Scandalo a Londra: Harmony Collezione
Di Lucy King
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Info su questo ebook
Luogo: Londra
Esperienza: nessuna
In seguito alla morte di suo fratello, Theo Knox aveva giurato di proteggere Kate, ma dopo aver scoperto che lei si è praticamente messa all'asta su un noto sito di dating online, l'unica cosa a cui riesce a pensare è... sbaragliare la concorrenza!
Kate è mortificata quando Theo scopre il suo segreto. Eppure non può resistere alla sua allettante offerta di farle provare piaceri di cui ignora completamente l'esistenza. La reciproca attrazione è tanto esplosiva quanto proibita e ha già acceso la miccia di un sensazionale, bollente scandalo.
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Anteprima del libro
Scandalo a Londra - Lucy King
successivo.
1
Che diavolo...?
Da dietro la scrivania, all'ultimo piano dell'edificio che ospitava il gruppo Knox, Theo Knox fissava la pagina web sullo schermo dell'iPad che il suo responsabile alla sicurezza aveva appena posto davanti a lui. Sembrava un elenco di dati. S'intitolava Harmony. Sotto, erano elencati i seguenti dettagli:
Posizione geografica: Londra
Età: 26 anni
Altezza: 185 cm
Misure: 90-60-90
Capelli: biondi
Occhi: azzurri
Tatuaggi: uno
Interessi: viaggi, libri, musica
Esperienza sessuale: nessuna
E il sito web? Belle's Angels, secondo l'elaborato logo che brillava nell'angolo in alto a destra. Coppie create in paradiso, a quanto pareva. Benissimo, ma a cosa gli sarebbe servito? E perché Antonio Scarlatto, un prezioso impiegato che in passato considerava competente e assennato, pensava gli sarebbe stato utile?
Theo non aveva alcun interesse per i siti di dating o per qualsiasi tipo di appuntamento, dal momento che le storie di una notte gli bastavano, quando ne sentiva la necessità. E anche se gli fosse interessato, non aveva tempo per farlo. In qualità di amministratore delegato di una multinazionale, aveva migliaia di dipendenti da gestire e una moltitudine di questioni che richiedevano le sue attenzioni ogni giorno, la più impellente delle quali era capire come persuadere il proprietario, terribilmente sentimentale, a cedergli la sua attività che lui desiderava acquisire.
«Perché stai sprecando il mio tempo mostrandomi questo?» chiese Theo, sollevando lo sguardo dallo schermo e portandolo sull'uomo in piedi davanti a lui.
«Si riferisce a un membro del suo staff» rispose Antonio, non battendo ciglio davanti al tono freddo del capo. «Si è registrata su quel sito e questa è la sua pagina. Ha provato ad accedervi dal suo computer di lavoro venti minuti fa. Il nostro firewall lo ha segnalato. Visto che è contro la politica aziendale accedere a siti come questo, devo sapere quali azioni intraprendere.»
«È un sito di incontri» commentò Theo con tono piatto.
«Non è solo un sito di incontri» ribatté Antonio. «Non l'avrei disturbata altrimenti. Scorra verso il basso.»
Dovendo dargli ragione, Theo soffocò la propria esasperazione e riportò l'attenzione sul tablet. Diede un rapido sguardo allo schermo, registrando e scartando automaticamente le informazioni, quindi scorse la pagina verso il basso. Raggelò. Ad accompagnare la descrizione di Harmony c'erano alcune foto della donna in abiti e in varie pose sbalorditive. Nelle prime quattro indossava abiti corti, attillati e piuttosto succinti, ma perlomeno era vestita. Nelle ultime due, invece, non indossava quasi nulla. In teoria aveva un négligé, ma era quasi trasparente. Era così traslucido che non nascondeva nulla al di sotto di alcuni lembi di pizzo posizionati strategicamente. Non le sue curve. Non le lunghe gambe. Nulla. E il suo viso...
Conosceva quel viso.
Era Kate Cassidy. Harmony, con il suo corpo voluttuoso e seducente, era Kate Cassidy. Quella realtà lo colpì come un pugno allo stomaco.
Che diavolo pensava di fare?
Raddrizzandosi, lesse il testo che accompagnava le foto. Il sangue si gelò nelle vene. Antonio aveva ragione. Belle's Angels non era un semplice sito di incontri e Kate non cercava nessun tipo di appuntamento normale. Mentre si sforzava di assimilare ciò che aveva letto, delle domande gli rimbalzarono nella testa. Cosa diavolo stava pensando? Aveva idea del pericolo che stava correndo? E ora che lui lo sapeva, cosa avrebbe dovuto fare?
Doveva agire in qualche modo, rifletté cupamente mentre navigava sul sito e il suo orrore cresceva a ogni secondo che passava. Kate aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lei. In effetti, avrebbe dovuto preoccuparsi per lei e di sua sorella sin dalla morte del loro fratello maggiore Mike, nove mesi prima. In modo discreto, a distanza, si sarebbe dovuto assicurare che stessero bene perché il debito che aveva nei loro confronti era enorme, visto che Mike era morto a causa di qualcosa che lui avrebbe potuto prevenire.
Allora perché non aveva fatto niente? Perché non sapeva nemmeno che Kate lavorasse per lui? Senso di colpa? Rifiuto?
Qualunque fosse la ragione lui doveva darsi una mossa perché lei non stava bene. Evidentemente doveva aver perso il senno. Inoltre, iscrivendosi a quel sito si era esposta a un rischio considerevole e ciò era inaccettabile. Non riusciva a pensare alle potenziali conseguenze e il fatto che potesse rimanere ferita perché lui non aveva fatto abbastanza per fermarla. Non poteva accadere di nuovo.
«Quale azione vuole che intraprenda?» chiese Antonio, interrompendo i pensieri di Theo prima che ritornassero alla morte di Mike.
«Chiudi il sito» ordinò Theo spingendo il tablet nella direzione di Antonio e cancellando dalla propria mente la biografia di Harmony e le foto. «A qualunque costo, chiudi quel sito.»
Il responsabile si limitò ad annuire. «E per quanto riguarda la dipendente in questione?»
«Me ne occuperò io.»
Nei cinque mesi e mezzo da quando lavorava presso il gruppo Knox, Kate non era mai stata convocata all'ultimo piano di quell'edificio al centro di Londra. La sua posizione di contabile non meritava tale onore e, francamente, meno aveva a che fare con l'orribile Theo Knox e meglio era. Non che si conoscessero bene, grazie al cielo. Era stato un amico di suo fratello, sebbene fosse incredibile che il suo capo cupo e distaccato potesse avere delle relazioni umane, ma lo aveva incontrato solo una volta. Al funerale di Mike nove mesi prima, per la precisione. Dato che non era stato affatto un incontro cordiale, non si sarebbe aspettata di essere contattata. Dopotutto era l'uomo che le aveva voltato le spalle quando aveva commesso l'errore di richiedere il suo aiuto. Tutto ciò che aveva desiderato fare era scambiare due chiacchiere con lui dopo la veglia funebre. Niente di più. Tutti gli invitati se n'erano andati e si era sentita così sconvolta e sola da voler semplicemente trascorrere il pomeriggio parlando del fratello con qualcuno che doveva conoscerlo bene.
Tuttavia il potente Theo Knox aveva interpretato la sua richiesta come un invito così l'aveva trattata con malcelato disprezzo prima di girare sui tacchi e andarsene. Kate era rimasta lì a fissarlo mentre se ne andava, sbalordita, incerta se ridere o piangere perché doveva aver pensato che ci stesse provando con lui. Al funerale di suo fratello? La sua arroganza era incredibile. Non aveva mai incontrato nessuno tanto sicuro di sé. Peggio ancora, quel rifiuto ingiustificato l'aveva fatta sentire uno schifo. Non avrebbe dovuto preoccuparsene, poiché non significava nulla per lei, eppure la sua reazione era riuscita a cancellare quella poca autostima che aveva. Non avrebbe potuto odiare qualcuno più di lui.
Se avesse potuto rifiutare l'offerta di lavoro presso la sua azienda che aveva ottenuto poco dopo, l'avrebbe fatto ben volentieri. Tuttavia aveva delle bollette da pagare e lo stipendio che le era stato offerto era notevole. Non abbastanza generoso però per coprire i costi stratosferici della casa di cura della sorella, né saldare i debiti che suo fratello aveva accumulato per pagarla, però sufficiente da farle desiderare di poter superare il periodo di prova. Ed era proprio per quello che, quando aveva ricevuto la chiamata dall'assistente di Theo che le aveva fissato un appuntamento all'ultimo piano alle sei di sera, aveva obbedito invece di dirgli dove avrebbe potuto mettersi la sua perentoria richiesta.
L'ascensore rallentò fino a fermarsi e le porte si aprirono con un leggero sibilo. Kate sollevò il mento e uscì dalla cabina. Quando arrivò al banco della reception, fu indirizzata verso un paio di grandi porte di legno. Facendo un respiro profondo, bussò e non dovette aspettare molto prima di sentire una voce maschile profonda.
«Entra.»
Nel momento in cui Kate varcò la soglia, la sua attenzione venne attirata all'istante dall'uomo seduto dietro la scrivania, che la guardava con un'intensità cupa e un silenzio che suggeriva un controllo totale della situazione. Non fece molta attenzione a ciò che la circondava: un elegante ufficio bianco grande quanto il suo intero appartamento, con le pareti finestrate cristalline che permettevano al sole di tarda primavera di illuminare lo spazio e l'arredo lussuoso. Tutto ciò che le interessava era il suo capo, quel borioso, sgarbato idiota e il ricordo del profondo odio che lei aveva provato nei suoi confronti.
«Chiudi la porta.»
Lo fece, poi si diresse verso di lui. L'ufficio diventava sempre più soffocante e claustrofobico a ogni passo. Cercò di interpretare il suo sguardo. Al funerale di Mike era stata troppo sconvolta per porre attenzione agli invitati, men che meno lui. Ora però doveva ammettere, seppure a malincuore, che i giornali di gossip che lodavano il suo aspetto tanto quanto si lamentavano della sua enigmatica riservatezza avevano ragione. Con i capelli e gli occhi scuri e i lineamenti cesellati, era l'uomo più bello che avesse mai visto. Le spalle erano incredibilmente larghe ed erano compensate da un'altezza altrettanto impressionante, che ricordava da quando lei gli aveva offerto un drink dopo il funerale.
Era pressoché perfetto, pensò con risentimento, notando quel suo magnifico aspetto mentre avanzava verso di lui. Si era mai messo le mani tra i capelli per la frustrazione? Aveva mai provato ad avere le occhiaie a fine giornata? Ne dubitava. Quell'uomo era una macchina. Potentissimo, determinato, brillante, ma pur sempre una macchina.
Be'... quasi.
Il suo carattere e il suo aspetto erano irrilevanti. Era sì incredibilmente bello, con un autocontrollo invidiabile e ben più alto di lei, ma rimaneva una persona alquanto spiacevole.
Giungendo davanti alla scrivania, Kate si raddrizzò e ricordò a se stessa di stare calma, dal momento che non avrebbe dovuto rivelargli la poca stima nei suoi confronti né quanto lei stessa si sentisse vulnerabile.
«Signor Knox» esordì. «Voleva vedermi?»
Un lampo comparve nei suoi profondi occhi scuri, ma scomparve rapidamente.
Tuttavia riuscì a farla rimanere senza fiato.
«Sì» rispose, abbozzando un cenno in direzione delle due poltrone davanti alla scrivania. «Chiamami Theo. Siediti.»
«Grazie.»
Prendendosi tutto il tempo necessario, Kate si sedette per poi sistemarsi la giacca e la gonna. Doveva calmarsi. Quella sensazione che le faceva ribollire il sangue nelle vene era ridicola, esattamente come la strana inquietudine che provava. Era molto probabile che fosse colpa del nervosismo, perché non aveva proprio idea del motivo per cui fosse stata convocata, e del suo atteggiamento intimidatorio. O forse era colpa della paura, visto che bastava un passo falso per distruggere quel poco che aveva. A ogni modo, quelle sensazioni erano assurde.
«Come stai?»
Rimase ferma per un secondo e cercò di non aggrottare la fronte. Cosa? Solo ora pensava ai convenevoli? Okay, l'avrebbe sopportato. Doveva solo dimenticarsi di come si erano conosciuti. Lui di certo non se ne ricordava.
«Bene» mormorò. «Tu?»
«Bene. Caffè?»
Lei scosse il capo. «No, grazie.»
«Tè?»
«No.»
«Nulla?»
«Niente.»
«Come va il lavoro?»
Quale? Oltre a essere una contabile, infatti, lavorava in un bar cinque sere a settimana e faceva la dog-sitter nel weekend. Quel poco tempo che le restava quando non andava a trovare sua sorella, si dedicava al lavoro come contabile freelance.
«Benissimo» rispose Kate con un sorriso. «Mi piace molto.»
«Ottimo» mormorò lui, piegandosi in avanti e per qualche bizzarro motivo facendole mancare il fiato. «Allora, Kate, raccontami di Belle's Angels.»
La sua compostezza svanì