Sotto le stelle di Fred: T'ho veduto, t'ho seguito... Incontri da sogno con Fred Buscaglione
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Info su questo ebook
Ammaliata dall’uomo e dall’artista, lo spierà e lo seguirà negli snodi fondamentali della sua vita e della ventennale gavetta, coronata infine dal successo travolgente raggiunto solo negli ultimi anni Cinquanta, che rese Fred il cantante-musicista più amato d’Italia e il più rimpianto, dopo la tragica e prematura scomparsa.
La nostra eroina non compirà da sola questo excursus, ma sarà accompagnata dal suo migliore amico, insigne e simpatico americanista, che la aiuterà a interpretare il fascino del mondo musicale dell’epoca e i moti del cuore, rendendosi complice nelle tante “situazioni di contrabbando” in cui la protagonista si troverà coinvolta per scrivere la biografia del “duro facile alle cotte”, che le riserverà… una sorpresa finale.
Nota di Paolo Conte
Prefazione di Vittorio Sgarbi
Con le interviste a Fred Chiosso, Dario Arrigotti e Letizia Buscaglione
Patrocinio dell’Associazione Culturale “Torino Jazz City”
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Anteprima del libro
Sotto le stelle di Fred - Marina Rota
Barrique
16
Marina Rota
Sotto le stelle di fred
T’ho veduto, t’ho seguito…
Incontri da sogno con Fred Buscaglione
Nota di Paolo Conte
Prefazione di Vittorio Sgarbi
www.buendiabooks.it
Immagine di copertina: Sotto le stelle di Fred / Staff Buendia
© 2021 Marina Rota
© 2021 Buendia Books® – Torino
ISBN 978-88-31987-43-1
I Edizione Novembre 2021
Il libro
Dalla sua finestra sul cortile di piazza Cavour 3, a Torino, una giornalista curiosa, grazie a tre viaggi onirici a ritroso nel tempo, avrà l’opportunità di confrontarsi da vicino con la figura di Fred Buscaglione, vissuto a lungo nella portineria di quel palazzo.
Ammaliata dall’uomo e dall’artista, lo spierà e lo seguirà negli snodi fondamentali della sua vita e della ventennale gavetta, coronata infine dal successo travolgente raggiunto solo negli ultimi anni Cinquanta, che rese Fred il cantantemusicista più amato d’Italia e il più rimpianto, dopo la tragica e prematura scomparsa.
La nostra eroina non compirà da sola questo excursus, ma sarà accompagnata dal suo migliore amico, insigne e simpatico americanista, che la aiuterà a interpretare il fascino del mondo musicale dell’epoca e i moti del cuore, rendendosi complice nelle tante situazioni di contrabbando
in cui la protagonista si troverà coinvolta per scrivere la biografia del duro facile alle cotte
, che le riserverà… una sorpresa finale.
L’autrice
Marina Rota è Direttrice della rivista scientifica e divulgativa della Città della Salute e della Scienza di Torino. Giornalista nei settori della letteratura e dell’arte, è organizzatrice di Festival e rassegne letterarie, nel corso delle quali ha intervistato i più noti scrittori italiani e stranieri. Ha collaborato presso varie case editrici come direttrice di collane, ha presentato mostre d’arte e un centinaio di libri e scritto prefazioni di opere di narrativa e poesia. Sotto le stelle di Fred è la sua quarta pubblicazione dopo Il sillabario – Ezio Gribaudo dalla A alla Z (Gribaudo, 2013), con la prefazione di Vittorio Sgarbi, Amalia, se voi foste uomo. Silloge gozzaniana (Golem Edizioni, 2016), prefazione di Vittorio Sgarbi e note critiche di Claudio Gorlier, e la biografia Mauro Salizzoni. Un chirurgo tra bisturi e cronometro (Hever, 2021), con la prefazione di Piero Bianucci. Ha conseguito numerosi premi, fra i quali il primo premio Mario Pannunzio – Sezione Giornalismo e Saggistica, il primo premio Mario Soldati e il premio internazionale Città di Cattolica per la poesia.
Ai musicisti,
ai sognatori,
ai displaced,
ai nostalgici di epoche non vissute.
L’opera è frutto di approfondite ricerche storiche: la maggior parte dei nomi, dei personaggi, dei luoghi e degli eventi narrati sono reali.
Eventuali discrepanze dal vero e licenze poetiche
sono scelte creative dell’autrice ai fini dell’intreccio letterario, sospeso tra sogno e veglia.
Nota di Paolo Conte
Tra tanti fantasmi degni di essere evocati, hai scelto, cara Marina, uno dei più simpatici; Buscaglione, cognome che sa di buscaglia, di spirito guascone.
Negli anni Cinquanta l’Italia musicale ha regalato due grandi simpatici
, uno a Sud (Carosone) e uno a Nord (appunto, Fred), entrambi magnifici musicisti ed entrambi affiancati da due parolieri di rara forza inventiva: Nisa a Sud e Chiosso a Nord.
Sai, tanti, tantissimi anni fa, ero al Covo di Nord Est, uno dei più fantastici locali nati nel Dopoguerra, di estrema eleganza.
Stavo ballando in pista con una signorina, quando, arrivati nei pressi dell’orchestra, mi sono fermato, lasciando la mia ballerina al suo destino. Maleducazione, lo so. Ma ero di fronte a Fred, al pianista Arrigotti, al sax Giacosa e agli altri splendidi solisti di quell’orchestra. Ero incantato; mi stavo bevendo tutto quello che facevano, che erano.
Tracannati, proprio come un whisky facile
.
Da Gozzano a Buscaglione
Prefazione di Vittorio Sgarbi
Il piacere e l’emozione che io ho provato negli anni, credo addirittura da quando era ancora vivo e io ero bambino (incantato e sedotto dalla sua energia, dal suo essere duro – ed era tenero), ascoltando Fred Buscaglione, e vedendolo nella televisione in bianco e nero, sono paragonabili soltanto alla forza di seduzione del Don Giovanni di Mozart, con il libretto mirabile di Lorenzo Da Ponte.
Fred Buscaglione non canta le proprie emozioni, i sentimenti, i pensieri d’amore, ma racconta. Nessuno, tra i cantanti e i cantautori, con le parole e la musica, ha fatto vivere davanti a noi persone e personaggi, che si muovono sulla scena della vita, e la prolungano, come ha fatto lui. Il teatro del mondo si forma dalla sua voce e dal ritmo delle sue parole. Quando penso all’aria di Leporello "Madamina, il catalogo è questo delle belle che amò il padron mio, vedo, vedo davanti a me prender forma, e materializzarsi corpi e volti, e sorridere:
in Italia seicentoquaranta; In Alemagna duecento e trentuna; Cento in Francia, in Turchia novantuna; Ma in Ispagna son già mille e tre. V’han fra queste contadine, Cameriere, cittadine, V’han contesse, baronesse, Marchesane, principesse. E v’han donne d’ogni grado, D’ogni forma, d’ogni età. Nella bionda egli ha l’usanza Di lodar la gentilezza, Nella bruna la costanza, Nella bianca la dolcezza. Vuol d’inverno la grassotta, Vuol d’estate la magrotta; È la grande maestosa, La piccina è ognor vezzosa. Delle vecchie fa conquista Pel piacer di porle in lista; Sua passion predominante È la giovin principiante. Non si picca – se sia ricca, Se sia brutta, se sia bella; Purché porti la gonnella, Voi sapete quel che fa". Vedo quelle ragazze, paese per paese, una per una.
"In Italia seicentoquaranta".
Lo spirito del testo di da Ponte è lo stesso di Leo Chiosso per Porfirio Rubirosa, che faceva il "manoval alla Viscosa, Leporello trasformatosi in un seduttore di periferia:
col suo sguardo conturbante egli é l’Oscar degli amanti, quante donne ha conquistato non si sa". Ma è anche un Don Giovanni cui Fred fa da Leporello:
"Sì, Porfirio, Porfirio, alle donne cosa fai?
Tutte quante tu le inguai,
come mai, come mai?
Porfirio, Porfirio, alle dive sai piacer,
qualche cosa devi aver,
come fai, come fai?".
La vitalità, l’euforia, e anche la malinconia e la tragedia che dominano sui personaggi di Mozart, incombono sulle piccole figure, insignificanti ma pittoresche, destate dalla voce roca di Fred. Euforia e malinconia:
"Teresa,
ti prego,
non scherzare col fucile,
per la rabbia tua la bile può scoppiar!
Teresa,
ti prego,
io non sono certo un vile,
ma se tocchi quel fucile può sparar!
È stata una follia,
l’ ho incontrata per la via,
disse ‘Vieni a casa mia’,
cosa mai potevo far?
Un bacio ha domandato,
te lo giuro ho rifiutato,
ed abbiamo poi parlato, pensa un po’,
sempre di te!
Perciò Teresa,
ti prego,
non scherzare col fucile,
far così non è gentile, lascia andar…
Teresa… (NO!)
Non mi sparar!".
Qualcuno potrebbe pensare all’ironia e al gioco, che pure vi sono. Ma quando Teresa spara, il colpo c’è, e Teresa non scherza, sentiamo il fucile, con lo stesso ritmo di Mozart, e le botte vere:
"metà di voi qua vadano,
e gli altri vadan là,
e pian pianin lo cerchino:
lontan non fia di qua.
Se un uom e una ragazza
passeggian per la piazza;
se sotto a una finestra
fare all’amor sentite,
ferite pur, ferite:
il mio padron sarà!
In testa egli ha un cappello
con candidi pennacchi;
addosso un gran mantello,
e spada al fianco egli ha".
Identico il tono: "ferite, pur ferite /
non scherzare col fucile".
Questa vivezza, questo linguaggio guizzante sono caratteristiche irripetibili, che disegnano le immagini e le figure, sottraendole alla evocazione emozionale, per farle diventare reali, presenti. E, al di là della inarrivabile interpretazione di Fred Buscaglione, con la sua forza, la sua voce roca, il sorriso e la smorfia ineguagliabili, i testi di Leo Chiosso (come poi furono le sue Parole Parole Parole e Una Torpedo blu), hanno una vivezza fisica e psicologica del tutto estranea alla inclinazione prevalentemente lirica e introspettiva della canzone italiana (anche nei casi più ricercati di Luigi Tenco e di Lucio Dalla).
Assoluto precursore, uomo di teatro e attore di potentissima caratterizzazione, Buscaglione apre la strada, nelle loro originali variazioni narrative, a Lucio Battisti, a Fabrizio De André e a Paolo Conte. Ma neppure questi grandissimi interpreti sfuggono al tipo d’autore della malinconia intimistica e romantica. Se pensiamo che i tempi di Fred erano gli stessi di Gino Latilla, di Claudio Villa (vincitore del Festival di Sanremo nel 1955 e nel 1957), di Domenico Modugno (vincitore del Festival di Sanremo nel 1957 e nel 1958), la sua modernità appare come quella di James Dean e di Marlon Brando (più giovani di lui), perché è una modernità di linguaggio, di stile.
Buscaglione era del 1921, come mio padre, come altri uomini che hanno cambiato il gusto e la storia (Zeri, Agnelli, Beuys, Brassens, Cederna, Simone Signoret, Sollima, Strehler, Sciascia, Tony Scott, Piazzolla, Luzzati, Durrenmatt, Montand, Fieschi, Bausani, Garzanti, Dubček, Mazzonis, Manfredi, Edgar Morin, ancor vivo e Buscaglione è morto da sessant’anni), e perfino de Gaulle. Un anno fatale. Ma la portata della rivoluzione linguistica e canora, e, infine, letteraria di Buscaglione si misura con l’impressionante espressività narrativa di Jerome D. Salinger nel Giovane Holden, concepito nel 1951, e arrivato in Italia l’anno dopo. Molto più tardi ne avrebbe riconosciuto l’influenza Francesco De Gregori, intitolando un suo album Catcher in the Sky (dal titolo originale, The Catcher in the Rye, del Giovane Holden): in un’intervista al periodico Chitarre, del dicembre 1990, il cantautore ha dichiarato di aver scelto il titolo perché il disco raccoglieva sue canzoni che in qualche modo riguardano il mondo dell’adolescenza, così come nel romanzo di Salinger
.
Difficile che Fred l’avesse letto; più facile che, attraverso Leo Chiosso, leggesse i racconti di vita di Gian Carlo Fusco su Il Mondo (poi raccolti ne Le rose del Ventennio, pubblicato da Einaudi nel 1958), per affinità esistenziale e piacere della provocazione: Fusco condusse una vita randagia, disordinata e movimentata, e praticò mestieri di ogni tipo – alcuni forse solo millantati; dall’attore cinematografico al boxeur. Da ragazzo, sognava di diventare un pugile, ma nell’unico incontro ufficiale che combatté nella sua vita finì male perdendo tutti i denti. Da giovanissimo scappò anche di casa per inseguire una ballerina di varietà, ballando anche lui. Un modello di libertà, con la ribelle curiosità per la malavita pittoresca.
Da una fonte non certa apprendiamo che amava far credere di essere appartenuto ad ambienti della mala marsigliese, ma in realtà era semplicemente affascinato da Marsiglia e dalle atmosfere dei film di Jean Gabin e Julien Duvivier
.
Ha scritto, fra l’altro, Duri a Marsiglia e una rievocazione del mondo delle case chiuse intitolata Quando l’Italia tollerava. Il suo amico Andrea Camilleri scrisse: La pietà di Fusco lo porta a scegliere tra le tigri con meno denti e più spelacchiate
.
Cruciale, nella consonanza con Buscaglione, il romanzo Gli indesiderabili, la vera storia dei piccoli mafiosi italo-americani, ben diversa da quella di Lucky Luciano, graziato per meriti di guerra e rimpatriato nel 1946 a Napoli, dove visse tra donne, cavalli e alberghi di lusso.
Quasi tutti gli anonimi piccoli boss, rigettati in Italia dagli Usa che li dichiararono indesiderabili, erano destinati a vite grame e solitarie.
Come Frank Frigenti, che viveva estorcendo qualche migliaia di lire a giornalisti creduloni o rassegnati – come lo stesso Fusco –, con la promessa di carte esplosive o documenti compromettenti.