Scritto nelle stelle: Harmony Destiny
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Anteprima del libro
Scritto nelle stelle - Zena Valentine
successivo.
1
Jessica Caldwell Morris avvertì una morsa al petto quando alzò lo sguardo dalla scrivania.
La luminosa fusoliera bianca di un aereo a doppio motore stava planando sulla pista come un gigantesco uccello di porcellana.
Ingegneria Noble, diceva la scritta a caratteri blu sulla carlinga.
Jessi trattenne il fiato mentre seguiva con lo sguardo dalla finestra al primo piano la lenta progressione del velivolo verso l'estremità della pista. Il pilota frenò e l'aereo rallentò, come trattenuto da una mano invisibile, quasi fermandosi prima di roteare verso la pompa di carburante.
Una sosta imprevista?
Jessi sperò di sì.
Incidente o fatalità?
Di sicuro i Noble non intrattenevano nessun rapporto d'affari a Kenross.
«Oh, Dio, oh, Dio» ansimò, coprendosi il viso con le mani. Sentiva risvegliarsi all'improvviso l'angoscia di brutti ricordi. Ricordi tremendi, vecchi di dodici anni.
Grazie al cielo Chaz era al piano di sotto e poteva occuparsi di chiunque fosse a bordo di quell'aereo. Di certo non vi era un Noble, altrimenti l'aereo non si sarebbe fermato.
A meno che non sapessero che la base era di proprietà di un Caldwell.
Il che era alquanto probabile. Il suo nome era Morris adesso, e l'insegna diceva Aviazione Kenross. Sulle mappe la base era identificata come aeroporto di Kenross, benché lei possedesse la pista e tutto il terreno, uffici, equipaggiamento, servizio assistenza incluso, più la scuola di volo e il noleggio aerei. Era suo persino l'elicottero.
Jessi rimase un momento sconcertata dall'aereo che si fermava alla pompa di benzina, ma per fortuna vide la figura trasandata del suo dipendente che già correva dal marciapiede verso l'asfalto.
Il velivolo rallentò e si arrestò con un brusco scossone all'indietro, quindi entrambi i portelloni si aprirono. Il pilota rimase al suo posto, sporgendosi all'infuori e curvando le spalle mentre parlava con Chaz.
Gli occhi di Jessi schizzarono verso l'altro portellone, da cui si affacciò la testa di un uomo, i capelli neri e lisci come il piumaggio di un corvo. Con un balzo, l'uomo fu sull'asfalto, poi si girò per chiudere il portellone, e lei lo vide in viso.
Kale Noble.
«Oh, Dio, no» sussurrò nell'ufficio vuoto, torcendosi le mani.
Anche se erano trascorsi dodici anni, lo riconobbe subito. L'atleta ossuto delle superiori era maturato in un uomo muscoloso dalle larghe spalle, dal viso non più lungo e scavato, ma pieno e solido. Le sopracciglia troppo folte di un tempo armonizzavano ora in un viso dalla ruvida bellezza.
Si muoveva con lo stesso controllo atletico di quando non era che un ragazzo piuttosto gracile. I suoi movimenti erano più spediti e aggressivi, e rivelavano una forza che lei sentiva nascere dalla rabbia e dall'impazienza.
Con lunghe falcate girò sul retro dell'aereo, reggendo una valigetta piatta color mogano, e bloccò Chaz che stava salendo sulla corta scaletta per versare il carburante nel serbatoio sull'ala destra.
Chaz annuì e arretrò, riposizionò la pistola della pompa di benzina e seguì Kale nell'ufficio sotto quello di Jessi.
Aveva un fisico asciutto e agile, il ventre piatto e i fianchi stretti. Indossava pantaloni scuri e camicia bianca a maniche corte, con il colletto sbottonato, in un comprensibile sforzo di difendersi dalla torrida calura di giugno. Sembrava indaffarato, un uomo importante. Minaccioso. Marciava verso la porta dell'ufficio come se potesse schiacciare qualsiasi ostacolo sul suo cammino.
Che cosa ci faceva lì?
Per favore, pregò Jessi, fa' che sia una visita breve, qualunque ne sia il motivo. Lui era al piano inferiore, direttamente sotto la sua scrivania. Jessi serrò gli occhi e ascoltò il proprio respiro, irregolare e affannoso.
Sentiva il peso di un senso di colpa vecchio di anni, benché fosse consapevole di non avere nessuna responsabilità nella tragedia che era costata la vita a Paul, il fratello di Kale, e che aveva diviso le loro famiglie, nonché spedito all'inferno sua sorella maggiore Charlotte, dov'era rimasta a penare fino alla morte, avvenuta un anno prima.
I ricordi si risvegliarono, tornando ad avvolgerla in una nube abbagliante. Gli occhi chiusi, Jessi abbassò lentamente le braccia. Kale non aveva mai smesso di tormentarla, sebbene negli ultimi anni lei avesse fortunatamente conosciuto periodi prolungati di tranquillità.
Si stava riprendendo solo ora dal dolore per la perdita di suo marito, sua sorella e il cognato, deceduti nel medesimo incidente aereo un anno prima. Provava un senso di sollievo grazie ai progressi che sua nipote Amanda stava compiendo e una grande soddisfazione per i guadagni derivati dall'attività lavorativa, oltre a qualche sprazzo di gioia per le ore che riusciva a trascorrere volando.
Ma in quel momento non erano semplici ricordi ad assalirla, bensì l'incubo del diciannovenne Kale Noble furibondo, travolto da una rabbia quasi incontrollabile, che puntava il dito contro di lei e la povera Charlotte, un anno dopo il tragico incidente di Paul. Le aveva accusate di essere delle mantidi crudeli che portavano alla rovina gli uomini di cui si erano servite e che avevano ingannato. E attorno a lui vi erano state persone di famiglia, che tanto sapevano delle loro vite. Tutte che gli avevano dato ragione.
Era stato solamente dopo aver sposato Rollie Morris, un lontano cugino del marito di Charlotte, Frank, e avere dormito tutte le notti con la guancia appoggiata al suo corpo caldo, che Jessi era riuscita a liberarsi di quegli incubi. Incubi che non erano frutto dell'immaginazione, bensì vividi ricordi di una realtà orrenda.
Jessi concentrò di nuovo lo sguardo sullo scenario soleggiato sottostante. Le poderose falcate di Kale lo stavano conducendo dall'ufficio all'auto a noleggio nell'area parcheggio, mentre Chaz riforniva l'aereo di carburante. Il pilota gironzolava lì intorno, disegnando ampi cerchi, stiracchiandosi, allungando lo sguardo oltre gli edifici, l'area delle aviorimesse e gli altri aerei in esposizione, con le ruote fissate al terreno.
Salito a bordo dell'auto, Kale inserì la retromarcia e percorse l'area del parcheggio, fino all'imbocco dell'autostrada. Poi sparì, lasciandosi dietro una nuvola di polvere.
Lo sguardo di Jessi si spostò di nuovo su Chaz che stava conversando con il pilota, indicando il ristorante oltre il parcheggio.
Rimase ancora alla finestra a guardare. Alla fine, il pilota spostò l'aereo verso la zona parcheggio riservata agli ospiti, bloccò i tasselli bianchi sotto le ruote e s'incamminò pigramente verso il ristorante.
Chaz tornò in ufficio.
Poi lei lo udì salire le scale.
Quando si voltò, lui stava appoggiando la sua figura nerboruta contro lo stipite della porta, le braccia conserte. Il sudore gli aveva macchiato la camicia blu.
«Allora, chi diavolo è Kale Noble?» le domandò come se avesse tutto il diritto di saperlo.
Lei inspirò e pensò a cosa dire. Un uomo che odia i Caldwell? Un uomo roso dal risentimento per qualcosa accaduto una dozzina di anni fa?
Un bel ragazzo che lei aveva sognato di amare per sempre quando non era che una ragazzina ingenua?
Si chiese se Kale sapesse che quella era la sua base quando aveva deciso di atterrare. Era ovvio che nell'ufficio di sotto era stato detto qualcosa che aveva ispirato il tono accusatorio che percepiva nella voce di Chaz.
«Lui sa che sono qui?» azzardò Jessi alla fine. «Sa che sono io la proprietaria?»
«Adesso sì» rispose Chaz, aspro, inarcando un sopracciglio.
Jessi deglutì. «Dimmi cosa ti ha detto.»
«Di te? Nulla. È stato proprio perché non ha detto un bel niente che mi sono insospettito.»
Lei guardò fuori della finestra. «Dimmi cosa ha detto o non ha detto» ordinò pacata.
«Prima tu dimmi chi è» la rimbeccò Chaz, staccandosi dalla porta e avanzando verso la scrivania, su cui appiattì i palmi per poi protendersi in avanti per farsi guardare più da vicino.
Lei abbassò lo sguardo. «Uno che viene dal passato. Uno che mi ricorda una tragedia familiare.»
«Intendi l'incidente automobilistico per cui Charlotte ha cominciato a dare i numeri?»
Jessi sollevò di scatto lo sguardo. «Charlotte non dava i numeri» protestò. «Voglio sapere che cosa ti ha detto Kale Noble in proposito. Suo fratello morì in quell'incidente e nessuno di noi è più stato lo stesso da quel giorno. Allora?»
Lui si ritrasse. «Girellava intorno mentre io compilavo il modulo per il noleggio dell'auto, e ha visto sul muro la foto di te e Rollie. Mi ha chiesto chi fossi e io gli ho risposto che eri la moglie del capo. Me lo immaginavo
sono state le sue parole. Se lo sguardo potesse bruciare, quella foto di te e Rollie sarebbe un mucchietto di cenere.»
Quasi sovrappensiero, Chaz aggiunse: «Gli ho detto dell'aereo di Rollie precipitato. E di tua sorella».
Così Kale sapeva che lei era vedova e che Charlotte era morta. «E che cosa hai scoperto di lui?»
«È presidente della Ingegneria Noble. Sono stati loro a progettare il ponte oltre la palude.»
Jessi chinò il capo e si grattò la fronte. Accidenti! Ciò significava che si sarebbe stabilito per un certo tempo nei pressi di Kenross, forse per dei mesi.
Il ponte era in costruzione da un paio d'anni. Era un esperimento d'ingegneria stradale per preservare l'ambiente. Come mai non aveva notato il nome della sua compagnia prima di allora? Né lo aveva visto?
Per tutti quegli anni lui era stato praticamente a un centinaio di chilometri da lì, a Minneapolis.
«Lo hanno comprato» disse Chaz, guardando l'aereo. «Il capo ha deciso che stava sprecando troppo tempo in autostrada.»
«Spero di riuscire a tenermi alla larga da lui» mormorò Jessi.
«Perché ce l'ha con te? C'era Charlotte alla guida dell'auto.»
«C'è dell'altro, Chaz. Da allora tutto si è complicato.» Lo guardò, comprensiva nei riguardi della sua curiosità, ma allo stesso tempo infastidita. «Entrambe le nostre famiglie ne sono rimaste coinvolte.»
Lui non si mosse.
«È tutto, Chaz» terminò Jessi.
«Per la miseria, sento parlare dell'incidente di Charlotte da prima che lei sposasse Frank. Ogni volta che Charlotte alzava il gomito o compiva qualche colpo di testa, la gente diceva che era perché aveva causato la morte di un ragazzo in un incidente automobilistico. Nessuno ha mai conosciuto i particolari. Nessuno ha mai osato chiedere nulla a te o a tua sorella. Ho il sospetto che ci sia dell'altro oltre a un incidente d'auto e a un povero ragazzo finito all'altro mondo.»
«È una storia complicata» replicò lei, turbata da quell'insensibile rendiconto. «Ma è accaduto tanto tempo fa, e io non ho voglia di parlarne adesso. Per quanto Noble userà l'auto?»
«È andato a un