le piccanti regole del capo: Harmony Collezione
Autore

Christina Hollis

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Le piccanti regole del capo - Christina Hollis

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Her Ruthless Italian Boss

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2008 Christina Hollis

    Traduzione di Silvana Mancuso

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-330-9

    1

    Beth rimase incantata alla vista di Venezia dal vaporetto. La Serenissima si ergeva dalla laguna come cristallo emerso tra la nebbia. Se paragonata a una donna, sarebbe potuta essere la protagonista di un romanzo dell’Ottocento. Ovunque, si sentiva il sussurro dell’acqua contro il legno e la pietra. Beth lo assimilò a una struggente malinconia. Era lontana chilometri da casa, intimorita e preoccupata dalla prospettiva di arrivare per la prima volta nella sede della Tonetto Fine Arts, e cercava disperatamente di convincersi che, giunta lì, il lavoro le sarebbe piaciuto. Era stanca, sola e aveva paura. Aveva affrontato così tante sfide negli ultimi anni. La quiete immortale di Venezia era in netto contrasto con la quantità confusa di specialisti e ospedali che aveva dovuto frequentare per il padre. Infine, la sua morte era stata un duro colpo, e le conseguenze l’avevano orbata della sicurezza che conosceva e amava.

    All’improvviso, gli altri passeggeri del vaporetto furono colti da un fremito di eccitazione. Alcune signore veneziane tubarono ammirate, poi ognuna cominciò a indicare tra la pioggerella. Parlavano tutte insieme, e Beth non impiegò molto a capire perché. Si avvicinava un’imbarcazione spettacolare che, lunga e affusolata, passò oltre così spedita che sembrò superare di gran lunga i limiti di velocità. Il pilota attirò molti sguardi ammirati, più della imbarcazione stessa. Era alto, snello e concentrato come un professionista. Le dita di una mano erano allargate in modo casuale sulla coperta della barca, mentre l’altra governava i comandi. Il suo atteggiamento era totalmente fuori luogo in quell’acquerello sfumato. Eppure era stranamente familiare... Il cuore di Beth smise di battere e, sorpresa, lei scattò in piedi.

    «Buon Dio! Che ci fa qui?» ansimò prima di tornare in sé.

    La gente la guardò e sorrise. Sprofondando di nuovo nel sedile con un sorriso imbarazzato, Beth mormorò delle scuse. Sto scivolando nella follia con tutto questo stress, pensò. Le allucinazioni su Luca erano finite da anni, ormai. Era un soldato di carriera al fronte, e l’ultima persona che ci si sarebbe aspettati a pilotare un motoscafo lussuoso a Venezia. Quanto all’abbigliamento e agli occhiali da sole, il solo pensiero era risibile, ma questo non alleviò il dolore. Resa muta dall’afflizione, Beth guardò l’immagine sparire lontana e rapida verso un regno distante cui indubbiamente apparteneva.

    Chiunque sia, probabilmente non mi ha neanche vista, pensò Beth.

    Aveva ragione. I milionari raramente notavano la gente comune. Luca Tonetto non faceva eccezione. Aveva già controllato le proprie e-mail tre volte, quel mattino, e aveva la testa piena di programmi. Grazie al cielo, l’assistente personale preferita di Ben Simpson sarebbe arrivata quel giorno dall’Inghilterra, meditò, quella donna doveva essere una santa per stargli dietro.

    Giunto alla Tonetto Fine Arts, Luca lasciò l’impiegato a ormeggiare la barca ed entrò nell’edificio. Salutò con un cenno il personale della reception e premette il pulsante dell’ascensore privato. Era ancora irritato da Ben Simpson. Poteva anche essere un genio nel suo campo, ma non aveva affatto buonsenso, né capacità sociali. Luca si era limitato ad accettare con un gesto la richiesta dell’Ufficio del Personale di includere la sua segretaria come parte del contratto di assunzione di Ben. Al momento, era sembrato un bonus innocuo. Ma tutti avevano ormai capito che la ragazza doveva essere fondamentale nel sistema vitale di Ben Simpson.

    L’ascensore arrivò. Luca entrò, trasalendo quando le porte a specchio si chiusero. L’ultimo bicchiere di vin santo la sera precedente era stato un errore. Era andato a Firenze per assaggiare l’ultima vendemmia del conte Giulio. Come sempre, Luca aveva concordato con l’ospite che il vino era perfino migliore delle precedenti annate. Cosa che ormai diceva da cinque anni. Non lo entusiasmava più socializzare, ma le sue maniere erano impeccabili, tanto che aveva accettato quell’ultima dose di alcol. A pensarci adesso trasaliva. Per fortuna, uno dei suoi autisti aveva fatto da copilota riportandolo a Venezia qualche ora prima. Non c’era stato tempo di dormire, aveva trascorso tutta la notte a parlare con il conte Giulio.E adesso doveva costringersi ad affrontare la vita d’ufficio... di nuovo.

    Aveva condiviso la propria assistente personale, mentre aspettavano tutti che la segretaria di Ben Simpson risolvesse dei problemi personali in Inghilterra. Stava pensando di offrire a questa fantomatica wonder woman un aumento immediato della paga, a scatola chiusa. Per come si sentiva quel giorno, era probabile che il prossimo problema con Ben sarebbe finito con del sangue sparso sul tappeto della direzione...

    Quando Beth raggiunse il nuovo posto di lavoro, il cuore le batteva così forte da farle temere che scoppiasse. Ben Simpson l’accolse nell’atrio e l’accompagnò nel suo ufficio. La condusse attraverso un nido d’api in piena attività. Anche se si trovava all’interno di un ampio edificio antico, pieno di meandri e dal pavimento di legno scricchiolante, tutto alla Tonetto Fine Arts si muoveva con l’efficienza high-tech di un’azienda internazionale e multimilionaria. Mentre i firewall e gli antivirus proteggevano gli investimenti, i muri veri e propri dell’edificio erano colmi di arazzi. Guardandosi intorno, Beth si chiese se quegli arazzi nascondessero passaggi segreti. La gente che aveva vissuto lì nel Rinascimento doveva proteggersi, e a quei tempi c’erano in gioco non solo le fortune, ma anche le vite. Ben la guidò attraverso una serie di passaggi, fermandosi spesso per chiedere indicazioni per raggiungere l’ufficio. A Beth non importava, poiché le dava la possibilità di ammirare ciò che la circondava. In ogni corridoio c’erano bei tavolini antichi e sedie intarsiate posti a intervalli regolari. Al padre sarebbe piaciuto. Aveva adorato i tesori, e quel posto ne era pieno. Ogni volta che era tornato da un viaggio per acquistare merci, Gerald Woodbury aveva portato a casa almeno un altro pezzo squisito che non era stato capace di mettere in vendita. Sfortunatamente, il conto in banca si era svuotato con la stessa rapidità con cui l’amato Rose Cottage si era riempito di meraviglie.

    Non appena raggiunsero l’ufficio, Beth si buttò a capofitto nel lavoro: semplificare il più possibile la vita di Ben. Lo studio era stato ricavato nella vecchia sala da ballo, e non le ci volle molto a convincere Ben a spostare la sua scrivania in fondo alla sala. Si lasciava distrarre troppo facilmente per rimanere accanto alla porta. La postazione di Beth sarebbe stata lì a guardia, a filtrare visitatori indesiderati.

    Il disastro giunse poco dopo essersi messi al lavoro. Un urlo convulso si levò verso Beth, che stava inserendo dei dati sul computer.

    «Beth... Beth, mi sono appena seduto sugli occhiali!»

    «Quelli di riserva sono nel cassetto della scrivania in alto a destra, come sempre.»

    «Questi sono quelli di riserva! Ho perso una lente degli altri appena arrivato qui...»

    Beth afferrò il telefono e fece subito una chiamata. Poi andò verso Ben e gli porse un appunto.

    «Non allarmarti. Ecco i dettagli del tuo nuovo ottico, che parla inglese. Ti aspettano.»

    Ben si illuminò, si alzò e prese la giacca. «Se mai il signor Tonetto vorrà sapere perché ho bisogno di te qui, gli dirò di piccole cose come questa!»

    Secondi dopo, Beth tornò in suo soccorso quando squillò il telefono sulla scrivania di Ben.

    «Oh... ciao, devi essere Beth!» disse una voce cordiale. «Sono Andria, l’assistente del signor Tonetto. Puoi chiedere a Ben di salire in direzione, per favore? Il signor Tonetto vuole vedere gli appunti per il suo discorso alla Convention delle Ceramiche il prossimo mese. Potrebbero parlarne insieme bevendo un caffè.»

    «Oh, mi dispiace, Andria, Ben è dovuto uscire in tutta fretta...»

    Beth sentì un respiro aspro dall’altra parte. Era un chiaro segnale di pericolo, e nulla poteva macchiare la reputazione di Ben. Entrò subito in azione.

    «Però posso consegnarli io. Li ho proprio qui, e sono pronti.»

    «Fantastico.» Il sollievo di Andria fu tangibile. «Il signor Tonetto è un buon capo, ma è risoluto quando si tratta di lavoro. Se avesse pensato di essere stato mandato in pausa caffè senza poterne ricavare un po’ di lavoro, sarei stata morta!»

    Beth rise, stampò il documento e lo mise in una carpetta. Non c’era da meravigliarsi che Ben avesse voluto il suo aiuto e sostegno in questo nuovo lavoro. Era disorganizzato quanto incline agli incidenti. E Beth avrebbe fatto meglio a scrollarsi l’abitudine di trasalire ogni volta che sentiva il cognome del loro nuovo capo.

    Quando Ben le aveva detto di essere stato contattato dalla Tonetto Fine Arts, lo stomaco di Beth era andato sottosopra. Il semplice riferimento a quel cognome - che pure era condiviso da milioni di persone al mondo - l’aveva messa in agitazione. Poi la realtà le aveva fornito un paracadute, intimandole di non essere così stupida. Luca era un soldato, e un elefante in una cristalleria. Quale connessione avrebbe potuto avere con un’azienda internazionale di oggetti d’arte? L’unico interesse mai mostrato per un bicchiere era per la quantità di liquido che poteva contenere. Eppure, Beth era a disagio ogni volta che sentiva il cognome Tonetto. Almeno, conoscere il loro nuovo amministratore delegato sarebbe stato un sollievo. Quando la vera immagine avrebbe sostituito la furia scura e alta che ancora la perseguitava, la vita sarebbe stata più semplice.

    Cercando di cavarsela nel labirinto di corridoi, Beth temette che il suo italiano vacanziero e arrugginito la tradisse, ma tutti quelli che incontrò nell’edificio furono davvero cordiali. Trovò presto la sala della direzione, e vi entrò con un ampio sorriso.

    Sorriso che svanì nell’istante in cui vide il profilo dell’uomo accanto alla finestra. La figura imponente le dava le spalle, ma lo riconobbe ugualmente. Era lo stesso uomo che pilotava il motoscafo, e rendersene conto fu un duro colpo al cuore. Adesso non poteva più sbagliarsi. I capelli erano un po’ più lunghi e si arricciavano sul colletto, ma non importava. Questo stacanovista milionario era l’uomo che più desiderava al mondo.

    L’unico che aveva, e che avrebbe, mai amato.

    Beth era stata discreta e silenziosa, eppure Luca la sentì entrare. Guardò oltre la spalla con un sorriso, poi si fermò. In un secondo, l’espressione cordiale passò dal piacere a una profonda e cupa incredulità.

    Beth gelò per la paura. Malgrado non fosse bello come gli attori delle soap o i modelli, guardarlo era devastante. Gli occhi grandi e scuri avevano ciglia da far svenire, ma era un effetto fisico, non sentimentale. La mascolinità era incisa, non plasmata. Era stata levigata con maestria, assumendo una forma che qualunque donna avrebbe voluto toccare. Beth non faceva eccezione. A dispetto dello sguardo brillante, la prima cosa che notò fu quanto sembrava pallido e stanco.

    Poi le sue parole calme spazzarono via gli anni.

    «Mio Dio... devo essere morto e finito all’inferno...»

    Beth era sconvolta. Gli occhi di Luca erano scaglie di diamante nero. L’uomo che significava tutto per lei stava cercando adesso di intimidirla, non di scioglierla. Ci riuscì in un baleno, perché l’anima di Beth portava ancora il marchio indelebile della sua rabbia dura e oscura. L’aveva marchiata a fuoco quell’ultima notte bruciante a Balacha. Cinque anni dopo, faceva ancora male.

    Beth cominciò a pizzicare il bordo della carpetta che aveva in mano, colma di imbarazzo e vergogna.

    «Luca... non avevo idea... non sarei mai venuta se avessi saputo...»

    La zittì con un solo gesto brusco della mano. Il tempo che li aveva separati aveva enormemente accresciuto la sua naturale autorità. L’aspetto era sempre stato anticonformista, adesso sembrava pericoloso. Anziché essere abbronzata e aperta, la sua faccia era smunta e guardinga. Quei meravigliosi occhi dalle ciglia folte avevano cerchi scuri. Beth era inorridita, ma la vecchia attrazione era ancora lì. Poteva sentirla, ma percepiva anche il rancore di Luca nei suoi confronti.

    Lo shock e la vergogna la obbligarono a esternare un torrente di scuse. «Senti, non posso certo biasimarti per essere arrabbiato con me, Luca. Ho preso la penna per cercare di scriverti un migliaio di volte, ma...»

    «Non dirmi altre bugie, Elizabeth. O Beth, o qualunque sia il tuo nome oggi. Non ho bisogno delle tue scuse.» Il tono fu come seta su carta vetrata. «Immagino che tu sia l’indispensabile assistente personale di

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