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Nel mondo di Jared: Harmony Collezione
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Nel mondo di Jared: Harmony Collezione
E-book153 pagine2 ore

Nel mondo di Jared: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Con chi credeva di avere a che fare? Uomini come Jared Holt non si dimenticano più, sia per il fascino da macho che...per l'antipatia che scatenano appena aprono la bocca. Dopo pochi minuti che stanno chiacchierando a un matrimonio, infatti, lui non esita a spiegarle cosa pensa delle donne. Lei accetta la sfida e gli propone di...
LinguaItaliano
Data di uscita9 gen 2017
ISBN9788858960073
Nel mondo di Jared: Harmony Collezione
Autore

Sandra Field

Prolifica autrice inglese, cura con particolare amore la sua piccola collezione di bonsai.

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    Anteprima del libro

    Nel mondo di Jared - Sandra Field

    successivo.

    1

    Era stanca, accaldata e in ritardo. E molto in ritardo. La strada per Le Querce sembrava uno di quegli interminabili viottoli di campagna che non conducono da nessuna parte.

    Con un sospiro impaziente Devon Fraser si asciugò il sudore della fronte e cercò di rilassare i muscoli del collo. Per colmare la misura, da un quarto d'ora era intrappolata in una colonna di limousine e Cadillac guidate da autisti in livrea, che portavano gli ospiti al matrimonio. Ospiti estremamente eleganti, nei loro abiti firmati.

    Devon era alla guida della sua Mazda rossa sportiva e indossava lo stesso abito da ventiquattrore, da quando era partita dallo Yemen. Un semplice completo di lino verde, ora terribilmente spiegazzato, una camicetta a collo alto e scarpe di vernice di un colore ormai indefinibile che le tormentavano i piedi. Era struccata, non dormiva da parecchie ore ed era decisamente irritata alla prospettiva delle ore a venire.

    Era per il matrimonio di sua madre che era in ritardo. Il quarto matrimonio, per essere precise. Questa volta il marito era un certo Benson Holt. Un uomo benestante con un figlio, Jared, che a parere di Alicia era freddo e indisponente. Jared sarebbe stato il testimone dello sposo e Devon la damigella d'onore della sposa.

    Devon aveva passato gli ultimi giorni in estenuanti trattative con i grandi industriali del petrolio; non si sarebbe certo fatta intimidire da un playboy di Toronto chiamato Jared Holt.

    Il matrimonio era previsto per le sei ed erano già le cinque e qualche minuto. Avrebbe perso tempo prezioso per superare la barriera di sicurezza della proprietà Holt. Ci sarebbe voluto un miracolo perché potesse trasformarsi da sciatta e inzaccherata in una splendente damigella d'onore prima delle sei.

    Querce centenarie fiancheggiavano il viale d'accesso alla proprietà. L'erba, curatissima, era verde brillante e tutte le staccionate erano state dipinte recentemente di bianco. Il futuro sposo di sua madre doveva essere indubbiamente un uomo ricco. Che caso! pensò acida mente Devon. Anche se sua madre si professava un'inguaribile romantica, aveva sposato sempre uomini decisamente ricchi.

    Al di là dello steccato Devon intravvide prati dove pascolavano tranquilli puledri e giumente. Per un attimo dimenticò quanto fosse in ritardo. Si era ricordata di aver infilato nel bagaglio gli abiti da equitazione durante la breve sosta a casa sua a Toronto. Almeno avrebbe potuto godere di qualche attimo di relax che le avrebbe reso più sopportabile il matrimonio di sua madre.

    Era inutile nasconderselo, quel matrimonio le era proprio indigesto.

    Il viale terminò in uno spiazzo dominato da un'imponente costruzione georgiana. Ignorando i segnali che le facevano due uomini in divisa che indirizzavano le auto a un parcheggio sotto gli alberi, Devon proseguì fino a pochi passi dall'ingresso principale. Spense il motore, afferrò dal sedile posteriore la custodia di plastica con gli abiti e si diresse all'ingresso. Le doleva ogni muscolo, si sentiva a pezzi. E sapeva di avere un aspetto orribile.

    Mentre stava per suonare il campanello, la porta si spalancò. «Bene!» esclamò una voce maschile con tono di scherno. «Ecco finalmente la signorina Fraser.»

    Devon ricacciò indietro un ciocca di capelli. «Sì, sono Devon Fraser» disse. «Vuole per favore accompagnarmi nella mia stanza? Sono molto in ritardo.»

    L'uomo rimase all'ombra della porta. Con aria insolente la osservò dalla punta dei capelli alle scarpe. «Molto in ritardo» considerò.

    La prima idea, ovvero che si trattasse di un maggiordomo non troppo convenzionale nei modi e nel tono, la abbandonò in un lampo. Quell'uomo non era mai stato al servizio di nessuno. Era il tipo che dava ordini, semmai, e si aspettava che fossero eseguiti il più in fretta possibile.

    Poi l'uomo uscì alla luce del sole e lei poté osservarlo. Spalancò gli occhi e il cuore accelerò i battiti.

    Un maggiordomo? Ma... aveva perso qualche diottria, ultimamente? Era il più bell'esemplare della specie maschile che avesse mai visto!

    Alto, abbronzato, affascinante... non riusciva minimamente a descrivere la persona che si trovava davanti.

    Certamente era di statura superiore alla media, parecchi centimetri più di lei che già aveva un'altezza ragguardevole. La constatazione la irritò. I capelli erano neri, gli occhi scuri come lava vulcanica, e per un momento Devon si lasciò trasportare dall'immaginazione. Quell'uomo le avrebbe causato soltanto dolore.

    Be'? Migliaia di uomini hanno capelli neri e occhi scuri. Datti una regolata!

    L'uomo aveva lineamenti troppo marcati, troppo decisi per poter essere definito bello nel vero senso della parola. Era bello come può esserlo un orso polare, pensò Devon. Limitati a dare un'occhiata e prosegui per la tua strada!

    Ad aumentare il suo imbarazzo contribuivano lo smoking raffinato e la camicia inamidata che attribuivano all'uomo un aspetto pericoloso più che sofisticato. Comunque non mascherava l'ampiezza delle spalle e del torace, il ventre piatto e i fianchi stretti. Aveva indiscutibilmente un corpo magnifico.

    Molti uomini hanno un bel corpo, ma quest'uomo emanava un fascino magnetico da tutti i pori. Quale donna degna di tale nome avrebbe potuto resistergli?

    Una, si disse freneticamente. Io!

    Ma cosa le stava succedendo? Si era sempre imposta di non farsi coinvolgere dall'aspetto di un uomo più o meno sexy, una decisione che nel corso degli anni si era rivelata molto utile. Le aveva impedito di commettere gli stessi errori che aveva ripetutamente commesso sua madre. E allora perché stava sbavando davanti a quell'uomo?

    D'accordo, Devon, adesso calmati, si disse. Sei stanca e frastornata. Avresti preferito essere nel deserto del Kalahari piuttosto che al matrimonio di tua madre a Le Querce e ti sei lasciata prendere la mano dall'immaginazione. Un uomo che porta rovina? ma smettila! D'accordo, il suo viso è troppo marcato per essere definito bello, l'espressione troppo determinata per poter essere etichettato come playboy, e allora?

    Di una cosa era certa: che le stava di fronte era Jared Holt. Meno incline a biasimare sua madre per averlo definito indisponente, Devon trovò finalmente la voce. «E lei chi sarebbe?» chiese freddamente.

    Ignorando la sua domanda, lui ammise con voce suadente e profonda: «Speravo che non venissi. Così questo stupido matrimonio sarebbe stato rinviato.»

    «Mi dispiace» replicò Devon, «ma sono qui.» Soddisfatta di essere riuscita a parlare con tono neutro, tenne per sé la considerazione che concordava con lui sul matrimonio. «Immagino che tu sia Jared Holt.»

    Lui annuì evitando accuratamente di stringerle la mano. «Non sei come mi aspettavo. Tua madre non fa altro che parlare della tua bellezza.»

    «Mi sembra di capire» esclamò Devon, «che tu non voglia né me né mia madre nella famiglia. Oppure mi sbaglio?»

    «No, non ti sbagli!»

    «Per me è esattamente la stessa cosa

    Un muscolo gli pulsò sulla mascella. «E allora perché non hai perso l'aereo, signorina Fraser? Tua madre si sarebbe sposata anche senza di te, credimi.»

    «Sfortunatamente» puntualizzò glaciale Devon, «non sono la babysitter di mia madre. Ha l'età della ragione e può anche buttarsi in un matrimonio sbagliato. Come tuo padre, del resto!»

    «Così hai già mostrato gli artigli. Interessante. Non dovrebbero far parte dell'attrezzatura!» Con un'altra occhiata severa prese delicatamente tra due dita la stoffa del suo abito.

    «Signor Holt, ho passato gli ultimi quattro giorni in estenuanti convegni. L'aereo è partito in ritardo dallo Yemen, ho perso la coincidenza ad Amburgo. Heathrow era un incubo tra code e scioperi. Per non parlare del traffico per uscire dalla città. Sono stanca e nervosa. Perché non mi dici dov'è la mia camera così posso cambiarmi in pace?»

    «Nervosa?» ripeté con un sorriso che non interessò lo sguardo. «Dovresti scegliere meglio le parole. Nervosa non ti si adatta minimamente. Sei in preda a una moltitudine di emozioni diverse. Una reazione tipicamente femminile.»

    «Generalizzare è indice di una mente ottusa» rispose dolcemente Devon. «E non sono abituata a usare con uno sconosciuto i termini che descriverebbero esattamente il mio stato d'animo! Indicami la mia camera, per favore.»

    «Allora avevo ragione... ci sono molti altri motivi al di là del tuo essere nervosa. Anche se non capisco perché tu non voglia che tua madre sposi un uomo molto ricco. Avresti anche tu molti vantaggi.»

    Non perdere la calma, Devon! si disse stringendo i denti. Jared Holt non aspetta altro che tu ti metta a strepitare come un'arpia appena arrivata in casa di suo padre. Riuscì a mantenere una certa freddezza. «Mia madre ha sposato uomini ben più ricchi di tuo padre. Anzi, mi stupisce che questa volta si sia accontentata» alzò con noncuranza un sopracciglio, «a meno che non sia molto più educato di suo figlio...»

    «Io so essere educato, quando voglio, e odio parlare con qualcuno che porta gli occhiali scuri.»

    Con un movimento rapido ma delicato, lui le sfilò gli occhiali dal naso. Per un attimo le sembrò che il suo sguardo sprezzante svanisse per lasciare spazio a qualcosa di diverso, ma presto questa sensazione svanì, tanto che Devon si chiese se non fosse stata soltanto frutto della sua immaginazione. Qualunque cosa fosse stata, il suo cuore aveva nuovamente accelerato i battiti.

    «Ti mostrerò la stanza» disse lui deciso. «È vicina a quella di tua madre. Dopo il matrimonio, naturalmente lei andrà nell'ala riservata a mio padre.»

    Devon assunse uno sguardo innocente. «Hai problemi per il fatto che tuo padre abbia una vita sessuale? Forse hai bisogno di uno psichiatra.»

    «Non mi importa un bel niente con chi dorme. Quel lo che mi interessa è chi sposa

    «Allora eserciti un controllo?» Si lasciò andare in una risatina. «Perché mai la cosa non mi sorprende?»

    «Chiariamolo una volta per tutte» sbottò Jared con una tale ira repressa che Devon dovette imporsi di non arretrare. «E potrai dirlo anche a tua madre: non permetterò che mandi in rovina mio padre quando, inevitabilmente, verrà il momento del divorzio. Hai capito bene, o devo ripetertelo una seconda volta?»

    Al diavolo tutti i buoni propositi! Non aveva certo fatto migliaia di chilometri per essere insultata. «Sai una cosa?» chiarì Devon, «negli ultimi otto anni sono stata in almeno quaranta paesi diversi e in nessuno, dico nessuno ho trovato un uomo così gratuitamente maleducato e ignorante come te. Ha vinto il premio, signor Holt! Congratulazioni!»

    Se aveva pensato di innervosirlo, si era decisamente sbagliata. Jared sorrise freddamente. «Non sono maleducato, ma solo sincero» replicò. «Qualcosa che non ti è congeniale, vero Devon Fraser?»

    Per Devon il gioco, se di gioco si era trattato, era durato anche troppo a lungo. Esplose con risentimento: «Hai intenzione di tenermi qui a insultarmi fino al momento del matrimonio? Pensi che mia madre, non vedendomi, chieda di rinviare la cerimonia? Mi spiace deluderti, ma posso trovare da sola la mia stanza, grazie tante».

    Di nuovo si mosse così velocemente che lei quasi non se ne accorse. Le afferrò la manica della giacca; la presa era fredda e

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