Hai curato le mie ferite
Di Nilia S.
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città, Torino, dove però, il suo passato inaspettatamente ritorna senza preavviso. Questo passato ha il volto di
Andrea, un vecchio amore importante, ma interrotto e non del tutto dimenticato. Quindi adesso che il destino le
offre una nuova possibilità, lei non ha nessuna intenzione di lasciarsela scappare.
Ma a stravolgere le carte in tavola, arriva un altro collega: Lorenzo, un ragazzo dagli occhi scuri ed il braccio
tatuato, irriverente e dalla battuta sempre pronta, che sembra leggerle nella mente.
Lorenzo è, però, avvolto nel mistero ed Andrea stesso, la mette in guardia sul fatto che sia pericoloso.
Ma le sensazioni che Emma prova, stando accanto a Lorenzo, la spingono a fidarsi e a voler scoprire cosa nasconde.
Emma darà retta al suo cuore e si rifugerà nel passato o si lascerà travolgere dalle emozioni che le si
agitano sotto pelle?
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Anteprima del libro
Hai curato le mie ferite - Nilia S.
fuggire.
Capitolo 1
Signorina Long Island
Torino, oggi
Era lui.
Erano quindici anni che non lo vedevo, ma lo avrei riconosciuto ovunque e comunque. Ricordo la prima volta che vidi i suoi occhi e il suo sorriso come fosse ieri.
La segretaria ci presentò:
-Signorina Bellucchi questo è l'ingegner Merini, con il quale collaborerà per tutto il suo periodo qui-.
Io dissi solo: -Ciao Andrea-.
Lui rispose: -Ciao Emma-.
La segretaria nemmeno ci fece caso e se ne andò, lasciandoci con il suo benestare.
Ci guardammo senza parlare per interminabili minuti, poi lui sorrise e disse imbarazzato:
-Non avrei mai pensato avessimo potuto lavorare insieme, sono passati tanti anni, poi, il tuo ramo era un po' diverso dal mio...-
Il solito delicato modo, il solito timido imbarazzo, sembrava proprio lo stesso e una crepa del mio cuore si spaccò e una farfalla ne uscì e prese a svolazzare, sola, nel mio stomaco.
Come allora.
Ma io non ero la stessa di allora e risposi ridacchiando:
-L’ingegneria edile è sempre un ramo dell'ingegneria, come la tua ingegneria meccanica...-
-Hai ragione- e si lasciò scappare una mezza risata, grattandosi i capelli chiari e arruffati.
-Allora spiegami un po' tutto, sono pronta!- e mi accomodai alla mia postazione.
Lui si sedette e iniziò a spiegarmi tutto ciò che serviva per poter iniziare. Andammo a pranzo insieme e continuammo a parlare solo e soltanto di lavoro. Nessuno dei due accennò al nostro passato. A ciò che era o non era stato.
Io, in questi anni, avevo imparato a tenere sotto chiave le mie emozioni e a non gettarle al vento come facevo prima, quindi rimasi impassibile e professionale, anche se i miei occhi continuavano a scrutare deliziosamente, le sue labbra, la sua barba chiara leggermente pronunciata, i suoi occhi verdi e le sue mani. Al cui anulare risaltava una fedina.
Avresti dovuto immaginarlo, Emma, che ora era bello che accasato…pensavi ancora di avere qualche speranza?!
partorì la mia mente mentre io, invece, cercavo di non pensare a quel maledetto anello.
Erano quasi le sei e la nostra prima giornata lavorativa giungeva al termine, quando mi disse:
-L' azienda ha preso un grosso appalto, proprio ieri, stasera ci sarà una festa per brindare insieme, vieni anche tu, ti dò il nome del locale, ok?-
Annuii, non chiedendomi se fosse o no una buona idea. Era una festa, male che fosse stata, mi sarei buttata sugli alcolici.
_______
Indossai una camicia semitrasparente e un pantalone a sigaretta stretto, niente di eccessivo, nè di banale, tacchi e rossetto.
Il locale era carino, piuttosto grande, bella musica e un sacco di gente che si divertiva. Ad un tratto me lo ritrovai davanti:
-Emma! Ben arrivata!-
Aveva gli occhi sorridenti e io pensai che fosse felice di vedermi, ma quando feci per aprire bocca, con la coda dell'occhio, notai una figura al suo fianco e in quel frangente sentii:
-Lei è Giada, la mia fidanzata-
La guardai, era miss mondo in persona: lunghi e perfetti capelli dorati, occhi verdi leggermente truccati, nasino alla francese, labbra carnose e un fisico da far impallidire anche una modella, stretta in un vestitino dorato e perfettamente a suo agio su tacchi altissimi.
Stai calma, non deglutire, sorridi...sorridi e cerca di dire qualcosa!!!
Il mio cervello si riconnesse:
-Ciao Giada!E' un piacere conoscerti, sono Emma, la nuova collega di Andrea-
-Ciao- e abbozzò un sorriso.
Bella sì, ma forse non sa parlare
concluse il mio cervello sputa veleno.
Poi guardai Andrea e notai che mi fissava, mi sentii disarmata e quindi dissi velocemente:
-Scusate vado a prendere da bere- e mi diressi verso il bar.
Camminai velocemente nonostante i tacchi, guardai il barista e dissi solo:
-Un long island, grazie! -
Il barista annuì divertito e iniziò la preparazione. Ma alle mie spalle sentii:
-Bello tosto! Fanne due amico!-
Feci finta di nulla, non avevo certo bisogno di un cretino che cercava di attaccare bottone al bar.
-Penso di averlo assaggiato una volta sola in vita mia e non ne ricordo il sapore, ricordo solo che era bello forte- lo sconosciuto alle mie spalle continuò a chiacchierare e io lo ignorai completamente, restando immobile.
Il barista posò i due bicchieri sul bancone, io presi il mio e vidi una mano, attaccata ad un braccio tatuato in rosso e nero, afferrare l'altro.
-Cin!- sentii ancora.
Sbuffai e mi girai di scatto -Davvero? Ancora?-
Due occhi scurissimi mi guardavano divertiti, capelli corti, carnagione scura, un sorrisino accennato in mezzo alla barba di un paio di giorni.
-Non brindi?-
-Ti sembra forse che voglia brindare!?-
-Mordi!...che paura!-
-Lasciami in pace d'accordo?-
-Cin- fece lui ancora, stavolta facendo tintinnare il suo bicchiere al mio.
Lo guardai esterrefatta e aggiunsi: -Bene! Ora sarai contento! Arrivederci!- E mi girai lasciandomelo alle spalle. Intravidi un balconcino e uscii subito.
Ariaaaaa!
feci un grosso respiro e iniziai a bere il mio long island e l'alcool si trasmise subito sotto pelle. Continuai. Ero a stomaco vuoto e mi sentii subito meglio. L'aria era fresca e contrastava con il calore che sentivo per l'alcool. Svuotai il bicchiere e restai immobile a contemplare il cielo diversi minuti, finché sentii:
-Vedo che anche tu odi queste feste!- Era una voce stranamente familiare, mi girai sulla mia destra e lo vidi, di nuovo lui, lo sconosciuto del bar.
-Da non credere, mi stai seguendo? - gli chiesi sbuffando.
Scoppiò a ridere fragorosamente. Poi si avvicinò e mi fissò.
-Ecco perché mi hai fatto quella domanda, hai già finito il tuo bicchiere...-
-Signor 'sotuttoio' si può sapere cosa vuoi? Non hai capito che non è serata!?-
Rise di nuovo.
-Ma dai mi prendi in giro? Ho qualcosa sulla faccia?-
-Da chi ti nascondi signorina 'long island'?-
Come diavolo faceva a sapere che mi stavo nascondendo!
-Non mi nascondo da nessuno... è solo che mi annoio...-
-Se lo dici tu... per non sapere che queste feste sono una noia mortale devi essere nuova... Settore?-
Lo guardai accigliata. Aveva ragione su tutto.
-Sono arrivata oggi. Ingegneria.-
-Però! ...Comunque se ti serve il mio aiuto sono Penelope Garcia...-
Giocava con me, illuso! Pensava che fossi brilla con un solo bicchiere e avrei risposto 'ti chiami Penelope! ma sei un ragazzo!' Invece ero perfettamente in me e conoscevo a memoria Criminal Minds!
-Uuuu! Un informatico super nerd! -
Il suo sguardo si illuminò e sorridendo disse:
-Esatto!Sono Lorenzo!- E mi tese la mano.
-Emma- e contraccambiai la stretta aggiungendo -Bevi pochino eeeh, il tuo bicchiere è ancora mezzo pieno-
-E tu reggi benissimo... e comunque il mio bicchiere è mezzo vuoto-
-Potremmo andare avanti delle ore, vero?-
Rise, ancora. -Non hai fame?Il catering fa schifo ma a 200 metri c'è una pizzeria buonissima... ci vieni?-
Volevo un altro long island ma morivo di fame e una pizza in quel momento l'avrei divorata. Gli presi il bicchiere dalle mani, me lo scolai davanti ai suoi occhi sgranati e dissi - andiamo!-
Lui ancora sorrise, mi tese la mano e io ci misi dentro la mia, e così mi fece strada in mezzo alla folla del locale. Sentivo la sua mano calda, la guardai stringere la mia, poi risalii lo sguardo sul braccio tatuato fino alle sue spalle, larghe e squadrate. Era alto e aveva un bel fisico. Non lo avevo nemmeno notato. Ad un tratto si voltò e mi sorrise. Bel sorriso. Bello sguardo. Non me ne ero accorta, davvero. Incazzata con il mondo com'ero. Troppo intenta a farmi rodere il fegato dall'ingegnere perfetto e dalla sua super modella.
Uscimmo dal locale, attraversammo la strada ed entrammo in una pizzeria, erano esattamente 200 metri. Lui, lo sconosciuto del bar, il signor 'sotuttoio', l' informatico super nerd, Lorenzo, mi teneva ancora la mano nella sua.
-Allora, che prendi?-
Con la scusa di dovermi grattare la testa pensierosa, ritirai la mano e lui la lasciò andare.
-Una margherita con la bufala, tu?-
-Una vegetariana-
-Mi aspettavo dicessi una diavola, come il 95% degli uomini!-
-Beh, evidentemente faccio parte dell' altro 5%!- rispose compiaciuto.
Da quello che avevo visto era davvero sopra le righe.
Quando mi allontanai per prendere il tavolo lo sentii dire :
-Però! Quanta agilità nonostante i trampoli e i long island!- e il commento mi fece sorridere.
Ci sedemmo ad aspettare le pizze, uno di fronte all' altro. Ad un tratto mi fissò e disse:
-Lavori con l' ingegner Merini, vero?-
Strabuzzai gli occhi e per poco non mi strozzai con la saliva.
-Come fai a saperlo?-
Rise di gusto -L' ho immaginato dopo aver visto la sua faccia mentre ti conducevo fuori dal locale!-
Andrea ti ha visto uscire dal locale, mano nella mano, con uno sconosciuto, ehm, Lorenzo...
-Che faccia aveva?-
-Una faccia tipo 'come si permette questo che la prende per mano e la porta via da me!' - disse scrollando le spalle.
-Ma che dici! Con quella che ha a fianco di certo non si mette a pensare a me...-
-Mah...non l'ho vista e comunque ti assicuro che la sua faccia parlava...vi conoscete da molto, vero?-
Ma chi diavolo sei? Un veggente? Leggi i fondi dei long island?
Balbettai -Chi?....Cosa?-
-Tu e l' ingegner Merini! Immagino, dal tuo e dal suo interessamento, che non vi siate conosciuti oggi, appena arrivata...!-
Lo guardai senza parlare mentre il cameriere ci serviva le pizze. Lui mi inchiodò ancora e disse:
-Era da lui che ti nascondevi allora!-
Ma dai! Leggi nel pensiero?!
-No, te l' ho detto non mi nascondevo...e ora buon appetito- affondai un morso alla pizza sperando che anche lui tacesse. Lo capì e così fece.
Quando mi alzai per pagare la pizza scoprii che lui aveva già pagato.
-Perchè mi hai offerto la pizza?-
-Per galanteria. Non potevo?-
-Non dovevi...e poi non sono abituata alla galanteria...grazie-
Mi sorrise ancora, poi aggiunse -Vuoi tornare alla festa?-
-Non ci penso proprio! Credo che me ne torno a casa.-
-La notte è giovane non puoi tornare a casa adesso! Siamo ai Murazzi potremmo fare un giro per i locali! Poi ti accompagno a casa!-
Se fossi tornata a casa avrei passato metà della nottata a rimuginare su Andrea e la sua accompagnatrice, di nuovo. L' idea di Lorenzo quindi mi sembrò piuttosto allettante.
-Ci sto!- affermai sorridente.
Passammo la notte per locali, ci divertimmo, parlammo del mio trasferimento a Torino, del lavoro alla 'System Engineering' e continuammo a stuzzicarci a vicenda, sembrava ci conoscessimo da tempo. La serata fu piacevole, così come la compagnia, mi sentii davvero serena.
Era indubbio che Lorenzo sapesse come mettere a suo agio chiunque. Era gentile, sempre sorridente, brillante, sempre con la battuta pronta ma allo stesso tempo educato.
Erano quasi le due e i tacchi iniziavano a farmi male, ma non feci in tempo ad aprire bocca che lui mi anticipò come aveva già fatto fino ad allora:
-Immagino tu sia stanca, che ne dici di tornare? Ho parcheggiato vicino al locale della festa...-
Annuii e ci incamminammo verso la sua auto.
Sono le due del mattino e ti stai facendo portare a casa da uno sconosciuto...ma sei pazza?
il mio cervello iniziò ad immaginare scenari noir.
-Non c'è bisogno che mi accompagni, davvero, prendo il notturno, poi faccio due passi e sono a casa...-
-Non stai dicendo sul serio, vero? I tuoi trampoli ti hanno stremata, non riusciresti nemmeno ad arrivare alla fermata...- poi mi guardò negli occhi e aggiunse -Non starai pensando che sono un serial killer?- e scoppiò a ridere.
Era impressionante come riuscisse a dare voce ai miei pensieri.
-Ti piace Criminal Minds forse perchè prendi spunto per i tuoi omicidi, che ne so?!-
Iniziò a ridere più forte fino quasi alle lacrime poi disse:
-Certo che hai una bella fantasia! Se hai così paura di venire in macchina con me ti accompagnerò in autobus, ma conta che per arrivare a San Paolo dove abiti, ci vorrà il doppio del tempo...-
Il mio corpo gridava pietà e le mie membra iniziavano a cedere.
Se succederà qualcosa, almeno quell' idiota di Andrea, si sentirà in colpa per averti visto e averti lasciato nelle mani di uno sconosciuto
continuò la mia mente malata.
-Andiamo alla macchina, sono davvero stanca-
_______
-Grazie per avermi accompagnato...e per la tua galanteria...-
-Di nulla, ci vediamo domani a lavoro... passo a salutarti-
-Ok- gli feci un sorriso e scesi dalla macchina avviandomi verso il portone. Lui aspettò un po' e dopo ripartì.
Capitolo 2
Quindi conosci Zecchini...
Arrivai con leggero anticipo a lavoro. Ero tremendamente agitata al pensiero di dover rivedere Andrea, dopo ieri sera, quando ero fuggita alla sola vista della sua 'modella' e quando mi aveva vista, a detta di Lorenzo, scappare dal locale mano nella mano. Ma dovevo restare calma, sotterrare le mie emozioni e cercare di mantenere un contegno, dato che avremmo dovuto lavorare insieme per almeno sei mesi, ed era solo il secondo giorno.
-Buongiorno-
Riconobbi la sua voce e mi voltai.
-Buondì Andrea!- gli risposi.
-Tutto bene? Ieri sera non ti ho più vista...-
Lorenzo, quel maledetto, ha mentito...
-Sì, mi sentivo stanca e sono andata via praticamente subito- mentii.
-Capisco, avresti potuto dirmelo, ti avrei accompagnata...-
Ma certo!come no!...
-Non ti ho più visto...spero vi siate divertiti tu e Giada?-
-Ehm...sì, sì, grazie-
Ma proprio mentre stavo per commentare, sentii:
-Ei , Emma!-
Mi girai verso la porta e vidi Lorenzo fare capolino, mentre sentii la sedia di Andrea girarsi. Mi alzai e senza pensarci andai da lui.
-Ciao Lorè!-.
Non so perchè lo salutai con quel 'Lorè' che lui aveva detto la sera prima