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La voce di Johannesburg (eLit): eLit
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E-book152 pagine2 ore

La voce di Johannesburg (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Una valigia per... il Sudafrica - Il ricchissimo Richard Dovale non sa a cosa va incontro recandosi all'appuntamento con la bellissima Challis Fox, la voce più sexy della radio di Johannesburg... E per salvare il nipote dalle grinfie della famosa d.j. si ritrova in un dolce pasticcio d'amore. Un bacio gli è fatale!
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2016
ISBN9788858961315
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    Anteprima del libro

    La voce di Johannesburg (eLit) - Jayne Bauling

    successivo.

    1

    Seduta di fronte al bancone della caffetteria, il mento appoggiato su una mano, Challis Fox fissava distrattamente i suoi stivali neri all'ultima moda. Miles era in ritardo. Aveva promesso che sarebbe arrivato dieci minuti prima dell'appuntamento fissato con Kel Sheridan, tuttavia non si vedeva ancora.

    D'improvviso, con la coda dell'occhio, la donna si accorse di essere osservata. In piedi, immobile, uno sconosciuto alto e bruno la guardava con insistenza. Indossava un completo elegante, quindi non poteva essere né Miles, né un cameriere, e certo neanche Sheridan.

    Challis sollevò piano la testa. L'uomo stava squadrando i suoi stivali! E forse non solo quelli, considerando il resto della sua mise: le balze di chiffon bianche e svolazzanti del vestito, il gilet in velluto nero e la collana di perline che le aveva regalato la nonna. Di solito non si vestiva così a quell'ora della mattina, anzi, in genere era ancora a letto. Inoltre, a pensarci bene, il vestito non rifletteva affatto il suo stile di abbigliamento. Indossava semplicemente quella che lei considerava la sua divisa da lavoro. Infatti, subito dopo l'incontro con Sheridan, sarebbe andata a una festa organizzata da una compagnia discografica straniera, come DJ della Sounds FM. Dopotutto, quello era soltanto il suo modo eccentrico di adeguarsi alla moda del mese, o almeno della settimana.

    Accorgendosi di essere stato scoperto, l'uomo sollevò la testa e con sua enorme sorpresa incontrò il sorriso vivace e amichevole di Challis. Per natura, infatti, Challis era portata a fidarsi della gente, benché la sua notorietà l'avesse abituata a essere prudente. In ogni caso, lì si sentiva al sicuro, dal momento che il personale del locale, uno dei più famosi del quartiere Rosebank di Johannesburg, la conosceva bene.

    Poi, d'un tratto, Challis non si sentì più al sicuro. Ma di che colore erano gli occhi di quell'individuo, miele, ambra, topazio? E in fondo, che le importava? Erano comunque occhi ammaliatori, lo percepiva dalla strana luce che emanavano. E inoltre, le aveva forse dato di volta il cervello? Quel tipo poteva anche avere lo sguardo accattivante e una bocca sensuale, ma la cosa più stupefacente era il suo abbigliamento. Certo, lei non se ne intendeva, però quell'abito aveva tutta l'aria di costare un sacco di soldi, così come la camicia immacolata e la cravatta dal nodo tanto perfetto. Gusto e soldi, accidenti, che combinazione vincente! Dopotutto era solo un uomo tra tanti, tra l'altro non era neanche il suo tipo. Senza dubbio però era molto affascinante.

    Adesso lui la stava proprio fissando.

    Accidenti, avrei potuto dormire di più, disse Challis tra sé e sé con un po' d'irritazione, cercando di dissimulare una curiosità mista ad attrazione, mentre sistemava la sedia.

    «Forse non era ancora ben sveglia quando ha aperto l'armadio per vestirsi, stamattina. Challis Fox, vero? Posso?» Lo sconosciuto si era avvicinato con tutta la grazia e l'autocontrollo possibili, scostando la sedia di fronte a lei e accomodandosi senza essere stato invitato a farlo.

    Non mi starà rimorchiando?, si domandò Challis. A un uomo così non potevano certo piacere le donne come lei. Uomini vestiti a quel modo, e con un orologio del genere, non rimorchiavano le ragazze.

    «Mi scusi, ma sto aspettando qualcuno» lo informò Challis. Tuttavia, lui non accennò a muoversi.

    «Kel Sheridan, per caso? Sappia che non verrà all'appuntamento.» La sua voce era profonda e sensuale, ma distaccata.

    Challis abbozzò un altro sorriso, un po' meno spontaneo, questa volta. Il sorriso forzato di quell'uomo era come una frustata sulla bocca. «Mi sembra di capire che lei sia il padre di Kel e che sia contrario alla sua scelta.»

    Stupefatto, lui spalancò gli occhi.

    «Quanti anni crede che abbia?»

    «Per carità, non volevo offenderla.» Gentile d'animo e sempre attenta a non offendere il prossimo, Challis arrossì. «Mi dispiace, davvero, non era mia intenzione. È che il mio cervello a quest'ora non funziona. Non ho idea di quanti anni lei abbia, sicuramente non abbastanza da essere il padre di Kel. Ma sa, piomba qui così, dichiarando che Kel non verrà... La prego, mi dia un'altra possibilità, forse è un suo fratello maggiore?»

    «Sono suo zio. E il mio nome è Richard Dovale.»

    «Diamanti!» esclamò lei con l'entusiasmo di chi sa di aver indovinato la risposta a un quesito difficile, e i suoi occhi blu scintillarono come le pietre preziose che aveva appena nominato.

    Richard Dovale, sì, certo, ne aveva già sentito parlare: era il presidente e l'unico proprietario della Dovale Diamonds, la più rinomata compagnia sudafricana di diamanti. Non a caso Johannesburg era nota non solo come la capitale dell'oro, ma anche come la città dei diamanti. Non a caso era una delle più ricche metropoli del Sudafrica, fastosa, frizzante, dai sobborghi tranquilli e lussuosi, dagli alberghi da mille e una notte, famosa per i suoi modernissimi grattacieli, le eleganti boutique del centro, gli affollatissimi ristoranti.

    Challis aveva visto Richard Dovale fotografato su una rivista femminile, in cui si diceva fosse il più ambito scapolo di tutto il Sudafrica. Anzi, a pensarci bene lo aveva probabilmente visto anche da qualche altra parte, forse nelle pagine economiche di qualche quotidiano, o in un programma televisivo di alta finanza. Ma non ci aveva mai fatto caso.

    Richard sorrise, anche se in modo un po' freddo e lievemente cinico.

    «Lei manca di classe, signorina Fox. Al suo posto, qualsiasi altra donna avrebbe cercato di farmi credere che i diamanti non le interessano per niente.»

    Continuava a fissarla con quegli occhi felini e li posava con insolenza sulla sua pelle chiara, sulle labbra morbide, per poi soffermarsi sui capelli neri e sul viso, che sembrava fatto dei petali del fiore più delicato.

    Challis rise. «Perché mai dovrei dissimulare con classe? Voglio dire, parliamo di diamanti, sono così meravigliosi! Io ne ho uno piccolissimo in un orecchino, probabilmente se lo vedesse non lo prenderebbe nemmeno in considerazione, e poi anche la montatura è molto semplice.»

    «Gestisco una compagnia mineraria, non una gioielleria.» Lo sguardo di quell'uomo si posò sull'orecchino d'argento tailandese che Challis portava all'orecchio sinistro, quindi su quello con il piccolo diamante all'orecchio destro. «Certo che ha una bella parlantina! Ho persino rimandato una importante riunione per venire qui. Non ho tempo da perdere.»

    L'atteggiamento di quell'uomo, tutt'altro che amichevole, provocò in Challis uno strano risentimento.

    «Allora mi dica qual è il problema» lo sollecitò con tono di sfida. «E poi, come sapeva che dovevo incontrarmi con Kel?»

    «Come sapevo di quest'incarico, vuole dire?» insinuò Richard. Challis roteò gli occhi in segno di insofferenza. «Semplice. Stamattina, prima di uscire, ho ascoltato i messaggi sulla sua segreteria telefonica.»

    «Kel vive con lei? Come un parente povero o qualcosa del genere? Oh, ma no, dopotutto Kel ha persino una linea telefonica personale!»

    «Non intendo raccontarle i nostri affari di famiglia. Le basti sapere che l'ho spedito per qualche giorno alle Mauritius, insieme alla madre.»

    Challis avrebbe senz'altro trovato qualcosa da ribattere, se non fosse stato per il cameriere che in quel momento si era avvicinato per prendere le ordinazioni. E poi, che fine aveva fatto Miles? Non che avesse bisogno di lui, se la cavava benissimo anche da sola. Anzi, si stava persino divertendo. Ed erano solo le dieci del mattino! Ordinò una tazza di caffè e due uova al tegamino. Il signor Dovale ordinò invece solo del caffè, forse perché per uno come lui sedersi in un caffè e non prendere nulla non era educato.

    Challis approfittò del fatto che Richard era distratto dal cameriere per scrutarlo. Qualcosa in lui la colpiva, eppure non era il vestito. Solitamente, l'abito in un uomo maschera l'eccessiva mascolinità ma non in lui, altrimenti perché adesso lei lo avvertiva con tanto impeto che il sangue le pulsava nelle vene, misto a rabbia e ad attrazione?

    Challis si ricordò d'improvviso di aver letto sulla rivista che l'ambitissimo Dovale aveva trentatré anni. Ecco allora perché si era tanto offeso quando lei aveva insinuato che potesse essere il padre di Kel! Comunque, aveva undici anni più di lei. Una tale differenza di età di solito le faceva perdere l'interesse per un uomo. Ma allora, cosa stava succedendo? Perché avvertiva con tanta forza la sua presenza, la sua virilità? Era forse il caldo colore di quegli occhi, di quella pelle dorata, la morbidezza dei folti capelli neri su quelle sopracciglia che gli conferivano uno sguardo così intelligente e penetrante? Oppure era la sua bocca, la sensuale curva delle labbra, provocanti anche quando si atteggiava a cinico? Challis evitò di guardargli le mani. Ne aveva quasi paura. Le mani sono una parte così importante in un uomo, e se fossero state perfette come tutto il resto...

    Mentre il cameriere si allontanava con le ordinazioni, accorgendosi d'un tratto che Challis lo stava squadrando, Richard inarcò le sopracciglia con fare inquisitorio, in risposta allo sguardo pensieroso di lei.

    Challis sorrise imbarazzata. «Oh, mi scusi, mi ero incantata. Mi capita, ogni tanto!»

    «Allora, cosa voleva da Kel?» tagliò corto Richard. «Se voi due avete avuto modo di essere così intimi da constatare quanto sia bravo Kel, il che mi sorprenderebbe, considerando la sua giovane età, allora perché sulla segreteria telefonica ha specificato il suo cognome? O forse, ansiosa di scoprire quanto Kel fosse bravo, non si era mai presa la briga di comunicarglielo prima? Comunque, sappia che il suo messaggio mi è stato molto utile per risalire a lei e fare un rapido controllo.»

    Challis lo guardò incredula. Non riusciva a credere alle sue orecchie! Come poteva quell'uomo insinuare una cosa del genere? Cercò di tornare indietro con la mente e ricordare il messaggio che aveva lasciato sulla segreteria telefonica di Kel Sheridan.

    «Ciao, Kel, sono Challis Fox. Ehi, sei davvero in gamba, vai forte. Non ti voglio perdere, perché non ci vediamo domani, martedì? Potremmo fare colazione insieme da Amakofikofi. Facciamo alle dieci, se non ci dovessimo sentire prima.»

    Aveva detto queste parole, o qualcosa del genere. In realtà era vero che aveva parlato al singolare e non a nome della Sounds FM. Dopotutto, anche Miles Logan era rimasto colpito dalla cassetta che il giovane aveva inviato con un suo pezzo. Lei però era stata la prima ad ascoltarla, poiché il pacco era stato indirizzato e consegnato a lei personalmente. Impacchettato in maniera eccentrica, per attirare la necessaria attenzione! In seguito era stata lei a portare la cassetta a Miles perché la ascoltasse

    Richard la guardava intensamente, abbozzando un ironico sorrisetto di sfida, con quei suoi occhi colore dell'oro e domandandosi se quella ragazza avesse o no raggirato suo nipote.

    «Posso solo immaginare che tipo di controllo possa esercitare qualcuno come lei» si beffò Challis per prendere tempo e decidere come comportarsi. «Come la chiamano? Magnate? Shogun? Colosso? Mi stupisce che non abbia mandato un subalterno a occuparsi della faccenda, invece di sporcarsi le mani personalmente. Devo dedurre che ha preferito occuparsi lei di questo affare di famiglia, così che la cosa non diventasse di dominio pubblico. Ed è proprio questo il punto, è per ciò che sta cercando di liberarsi di me, o quantomeno, di comprarmi, non è vero?»

    «E quanto costerebbe?» fu la risposta immediata di Richard. La voce dura e l'espressione sprezzante lasciavano intendere che non aveva capito che Challis scherzava.

    «Neanche una borsa piena dei suoi diamanti più belli» gli rispose, delusa per

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