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Un amore in eredità: Harmony Jolly
Un amore in eredità: Harmony Jolly
Un amore in eredità: Harmony Jolly
E-book191 pagine2 ore

Un amore in eredità: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Casato di Lycander 2

Convenienze e amori nel principato di Lycander.
"Chi si sposerà per primo entrerà in possesso dell'eredità." Questo recita il testamento che nomina inaspettatamente eredi il Principe Stefan di Lycander e Holly Romano. I due non si conoscevano fino alla lettura delle disposizioni testamentarie e ora si ritrovano a competere su strategie matrimoniali: quale miglior soluzione se non sposarsi tra loro? L'unione dovrà essere tale a tutti gli effetti, dovrà durare almeno un anno e i due dovranno vivere sotto lo stesso tetto. Più tempo Stefan e Holly passano insieme, più lei desidera che il loro diventi un legame vero. Ma quando arriverà il momento di sciogliere il matrimonio, quale sarà la scelta di Stefan?
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2019
ISBN9788858998281
Un amore in eredità: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    Un amore in eredità - Nina Milne

    successivo.

    Prologo

    Diciotto mesi prima, Il Boschetto di Sole, una limonaia situata tra le montagne di Lycander

    Holly Romano fissò la sua immagine riflessa nello specchio. Il vestito era di un perfetto color avorio, vaporoso, in pizzo, elegante, e lei lo adorava. Si sentì pervadere dalla felicità: questa era la favola che aveva sognato, il per sempre felici e contenti che aveva giurato di ottenere. Lei e Graham stavano per intraprendere un matrimonio il più possibile diverso da quello che avevano vissuto i suoi genitori.

    Sarebbe stata un'unione basata sull'amore reciproco, sul rispetto, e non un legame fondato sull'amarezza e la costante recriminazione. Nessuno dei due avrebbe provato paura del dovere, come era successo a suo padre, o una quotidiana infelicità, come per sua madre. Alla fine il matrimonio dei suoi genitori si era dissolto, e sua madre se n'era andata senza più tornare, lasciandosi alle spalle la figlia.

    Holly ricacciò quelle dolorose immagini in fondo alla mente; quel giorno voleva solo pensieri felici, e per consolarsi si mise a pensare all'amore che la legava a suo padre. Certo, Holly sapeva quanto lui fosse rimasto deluso quando aveva scoperto di aver avuto una figlia e non il tanto agognato maschio. Eppure le aveva mostrato sempre e solo affetto. A differenza della madre, che non aveva mai superato quell'amara delusione ed era sempre stata fredda nei suoi confronti.

    Basta. Pensieri felici, ricordi?

    Felici come la gioia che suo padre le aveva dato approvando il suo futuro genero. Graham Salani era l'uomo perfetto per la famiglia Romano: sapeva lavorare la terra e avrebbe dato un valore aggiunto al Boschetto di Sole, la limonaia che la famiglia Romano gestiva da generazioni. Per oltre un secolo il ruolo di supervisore era passato di padre in figlio, fino a quando Holly aveva spezzato la catena. Ma ora, Graham sarebbe stato il discendente maschio che suo padre aveva sempre desiderato.

    Guardandosi allo specchio, Holly sorrise. Ma proprio in quell'istante la porta si aprì ed entrò Rosa, la sua migliore amica. Holly ebbe bisogno di qualche secondo per capire che la ragazza non indossava il suo abito da damigella come avrebbe dovuto. Del resto la carrozza l'aspettava in cortile, pronta ad accompagnarle in chiesa.

    «Rosa...?»

    «Holly, mi dispiace, non ci riesco. Devi... sapere» le disse l'amica, avvicinandosi, piena di commiserazione.

    «Non capisco.»

    Non voleva capire perché l'imminente consapevolezza di qualcosa di brutto minacciò di travolgerla. All'improvviso l'abito da sposa le sembrò pesante, ogni perlina piena di piombo, e aveva il sorriso congelato sul volto come da uno spasmo.

    «Che cosa devo sapere?»

    «Graham ti tradisce» rispose Rosa porgendole una mano. «Da circa un anno.»

    «Non è vero!»

    Non poteva esserlo. Ma perché Rosa avrebbe dovuto mentirle? Era la sorella di Graham, la migliore amica di Holly.

    «Chiedilo a tuo padre.»

    La porta si aprì ed entrò Thomas Romano. Holly si costrinse a guardare il padre negli occhi e, scorgendo in essi la verità, si sentì trafitta dal dolore.

    «Holly, è vero. Mi dispiace» le disse lui.

    «Sei sicuro?»

    «Sì. Ho parlato con Graham io stesso. Sostiene che è stata solo un'avventura da niente, che ti ama ancora, che vuole sposarti.»

    Holly provò a pensare, provò ad aggrapparsi all'ultimo frammento di favola che stava svanendo.

    «Non posso farlo.»

    Come sarebbe mai riuscita a sposare un uomo che l'aveva tradita, dopo che lei stessa aveva passato anni a guardare le rovine di un matrimonio distrutto dall'infedeltà? Chiuse gli occhi. Era stata così stupida! Non aveva avuto nemmeno un sospetto. Arrossì per l'umiliazione.

    Suo padre le si avvicinò, posandole un braccio intorno alle spalle. «Mi dispiace così tanto.»

    Holly sentiva il dolore nella sua voce, il senso di colpa.

    «Non l'avrei mai immaginato.»

    «Lo so.»

    Graham non la amava. Quel pensiero cupo le invase tutto il corpo, e lei chiuse gli occhi, si tenne forte. Un'immagine della chiesa, dei fiori freschi, dei banchi pieni di familiari e amici le attraversò la mente.

    «Dobbiamo annullare il matrimonio.»

    1

    Oggi, Notting Hill, Londra

    Stefan Petrelli, Principe in esilio di Lycander, allontanò il vassoio della colazione con un gesto brusco.

    Doveva imparare a non aprire la posta mentre mangiava, anche se, a onor del vero, difficilmente avrebbe potuto aspettarsi l'arrivo di quella lettera. Era stato convocato a un incontro negli uffici legali londinesi di Simpson, Wright e Gallagher per l'apertura di un testamento.

    Il testamento di Roberto Bianchi, Conte di Lycander.

    Lycander, il luogo in cui Stefan era nato, lo sfondo di un'infanzia che avrebbe preferito dimenticare. Il posto che aveva consegnato all'oblio quando se n'era andato, a diciotto anni, con le maledizioni del padre che gli echeggiavano ancora nelle orecchie.

    Se lasci Lycander non tornerai mai più. Prenderò tutte le tue terre, le tue proprietà e i tuoi privilegi, e tu sarai un reietto.

    La sola parola Lycander bastava a fargli passare la fame e a incupirlo, dipingendogli in viso una smorfia che divenne sempre più evidente man mano che fissava il documento. La tentazione di accartocciarlo e buttarlo nel cestino della spazzatura era forte, ma al tempo stesso sarebbe stata un gesto infantile, e a ventisei anni, per fortuna, si era lasciato alle spalle da tempo l'infanzia.

    Che diavolo poteva avergli lasciato Roberto Bianchi? E perché? Il conte era stato il padrino e il tutore di sua madre Eloise, l'uomo che le aveva permesso di sposare il padre di Stefan, Alphonse, per lo status sociale e i privilegi che quel matrimonio comportava.

    Che decisione disastrosa era stata quella. Il matrimonio era stato più che infelice e il conseguente divorzio un miscuglio di amarezza e umiliazione in cui Stefan si era sentito una pedina impotente. Alphonse poteva anche essere il sovrano di Lycander, ma era stato un vero bastardo, che aveva fatto a pezzi Eloise.

    Basta! Tutto quello che era successo non si poteva più cambiare. Non i ricordi della sua infanzia; non il dolore e l'infelicità del duro regime con cui suo padre aveva voluto temprarlo per renderlo un principe; non la costante nostalgia della madre, che aveva potuto vedere solo di rado; né tanto meno il dolore finale dell'esilio di Eloise....

    Alphonse non c'era più ormai da tre anni ed Eloise era morta molto prima in completa povertà. Ora, a regnare su Lycander, c'era il suo fratellastro, il Principe ereditario Frederick.

    Frederick.

    Per un momento pensò al fratello maggiore: Alphonse era stato molto felice di mettere i figli l'uno contro l'altro, e per questo i due non si volevano molto bene.

    Certo, quando era salito al trono, Frederick lo aveva contattato, gli aveva persino offerto di restituirgli le terre e i diritti che Alphonse gli aveva tolto, ma Stefan si era rifiutato. Scordatelo. Non esiste. Stefan non intendeva sentirsi nuovamente obbligato nei confronti di un sovrano di Lycander, e non sarebbe ritornato grazie alla tolleranza del fratello.

    Si era costruito la propria vita, aveva lasciato il proprio paese determinato ad avere successo, per dimostrare al padre e al mondo intero di che pasta era fatto Stefan Petrelli. Aveva fondato un'azienda immobiliare che operava in campo internazionale. Tecnicamente, poteva permettersi di comprare la maggior parte di Lycander. In realtà, però, non poteva comprarne nemmeno un acro: suo padre aveva approvato un decreto che glielo impediva.

    Stefan scosse la testa per scacciare quei brutti ricordi; da quella parte non c'era altro che infelicità. Adesso faceva una bella vita e aveva da tempo accettato il fatto che Lycander era un posto che gli era precluso, quindi non c'era motivo di agitarsi per quella lettera. Sarebbe andato a vedere che cosa gli era stato lasciato in eredità e avrebbe donato tutto alla sua associazione di beneficenza. Fine.

    Eppure, uno strano presagio continuava ad aleggiargli intorno, e l'istinto gli diceva che non sarebbe stato così facile.

    Holly Romano si sistemò dietro l'orecchio una ciocca di capelli biondi, fissando l'impressionante edificio che ospitava gli uffici di Simpson, Wright e Gallagher, uno studio di avvocati rinomato per la cautela, la discrezione e l'entità delle parcelle che applicavano ai clienti, spesso celebrità.

    Aveva un'ultima occasione per girare sui tacchi e tornare dritta alla metropolitana.

    No. Non c'era nulla da temere. Roberto Bianchi aveva posseduto Il Boschetto di Sole. La famiglia Romano era stata alle dipendenze dei Bianchi per generazioni, e quindi il conte aveva deciso di lasciare qualcosa in eredità a Holly. A questo era dovuta la lettera che la convocava in quegli uffici per comunicarle i dettagli del lascito.

    Ma non aveva senso. Roberto Bianchi era stato solo una figura oscura nella vita di Holly. Durante l'infanzia, lui le era sembrato il padrone onnipotente del posto in cui la sua famiglia viveva e che amava; un uomo conosciuto per i suoi valori, severo ma giusto, grande sostenitore della tradizione. Possedeva molte vaste terre e proprietà a Lycander, ma il suo punto debole era stato Il Boschetto di Sole, il diamante sulla corona dei suoi averi.

    Come datore di lavoro era stato piuttosto rigido. Si era fidato completamente del padre di Holly, e anche se aveva mostrato nei confronti della ragazza un educato interesse, non le aveva mai rivolto particolari attenzioni. In più, lei non era stata nemmeno in contatto con il conte negli ultimi diciotto mesi di vita dell'uomo. Per la precisione, da quando aveva deciso di lasciare Lycander per un po' di tempo.

    Del resto il periodo successivo al disastro del suo mancato matrimonio era stato troppo pesante da sopportare; l'umiliazione, gli sguardi di pietà o di rimprovero, e l'assillante consapevolezza della delusione del padre. Non perché lui dubitasse della sua decisione, ma perché Thomas sognava di vederla felicemente sposata, di poter avere dei nipotini e di sapere che la tradizione e l'eredità dei Romano erano così assicurate.

    Aveva anche sentito la necessità di sfuggire a Graham. All'inizio lui si era mostrato mortificato, aveva tentato una riconciliazione, ma quando lei si era rifiutata di sposarlo, le sue giustificazioni del tradimento erano diventate crudeli.

    Ti ho corteggiata perché volevo mettere le mani sulla fortuna e sulla posizione dei Romano. Non ti ho mai amata. Tu sei così giovane e inesperta, mentre Bianca... è una donna fatta e finita.

    Quella era stata la ferita più crudele di tutte, perché in qualche modo, quando aveva visto Bianca, una minuscola parte di Holly non era riuscita a biasimarlo. Bianca non era solo bellissima, sembrava irradiare desiderio, e lei, quel giorno aveva ripensato con una smorfia alle notti che aveva passato con Graham.

    Persino ora, diciotto mesi più tardi, mentre si trovava ferma in quella strada del centro di Londra, un'ondata di umiliazione minacciava di travolgerla, facendole ricordare quanto si era resa ridicola con le sue espressioni di amore e di devozione per il suo ex futuro sposo. E per tutto il tempo Graham l'aveva paragonata a Bianca, ridendosela alla grande.

    Dai, Holly, concentrati sul presente.

    E adesso, nel presente, doveva superare quelle porte di vetro.

    E così fece.

    Poco dopo si trovò a seguire la receptionist che la guidava verso l'ufficio del signor James Simpson. Quando entrò nella stanza, le sembrò quasi di fare un salto nel passato. L'atmosfera era vittoriana, eppure riuscì a notare che sopra la scrivania c'era un computer di ultima generazione, il che non faceva altro che confermarle che lo studio legale avesse almeno un piede piantato fermamente nel secolo attuale.

    Un uomo in gessato grigio si alzò da dietro la scrivania per salutarla: era magro, con una leggera calvizie e luminosi occhi azzurri che luccicavano d'intelligenza.

    Holly gli andò incontro con un sorriso, e nel farlo la sua attenzione fu attirata dall'altro uomo presente nella stanza; si trovava in piedi accanto alla finestra, con le dita che tamburellavano sulla coscia in un gesto che tradiva un po' di impazienza.

    Non era bello nel senso tradizionale del termine, anche se di certo non c'era nulla di brutto nel suo aspetto. Appena sotto il metro e ottanta, con capelli scuri e ribelli attraversati da qualche ricciolo, il viso magro, un naso interessante e intensi occhi grigio scuro in un viso imbronciato.

    A differenza di Holly, quel tizio non aveva pensato di indossare abiti formali, optando invece per dei jeans sbiaditi e una spessa camicia a quadri azzurri e verdi sopra una maglietta bianca. Era di corporatura snella e agile, e anche se non era estremamente muscoloso dava l'impressione di essere forte e di farsi strada nella vita con la pura forza della propria personalità.

    Il signor Simpson si schiarì la voce, e lei, rendendosi conto che stava contemplando l'uomo alla finestra da troppo tempo, arrossì. Tuttavia si accorse che il tipo alla finestra sembrava in qualche modo esasperato. Un'espressione che si trasformò in qualcosa di diverso quando la guardò, esaminandole il viso con una specie di... Di cosa? Consapevolezza? Apprensione? Qualunque cosa fosse, le trasmise uno strano brivido lungo la schiena. Ma un istante più tardi il volto di quell'uomo tornò a incupirsi, e lei distolse velocemente lo sguardo, avvicinandosi alla scrivania.

    «Signor Simpson? Io sono Holly Romano. Mi scuso per il ritardo.»

    L'avvocato guardò l'orologio e le rivolse un sorriso cortese. «Non è un problema. Sono sicuro che Sua Maestà concordi.»

    Sua Maestà?

    Holly fece due più due e l'identità dello sconosciuto le fu chiara.

    Sua Maestà riuscì a sembrare ancora più scontroso quando si allontanò dalla parete.

    «Niente titoli, Stefan è sufficiente. Oppure, se lei preferisce mantenere le formalità, può chiamarmi signor Petrelli.» C'era qualcosa di decisamente tagliente nel suo tono di voce, che indicava che Stefan Petrelli aveva forti emozioni che lo muovevano dentro.

    Stefan Petrelli. Un'ondata di pura acrimonia la travolse quando capì di trovarsi davanti al

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