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Sirtaki per due: Harmony Collezione
Sirtaki per due: Harmony Collezione
Sirtaki per due: Harmony Collezione
E-book160 pagine3 ore

Sirtaki per due: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Non si può resistere alla volontà di un ricco e affascinante milionario greco... quando la passione è più forte dell'orgoglio.

Quella vacanza sulla meravigliosa isola di Santos sarebbe dovuta essere un'esperienza tranquilla e riposante. Ma appena Helen Shaw mette piede in terra greca, tutti i suoi programmi vengono sconvolti dalla vista di Milos Stephanides, il magnate incredibilmente sexy con cui molti anni prima ha avuto una rovente storia d'amore conclusasi dopo aver scoperto le sue tante menzogne. Adesso è Helen ad avere qualcosa da nascondere a Milos, un segreto che deve assolutamente rimanere tale. Così prova a tenere le distanze da lui, ma l'antica attrazione tra loro torna a crescere incontrollata, sotto il caldo sole della Grecia...

LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2015
ISBN9788858941980
Sirtaki per due: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Sirtaki per due - Anne Mather

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Sleeping With a Stranger

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2005 Anne Mather

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-198-0

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    La scorgeva chiaramente.

    Helen era in piedi sul ponte del traghetto che stava per attraccare a Santos, ed era ancora una delle donne più belle che lui avesse mai visto.

    E sicuramente la più bella con cui avesse fatto sesso, ammise Milos con se stesso. Erano trascorsi ormai quattordici anni dal loro ultimo - e unico - incontro, tuttavia era emozionato, confuso, e aveva i nervi a fior di pelle.

    Sintomo sicuro del fatto che c’era qualcosa di sbagliato in lui, decise. Helen, dopo il loro breve e spensierato interludio di Londra, era diventata prima moglie, poi madre e infine vedova. E lui, dal canto suo, avrebbe dovuto dimenticarla da tempo.

    Era solo la sua immaginazione, oppure sul viso di lei c’era un’espressione provata? Due voli e una notte trascorsa su un battello così affollato potevano avere quell’effetto su una persona, supponeva.

    Lui, fortunatamente, non aveva mai fatto un’esperienza simile, visto che si spostava solo con i suoi jet privati e i suoi yacht veloci e dotati di ogni comfort.

    In ogni caso, Helen era finalmente sull’isola, per la gioia di Sam, suo padre. Da quando Helen aveva accettato il suo invito, l’uomo non aveva fatto altro che parlare del suo arrivo imminente. Nonostante tutta la sua eccitazione, però, aveva preferito non riceverla personalmente al porto.

    Non la vedeva da sedici anni, dopo una separazione piuttosto burrascosa. Sam raccontava che la madre di Helen aveva fatto di tutto per influenzarla negativamente, mettendola al corrente solo della sua versione personale dei fatti, che dipingeva lui come un marito infedele che aveva lasciato la moglie per poter sposare un’avvenente e facoltosa donna greca incontrata durante un viaggio di affari ad Atene.

    Milos aveva conosciuto Helen circa venti mesi dopo il fatto. A quel tempo era stata una giovane donna ingenua e idealista, e piena di rancore nei confronti del padre. Era stata anche molto vulnerabile, rifletté. In tutta onestà, se aveva ammesso di aver approfittato di quella vulnerabilità, si era anche scagionato dicendosi che la responsabilità non era stata solo sua, che Helen, per quanto innocente e inesperta, si era praticamente gettata fra le sue braccia.

    I sensi di colpa erano sopraggiunti in un secondo momento, quando era tornato in Grecia. Non aveva parlato a nessuno di ciò che era accaduto durante la sua permanenza a Londra, né ai suoi familiari né a Maya, la seconda moglie di Sam, una sua lontana parente. Non lo aveva confessato neppure a Sam, che si fidava di lui ciecamente. Ma era stato costretto a fare i conti con se stesso, ad affrontare la sensazione peggiore di tutte, quella di aver tradito la sua integrità e i suoi principi di vita.

    Quando aveva conosciuto Helen, il suo matrimonio - di convenienza, deciso per lui da suo padre - era appena andato in pezzi, di conseguenza aveva provato l’esigenza di un diversivo, di qualcosa che lo distraesse dai suoi problemi.

    La giovane figlia di Sam Campbell aveva fatto la sua comparsa sulla scena al momento giusto, ma solo per voltargli le spalle subito dopo, dimostrandosi scarsamente affidabile e assolutamente immatura.

    Ovviamente lui non aveva previsto allora di ritrovarsi nella posizione in cui era adesso. Non aveva messo in conto una possibilità di riconciliazione fra Helen e Sam.

    Ma poi Sam gli aveva annunciato l’arrivo sull’isola di Helen e sua figlia. Il marito di Helen aveva perso la vita in un incidente d’auto un anno prima e, apparentemente, la lettera che il padre le aveva scritto in quella circostanza era servita a fare breccia nel suo cuore e ad aprire una strada per un nuovo rapporto.

    Con un po’ di cinismo, qualcuno avrebbe potuto chiedersi se Helen avesse deciso improvvisamente di mutare il suo atteggiamento in conseguenza alla nuova ricchezza del padre. Importatore di vini di discreto successo, da quando aveva assunto la gestione dei vigneti appartenenti alla famiglia di Maya, Sam era diventato un uomo molto ricco. Negli ultimi dieci anni, Ambeli Kouros, questo era il nome dell’azienda, aveva incrementato la produzione fino a rendere Sam uno degli abitanti più importanti e rispettati dell’isola.

    Milos scosse la testa come per sottrarsi ai suoi pensieri e, quando guardò di nuovo Helen, vide una ragazza accanto a lei. Indossava una maglia che le lasciava scoperto l’ombelico, e un paio di jeans larghi e sdruciti. Con i capelli tinti di verde, innumerevoli orecchini che le ornavano le orecchie e il viso truccato con tinte scure, era una di quelle persone a cui lui, se la sua famiglia avesse posseduto tutta Santos e non solo una gran parte di questa, non avrebbe mai permesso di sbarcare sull’isola.

    I passeggeri stavano scendendo dal traghetto. Milos vide la ragazza e Helen parlare. Non riuscì a sentire le loro parole, ma escluse nel modo più assoluto che potesse essere sua figlia. A volte si stringevano ben strane amicizie durante un viaggio, ragionò, per quanto Helen e la ragazza adesso camminassero fianco a fianco lungo il molo.

    Helen indossava una giacca a maniche lunghe che non era certo il miglior abbigliamento per il clima dell’isola. Si era tagliata i capelli, notò, ma era bella come sempre. Chissà se lo avrebbe riconosciuto... Erano passati quattordici anni in fin dei conti, e probabilmente si era solo illuso immaginando che Helen non lo avesse dimenticato, così come lui non l’aveva dimenticata.

    Poi i loro sguardi si incrociarono e Milos lasciò andare il respiro che fino a quel momento non si era reso conto di aver trattenuto. Helen lo aveva riconosciuto, senza dubbio.

    Per quale altro motivo nei suoi occhi sarebbe apparsa una luce di paura mista ad avversione?

    «Chi è quello?»

    In qualche modo, Helen riuscì a distogliere gli occhi da Milos e a replicare alla domanda di sua figlia. «Chi è chi?» chiese a sua volta.

    «Quell’uomo» precisò Melissa, sistemandosi lo zaino sulle spalle. «Coraggio, mamma, ci sta fissando. Non è tuo padre, giusto?»

    Helen si esibì in un risolino nervoso. «Decisamente no» rispose. «Si chiama Milos Stephanides. Tuo nonno deve averlo mandato qui per accoglierci.»

    Melissa inarcò un sopracciglio. «Dunque lo conosci?» indagò.

    «L’ho incontrato qualche anno fa» affermò Helen mantenendosi sul vago: non aveva nessuna intenzione di addentrarsi in quella conversazione, al momento. «Capitò a Londra per una vacanza e tuo nonno gli chiese di venire a trovarmi.» Si inumidì le labbra aride con la punta della lingua. «È successo prima che tu nascessi» precisò.

    «E lui si ricorda ancora di te?» domandò Melissa. «Devi averlo davvero colpito... Non dirmi che la mia perfetta e inquadrata madre ha avuto una relazione con un bracciante greco!»

    «No!» esclamò Helen, guardandosi intorno con aria furtiva per assicurarsi che nessuno avesse sentito le parole di sua figlia. «E per quanto ne so io, non è un bracciante. Lavora alle dipendenze di tuo nonno, ecco tutto.»

    «E cos’altro potrebbe fare in una fattoria se non il bracciante?» insistette Melissa.

    «Non è una fattoria, è un vigneto.»

    «Sì, giusto» sbuffò la ragazza. «Non mi dirai nulla, avrei fatto meglio a non chiedere.»

    Helen non aveva più voglia né tempo per replicare. Erano ormai giunte alla fine della banchina e Milos stava camminando verso di loro, il passo atletico, una camicia larga aperta sul petto e pantaloni aderenti che evidenziavano la muscolatura possente delle gambe. Era bello, pensò a disagio. Persino troppo bello. Pelle olivastra, atteggiamento distaccato, forse portava i capelli un po’ più lunghi di come lei ricordava. Ma il viso le era terribilmente familiare, quello stesso viso che aveva tormentato i suoi sogni per tutti quegli anni.

    Presa dal panico, provò l’impulso di girarsi e di risalire immediatamente a bordo del traghetto. Aveva considerato i rischi che avrebbe corso quando aveva accettato l’invito di suo padre, ma non aveva previsto di ritrovarsi faccia a faccia con lui così, un minuto dopo il suo arrivo.

    In ogni caso non aveva scelta, si disse, doveva affrontarlo. Magari solo per dimostrare a quell’estraneo sorridente che lei lo aveva dimenticato e si era ricostruita una vita.

    Non l’aiutò il fatto che, nonostante le scarpe dal tacco altissimo che aveva scelto nel futile tentativo di risollevarsi il morale, era ancora costretta ad alzare la testa per poterlo guardare in viso. Era un gesto apparentemente innocuo, ma risuonante di echi del passato, e per un momento Helen fu certa di fallire ancor prima di tentare. Ma il buonsenso tornò subito alla ribalta, portando un sorriso sicuro e radioso sulle sue labbra.

    «Salve, Milos. Sei stato molto gentile a venirci incontro. Ti ha mandato mio padre?» esordì.

    «Non mi ha mandato nessuno» precisò lui con il suo inconfondibile accento greco. «Non sono un pacco postale.»

    Helen strinse le labbra. Infatti non sei un pacco, avrebbe voluto dirgli, bensì qualcosa di molto più pericoloso. Ma fece di nuovo appello al suo controllo e non espresse il suo pensiero. «Sai cosa intendevo» replicò invece, il sorriso che non vacillava. Lo guardò negli occhi per un solo istante prima di distogliere lo sguardo. «Mio padre è con te?»

    «No. Avete fatto buon viaggio?»

    «Stai scherzando, ovviamente.»

    Era stata Melissa a rispondere ed Helen, trattenendo il fiato, guardò Milos voltarsi verso di lei.

    «Sono sua figlia» riprese Melissa con fare spavaldo. «E tu chi sei? L’autista di mio nonno?»

    L’espressione del viso di Milos non mutò. «No, sono il vostro autista» spiegò senza battere ciglio. «È il solo bagaglio che avete?» aggiunse indicando il trolley che Helen aveva trascinato sin lì.

    Sempre più a disagio, Helen annuì. Era già terribile avere a che fare con l’uomo con il quale si era resa ridicola tanti

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