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Amore a tutta pagina (eLit): eLit
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E-book159 pagine2 ore

Amore a tutta pagina (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Edizione straordinaria!

L'amore e il romanticismo oggi. Come festeggiano tre giovani coppie il giorno di San Valentino? Un idraulico e una parrucchiera, un ispettore delle tasse e una segretaria, un affascinante banchiere e una ricca ereditiera.

A cura di Alexandra Pemberton.
LinguaItaliano
Data di uscita31 gen 2017
ISBN9788858965948
Amore a tutta pagina (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Amore a tutta pagina (eLit) - Mary Lyons

    successivo.

    1

    Un grande evento si profila sulla scena mondana: il raffinato e affascinante Leo Hamilton (nella foto a destra mentre gioca a polo) ha finalmente trovato la sua anima gemella. Presto infatti convolerà a nozze con Fiona Bliss, ventisei anni, erede delle fortune del Re della margarina.

    Il ricchissimo finanziere Leo, trentun'anni, che ha appena vinto la medaglia d'argento per la scherma alle ultime Olimpiadi, è figlio di primo letto della signora Lucas, regina dei salotti, e del defunto ex marito Jack Hamilton. Il giovane si era sempre detto fino ad ora contrario al matrimonio, nonostante l'assidua frequentazione di numerose bellissime donne.

    Questa volta invece sembra stia per capitolare. La coppia annuncerà il fidanzamento ufficiale la prossima settimana, in occasione del ballo di San Valentino organizzato dalla signora Lucas. Si tratterà di una serata di beneficenza a favore della Società Nazionale per i Bambini Orfani.

    Leo e Fiona non hanno voluto commentare la notizia, mentre la madre della futura sposa, Ethel Bliss, si è dichiarata «molto, molto felice».

    Dal London Chronicle, lunedì 4 febbraio.

    La Porsche argentata procedeva lungo le strade affollate del quartiere finanziario di Londra, prima di fermarsi davanti a un grande edificio in stile vittoriano. L'elegante palazzo era la sede principale dell'impero economico degli Hamilton, banchieri di lunga data.

    «È tutta sua, Benson» affermò l'uomo dai capelli scurissimi, alto e aitante.

    Scese dall'auto con movimenti aristocratici e subito dopo consegnò la chiave al custode del parcheggio. Quando chiuse la portiera strizzò gli occhi, infastidito dal rumore.

    «Ha avuto una notte difficile, signor Hamilton?»

    «Può ben dirlo, Benson» rispose lui dirigendosi verso l'ascensore.

    «Ah, eccola qui, signor Hamilton» lo salutò la sua segretaria personale non appena lo vide comparire nell'atrio al primo piano. «Suo zio desidera incontrarla alle dieci in punto.»

    «Ha specificato il motivo?»

    «No, la segretaria di Lord Hamilton si è limitata a comunicarmi il messaggio. Immagino comunque che si tratti della conferenza stampa fissata per le undici e trenta» affermò la segretaria, seguendo con un blocco in mano il suo capo. «Inoltre ha telefonato sua madre, e si è detta molto ansiosa di sentirla al più presto. E... sì, insomma, le faccio le mie congratulazioni.»

    Leo tacque, lanciandole uno sguardo non proprio amichevole mentre superava la porta del suo ufficio. Gettò la valigetta da lavoro sul divano, poi prese posto sulla poltrona manageriale davanti alla scrivania.

    «Grazie, Dora. Non mi passi nessuna telefonata prima che io abbia bevuto almeno due caffè forti. E se fosse così gentile da trovarmi gli occhiali da sole, gliene sarei grato per il resto della vita» disse Leo, socchiudendo gli occhi stanchi.

    «Deve essere stata una festa molto eccitante, quella di ieri notte!» esclamò Dora alcuni minuti dopo davanti all'aria esausta del suo capo.

    «Già» confermò lui, senza tuttavia mostrare il minimo entusiasmo.

    Poi restò a rimuginare da solo, e si chiese perché mai avesse accettato l'invito di Alan Morton a quella festa, iniziata il venerdì sera e continuata in pratica per tutto il fine settimana. Forse aveva ragione sua madre a dire che ormai era troppo vecchio per sopportare certi strapazzi, fra belle donne, ottimo vino e balli scatenati. Che fosse arrivato il momento di cambiare vita e di dedicarsi a qualcosa di più tranquillo?

    «Intendeva forse questi?» domandò la segretaria tornando da lui con un paio di occhiali dalle lenti scure.

    «Dora, è un angelo! Cosa farei senza di lei?»

    Fissandolo lusingata, Dora rifletteva su quanto fosse attraente il suo capo, perfino dopo una notte insonne. Non aveva mai incontrato un uomo affascinante come Leo Hamilton.

    Altissimo, le spalle ampie e muscolose, era appena tornato tutto abbronzato da una vacanza sulla neve. I suoi lineamenti decisi risaltavano contro la folta chioma nera, con morbide ciocche che gli ricadevano lungo il collo. Sebbene avesse solo trentun'anni, alcuni fili argentati spiccavano fra i capelli all'altezza delle tempie, conferendogli un'aria matura e affidabile. Gli occhi verdi emanavano una luce intensa sotto le lunghe ciglia, mentre il naso aquilino metteva in evidenza una bocca sensuale, perfettamente disegnata. Chissà quante donne aveva fatto impazzire, pensò Dora sognante.

    Lo sapeva bene lei, che verificava le fatture del fiorista e specificava gli indirizzi delle destinatarie. Erano proprio tante, una lista in continua evoluzione!

    Era strano, pensava, come gli ultimi tre anni fossero volati via in un baleno. Da quando Leo Hamilton era arrivato nella banca fondata da un suo antenato e ora guidata dallo zio, nel vecchio edificio si era abbattuta una tempesta di rinnovamento. Benché il suo capo venisse descritto dalle cronache mondane come un playboy amante della bella vita, lei aveva imparato ad apprezzarne anche le grandissime doti professionali.

    «Farà pure una vita molto sregolata, ma è capace di lavorare sodo e ha un fiuto eccezionale per gli affari» aveva detto Dora a suo marito quella mattina, dopo aver letto sul giornale la notizia del fidanzamento.

    «Almeno se si sposa, forse uscirete tutti prima dall'ufficio, invece di rimanere fino alle nove di sera» aveva commentato il marito.

    Mentre tornava alla sua scrivania, chiudendo la porta dell'ufficio del capo, Dora tuttavia sapeva quanto il marito avesse peccato di ottimismo. Leo Hamilton doveva occuparsi di una tale mole di affari che neppure l'assunzione di tre nuove impiegate gli aveva consentito dei ritmi più rilassati.

    «Forse lei può spiegarmi cosa diavolo è successo!» lo sentì esclamare qualche minuto dopo, uscendo come una furia dall'ufficio. «Ho appena parlato con mia madre e temo che all'improvviso sia impazzita!»

    Fece una lunga pausa, passandosi nervoso una mano fra i capelli.

    «Da quanto ho capito, e non è stato per niente facile, sembrava tutta eccitata all'idea di un mio fidanzamento. Ma anche se mi sono riletto con attenzione l'agenda, non ho trovato proprio nulla in proposito. Può illuminarmi lei, Dora?»

    La ragazza lo fissò allibita per un momento, prima di scoppiare a ridere.

    «Via, signor Hamilton! La notizia è apparsa sul giornale di oggi, ormai è inutile che lei si sforzi di mantenere il segreto.»

    «Segreto? Di che diavolo parla?»

    «Del suo fidanzamento, appunto. A nome di tutto lo staff le auguro di cuore tanta felicità e un matrimonio da favola, coronato da...»

    Dora si interruppe di colpo, non appena vide Leo Hamilton togliersi gli occhiali e fissarla sconvolto con gli occhi verdi spalancati.

    «Un matrimonio da favola, ha detto? Molto interessante. Dato però che ieri sera ho sicuramente bevuto troppo, come anche lei avrà capito, temo proprio di aver dimenticato il nome della mia futura moglie. Lei per caso lo conosce?»

    «Be'... il giornale lo riportava con chiarezza, altrimenti non mi sarei mai permessa di...» balbettò Dora terribilmente imbarazzata.

    Leo tornò in ufficio a prendere il giornale, poi lesse la notizia davanti a Dora.

    «Fiona, dunque» mormorò come a se stesso. «La ringrazio, Dora. È così gentile da chiamarla subito, per favore? Me la passi sulla linea interna» concluse tornando nel suo ufficio.

    Si sedette e afferrò la cornetta al primo squillo.

    «Fiona? Credo che dovremmo vederci subito per parlare del nostro fidanzamento.»

    Accaldata e tremante, Alex Pemberton scrutò i volti dei presenti nell'ampia sala, sollevata nello scoprire che non era l'unica ad apparire a pezzi, in quella riunione di redazione del lunedì mattina. Un'epidemia di influenza aveva colpito tutto lo staff, inesorabile come una delle sette piaghe d'Egitto. Sperava solo di riuscire comunque a dare il meglio di sé, quando fosse arrivato il direttore del giornale, Mike Tanner.

    Mentre lo aspettava, seduta fra i colleghi, si chiedeva ancora stupita come mai fosse stata convocata anche lei. Le riunioni di redazione, infatti, si svolgevano di solito solo fra i giornalisti più anziani ed esperti del London Chronicle. Mike Tanner non cessava ancora di stupirla, da quando era stato chiamato al giornale come direttore, sei mesi prima, apportando in breve tempo una lunga serie di modifiche.

    Del resto, Mike era stato incaricato dall'editore stesso proprio per risollevare le sorti di un giornale che aveva subito una forte perdita di copie. Una volta quotidiano di qualità amatissimo dal lettori, era di recente diventato fuori moda e un po' noioso. Fin dall'inizio, il nuovo direttore aveva dimostrato grinta e capacità, ripagate dall'immediata risposta dei lettori, ed era determinato a continuare su quella strada.

    Assunta al giornale solo un paio di mesi prima dell'arrivo di Mike, Alex sapeva quanto fosse stata fortunata a essere rimasta indenne dai tagli e dai licenziamenti che la nuova direzione aveva comportato. Dato che le sue uniche esperienze precedenti nel campo del giornalismo erano state in quotidiani locali di minore importanza, non appena Mike era arrivato si era convinta che sarebbe stata una delle prime a essere mandate via. Invece, con suo grande stupore, era riuscita a mantenere il lavoro, e, fatto ancora più incredibile, il direttore aveva addirittura voluto incontrarla personalmente.

    «Mi è piaciuto molto il tuo pezzo su quella celebre cantante» le aveva detto. «E anche quello sul miliardario pazzo. Peccato tu non abbia scoperto in tempo che dopo solo due giorni dall'uscita dell'articolo si sarebbe risposato per la quinta volta!»

    «Lo so, e mi sono sentita molto sciocca» aveva ammesso lei con estrema sincerità.

    «Può capitare a tutti di bucare una notizia. Ma che non accada di nuovo, per favore. Verificare, verificare, verificare, è questo il motto del nostro mestiere.»

    «Credo di aver capito la lezione.»

    Aveva cercato di non saltare dalla gioia quando Mike le aveva affidato una rubrica fissa sul settimanale venduto come allegato del London Chronicle, tuttavia dentro di sé aveva esultato.

    Apparso in sala, Mike si sedette e si tolse il sigaro di bocca, per poi rivolgersi ai giornalisti. Alex venne bruscamente distolta dai suoi pensieri. Una nuvola di fumo grigio e aromatico aleggiò sopra il grande tavolo della sala riunioni.

    «Dunque, vi ho chiamati qui oggi perché non sono per nulla soddisfatto delle vendite. È vero, sono in netta risalita, ma non mi basta. E non mi piace assolutamente il settimanale con cui usciamo il sabato.»

    Imogen Hall-Knightly, l'anziana giornalista responsabile dell'allegato dal titolo The Chronicle on Saturday, serrò le labbra in una smorfia. Non era una persona facile con cui trattare, e questo era l'unico neo per Alex. Dover lavorare per quella donna non la entusiasmava neanche un po'.

    Imogen non era affatto popolare in redazione. Sebbene godesse della reputazione di ottima giornalista mondana, non aveva mai risollevato le sorti di un giornale. E Mike Tanner, che al contrario di lei era orgoglioso di provenire da una famiglia povera e di essersi costruito una carriera solo con i propri sforzi, la considerava una snob molto viziata.

    «Che cosa c'è che non va nel settimanale?» domandò la donna con arroganza.

    «Non funziona praticamente nulla» sbottò Mike. «È noioso e manca del tutto di argomenti che possano interessare la gente comune. A che serve recensire l'ultimo libro di un oscuro filosofo che i nostri lettori non sono neppure in grado di capire?»

    «Non vedo proprio niente di male nel cercare di acculturare la gente.»

    «Acculturare? I nostri lettori vogliono l'evasione e l'intrattenimento, faresti bene a non dimenticartelo!» esplose Mike mettendosi poi a masticare il sigaro. «Inoltre, anche lasciando da parte l'allegato, guardate il nostro giornale di oggi, è un vero disastro. Mi vergogno di far pubblicare un simile cumulo di idiozie!»

    Seguì un silenzio di tomba, mentre Mike scrutava i volti nervosi intorno al tavolo per poi puntare l'indice ingiallito dalla nicotina verso la ragazza che era seduta accanto ad Alex.

    «Voglio un

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