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Che ci fai nel mio letto? (eLit): eLit
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E-book140 pagine1 ora

Che ci fai nel mio letto? (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Hannah, Alexi e Tara gestiscono un Bed and Breakfast. Un giorno per caso fanno una scommessa: passeranno l'estate in una seria caccia all'uomo e chi rimarrà a bocca asciutta si accollerà le pulizie! Hannah si sente svantaggiata perché è timida e poco avvezza alle questioni di cuore, almeno finché non incontra Zach.
LinguaItaliano
Data di uscita30 ott 2017
ISBN9788858978122
Che ci fai nel mio letto? (eLit): eLit
Autore

Jill Shalvis

JILL SHALVIS è una scrittrice che ha fatto del rosa malizioso e seducente la sua bandiera. Donna eclettica e vivace, sa dimostrarlo pienamente in ogni suo libro.

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    Anteprima del libro

    Che ci fai nel mio letto? (eLit) - Jill Shalvis

    successivo.

    Prologo

    Zachary Thomas aveva in progetto di trascorrere la settimana successiva in posizione supina. Gli sarebbe andata bene qualsiasi soluzione: sdraiato sulla sabbia, sotto i raggi del sole; oppure su un'amaca con la brezza tiepida che gli solleticava le gambe; oppure in un letto con un corpo sensuale accanto a sé. Certo, sarebbe stato meglio per lui riuscire ad avere tutto - sole, brezza, e corpo sensuale - contemporaneamente.

    Innanzitutto doveva raggiungere Avila, prima che la stanchezza lo stroncasse. Dieci anni prima aveva lasciato la cittadina da ribelle. Oggi vi ritornava con il cuore ancora irrequieto, ma come poliziotto.

    Non avrebbe mai immaginato che sarebbe successo, eppure, dopo così tanto tempo, finalmente tornava a casa. Ma il suo ritorno era da intendersi in modo figurato, poiché la casa nella quale aveva trascorso l'infanzia non apparteneva più alla sua famiglia. I suoi genitori infatti l'avevano venduta qualche tempo prima, per ritirarsi in Arizona. Nonostante ciò, per lui Avila, la popolare cittadina situata sulla costa del Pacifico, avrebbe sempre rappresentato casa sua. Un luogo soleggiato, dove riposarsi, rilassarsi, divertirsi.

    Era sfinito. Accusava dolori dappertutto, e cercava di allungare le gambe nell'abitacolo della jeep, come meglio poteva. Ogni centimetro del suo corpo protestava per via delle quattro ore ormai trascorse in viaggio. E poi, l'aver lavorato in incognito per un anno intero, per seguire le tracce di una banda di trafficanti di droga a Los Angeles, era stato davvero faticoso. E, come se non bastasse, era anche rimasto ferito.

    Grazie al cielo stava ormai guarendo, si sentiva meglio ogni giorno che trascorreva, e il caso era ormai risolto. I cattivi erano finiti in carcere, gli avvocati si erano riempiti le tasche di soldi, e il suo capo era finalmente un uomo felice.

    Alla sua sinistra, l'oceano Pacifico aveva assunto un colore verde giada, ora che il sole lo sfiorava all'orizzonte. I finestrini dell'auto erano abbassati, e Zach poteva respirare l'aria salmastra e udire il rumore delle onde che si infrangevano sulla costa.

    Finalmente a casa, pensò sorridendo. Final mente in un letto. Dopo aver dormito per qualche giorno, avrebbe messo alla prova la ferita, andando a fare surf, cosa che ormai non faceva da anni.

    Aveva a disposizione ancora una settimana prima di riprendere il lavoro. Ormai era in congedo già da due mesi, ma avrebbe potuto chiedere altro tempo se ne avesse avuto bisogno; al lavoro avrebbero capito. Rimanere feriti in servizio era qualcosa di difficile da superare.

    Ma Zach amava il proprio lavoro, e intendeva ritornarci al più presto. Il lavoro era la sua vita, la sua unica vita. Trascorreva infatti gran parte del tempo in servizio e lì vi consumava tutte le proprie energie. Inoltre, la frenesia e i pericoli di Los Angeles erano come una droga per lui, lo intrigavano e lo facevano sentire vivo.

    In quel momento, però, gli dolevano persino le ossa, e dovette domandarsi se fosse davvero pronto per rientrare al lavoro così presto. Riprendersi da una brutta ferita al fegato e da due costole rotte, era più complicato di quanto avesse immaginato.

    Forse era solo stanco. Gli bruciavano gli occhi a furia di tenere lo sguardo fisso sulla strada. Non vedeva l'ora di mangiare un boccone e di buttarsi su un letto.

    In realtà, avrebbe saltato volentieri il cibo, pur di potersi infilare sotto le coperte, con o senza una donna accanto a sé.

    L'insegna della locanda Norfolk Inn infine gli apparve, e poco dopo anche la caratteristica costruzione. Alla vista della locanda, Zach si sentì pervadere da una sensazione di orgoglio per quanto la sua sorellina e le sue amiche avevano creato. La costruzione era già bella di per sé, accogliente e invitante.

    Alexi gli mancava. Si vedevano troppo di rado, solo quando lei riusciva ad andare a Los Angeles per incontrarlo tra una pausa di lavoro e l'altra. Non vedeva l'ora di riabbracciarla.

    Gli avrebbe dato una stanza e lo avrebbe lasciato dormire quanto avesse desiderato, anche l'intera settimana. Avrebbe potuto contemplare le bellezze del posto, e poltrire davanti al televisore.

    Il paesaggio, l'atmosfera, dopo la vita frenetica che aveva vissuto negli ultimi anni, gli sembravano riposanti, rarefatti. Tutto ciò da cui aveva voluto scappare anni prima, ora gli pareva perfetto.

    Fermò l'auto e all'improvviso si rese conto che le cose non si sarebbero messe come aveva progettato.

    Fuori dalla locanda c'era un cartello che recitava: Tutto esaurito.

    1

    Dicevano che mettersi in affari con amici era un errore. Hannah Novak aveva sempre sostenuto il contrario, ma in quel momento, dopo aver provato per ben tre volte a richiamare l'attenzione delle amiche sugli obiettivi da raggiungere, cominciava a dubitarne. «Dai, ragazze, mettiamoci al lavoro.»

    Alexi, la sua migliore amica e socia in affari, annuì e rise buttando indietro la testa. «Hai ragione, dobbiamo essere seri.»

    «Se è proprio necessario...» Tara, la sua seconda migliore amica e anche lei socia in affari, sospirò delusa.

    «Lo è.» Hannah era la voce della ragione, lo era sempre stata, sin dall'infanzia. Le piaceva l'ordine, amava programmare e sapeva gestire ogni cosa, tranne la propria vita sentimentale, dove aveva sempre fallito miseramente.

    «Va bene, allora.» Alexi le offrì un innocente sorriso, il che avrebbe dovuto indurla a sospettare. «L'obiettivo che dobbiamo raggiungere quest'estate è liberarci della nostra condizione di single.» Ridacchiò, e tenne la penna in equilibrio sul bloc-notes che aveva sulle ginocchia. «Giusto?»

    Tara rise. «Giustissimo.»

    Hannah sbuffò. Perdere la loro condizione di single? In ventiquattro anni non era nemmeno riuscita a perdere la propria verginità... «No. Questo non è il nostro obiettivo...»

    «Almeno cerchiamo di trovarci un ragazzo, uno di quelli giusti» decise Tara. «Magari uno ricco... Sì, perché no? Sarebbe proprio una bella sfida.»

    «A me ne basterebbe uno con un impiego» mormorò Alexi.

    Hannah avrebbe voluto parlare d'altro. Amava le sue amiche, le amava come fossero sue sorelle, ma non voleva parlare di uomini, o meglio, dell'assenza di uomini nella propria vita. «Ehi, che cosa è successo ai nostri obiettivi di lavoro? Vi ricordate, il Bed and Breakfast? La locanda che gestiamo?» Era il loro orgoglio e la loro gioia. Era stato il loro sogno da quando Tara aveva ereditato quella casa dopo la scuola superiore. «Forse dovremmo aggiungere una stanza, comperare dei nuovi piatti per la cucina, dare un aumento al personale... cose di questo genere.»

    «No, acchiappare un uomo è molto più importante.»

    Tara mosse i capelli biondi, che portava all'altezza del mento, sempre perfettamente pettinati. «Dovremmo trovarne tre, uno per ognuna di noi.

    «Hai ragione.» Alexi si scostò dagli occhi i capelli ricci, lunghi e scuri, e sorrise. Era soprannominata la ribelle junior, dato che il ribelle num ber one era suo fratello. «Uomini, arriviamo!»

    Hannah ci provò ancora una volta, poiché con tutta onestà, sedurre un uomo andava completa mente al di là del suo bagaglio di esperienze, e poi davvero avevano bisogno di discutere di lavoro. «Ascoltate, la casa è piena di ospiti, più che piena, direi, e abbiamo poco tempo a disposizione. Dobbiamo davvero...»

    «Lo so, lo so» disse Tara rammaricata. «È solo che mi sento dell'umore giusto per una bella storia d'amore, ecco tutto.» Se Alexi era la ribelle del gruppo, be', Tara era facilmente definibile come la più sofisticata e frivola delle tre.

    Quindi il ruolo di quella con i piedi per terra spettava a Hannah, ruolo che lei rivestiva alla perfezione. «No, grazie, per quanto riguarda la storia d'amore... è troppo... complicato.»

    La frase dell'anno!

    «Complicato, certo. Ma divertente.» Alexi guardò Tara affinché l'appoggiasse. «Giusto?»

    Sbagliato. Per Hannah, avere una storia d'amore era più faticoso e complicato di qualsiasi altra cosa. Per lei era agonia allo stato puro. I flirt erano qualcosa di impossibile. Forse dipendeva dalla vita che aveva condotto in casa propria, così diversa da quella delle compagne di scuola, più ricche. O forse dalla sua timidezza. Qualunque fosse la ragione, tutto era iniziato alla scuola media, quando aveva cominciato ad accorgersi dei ragazzi. Folle com'era, si era innamorata del fratello maggiore di Alexi, Zach, e da quell'esperienza non aveva ottenuto altro che umiliazione.

    Nessuno era paragonabile a Zach, ma lei aveva provato lo stesso a farsi passare quella cotta formidabile frequentando altri ragazzi. In seconda media aveva quasi affogato Eddie Buchman in piscina, durante la lezione di nuoto: lui aveva provato a baciarla e lei si era lasciata prendere dal panico! In terza media aveva procurato un occhio nero a Peter Horn, quando, accidentalmente, era caduta su di lui, dopo che aveva provato a trascinarla sotto il vischio durante il ballo di Natale.

    Così, senza neanche sapere come, si era guadagnata la reputazione di pericolosa per chi osava guardarla più di una volta. Da allora era uscita con diversi ragazzi, ma tutto terminava ancor prima di incominciare. In qualche modo finiva per essere goffa, maldestra, e li terrorizzava a tal punto che nessuno le aveva mai chiesto di uscire una seconda volta.

    Non sapeva spiegarsi come mai si comportasse così con gli uomini. Suo fratello Michael sosteneva che era perché aveva trascorso l'infanzia preoccupandosi di cose di cui gli altri bambini non si occupavano, come avere abbastanza denaro per poter mangiare. La madre era stata spesso depressa, e Michael riteneva che a causa di tutto ciò Hannah continuasse a preoccuparsi di tutti, tranne che di se stessa.

    Hannah era convinta che suo fratello avesse ragione, ma non sapeva che cosa

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