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Passione a contratto: Harmony Collezione
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E-book161 pagine2 ore

Passione a contratto: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Tre ragazze normali, oneste e coraggiose, e tre uomini da sogno, sfacciatamente ricchi, incredibilmente forti, sexy come pochi altri. E quando gli opposti si attraggono, la passione non può che condurre a un unico epilogo...



Sergei Antonovich ha tutto, soldi, prestigio, ammiratrici mozzafiato. Una cosa sola manca nella sua vita: una moglie. E cosa c'è di più semplice che incaricare qualcuno di sceglierla al posto suo e metterla sotto contratto, tanto per fare felice la nonna? È la strada perfetta per chi al cuore crede di saper comandare! Peccato che gli attenti selezionatori non abbiano previsto il devastante impatto dei sensuali occhi di Miss Bartlett su Sergei, né tanto meno un inatteso scambio di identità.
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2018
ISBN9788858980651
Passione a contratto: Harmony Collezione
Autore

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Anteprima del libro

    Passione a contratto - Lynne Graham

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Ruthless Magnate, Convenient Wife

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Lynne Graham

    Traduzione di Laura Premarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-065-1

    1

    Sergei Antonovich, famoso magnate del petrolio, viaggiava dietro i vetri oscurati di una grossa jeep nera. Lo scortavano due auto cariche di guardie del corpo. Che visione sulla strada di un remoto villaggio russo come Tsokhrai! Chiunque vedesse passare la parata, però, sapeva esattamente di chi si trattava: il nipote di una signora ben conosciuta nella località che andava sempre a fare visita alla nonna il giorno di Pasqua.

    Sergei osservava quella che un tempo era stata una mulattiera fangosa e che lui stesso aveva fatto trasformare in una moderna autostrada. Così i trasporti dalla fabbrica di automobili che aveva impiantato per fornire occupazione in quella spoglia area rurale erano stati facilitati. E durante i rigidi inverni la strada non era più impraticabile come quando era piccolo, col rischio che il villaggio restasse isolato anche per settimane ogni qual volta nevicava.

    A volte Sergei trovava difficile credere di aver trascorso tanti anni della propria adolescenza a Tsokhrai, dove aveva sofferto lo shock tipico della gente di città che viene gettata nell’incubo di una sana vita di campagna. All’età di tredici anni era entrato in una gang e si era abituato a infrangere la legge per sopravvivere. Era merito degli sforzi di sua nonna Yelena, una donna di bassa statura, analfabeta e disperatamente povera, se Sergei era divenuto l’uomo che era e aveva ottenuto grandi successi.

    Il convoglio si fermò davanti a un umile edificio, rivestito di legno sbiadito e riparato da una grossa siepe. Le guardie del corpo scesero per prime a controllare la zona, poi apparve Sergei, elegantissimo nell’abito grigio dal taglio perfetto che gli metteva in risalto il fisico atletico. La nonna non gli aveva mai permesso di costruirle una nuova casa. Yelena, rifletté Sergei, era la sola donna che non desiderasse mettere le mani su ogni rublo che poteva arraffare. Da molto ormai lui si era messo il cuore in pace e aveva capito che avidità e desiderio di prevalere sugli altri erano difetti essenzialmente femminili.

    Yelena era una piccola donna paffuta sui settant’anni con occhi vivaci e modi diretti. Lo salutò senza tante cerimonie, solo il tremore della sua voce e l’uso del diminutivo Serzyozh indicavano quanto significasse il nipote per lei. «Solo come sempre» si lamentò. Neanche Rozalina lo aveva mai accompagnato quando erano stati sposati, perché la irritava quel pellegrinaggio annuale del senso di colpa. Yelena lo guidò verso il tavolo apparecchiato con ogni ben di Dio, a beneficio di coloro che avevano appena concluso il digiuno in rispetto della ricorrenza religiosa. «Mangia.»

    Sergei trasalì. «Non sono stato...»

    Sua nonna iniziò a riempirgli un piatto. «Pensi che non lo sappia?»

    Il prete ortodosso seduto alla tavola decorata con fiori e uova colorate rivolse un sorriso incoraggiante all’uomo che gli aveva fatto ricostruire il campanile della chiesa. «Su, mangia» ripeté.

    Sergei aveva saltato la colazione in previsione della solita sfida gastronomica che lo aspettava. Mangiò con appetito, assaggiando il pane speciale e il dolce di Pasqua. A pranzo concluso iniziò come di consueto la sfilata di visitatori e lui rimase ad ascoltare paziente richieste di consigli, sostegno e denaro, perché era considerato il filantropo della comunità. Yelena se ne stava in disparte a osservare, nascondendo il proprio orgoglio. Era consapevole che suo nipote fosse al centro dell’interesse di tutte le giovani donne presenti, era più che comprensibile. Il viso di Sergei, dai forti lineamenti, era incredibilmente bello e si accompagnava a un’altezza al di sopra della media e a un fisico atletico e prestante. Tuttavia, era troppo abituato alle attenzioni femminili per badarvi: quante povere fanciulle gli erano morte dietro già da ragazzo. A distanza di tanti anni, nulla era cambiato e Sergei godeva ancora di uno straordinario carisma.

    Per la verità, lui era un po’ irritato da quel pubblico femminile e si chiedeva quanto Yelena, che sembrava un po’ più vecchia e stanca ogni volta che la rivedeva, avesse a che fare con il sorprendente numero di giovani donne ben curate che gli giravano attorno. Sapeva che era delusa perché non si era presentato con una compagna, ma le donne che fisicamente lo soddisfacevano non erano certo da presentare a un’anziana signora devota. Yelena era ansiosa di vederlo sposato, con una famiglia tutta sua. E, a dispetto di chi lo credeva soltanto un arrogante uomo d’affari insensibile e gelido, Sergei si sentiva in dovere di darle ciò che tanto desiderava. In fondo, dopo tanti anni, quale ricompensa aveva ricevuto Yelena per tutti i rischi che aveva corso in nome del suo nipote ribelle? Il suo affetto aveva cambiato la vita e le prospettive di Sergei, ma per lei l’esistenza era rimasta molto dura. L’immensa ricchezza e il successo conquistati dal nipote non avevano alcun valore concreto per lei, nonostante fosse il suo unico parente in vita. Suo marito, un alcolizzato, non aveva fatto altro che picchiarla, suo figlio era divenuto un ladro di automobili e anche la nuora si era data ben presto all’alcol.

    «Tu ti preoccupi per tua nonna» notò il prete. «Portale una moglie e un nipotino e la farai felice.»

    «Se solo fosse così facile» ribatté Sergei.

    «Con la donna giusta lo è!» esclamò sorridendo il prete, con tutto l’orgoglio di un padre di famiglia che aveva sei figli.

    In verità Sergei nutriva una profonda avversione per il matrimonio. Rozalina si era dimostrata un errore molto costoso e, perfino a dieci anni dal divorzio, lui non riusciva a dimenticare il bambino che l’ex moglie aveva abortito per preservare il proprio fisico perfetto. Non ne aveva mai parlato con Yelena, perché sapeva che le avrebbe spezzato il cuore. Si rendeva conto anche, notando la profondità delle rughe sul suo viso, che la nonna era sul pendio scosceso della vita e che il tempo stringeva. Un giorno non sarebbe rimasto più nessuno a sgridarlo per il rumore del suo elicottero che aveva traumatizzato i maiali e impedito alle galline di fare uova. Era un pensiero cupo che gli faceva rimordere la coscienza. In fondo, chi più aveva fatto per lui meno aveva avuto in cambio. Se c’era una donna che meritava di tenere fra le braccia un bambino, quella era Yelena Antonova.

    Sergei stava ancora rimuginando, quando sua nonna gli chiese se aveva mai rivisto Rozalina. Lui trattenne il proprio stupore. Era un tipo solitario, lo era sempre stato, e trovava le relazioni interpersonali una vera e propria sfida. Amava il botta e risposta degli affari, l’euforia di un nuovo accordo o di un’acquisizione, la sfida di tagliare via i rami morti di un’azienda per aumentare i profitti, la pura soddisfazione di compiere enormi stragi finanziarie. Ah, se solo il matrimonio fosse stato anche solo un briciolo simile agli affari, con regole precise e contratti che non lasciavano spazio a errori o fraintendimenti! Proprio in quel momento il suo instancabile cervello ingranò la marcia e arrivò a una conclusione: perché no? Perché diavolo non avrebbe dovuto scegliersi una moglie e avere un bambino con gli stessi sistemi con cui conduceva gli affari? Dopotutto, i modi tradizionali si erano rivelati una catastrofe.

    «Allora... hai qualcuna?» chiese Yelena titubante, rivelando di essersi trattenuta per tutto il giorno dal fare quella domanda così personale.

    «Forse» si sentì dire, una risposta che alimentava un filo di speranza per sviluppi futuri.

    Subito il piano iniziò a prendere forma e Sergei decise che questa volta avrebbe usato un approccio pratico e professionale all’istituzione del matrimonio. Avrebbe compilato un elenco di requisiti e incaricato i suoi avvocati di utilizzare degli esperti per vagliare candidate, scartando quelle non idonee al ruolo che lui richiedeva. Naturalmente il matrimonio sarebbe stato a breve termine e, in seguito, lui avrebbe ottenuto la custodia del bambino che sarebbe stato concepito. Non voleva una moglie disposta a fare qualcosa solo per denaro, ma ne desiderava una pronta a dargli un figlio per poi andarsene quando lui ne avrebbe avuto abbastanza di giocare alla famiglia felice per il bene di Yelena. Da qualche parte nel mondo, qualcuna perfetta per quel ruolo doveva esistere, ragionò Sergei. Se fosse stato abbastanza specifico nelle sue richieste, non avrebbe nemmeno dovuto incontrarla prima del matrimonio.

    Rinvigorito da quella prospettiva, di nuovo nella privacy della sua auto, iniziò a stilare un elenco sul suo notebook.

    Quando Alissa vide la sorella gemella, Alexa, scendere da una fiammante macchina sportiva rossa, si sentì pervadere da un misto di esasperazione, incredulità e impazienza. Ma fra tutte queste emozioni prevalse un senso di sollievo. Si precipitò al piano di sotto, la chioma bionda dai riflessi dorati che svolazzava, gli occhi acquamarina lucidi. Spalancò la porta del cottage e la domanda le uscì tutta d’un fiato. «Dove sei stata tutte queste settimane? Avevi promesso che avresti telefonato e non lo hai fatto! Mi sono preoccupata da morire! E da dove diavolo arriva quella macchina pazzesca?»

    Con gli occhi che luccicavano divertiti, Alexa avanzò. «Ciao sorella, anch’io sono felice di vederti.»

    Alissa l’abbracciò. «Stavo diventando matta per la preoccupazione» ammise. «Perché non hai telefonato? Cos’è successo al tuo cellulare?»

    «Si è rotto e ora ho un numero nuovo. Senti, le cose si sono molto complicate, ma ho pensato fosse meglio non dirti nulla finché non avessi avuto qualcosa di concreto da offrirti. Poi, quando finalmente l’ho trovato, ho pensato di venire a casa e dirtelo di persona.»

    Alissa fissò la sorella senza comprendere, come del resto accadeva sempre. Sebbene fossero gemelle monozigote, fin da piccolissime era stato chiaro che avevano due personalità differenti. Alexa era sempre stata risoluta e ambiziosa, pronta a battersi per ottenere ciò che voleva, facendosi più nemici che amici. Alissa era più dolce e tranquilla, costante, sempre tormentata da una coscienza ipersviluppata e molto più riflessiva. E adesso, a ventitré anni, le due sorelle erano molto meno gemelle che da bambine. Alexa portava sempre sciolti i capelli biondi alle spalle, mentre quelli di Alissa erano più lunghi e di solito raccolti in una coda. Alexa si vestiva alla moda, spesso con abiti provocanti che attiravano l’attenzione degli uomini. Alissa, al contrario, indossava abiti dal taglio piuttosto classico ed era intimorita quando gli uomini si accorgevano del suo fascino più discreto.

    «Dov’è la mamma?» chiese Alexa, lanciando il cappotto ed entrando in cucina.

    «È al negozio. Io sono tornata questo pomeriggio a fare i conti» confidò Alissa, mettendo il bollitore sul gas. «Presumo tu abbia trovato un lavoro a Londra.»

    Alexa le rivolse un sorriso soddisfatto. «Certo che l’ho trovato, sono un mago a vendere auto di lusso e mi sono guadagnata un mucchio di commissioni. Come sta la mamma?»

    «Come potrebbe stare considerata la situazione, ma almeno non la sento più piangere la notte...»

    «Sta finalmente superando la cosa?» chiese Alexa.

    Alissa sospirò. «Non credo proprio, visto che papà se ne va in giro per il villaggio con la sua nuova fiamma mentre i debiti la mettono in ginocchio. Non parliamo poi del fatto che dovrà vendere la casa...»

    Alexa le sorrise. «Bene, avevo giusto intenzione di chiederti se volevi prima la notizia buona o quella cattiva. Mentre venivo qui, mi sono fermata dall’avvocato e gli ho detto di arrivare a un accordo per la casa. Gli ho anche dato denaro sufficiente per saldare tutti i conti. Preparati a una sorpresa: ho i soldi per liquidare quel bastardo di nostro padre!»

    «Non parlare di lui in questo modo» rispose Alissa, mentre non si capacitava ancora di ciò che sua sorella le stava assicurando. «Sebbene sia del tuo stesso parere.»

    «Oh, non essere così gentile!» esclamò Alexa. «La mamma ha perso suo figlio e il mio ragazzo in un orribile incidente, ha curato papà quando aveva il cancro e qual è stata la ricompensa? Lui se n’è andato con una parrucchiera

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