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All'altare col nemico: Harmony Destiny
All'altare col nemico: Harmony Destiny
All'altare col nemico: Harmony Destiny
E-book151 pagine2 ore

All'altare col nemico: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Matrimoni a prima vista 1/3
Il matrimonio a prima vista ha una sola regola: presentati all'altare e lì conoscerai il tuo sposo!

Un poco ortodosso matrimonio combinato, in cui conoscerà lo sposo soltanto all'altare, è l'unico mezzo che Yasmin Carter ha per salvare le sorti dell'azienda di famiglia. Ma ad aspettarla, il gran giorno, non c'è uno sconosciuto, bensì Ilya Horvath, il suo più acerrimo rivale.
L'affascinante milionario, anche lui all'oscuro dell'identità della sposa, decide tuttavia di conquistare la riluttante moglie con tutta l'arte seduttoria di cui è capace.
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2019
ISBN9788830503786
All'altare col nemico: Harmony Destiny
Autore

Yvonne Lindsay

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    All'altare col nemico - Yvonne Lindsay

    successivo.

    1

    «C'è un errore!»

    Giunta in fondo al regale tappeto blu che conduceva all'altare, magnifica nel suo vaporoso abito da sposa, Yasmin Carter rimase come paralizzata.

    Sgranò gli occhi sull'uomo che si era appena voltato verso di lei e che vedeva per la prima volta, quel giorno. Ilya Horvath, prossimo erede dell'impero Horvath, per il momento amministratore delegato del suo più grande rivale in affari.

    Nonché... lo sposo.

    Con lo sguardo perlustrò lo sparuto gruppetto di invitati seduti dietro di lei, nella sala del lussuoso albergo allestita per le nozze. Le loro espressioni esprimevano lo sgomento che, in varie misure, le sue parole avevano generato. Suo malgrado, guardò di nuovo Ilya. Non sembrava né sorpreso, né divertito. Seccato, piuttosto.

    Bene. Lo era anche lei, e alla prima occasione si sarebbe fatta sentire con la Fiori D'Arancio, l'agenzia matrimoniale alla quale si era rivolta, dietro suggerimento della sua assistente. Quando Riya aveva sottoposto alla sua attenzione la questione del matrimonio combinato, le era parsa una buona soluzione alle criticità in cui gravava l'azienda ultimamente.

    Spese di iscrizione a parte, e per quanto bislacca l'idea in sé e per sé obiettivamente fosse, sarebbe stato di gran lunga più vantaggioso per le sue finanze accettare di farsi trovare marito da persone specializzate nel settore, anziché restare single. E così, si era sottoposta ai test psicometrici per valutare l'affinità di coppia e a colloqui vari con un solo obiettivo in mente: assicurarsi un contratto esclusivo con la Hardacre Incorporated per evitare il fallimento della Carter Airline.

    L'accordo con la compagnia di affiancamento aziendale e formazione manageriale che operava su tutto il territorio nazionale rappresentava l'ultima spiaggia per la piccola agenzia di voli charter di famiglia con i conti in rosso, se voleva sperare di uscire dal suo stato di empasse e rilanciarsi sul mercato. E così Yasmin si era formalmente impegnata a convolare a nozze con uno sconosciuto, e a restarci sposata per almeno tre mesi.

    E tutto questo perché aveva saputo da fonti certe che la moglie del suo eventuale salvatore non avrebbe mai permesso al marito di intraprendere un rapporto di lavoro e, di conseguenza, una regolare frequentazione, con una giovane, bella e nubile come lei. Era risaputo che Wallace Hardacre avesse un debole per le donne, tuttavia non importunava mai quelle sposate.

    La soluzione, quindi, era sembrata ovvia. Per concludere l'accordo con il dongiovanni in questione, bisognava che si procurasse una fede al dito. E, per una come lei talmente impegnata da non riuscire a ritagliarsi del tempo per l'amore, un'agenzia matrimoniale le avrebbe trovato il necessario consorte in tempi brevi.

    Ora, però, era evidente che, al di là degli accordi presi, quel matrimonio non poteva essere celebrato.

    Un brivido le corse lungo la schiena quando incontrò di nuovo lo sguardo di Ilya. Fu una sorta di sussulto primitivo che servì a confermarle che tutta quella faccenda era stata un errore fin dall'inizio.

    Ilya Horvath era bello da paura, ma per nulla al mondo lei lo avrebbe sposato.

    Dal punto di vista estetico, non avrebbe potuto sperare di meglio. Alto, spalle larghe che riempivano in modo magistrale la giacca di alta sartoria, e una barbetta rada che gli ombreggiava la mascella. In una parola, era perfetto.

    Yasmin avvertì il corpo reagire alla sollecitazione visiva e d'un tratto il corsetto sotto il bustino dell'abito senza spalline le parve cento volte più stretto di quanto Riya glielo avesse allacciato quella mattina. Le mancava il respiro.

    Doveva recuperare lucidità, si disse. Una reazione del genere sarebbe stata deleteria per lei sia sul piano emotivo e mentale che su quello sociale e fiscale. No, non poteva fare un torto alla memoria di suo nonno, l'uomo che si era preso cura di lei e l'aveva cresciuta quando i suoi genitori gli avevano affidato la figlioletta per essere liberi di continuare a inseguire i loro sogni d'avventura, anziché diventare finalmente adulti e assumersi le proprie responsabilità.

    No, non poteva sposare l'uomo il cui nonno, amico fraterno del suo, gli aveva rubato la donna che lui amava, sposandola. Provare attrazione fisica per un uomo non era di per sé sbagliato. Tutt'altro. Ma lo diventava quando le famiglie coinvolte erano in guerra da anni, come le loro.

    «Ci dev'essere stato senza dubbio un errore» ripeté, con più decisione, stavolta.

    Si chinò, raccolse i lembi della vaporosa gonna in organza, eseguì un mezzo giro e scappò via. Calò un silenzio tombale per qualche istante, poi un brusio sempre più assordante la seguì fino a fuori della stanza.

    Yasmin non sapeva da quale parte andare, una volta giunta nell'atrio del fastoso albergo di Port Ludlow. All'ascensore, e da lì alla lussuosa suite dove si era preparata per il gran giorno quella mattina, o direttamente fuori, nella speranza di trovare un taxi ad aspettarla? Vero è che ce n'era di strada da lì, nello stato di Washington, alla sua casa in California.

    «Yasmin!» echeggiò una voce di donna alle sue spalle. «La prego, aspetti. Dobbiamo parlare.»

    Yasmin si voltò e si trovò davanti una sofisticata signora avanti con gli anni, di piccola statura. Era Alice Horvath, la donna responsabile della rivalità tra i Carter e gli Horvath che andava avanti ormai da più di sessant'anni.

    «Non c'è nulla che possa dire che mi farà cambiare idea» protestò lei con fermezza.

    «Mi conceda un po' del suo tempo» insistette Alice, poggiandole una mano sul braccio. «La prego, è importante.»

    «Ascolti, io...»

    «Non qui, però. Andiamo nella sua stanza.» Così dicendo, la donna cominciò a sospingerla verso l'ascensore.

    L'adrenalina che aveva sentito montarle in corpo alla vista del suo presunto sposo cominciava a scemare, lasciandole addosso una sensazione di spossatezza.

    «E va bene. Però lei, più di tutti, dovrebbe sapere che sprecherebbe il suo tempo se provasse a convincermi a sposare suo nipote.»

    Alice le rivolse un dolce sorriso, ma non disse nulla mentre entravano nell'ascensore che le avrebbe condotte alla suite che era stata prenotata per la luna di miele. Yasmin rimase sbalordita quando la donna estrasse dalla borsetta una carta magnetica e aprì la porta.

    «Perdoni la mia invadenza» si giustificò questa, chiudendo la porta alle loro spalle. «Conservavo io la chiave che avrei dato a Ilya dopo la cerimonia.»

    Yasmin non sapeva cosa dire né dove guardare, così andò a sedersi su uno dei divani nel salottino. Un istante dopo, Alice si era elegantemente accomodata di fronte.

    «Ha tutto il diritto di sapere come sono andate le cose.»

    Altroché se ce lo aveva. Yasmin serrò le dita attorno al bouquet da sposa, per camuffare il tremore che era partito dalle mani e minacciava di espandersi lungo le braccia e per tutto il corpo.

    «Voglio essere sincera con te, mia cara» iniziò, passando a un tono più confidenziale. «Quando ti sei rivolta in agenzia, ho pensato subito che ci fosse una forte compatibilità tra te e mio nipote. Non avevo bisogno di nessun test psicologico per capire che sareste stati una coppia perfetta.»

    «Scusi? Mi sta dicendo che la Fiori D'Arancio è sua? Che è lei l'artefice di questa coppia?» ribatté Yasmin, sbigottita.

    «Ebbene, sì. Non solo ne sono la proprietaria, ma mi occupo personalmente di combinare gli incontri tra le persone che ritengo compatibili. E per farlo, ti confesso che mi affido per lo più al mio intuito. Teniamo in ogni caso in considerazione i colloqui e i test di affinità di coppia, ma solo per confermare la mia impressione iniziale. Fidati se ti dico che ho sempre avuto naso per queste cose. Diciamo che è una mia dote innata.» La donna le sorrise dolcemente, prima di proseguire. «Una volta che ho smesso di occuparmi degli affari di famiglia, ho pensato di mettere a frutto questo mio talento. Non sai quante coppie fortunate ho creato... E così, quando mio nipote ha deciso che era giunto il momento di accasarsi, è naturale che si sia rivolto a sua nonna. Solo che non immaginavo che sarei riuscita a trovargli la sposa perfetta in così breve tempo. Ammetto che ricevere la tua candidatura è stata una vera sorpresa.»

    Alice Horvath guardò la giovane donna palesemente confusa e arrabbiata seduta di fronte a lei, pensando che avrebbe tanto desiderato che le cose fossero andate diversamente tra le loro famiglie. Che i due amici per la pelle, Jim Carter e Eduard Horvath non si fossero innamorati entrambi di lei, finendo con il litigare per causa sua, quando aveva scelto di sposare Eduard. Quella era, però, l'occasione per rimettere le cose a posto e sanare le ferite che quella stupida e annosa lite aveva creato da entrambe le parti.

    Se solo fosse riuscita a convincere Yasmin a non rinunciare al matrimonio con suo nipote.

    Trasse un respiro profondo e scelse le parole attentamente. Sapeva che quella giovane donna aveva uno spiccato senso degli affari, così come sapeva che la Carter Airline non navigava in buone acque, ultimamente, e Yasmin non poteva permettersi né di non rispettare gli accordi matrimoniali presi, tanto meno di citare in giudizio la Fiori D'Arancio per rescindere il contratto.

    Alice emise un sospiro e si ricompose.

    «Ripeto, il matrimonio tra te e Ilya non ha nulla di sbagliato. Siete fatti l'uno per l'altra. Tra di voi c'è una compatibilità assoluta per quel che riguarda valori, speranze e sogni per il futuro. Sono convinta al cento per cento che vi apparteniate e che il vostro sarebbe un matrimonio felice e duraturo.»

    «Ma...»

    Alice sollevò la mano. «Ti prego, fammi finire. Arriva il momento in cui bisogna lasciare il passato alle spalle e guardare avanti. So che c'è stato tanto astio tra le nostre famiglie, che tuo nonno e il mio Eduard hanno smesso di parlarsi in termini civili da quando...» Ricacciò indietro l'emozione, una fragilità che non poteva permettersi di mostrare in quella circostanza. «È sufficiente dire che questa faida familiare ha rovinato la vita a fin troppe persone.»

    «Non si tratta di una semplice faida familiare, signora Horvath...»

    «Ti prego, basta con tutti questi formalismi e chiamami Alice» la interruppe. «Sì, lo so, è qualcosa di più, però adesso, ti invito a riflettere e a tornare di là per sposare mio nipote. Ti stanno tutti aspettando.»

    «Non posso. Non posso andare contro i convincimenti con i quali sono cresciuta. Non posso sposare l'uomo che vuole distruggere la mia azienda. Proverò in tutti i modi a sottrarmi a tutto ciò. Lo devo al mio staff e alla memoria di mio nonno. Ho intenzione di invocare la clausola di recesso del contratto. Io e Ilya siamo incompatibili.»

    Gli occhi grigi di Yasmin erano accesi di emozione e ricordavano tanto ad Alice quelli di suo nonno.

    «Oh, mia cara, non farti dominare dall'orgoglio. Pensa ai tuoi dipendenti, non puoi rischiare di buttarli in mezzo a una strada. Diciamo

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