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Amanti per caso: Harmony Destiny
Amanti per caso: Harmony Destiny
Amanti per caso: Harmony Destiny
E-book153 pagine2 ore

Amanti per caso: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

I fratelli Serenghetti 1/2

L'insegnante Marisa Danieli ha bisogno di una star che faccia da testimonial per la raccolta fondi della scuola, e chi meglio di Cole Serenghetti? Cole è un'ex stella dell'hockey che è tornato a gestire l'impero di famiglia. Per lui Marisa ha avuto una terribile cotta ai tempi della scuola, finita non troppo bene... ma gli affari sono affari!
Che fare, però, se quello che dovrebbe essere solo business si trasforma in qualcosa di diverso?
Inizialmente travolti dal desiderio, Marisa e Cole devono fare i conti con i propri sentimenti e con la realtà intorno a loro: a cosa saranno disposti a rinunciare per dare un futuro alla reciproca passione?
LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2019
ISBN9788830500792
Amanti per caso: Harmony Destiny
Autore

Anna DePalo

Dopo aver vissuto in Inghilterra e in Italia, si è stabilita a New York dove, quando non scrive, esercita la professione di avvocato.

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    Anteprima del libro

    Amanti per caso - Anna DePalo

    successivo.

    1

    «Cole Serenghetti» borbottò Marisa, «vieni fuori. Palesati, ovunque tu sia.»

    Sapeva di sembrare il personaggio di una fiaba che con una formula magica evoca l'oggetto dei suoi desideri. Purtroppo, però, scarseggiavano i finali lieti nella sua vita ben poco fiabesca, ultimamente... e poi, che potere potevano mai avere le parole?

    Oddio, c'era pur sempre l'aforisma wildiano che recitava Attento a quel che desideri perché potresti ottenerlo...

    Neanche a farlo apposta, come per incanto, un uomo di alta statura si materializzò sotto una grossa trave, nel bel mezzo del cantiere.

    Marisa avvertì un'ansia improvvisa attanagliarle il petto. Quante volte aveva pensato di presentarsi da lui e poi, all'ultimo momento, le era mancato il coraggio? Tre? Quattro?

    Era diverso, adesso, però. La sorte degli studenti della Pershing School dipendeva dal fatto che lei riuscisse a convincere Cole Serenghetti ad accettare la sua proposta. Erano in gioco, inoltre, la sua credibilità professionale e l'opportunità di fare carriera all'interno dell'istituzione scolastica.

    Marisa staccò una mano dal volante e strinse il pugno per bloccare un improvviso tremito. Poi sollevò il binocolo.

    Con il viso messo in ombra dal casco giallo, il suo uomo percorse il viottolo polveroso che conduceva al varco nella recinzione metallica posta a protezione dell'area in cui era in costruzione la struttura ospedaliera a quattro piani. Con indosso jeans, camicia a quadretti e scarponi robusti, poteva essere benissimo scambiato per un addetto ai lavori. Se non fosse stato per l'aria di comando... e per il fisico da calendario.

    Il cuore le balzò in gola.

    Cole Serenghetti. Ex giocatore professionista di hockey su ghiaccio, ora amministratore delegato della Serenghetti Construction, testa matta ai tempi delle superiori e... sua memorabile cotta.

    Poteva bastare?

    Marisa sprofondò sul sedile, lasciando penzolare il binocolo sul petto, appeso alla catenella. Per completare il quadro, ci mancava solo che ora passasse di là un poliziotto e le chiedesse perché stesse pedinando il ricco e giovane imprenditore edile di Welsdale.

    Per ricattarlo, forse, con il pretesto di aspettare un figlio da lui? Per rubargli la Range Rover parcheggiata in una zona incustodita del cantiere?

    Nessuno, probabilmente, avrebbe mai creduto che la verità fosse molto più banale. Tutti, in zona, la conoscevano come la dolce e irreprensibile professoressa Danieli, insegnante della Pershing School. Sarebbe stato il colmo che si giocasse la reputazione con un'accusa di stalking, mentre stava solo cercando di aiutare gli studenti della propria scuola.

    Si sfilò la catenella con il binocolo e scese dalla Ford Focus, proiettandosi verso la stradicciola sconnessa, l'impermeabile aperto e svolazzante attorno ai fianchi. Nel frattempo, il suo obiettivo aveva raggiunto il marciapiede.

    Non c'era nessun pedone su quel lato della strada, alle quattro del pomeriggio, sebbene si avvicinasse l'ora di punta e di lì a poco si sarebbe scatenato l'inferno, con la chiusura degli uffici, delle fabbriche e dei cantieri. Aveva visto degli operai, poco prima, ma per il momento la strada era praticamente deserta.

    Mentre si avvicinava, annusò il tipico odore pungente che si sprigionava da un edificio in costruzione. La polvere nell'aria le raschiava la gola, accentuando il senso di disagio che già le procurava il freddo umido, caratteristico di quella zona del Massachusetts nel mese di marzo.

    Sentì lo stomaco che le brontolava. Nelle ore precedenti, era stata troppo in apprensione per quell'incontro per pensare al pranzo.

    «Cole Serenghetti?»

    Lui si voltò mentre si sfilava il caschetto.

    Marisa rallentò il passo. Le sembrò di fare un balzo indietro nel tempo alla vista di quei capelli scuri e scarmigliati, gli occhi nocciola e le labbra perfettamente disegnate. Una cicatrice che prima non c'era gli segnava la guancia sinistra, aggiungendosi a quella più piccola, sul mento, che lei ricordava, invece, dai tempi delle superiori.

    Le si strinse il cuore pensando a quanto doveva aver sofferto quando se l'era procurata.

    Rimaneva comunque l'uomo più sexy che avesse mai conosciuto, con o senza cicatrici.

    Si sforzò di mantenere i pensieri in riga mentre prendeva nota di quanto fosse cambiato.

    Era di corporatura più robusta rispetto a quando aveva diciotto anni, e il suo viso ora era più squadrato. Ma a parte ciò, era il carisma dell'ex campione nazionale di hockey su ghiaccio – nonché sex symbol e idolo di tutte le ragazzine – diventato imprenditore edile di successo a rappresentare il cambiamento più sorprendente di tutti.

    E se da una parte sfoggiava senza problemi la nuova cicatrice, non vi era invece alcuna evidenza del grave infortunio che aveva stroncato per sempre la sua carriera di atleta professionista. Da quel che poteva giudicare lei a prima vista, aveva recuperato alla grande.

    Sebbene la Pershing School si trovasse alla periferia di Welsdale, la città dove Cole Serenghetti era nato e cresciuto, non si vedevano dai tempi delle superiori.

    Quando si trovarono l'uno di fronte all'altro, lui la squadrò da capo a piedi, poi un lento sorriso gli illuminò il viso.

    Marisa tirò un sospiro di sollievo. Era stata in fibrillazione per quell'incontro, ma a quanto pareva lui sembrava disposto a mettere una pietra sopra a quanto era successo in passato.

    «Bellezza, anche se non fossi Cole Serenghetti, ti avrei risposto di sì.» Il sorriso indolente gli rimase appiccicato sul viso, mentre con lo sguardo tornava a esaminarle la figura, soffermandosi sullo scollo profondo del vestito e sulle gambe nude messe in risalto dal suo paio di espadrillas preferito.

    Alla fine, la guardò dritta negli occhi. «Sei un graditissimo raggio di sole dopo tutto il fango e la polvere del cantiere.»

    Santo cielo, non l'aveva riconosciuta! Non sapeva se ridere o piangere. E dire che aveva passato gli ultimi quindici anni ad affliggersi per come erano andate le cose tra di loro, per aver tradito la sua fiducia e per essere stata, a sua volta, trattata in malo modo da lui. E tutto questo mentre Cole Serenghetti dormiva invece sonni tranquilli...

    Era consapevole di essere cambiata negli anni. Si era schiarita i capelli, li aveva accorciati e ondulati alle punte e, diversamente rispetto al passato, li portava sciolti sulle spalle. La sua figura ora era più proporzionata e il viso non più nascosto dietro a enormi occhiali da vista. Esattamente come un tempo, però, si sentiva come un aquilone che sbatteva per terra per mancanza di vento.

    Doveva smetterla di autocommiserarsi e darsi una svegliata, per la miseria, se non voleva fare la figura della cretina e tornare dal preside con un pugno di mosche in mano.

    Prese, quindi, un bel respiro e scandì: «Sono Marisa Danieli. Come stai, Cole?».

    Seguì qualche istante di silenzio, poi il sorriso sul volto di lui vacillò, fino a spegnersi del tutto.

    Lei incurvò le labbra, timidamente. «Spero che tu voglia continuare a dirmi di sì.»

    «Ci devo pensare.»

    Caspiterina. Stava andando proprio come si era immaginata nel peggiore dei suoi scenari. Si sforzò di mantenere un contegno professionale e di non farsi sopraffare dall'ansia. «Ce l'hai ancora con me? È trascorso tanto tempo...»

    «Evidentemente, non abbastanza.» Lui la scrutò stringendo gli occhi. «E immagino che tu non sia capitata da queste parti per caso» la accusò, inarcando un sopracciglio. «A meno che abbia sviluppato nel frattempo una passione per l'edilizia.»

    Non era mai stata brava a usare l'eloquio per le opere di convincimento. La diplomazia non era il suo forte. «La Pershing School ha bisogno del tuo aiuto» disse Marisa pertanto, senza tanti giri di parole. «Dobbiamo tendere la mano ai nostri cari alunni, no?»

    «Dobbiamo? Che c'entro io?»

    «Alla scuola serve una palestra e io sono sicura che tu, in qualità di giocatore di hockey...»

    «Ex giocatore» puntualizzò lui, interrompendola. «Perché non ti cerchi un altro nome, magari tra gli atleti ancora in attività?»

    «Il tuo era in cima alla lista.» Cole aveva ripreso a camminare e lei faticava a stargli dietro. Finché non gli finì quasi addosso quando, a un tratto, lui si bloccò e si voltò.

    «Quale lista? La tua?» Un sorriso sarcastico gli incurvò un angolo della bocca. «Per caso, mi dovrei sentire lusingato?»

    Marisa avvertì un calore improvviso pervaderle le guance. Messa così, sembrava quasi che ci stesse provando con lui, e lui fosse invece deciso a respingere le sue avances.

    La storia della sua vita... Eh no, non si poteva certo dire che fosse fortunata in amore. Aveva collezionato più fregature lei con gli uomini di qualunque altra giovane donna sua coetanea, e la rottura recente del suo fidanzamento ne era la conferma.

    E dire che la scia dei suoi disastri sentimentali era cominciata proprio con Cole Serenghetti sui banchi di scuola.

    L'umiliazione le bruciava dentro come fuoco vivo. «La Pershing School ha bisogno di te» insistette, senza perdersi d'animo. «Di un testimonial d'eccellenza per la raccolta fondi che si terrà fra un paio di mesi. Come ti ho già detto, i soldi servono per costruire una nuova palestra.»

    «Un testimonial, dici?» ripeté Cole con aria scettica. «Cercati qualcun altro.» Il suo sguardo implacabile non lasciava presagire nulla di buono.

    «Vorrei farti notare che sarebbe un'occasione d'oro anche per la Serenghetti Construction, un ritorno d'immagine notevole» proseguì lei, imperterrita.

    Nulla, non era riuscita a smuoverlo dal suo rigore. Cole si voltò di nuovo per andarsene e lei lo trattenne posandogli una mano sul braccio.

    Immediatamente, si rese conto dell'errore.

    Lo sguardo di entrambi si posò sul bicipite contratto e Marisa ritrasse la mano di scatto.

    Aveva avvertito tutto il vigore dei suoi muscoli. Un tempo, avrebbe passato le dita su quelle braccia toniche e sospirato il suo nome. Lui allora le avrebbe poggiato le labbra sui seni, succhiandoglieli...

    Per la miseria, doveva smetterla di eccitarsi al minimo contatto, a ogni suo sguardo, ogni sua parola! Non era cambiato niente, allora!

    Spostò l'attenzione dal braccio al viso e andò addirittura peggio. La sua espressione era diventata dura come la pietra di quell'edificio in costruzione. Implacabile.

    «Certo è che hai una bella faccia tosta. Davvero sei qui perché vuoi un favore da me, Marisa?»

    Lei annuì, la gola asciutta e un gran calore addosso, nonostante la temperatura esterna.

    «Purtroppo per te, io non dimentico né tantomeno perdono facilmente chi mi ha pugnalato alle spalle. Considerala una mia pecca, diciamo così.»

    Marisa diventò rossa in viso dalla rabbia. Quante volte si era chiesta se lui sapesse per certo che era stata lei a fare il suo nome con il preside, quindici anni prima. Una denuncia che era costata a lui la sospensione e alla Pershing School la sconfitta al campionato di hockey. Ora aveva la risposta.

    Aveva avuto i suoi buoni motivi per fare quello che aveva fatto, quel giorno maledetto in presidenza, ma dubitava che lui potesse comprendere.

    «Parliamo dei tempi della scuola, Cole, ossia di una vita fa» replicò

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