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Vladimir il Sanguinario
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E-book654 pagine10 ore

Vladimir il Sanguinario

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Info su questo ebook

Il libro racconta la storia di Vladimir Vasilyev, un soldato dell'impero russo che ama l'arte della guerra.

Un assassino seriale; divenuto nel tempo, grazie alle sue doti, strategiche, militari, repressive e sanguinarie, il consigliere personale dello Zar Alessandro I° di Russia.

Vladimir, in seguito ad alcune vicende che si dovevano svolgere nell'impero, su consiglio dello Zar viene allontanato dall'ambiente militare e dalla Russia per un esilio forzato in Italia.

Durante questo periodo nella penisola "il russo" incontrerà molte personalità illustri e persone che cambieranno per sempre la sua vita.

Spostandosi per l'Italia da Nord a Sud, ammirerà le molte opere d'arte Italiche; approffondendo anche la cultura e la storia di questo paese. Oltre a liberare il suo sfogo da serial Killer a livelli superiori mai toccati prima.
LinguaItaliano
Data di uscita7 feb 2022
ISBN9791220389327
Vladimir il Sanguinario

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    Anteprima del libro

    Vladimir il Sanguinario - Luca Torcasio

    Parte I

    Vladimir lo Stratega.

    Capitolo I

    Vladimir Vasilyev.

    Anno 1801, dopo l'assassinio dello Zar Paolo I°, sul trono di Russia succedette il figlio Alessandro I° (23/12/1777 – 1/12/1825). Impegnato sin dall'insediamento nei fronti internazionali. La guerra russo-turca fu una delle molte guerre combattute, fra l'Impero russo e l'Impero ottomano e sullo sfondo delle guerre Napoleoniche, nel 1806 la Turchia occupò le terre della Valacchia (Romania).Al fine di salvaguardare il confine russo, e contro un possibile attacco francese, una forza di 40.000 russi avanzò in Moldavia e Valacchia. Il sultano turco reagì e dichiarò guerra alla Russia. La guerra venne combattuta su più fronti, ma nelle numerose battaglie, l'esercito russo ebbe la meglio. Anche la potenza navale russa comandata dall'ammiraglio Dmitry Senyavin era molto superiore a quella ottomana, e la Turchia subì una pesante sconfitta nello stretto dei Dardanelli; dove la sua flotta venne completamente distrutta. Lo zar Alessandro I°, intimorito dai francesi di Napoleone, fu costretto a firmare un armistizio di pace con i turchi. Nel frattempo comunque mosse le sue truppe verso i territori della Moldavia, dove poco tempo dopo riprese il conflitto. La deludente capacità di alcuni generali russi, che fecero pochi progressi in oltre un anno di conflitto, portò alla sostituzione degli stessi. Nel 1810, le ostilità vennero riprese e assegnate al generale Nikolaj Kamenskij e alla sua armata. Consigliato dai suoi ufficiali molto giovani ma strategici, vincevano quasi in ogni battaglia; tra questi ufficiali vi era Vladimir, un giovane di diciassette anni che aveva bruciato tutte le tappe nella carriera militare. Il giovane era molto astuto e le sue strategie militari, erano apprezzate dai suoi superiori. Con i suoi consigli e tattiche il generale sconfisse le forze ottomane presso Silistra e cacciò i turchi dalla Dobrugia (Territori della Romania a confine con la Bulgaria). Anche la fortezza di Shumla, venne conquistata dopo molti attacchi. Il 4 febbraio 1811, Nikolaj Kamenskij, fu però costretto ad abbandonare il suo ruolo, a causa di una forte febbre per la quale fu trasportato d'urgenza ad Odessa, lasciando così il comando delle truppe a Michail Kutuzov, che riuscì comunque a completare il suo lavoro, portando la Russia alla vittoria finale. Kamenskij morì tre mesi dopo all'età di 34 anni. Il nuovo generale sostituì alcuni consiglieri e ufficiali, tra i quali Vladimir Vasilyev. Il generale lo vedeva troppo arrogante e sfrontato, visto che aveva consigliato di attaccare e finire le truppe turche, nel momento che erano in difficoltà e si erano ritirate al confine. Kutuzov al contrario, aveva un carattere prudente, infatti evacuò Silistra, dopo che le forze turche, avevano ripreso ad avanzare. In seguito, lentamente, iniziò a ritirarsi verso nord. Il ritiro di Kutuzov indusse il comandante turco, Ahmet Pasa, a guidare i suoi 60.000 uomini, contro l'esercito russo. Kutuzov, fu richiamato e su consiglio dello zar fece richiamare Vladimir e gli altri ufficiali che aveva accantonato precedentemente. Vladimir prese il comando delle truppe, scelse poi i suoi uomini fidati personalmente, tra questi vi erano molti uomini liberati dalle prigioni e arruolati sotto il suo comando. (Persone condannate a morte o in attesa di condanna per plurimi assassini). Una volta arruolati e addestrati personalmente, li guidò, insieme ad altri soldati, affidati al suo comando, in guerra; nella battaglia svolta e vinta il 22 giugno 1811 vicino a Rousse. Nonostante la sconfitta che fu inflitta ai turchi, Kutuzòv, ordinò alle sue forze di attraversare il Danubio e tornare in Bessarabia. Diversi mesi dopo, il 2 ottobre, un distaccamento separato guidato da Vladimir, e dai suoi soldati scelti, tornò segretamente nei pressi di Rousse. Di notte sorpresero le truppe di Ahmet Pasha, trucidando tutta la guarnigione catturata. Infliggendo così forti perdite al suo esercito. Più di 9.000 ottomani furono uccisi durante quella notte. Questo fatto portò alla resa di Ahmet Pasha nei confronti di Kutuzov, il 23 novembre 1811. Secondo il trattato di Bucarest, firmato da Kutuzov il 28 maggio del 1812, i turchi cedettero la Bessarabia alla Russia (anche se quella terra apparteneva al loro vassallo Moldavia, che avrebbero dovuto proteggere). Il trattato, venne poi approvato da Alessandro I° di Russia, l'11 Giugno, appena tredici giorni prima dell'invasione napoleonica della Russia. Il giovane Vladimir da quel momento, soprannominato il sanguinario, era temuto da tutti. Gli stessi suoi uomini scelti assassini di professione che lui aveva liberato dalla prigionia avevano il terrore di lui. Questi avevano visto di cosa era capace. Il suo modo di combattere era inarrivabile per loro; la facilità con la quale uccideva i soldati nemici che lo affrontavano era fulminea e instancabile. Il suo corpo e i suoi abiti, durante i suoi combattimenti più accesi, si riempivano di sangue dei suoi avversari. Come durante la notte del massacro, dove le parti del suo corpo non coperte, ma anche i suoi indumenti, sembravano nutrirsi della sostanza viscida rossa. Durante quella notte di terrore, infatti molti suoi soldati ricordavano che del suo volto si potevano osservare a malapena i suoi occhi, illuminati dalla debole luce che la luna filtrava attraverso le nuvole. Un viso completamente avvolto dal sangue. I suoi nemici non lo vedevano nemmeno arrivare, venivano a contatto con le sue spade taglienti, senza capire chi o cosa li stesse uccidendo. La tattica di attaccare al buio forse dal suo punto di vista, era ottima proprio per quel motivo.

    La notte del massacro lui da solo ne uccise più di duecento.

    Vladimir provava piacere a uccidere e a torturare i suoi nemici, con i suoi metodi, riusciva a storcere sempre le informazioni che voleva ottenere. Il giovane ufficiale al comando, anche se non ne era a conoscenza, nel suo sangue portava i geni di una famiglia molto antica della Valacchia; era un discendente della famiglia dei Vlad. Il suo antenato era Mircea II°, figlio di Vlad II° Dracul, e fratello di Vlad III°. Mircea II° era morto molto giovane e si pensava non avesse lasciato eredi. In realtà aveva avuto dei rapporti con una serva Bulgara a Nicopoli al tempo delle crociate; la giovane rimase in cinta, ma Mircea non ne seppe mai nulla, visto che aveva dovuto ritirarsi subito dal luogo per l'arrivo delle armate turche. Qualche anno dopo, Mircea , all'età di vent'anni, venne catturato e ucciso.

    L'imperatore francese Napoleone Bonaparte, dopo uno scontro con lo zar Alessandro I° di Russia, nel 1812 lanciò il suo attacco in un'invasione della Russia. Lo Zar Alessandro I°, chiamò a corte Vladimir e lo nominò suo consigliere. Diede inoltre pieni poteri allo stesso. Vladimir dettò poi la tattica militare da adottare. Nonostante la grande armata di Napoleone riuscì a raggiungere Mosca, i russi, applicarono la strategia della terra bruciata per evitare che gli invasori potessero occupare serenamente il paese. Vladimir ordinò ai suoi soldati di depredare tutte le risorse sul suolo russo, usando metodi violenti verso chi provava a ribellarsi. Molti contadini ostinati, furono uccisi o feriti gravemente, i soldati di Vladimir entrarono in migliaia di abitazioni per depredarne le risorse di cibo; il terrore in quei giorni era ovunque. Fece bruciare tutti i campi coltivati e nelle fattorie fece uccidere migliaia di animali. Lasciandoli poi a marcire in modo da impestare i luoghi e le acque, così che i soldati di Napoleone una volta giunti lì, avrebbero trovato pestilenza. Ogni luogo che poteva rifornire i soldati Francesi, esteso per migliaia di ettari, era campo di distruzione e morte. I soldati Francesi infatti una volta giunti, con il tempo cominciarono a soffrire la mancanza di risorse, oltre ad ammalarsi per la pestilenza. Anche L'inverno russo, poi, fece il resto e migliaia di soldati francesi morirono assiderati nelle grandi steppe della Russia, oltre che, nelle numerose imboscate tese loro dalla resistenza russa. Quando Napoleone ordinò la ritirata, le truppe russe lo inseguirono sin nell'Europa occidentale, entrando poi a Parigi. La strategia adottata da Vladimir risultò catastrofica per la Francia. La Russia ed i suoi alleati infine, sconfissero Napoleone, e Alessandro I° divenne il nuovo salvatore dell'Europa. Presiedendo in seguito le fasi fondamentali del Congresso di Vienna, per ridisegnare la carta politica Europea. Alessandro I°, venne in quel contesto, consacrato anche Re di Polonia. Nonostante la Russia aveva giocato un ruolo politico fondamentale nella sconfitta della Francia di Napoleone, lo zar Alessandro I° e l'aristocrazia russa, vollero mantenere la schiavitù, in voga da sempre nell'impero, la stessa però ne precludeva il progresso economico e la fiducia internazionale. Inoltre i malcontenti della popolazione per le atrocità commesse contro di loro, fecero si che si formassero molti gruppi oppositori al regime.

    Vladimir ormai a capo delle truppe, dava la caccia a tutti gli oppositori dello zar, ma anche ad alcuni ufficiali che tentarono il colpo di stato.

    Questi avevano idee liberiste apprese durante le varie campagne d'Europa. Le stesse idee divulgate dagli illuministi francesi; di libertà, uguaglianza e fraternità. Idee pericolose per il regime zarista che fondava il suo potere sulla schiavitù.

    Capitolo II

    Le origini di Vladimir

    Anno 1793, in un paesino vicino a Samara, sul fiume Volga, nasceva un bambino. Lo stesso neonato appena tolto dal ventre di sua madre, fu portato presso una famiglia di bogliardi, molto conosciuta nella città. Una famiglia imparentata con gli Orlov Nobili dell'impero Russo. La madre del piccolo, invece, fu riportata nelle prigioni, visto che la stessa era stata arrestata perché considerata una strega. Era una bellissima donna con i capelli lunghi scuri e gli occhi neri, conosciuta da tutti perché praticava la stregoneria. Molte persone sopratutto Boiardi del posto si rivolgevano a lei, prima dell'arresto, per commissionargli filtri e pozioni, ma anche per qualche fattura, da fare contro i propri nemici. La strega era una donna di circa 40 anni, e di lei, si vociferava da tempo, in ambienti frequentati sopratutto dalla classe nobile, in quanto aveva sedotto Vladimir Grigor'evič Orlov, il quale la frequentò per un lungo periodo. Le voci che giravano, dicevano che lui la mise in cinta e per la famiglia Orlov, molto influente nella nobiltà russa, era uno scandalo. Qualche Tempo dopo il fatto avvenuto, negli stessi ambienti aristocratrici si raccontava che la moglie di Vladimir, la baronessa Elizaveta Ivanovna Štakel'berg, la fece arrestare per stregoneria e la fece rinchiudere nelle segrete. Una volta nato il bambino, questo per evitare altri scandali le fu subito tolto e poi affidato a dei Cugini di Vladimir, che lo avrebbero allevato. Gli stessi, avevano una loro serva che aveva appena avuto un bimbo; questa donna avrebbe così provveduto ad allattare anche l'altro piccolo. Il bambino fu chiamato come suo padre, Vladimir e fu registrato come il figlio della serva in un parto gemellare. I cugini di Vladimir Grigor'evič si presero cura di entrambi i bambini, visto che la loro serva, mise a tacere tutte le voci negli ambienti altolocati. Entrambi i piccoli furono poi educati con maestri privati e intrapresero negli anni la carriera militare. I due erano completamente diversi e sin da piccoli s'intravedevano le loro diversità, sia fisiche, ma sopratutto caratteriali. Mentre il figlio naturale della serva era un bambino ingenuo, buono e amorevole, il piccolo Vladimir era molto vivace, astuto e perfido, e suo fratello sin da piccolo era la sua cavia di scherzi e pestaggi. Vladimir era intelligentissimo un calcolatore astuto; anche i suoi insegnanti privati, rimanevano stupiti della sua intelligenza. Nonostante maltrattava il fratello, guai a chiunque si permetteva solamente di sfiorarlo o di prenderlo in giro. Successe in una gita, dove anche loro furono invitati per giocare con i bambini di varie famiglie di nobili e boiardi del luogo. Un figlio di un boiardo, molto più grande dei due fratelli, giocando, spinse fortemente suo fratello Grigorij, facendolo cadere a terra. Il piccolo finì su un sasso e cominciò a sanguinare dalla testa. Vladimir non ci pensò un istante, saltò infuriato su quel bambino di dodici anni che aveva circa sette anni in più di lui e lo riempi di pugni al volto. Sembrava una furia, mentre lo colpiva velocemente. Fortunatamente un servo adulto che era vicino e aveva visto tutta la scena, lo tolse con forza, prima che lui lo uccidesse. Vladimir sembrava indemoniato e anche l' uomo che lo teneva, necessitò dell'intervento di altri uomini per fermarlo. Il bambino di dodici anni fu subito portato d'urgenza dal medico. Grigorij, solo molto dopo fu curato e Vladimir venne rinchiuso in una cella per far si che si calmasse. Fortunatamente il bambino massacrato di botte si salvò. Vladimir comunque venne messo in punizione per molto tempo, inoltre gli fu assegnato un tutore che lo seguisse. Uno psicologo che cercava di capire come mai un bambino di cinque anni, potesse avere quella rabbia e cattiveria. Con il passare degli anni, Vladimir e suo fratello, vennero avviati alla vita militare. Anche se non erano di sangue nobile, come molti altri all'interno dell'accademia, avevano un occhio di riguardo a loro insaputa con la raccomandazione di Vladimir Grigor'evič. Vladimir già a dieci anni, era temuto da molti allievi che frequentavano l'accademia militare Russa. All'età di tredici anni, era già un ottimo cadetto. Anche in accademia era il migliore di tutti, sia nei combattimenti che per la sua intelligenza. Il suo nome girava già nell'ambiente, e all'età di quattordici anni fu chiamato dal generale Nikolaj Kamenskij sotto il suo comando. Lo stesso non molto tempo dopo, lo volle tra i suoi più fidati uomini. Vladimir non era il classico raccomandato che era diventato ufficiale solo per il nome che portava; Vladimir era l'arte della guerra. Era uno stratega e le sue tattiche militari erano perfette. Le gabbie sanguinarie, da lui create, contro i suoi nemici per ogni battaglia che doveva affrontare, risultavano sempre micidiali. I soldati nemici catturati, venivano imprigionati e torturati per estorcere loro informazioni. Vladimir costruiva personalmente le sue trappole di tortura; come il micidiale rullo a punte. Si trattava di un cilindro largo un metro, dal diametro di 40 cm. Nello stesso erano infilate molteplici punte di ferro, taglienti come rasoi. Il cilindro era un pezzo di tronco, appoggiato su due cavalletti nelle sue estremità, aveva inoltre due perni, sempre alle estremità che permettevano il suo moto rotatorio sopra i cavalletti. Questo era posizionato in centro a uno scivolo che passava sotto di lui; uno scivolo di legno molto lungo che iniziava da un altezza di circa cinque metri per finire a filo di terra. Lo scivolo era cosparso di grasso, in modo da far scivolare meglio la persona da torturare. Anche la vittima veniva spogliata e cosparsa di grasso. La struttura era posizionata in modo che un uomo, una volta fatto scivolare dall'alto sullo scivolo, passasse sotto il rullo con le punte; queste erano distanziate in modo da non bloccare la vittima sotto di esso, e permettessero la sua rotazione e il continuo scivolamento del torturato. In modo poi da farlo scorrere, tagliando la parte superficiale della persona. I rulli potevano essere anche più di uno e messi alla distanza per cui si voleva infliggere maggiore taglio alla persona da torturare. Le persone torturate, venivano fatte scivolare prima di schiena verso le punte poste sui rulli, e poi se questi non parlavano, dopo il primo passaggio, venivano girate dalla parte del volto. Gli scivoli si riempivano sempre di sangue a ogni passaggio delle persone torturate. Solo pochissimi non parlavano dopo il primo passaggio e comunque anche dopo aver parlato, i torturati venivano uccisi. Quasi sempre, veniva tagliata a loro la testa. Questa era solo una delle tante trappole di tortura create da Vladimir, dove lui assisteva di solito a quasi tutte le operazioni di tortura e faceva le domande personalmente ai suoi nemici. Solo pochi suoi fidati uomini, potevano eseguire tali torture. Vladimir addestrava personalmente anche il suo esercito personale, i migliori poi diventavano i suoi uomini fidati, che a sua volta insegnavano altri soldati. Gli addestramenti per molti erano durissimi, da sopportare e solo pochi passavano a pieni punti. Più che per la forza fisica, dove comunque solo uomini forti e determinati guadagnavano la sua stima, ammirava le persone che erano forti dal lato psicologico. Non era di certo posto per sentimentali o per incerti. L'addestramento maggiore era proprio nell'inculcare la spietatezza, la crudeltà e l'arte di uccidere nella persona, chi non riusciva a diventare uno spietato killer, non poteva far parte del suo esercito personale. Quelli più deboli di solito poi finivano sotto altri ufficiali. Nikolaj Kamenskij, aveva dato carta bianca di agire a Vladimir, tutte le battaglie da affrontare venivano dirette e orchestrate dalla sua mente. La sua fama si era estesa in tutta la Russia. Persone molto vicine al generale, gelose di Vladimir si informarono bene sul suo conto, e scoprirono che lui era un figlio illegittimo di Vladimir Grigor'evič. Cercarono inoltre di convincere il generale che quel ragazzo era pazzo pericoloso e dicevano che uno così poteva con il tempo prendere il potere e rovesciare lo Zar. Insinuavano che era meglio che non comandasse molte truppe per non espandere il suo potere. Tutti avevano paura di Vladimir. Le voci sempre più insistenti sul suo conto, giunsero anche a gli altri Generali dell'impero, che già non approvavano i suoi metodi barbari e crudeli, molti di questi cercarono di sabotarlo. Come il Generale kutuzov che dopo la morte di Kamenskij lo accantonò. Ma visto le sue doti, fu imposto nuovamente al comando dallo stesso Zar che poi in seguito lo volle come suo consigliere per la strategia da usare contro Napoleone. Le voci che era figlio illeggittimo di un nobile si diffusero fino a giungere allo stesso Vladimir. Uomini fidati di Vladimir scoprirono anche dei sabotaggi che alcuni generali cospiravano nei suoi confronti. La vendetta di Vasilyev non si fece attendere a lungo e colpì i generali, cospiratori, nel punto che più li potesse ferire. Coinvolse nel suo piano, solo due suoi fidatissimi e con loro, escogitò un modo per catturare i figli dei generali. Il piano era di attirare i giovani ufficiali figli dei generali che lo avevano menzionato, in un agguato. L'occasione si presento con una festa di palazzo, dove venivano invitati tutti i più illustri militari. Era di normale routine che il generale al comando invitasse a cena o feste i giovani ufficiali. Queste feste, si effettuavano ogni volta in ville diverse e le lettere d'invito, venivano scritte da un fidato del generale, giorni prima del ricevimento. L'indirizzo veniva messo in seguito su tutte le buste in base a dove si svolgeva di volta in volta la festa. Il luogo veniva sempre appostato sulla busta, in modo da averlo sott'occhio, senza leggere nuovamente la lettera. Le lettere, una volta chiuse, poi venivano fatte portare da un ufficiale addetto alla consegna, alle persone invitate. L'addetto a consegnare le lettere, era un amico fidato di Vladimr, con lui aveva fatto l'accademia sin da piccolo. Vladimir fece così falsificare dal suo fidato, l'indirizzo sulla busta dei due figli dei generali che l'avevano messo in discussione. Questi ingenuamente seguirono le indicazioni riportate sulla busta e furono attratti in una villa, e prima l'uno e poi l'altro, vennero presi e uccisi. I corpi dopo, furono portati nel luogo dove si svolgeva la vera festa. Le buste delle lettere d'invito furono poi nuovamente cambiate con le originali che erano state sostituite, in modo da non destare sospetti. All'indomani questi vennero ritrovati nei pressi della villa, dove si era svolta la vera festa. L'alibi di Vladimir era impeccabile, visto che lo stesso si trovava alla festa. Si pensò ad un agguato da parte dei turchi o francesi. Ma molti sospettavano che dietro poteva esserci Vladimir. La verità nessuno la scopri mai.

    Parte II

    La Profezia.

    Capitolo III

    Zaya

    Passarono molti anni e Vladimir ormai aveva una sua posizione stabile come consigliere personale, accanto allo Zar,, ma le voci su di lui erano sempre più diffuse, e molti alle sue spalle lo chiamavano il protetto. Vladimir indagò molto e scoprì che di lui dicevano che era figlio di Vladimir Grigor'evič Orlov, scopri poi da sua madre, dopo un colloquio con la stessa, che lui non era suo figlio, e che Grigorij non era suo fratello. La madre gli spiegò cosa era accaduto. Dicendo che pure lei era allo scuro della vera verità. Sapeva solo che le avevano raccontato che sua madre era morta durante il parto, conosceva inoltre solo il nome del suo vero padre che era lo stesso che portava lui; ma non conosceva chi era. Gli disse anche che il suo vero padre, provvedeva a lei, a lui e il fratello Grigorij, sin da quando lui era nato. Non era a conoscenza che la sua vera madre era rinchiusa in una prigione. Vladimir dopo il colloquio con la madre che l'aveva cresciuto, decise che era il momento di incontrare suo padre e chiedere a lui chi era la sua madre naturale. Prima s'informò su chi era il suo vero padre e la sua famiglia d'origine. Scoprì che il padre era l'ultimogenito di Grigorij Ivanovic Orlov (1685-1746) e di sua moglie luker'ja Ivanovna Zinov'eva. I suoi nonni paterni. Scoprì che questi morirono quando suo padre era molto giovane e che lo stesso poi visse per un periodo a casa di suo fratello maggiore Ivan. Suo zio. Scoprì inoltre che nel giorno dell'incoronazione di Caterina II, Vladimir G. Orlov Suo zio ereditava con i fratelli, la dignità di conte dell'Impero russo. All'età di 20 anni, suo padre Vladimir, fu mandato dai fratelli, all'estero, ed entrò all'Università di Lipsia, dove rimase per tre anni, studiando scienze naturali. In quel periodo apprese e maturò un amore per la scienza, in particolare per l'astronomia. Frequentò gli scienziati tedeschi, e da loro acquisì le abitudini di vita della città tedesca di provincia, che lo formarono caratterialmente. Al suo ritorno in Russia, Caterina II, gli conferì il titolo di Gentiluomo di Camera. Prestò poi servizio nella Guardia Imperiale. Il 6 ottobre 1766 fu nominato direttore dell'Accademia delle Scienze e il 5

    Dicembre 1774, si ritirò con il grado di tenente generale. Nel 1768 sposò la baronessa Elizaveta Ivanovna Štakel'berg. Con la donna Ebbe cinque figli: Aleksander Vladimirovic (1769-1787); Ekaterina Vladimirovna (1770), Sof'ja Vladimirovna (1774) Grigorij Vladimirovic (1777), Vladimirovna Natal'ja (1782-1819). Vladimir scoprì quindi di avere dei fratelli da parte di padre più grandi di lui, e tra questi ve ne era uno pure con il nome di suo fratello Grigorij. Ma chi era sua madre? Doveva scoprirlo a tutti i costi! Decise di scrivere una lettera a suo padre per incontrarlo. Non passò molto tempo, per ricevere una lettera di ritorno dal padre. La stessa diceva in che giorno, ora e dove incontrarsi. Passò qualche giorno dalla lettera ricevuta e finalmente Vladimir si recò nel luogo dell'incontro davanti al palazzo di marmo a S.Pietroburgo. Il palazzo di marmo, era appartenuto alla loro famiglia, anni prima, visto che lo stesso era un dono dell'imperatrice Caterina II.

    La struttura, la raggiunse dopo aver oltrepassato il Canale d'Inverno, la stessa costruzione, appariva imponente e con diversi stili e accomunava elementi barocchi e neoclassici. L'edificio risultava totalmente in marmo.

    Il Palazzo venne donato da Caterina II al suo amante Orlov, per averla aiutata ad ascendere al trono, facendo assassinare il marito Pietro III°. Tra il 1797 ed il 1798 fu affittato a Stanisław Poniatowski, l'ultimo re di Polonia, ed in seguito passò al granduca Costantino, "Konstantin Pavlovic Romanov, figlio di Paolo I° di Russia e di Sofia Dorotea di Wurttemberg, morto poi senza eredi ,il palazzo passò all'omonimo nipote, il granduca Konstantin Nikolaevic ed alla sua discendenza. Vladimir Grigor'evič Orlov, era molto amico di Pavlovic e nel palazzo aveva sempre un appartamento a sua disposizione. Vladimir Grigor'evič Orlov, diede appuntamento a suo figlio in quel posto per non destare sospetti, in quanto aveva lasciato detto alla moglie che sarebbe andato a trovare il suo amico. Vladimir venne accolto nel palazzo da una guardia e poi venne accompagnato all'interno nella notevole Sala dei Marmi. Rimase affascinato da quel luogo, le cui pareti erano rivestite di marmi policromi con architettura con le lesene concluse con capitelli dorati. Nei riquadri e nei medaglioni alle pareti, poteva osservare inseriti dei bassorilievi, raffiguranti scene di ambientazione dell'antica Roma. Arrivato al centro del salone, davanti ai suo occhi, seduto a capo di un enorme tavolo pregiato, vi era suo padre Vladimir Orlov. Lo stesso fece cenno al giovane di accomodarsi vicino a lui. Poi la guardia che lo aveva accompagnato si congedò.

    Vladimir Grigor'evič Orlov: Ciao Vladimir io sono tuo padre. Sapevo che prima o poi sarebbe giunto questo giorno. In tutti questi anni ho sempre provveduto a te, anche se in lontananza. Ho dato assistenza anche alla donna che si è presa cura di te e a suo figlio! Tu vuoi sapere chi è tua madre vero!? Lei è una bellissima donna! Scura di capelli e con gli occhi neri che t'ipnotizzano, ha dei poteri e molti in passato andavano da lei per pozioni o per conoscere il loro futuro, anche io in un momento di difficoltà, avevo tempo fa, cercato tua madre per conoscere il mio futuro. Tua madre mi prese la mano e incominciò a guardarla, poi sorridendo mi disse che io sarei stato il padre di suo figlio. Mi fissò negli occhi e pronunciò strane parole, da quel momento io mi innamorai perdutamente di lei, nonostante sposato e con figli. Ma da quel momento non pensavo ad altro che a tua madre. Subito ordinai ai miei legali di comprare una casa per tua madre, inoltre la riempii di regali e di soldi. Nei mesi a seguire vivemmo momenti bellissimi di intenso amore, tanto che le mie uscite frequenti da casa sospettarono mia moglie. La stessa assunse un investigatore privato per pedinarmi e scoprì il tutto. Nel frattempo tua madre rimase in cinta! Mia moglie ordinò che tua madre fosse rapita e segregata. Io non seppi più di lei per molto tempo! Non conoscevo e non conosco tuttora il posto dove è stata nascosta. Solo più tardi, alcuni anni dopo la tua nascita, mi parlarono di te. Mi dissero che tu eri il figlio di Zaya la strega, e che eri stato affidato a un nostro cugino che si prendesse cura di te. Da allora ho provveduto a te, anche essendo in disparte, per non gravare sul tuo stato psicologico. Sapevo che avevi un fratello e volevi bene alla tua mamma che si è preso cura di te. Ho seguito sempre i tuoi passi e anche le tue imprese militari. E devo dire che sei molto bravo e temuto. Sono fiero di te!

    Vladimir: Mi avevano raccontato che mia madre era rimasta in cinta di un marinaio che era poi morto in un naufragio. Ho sempre portato il cognome di mia madre Vasilyev. Come mio fratello Grigorij. Solo ora scopro che ho altri fratelli e sorelle e che io mi chiamo come il mio vero padre, oltre ad avere un cognome importante come quello degli Orlov. Voglio parlare con tua moglie per scoprire dove è stata messa Zaya la mia vera madre.

    Vladimir Grigor'evič Orlov: Capisco! Non so se lei vorrà riceverti. Permettimi di poter parlare prima io con mia moglie per spiegarli la situazione. La convincerò a dirmi dove si trova! Ti contatterò in questi giorni per dirti dov'è! Ora che sai chi sono, spero che ogni tanto possiamo fare una chiacchierata assieme. Mi farebbe molto piacere.

    L'uomo si avvicinò al figlio e lo abbraccio. Vladimir Vasilyev rimase immobile e chiuse gli occhi. Poi prima di congedarsi disse.

    Vladimir Vasilyev: Bene, aspetterò tue notizie! Arrivederci.

    Nella mente di Vladimir passavano solo pensieri di vendetta verso la donna che aveva fatto rinchiudere sua mamma. Il suo pensiero era quello di catturare quella donna e metterla nei suoi macchinari di tortura per farla soffrire e parlare. Comunque si rassegnò ad aspettare che suo padre gli indicasse il luogo dove incontrare la sua vera madre.

    Passò qualche giorno, poi Vladimir Grigor'evič Orlov si recò da suo figlio.

    Vladimir Grigor'evič Orlov: Ciao Vladimir, finalmente ho convinto mia moglie a darmi l'indirizzo dove si trova tua madre. Zaya si trova in una nostra villa di campagna. Mia moglie mi ha raccontato molte cose su tua madre, e mi ha detto che la poverina a gravi problemi psichiatrici. In tutti questi anni ha vissuto in questa nostra proprietà. Lei è sempre stata sorvegliata, ma non le è mai mancato nulla. Devi sapere che tua madre naturale è pazza, lei parla di fine del mondo e spiriti Superiori Infernali che la guidano. La mia famiglia ha pagato molte visite dai migliori psichiatri per lei. Ma Zaya vive in un mondo tutto suo! Ora vieni con me sulla nostra carrozza e andiamo subito alla villa.

    I due salirono sulla carrozza, poi durante il viaggio Vladimir padre parlò con suo figlio, raccontandogli dei suoi fratelli e di cosa aveva messo da parte anche per lui. Vladimir sentiva tutto quello che diceva suo padre, ma il suo sguardo sembrava perso nel paesaggio che scorreva dal finestrino della carrozza. Giunti alla villa i due vennero accolti dalla servitù; poi furono portati al piano di sopra dove vi era l'appartamento di Zaya. Una volta aperto la porta la videro subito.

    Vladimir e suo padre rimasero sorpresi vedendo Zaya che osservava i due sorridendo, come se sapesse del loro arrivo.

    La donna appariva ai loro occhi vestita elegantemente, era seduta all'angolo della stanza, su una poltrona anch'essa elegante. I capelli di colore nero erano sciolti e lunghi, questi cadevano mossi sulle spalle; il volto bellissimo ipnotizzò padre e figlio che osservavano i bellissimi occhi aperti della donna, gli stessi erano di un nero intenso e la pelle risultava bella alla vista, apparendo molto liscia senza nemmeno una ruga. Non dimostrava di certo l'età che aveva, al massimo sembrava una 45 enne. Vladimir si guardò attorno, e osservò la sala molto elegante e ordinata. Sulle pareti vi erano arazzi ricamati, con molti colori, tutti raffiguranti animali. La stanza risultava ben illuminata dalle enormi vetrate che facevano entrare la luce, anche se leggermente offuscata dalle tende ricamate di color bianco. Vi erano inoltre due enormi vetrine di legno pregiato con dentro dell'argenteria e in mezzo al salone un grosso tavolo rettangolare di legno con attorno otto sedie robuste.

    La donna a un certo punto guardò Vladimir sorridendo nuovamente, poi il silenzio della stanza fu interrotto dalla sua voce sensuale quasi angelica.

    Zaya: Bene arrivati! Vi stavo aspettando! I due Vladimir, padre e figlio. Ora siamo proprio un bel quadretto famigliare qui dentro.

    La donna continuava a fissare suo figlio. E rivolgendosi a lui continuò.

    Avevo visto questo giorno molti anni fa! Lo stesso giorno che tuo padre venne da me. Fu la prima volta che vidi il suo volto per un consultorio. Sapevo che da lui avrei avuto te! Fu allora che feci un incantesimo a tuo padre, per far si che si innamorasse di me. Feci sesso con lui in quel periodo, finché non mi mise in cinta. Sapevo anche che facendo questo, una volta che tu fossi nato ti avrebbero allontanato da me. Vladimir Grigor'evič Orlov non mi odiare per questo, io ti ho scelto per far nascere nostro figlio. Era già tutto scritto! Dovresti essere orgoglioso di questo. D'altronde ti piaceva un sacco fare l'amore con me! Ora ti chiedo una cortesia, se non ti dispiace vuoi uscire un momento, visto che voglio parlare con mio figlio da sola. Dopo possiamo parlare nuovamente se tu vorrai!

    Vladimir Grigor'evič Orlov, annuì con la testa e poi uscì dalla stanza.

    Zaya: Bene figlio mio, riprendo il mio discorso. Gli spiriti che mi accompagnano da sempre mi avevano già detto in precedenza che quel giorno che ho visto tuo padre per la prima volta, avrei trovato l'uomo per far nascere il mio futuro bambino. Tu sei stato scelto figlio mio, da forze potentissime. Tutti noi, avevamo aspettato molto tempo, prima di trovare l'uomo giusto. Gli spiriti mi dissero che tuo padre avrebbe poi provveduto a entrambi. I miei spiriti ti hanno sempre accompagnato in tutti questi anni, sin da quando eri piccolo. Io grazie a loro ho visto il progredire della tua vita. Ho visto la tua forza e le tue gesta. Sono orgogliosa di te!

    Vladimir se pur manteneva un aspetto inflessibile, rimase molto sconvolto dalle parole di sua madre. Si sentiva spiato! Qualcuno sapeva di tutte le atrocità che aveva commesso. Questa cosa lo rese nervoso.

    Zaya: Vladimir non essere nervoso! Ogni persona sulla terra è spiata da spiriti o angeli. Solo che quelli che osservano te sono molto potenti! Una mia antenata era la prediletta di forze oscure, lei fondò il culto delle streghe. Tu sei nato grazie al volere di queste forze! Il mio compito e la mia missione di vita era farti nascere. Grazie a te ho sbrigato il mio compito! Il tuo compito, invece è ancora più grandioso del mio e riguarderà il futuro di tutte le forze che da sempre mi accompagnano. Tu sei stato scelto per apprendere in questa tua vita tattiche di battaglia, che ti serviranno in futuro per combattere chi da sempre ci vincola ai nostri scopi.

    Vladimir: Di quali scopi parli ?

    Zaya: Gli scopi sono di potere, verso le altre forze che governano l'universo. Il mondo va verso la sua fine, e le nostre forze stanno vincendo ormai! Però bisogna prepararsi nel caso i nostri nemici vogliono fermare questo. L'Era di Satana sta per giungere, e noi governeremo in eterno. Bisogna prepararsi bene e il tuo spirito è stato scelto da molto tempo per questo evento. Sei rinato attraverso me in questa vita terrena, perché hai voluto esserci per affinare la tua ferocia e per allenarti per essere pronto allo scontro finale.

    Vladimir osservava sua madre e pensava che quella povera donna aveva molti problemi psichiatrici. Suo padre aveva di certo ragione. Il motivo perché era stata rinchiusa in tutti questi anni era proprio questo. Ora capì anche il perché lui fu tolto sin dalla nascita dalle mani di quella donna. Era triste nei suoi pensieri, mentre sua madre continuava a parlare di spiriti Infernali Superiori e di gerarchieAngeliche, ma Vladimir non la ascoltava più di tanto, pensava che forse anche lui aveva preso i geni della pazzia di sua madre, e che tutta la cattiveria che lo contraddistingueva, il piacere per il sangue e l'eccitazione nel vedere la gente morta per le sue gesta, erano dovute a questo fatto. A un certo punto poi prese parola.

    Vladimir: Va bene mamma, ho capito! Ora devo andare e tornare ai miei compiti. Non ti preoccupare per me! Io saprò cavarmela.

    Zaya: Tu non mi credi vero!? Pensi che io sia pazza!? Ma capirai tutto a tempo giusto! Sono comunque contenta di averti visto oggi, vieni ad abbracciarmi e baciarmi.

    Vladimir abbracciò sua madre e la baciò.

    Vladimir: Bene ti saluto mamma! E' stato un piacere conoscerti. Ora capisco molte cose! Riguardati, più avanti se riesco tornerò a trovarti. Ciao.

    Vladimir si accinse all'uscita del salone, ma prima di uscire sentì ancora la voce di sua madre.

    Zaya: Tu verrai a cercarmi di nuovo quando capirai!Arrivederci figlio mio.

    Una volta uscito, fece un gesto con la testa a suo padre, come per dirgli ok. Poi Vladimir Grigor'evič Orlov entrò nel salone e si avvicinò a Zaya.

    Vladimir Grigor'evic: Zaya volevo salutari prima di andare, e ti volevo dire che sono orgoglioso di nostro figlio. Per questo ti volevo ringraziare e dirti che i momenti che abbiamo vissuto insieme, sono stati fantastici. Io amo mia moglie, ma sappi che anche a te ti voglio molto bene. Poi sei sempre la madre di nostro figlio! Ho saputo solo in queste settimane che eri stata confinata qui, altrimenti sarei venuto prima a trovarti. Ma forse è meglio così! Avrei turbato gli altri miei figli. Non ho altre parole!

    Zaya: Ti ringrazio di avermi portato mio figliò. E ti ringrazio perché ti prendi cura di me. Si lo so che tu saresti venuto qui! So anche che ami tua moglie! Ma non ti preoccupare, io sto bene qui. Mi hanno sempre trattata benissimo, quindi grazie di tutto. Grazie per esserti preso cura di nostro figlio e di averlo protetto in tutti questi anni, se pur da lontano. Ora se vuoi puoi andare.

    Vladimir sorrise a Zaya e poi uscì dalla porta avvicinandosi al figlio. I due dopo tornarono alla carrozza e partirono per la loro destinazione. Una volta salutato il padre Vladimir tornò a casa sua.

    Capitolo IV

    La ferocia

    Trascorsero tre giorni dall'incontro con la madre, durante i quali Vladimir si rinchiuse nella sua abitazione per sbollire la sua angoscia. Quell'incontro gli aveva succhiato molte energie. In quei giorni, pensò moltissimo a tutte le parole che la donna gli aveva detto. Il volto della madre e le parole dette dalla stessa, lo perseguitavano continuamente. Pensava alla povera madre che era pazza, una donna che diceva cose che per lui erano impensabili. E poi la sua ossessione per il sangue, era sicuramente un sintomo di pazzia che aveva ereditato da quella donna. La rabbia lo assaliva e aveva bisogno di sfogarsi. Pensò che forse l'unico modo per calmarsi era proprio torturare qualcuno; vedere uscire sangue da un individuo avrebbe sanato la sua rabbia. Vladimir si vestì alla meglio e uscì di casa. Con lui portò una frusta in cuoio per tortura e i suoi guanti per picchiare. questi erano fatti di pelle con rivestimenti in cuoio, rinforzati con piastre in ferro con punte che uscivano dagli stessi. Inoltre non poteva dimenticare il suo pugnale preferito che lo aveva sempre accompagnato in tutte le battaglie. Ora era semplice, bastava andare al suo comando ed entrare nelle segrete dove vi erano i prigionieri, lì avrebbe dovuto solo scegliere uno sfortunato da torturare. Giunto nelle segrete, Vladimir passeggiò più volte vicino alle celle prima di scegliere la sua preda. La scelta ricadde sopra un uomo alto e grosso, un soldato Francese catturato durante la battaglia contro le truppe di Napoleone. Vladimir ordinò ai suoi uomini di prelevare l'uomo e portarlo sul tronco della tortura, ad altri ordinò di preparare la sua stanza e il bagno. Nel bagno aveva una vasca in marmo bianco, fatta costruire per rilassarsi. Nell'ordine dato ai suoi uomini era sotto inteso che dovevano preparare la vasca con l'acqua calda.

    Una volta incatenato, il detenuto fu poi legato al tronco, subito dopo venne svestito. Vladimir nel mentre indossò i suoi guanti, e poi incominciò il suo sfogo. I colpi inferti al poverino erano davvero duri, e le grida strazianti emesse e il sangue che schizzava ovunque non provocavano nessuna pietà in lui. Dopo aver rotto varie costole e provocato molte contusioni ed ematomi, oltre ad aver spaccato il naso della vittima, Vladimir passò alla frusta. Le frustatei inferte a ripetizione giungevano velocemente sul povero uomo, le stesse squarciavano la carne in ogni loro passaggio. Più volte Vladimir colpì i genitali e il membro della vittima; sembrava un indemoniato, mentre sempre più veloce frustava l'uomo. Anche i suoi soldati preferirono non vedere e si spostarono in altre stanze. Le grida erano spaventose e il sangue schizzava ovunque nella stanza e addosso allo stesso torturatore. Anche lo stesso Vladimir dovette più volte fermarsi per pulirlo dai suoi occhi. Le grida a un certo punto terminarono, ma l'eco delle frustate, continuavano ininterrotte per tutta la galleria, di quelle maledette segrete. Nelle celle vicine gli altri detenuti erano in preda al terrore e pregavano Dio che tutto finisse. Ormai il povero uomo era morto da un pezzo, ma Vladimir continuava il suo sbollire la rabbia, finché a un certo punto non si stancò. Ormai era fradicio di sangue e il suo sfogo era terminato. Si pulì le mani con uno straccio, poi si diresse verso il suo alloggio privato, in fondo alla galleria. Lì ad attenderlo vi era una vasca di acqua calda, fatta preparare in precedenza. I suoi uomini intanto portarono via il corpo e poi ripulirono il tutto. Una volta cambiato e pulito, Vladimir tornò a casa sua. In seguito si spostò nuovamente al palazzo d'Inverno a San Pietroburgo dove tornò al suo lavoro di consigliere dello zar e come responsabile delle guardie personali di Alessandro I°. Negli anni a seguire lo zar gli confidò che avrebbe lasciato il suo posto di zar al fratello Nicola, in quanto lui era malato e voleva ritirarsi in pace per quello che gli rimaneva da vivere, inoltre era stanco dei malcontenti del suo popolo, e sapeva che presto lo stesso sarebbe insorto contro di lui. Era molto depresso per le cose che aveva fatto in passato. Tra queste il complotto contro suo padre Paolo I°, terminato con l'assassinio dello stesso, che lo portò poi al trono. Proseguì dicendo che non era stato capace di fare i cambiamenti di rilievo per la Russia che aveva sempre voluto; e pur di mantenere il potere le sue riforme rimasero lettera morta e incompiute. Questo dovuto sopratutto alle pressioni interne della classe nobile. Lo zar disse a Vladimir di prendersi una lunga vacanza fuori dalla Russia, dato che tutto era già stato organizzato, e non appena iniziava la rivolta del popolo avrebbe terminato il suo mandato. Continuò dicendo che rimanendo al palazzo il suo piano non sarebbe stato credibile, quindi era meglio che per un lungo periodo si allontanava dalla Russia. Vladimir se pur contrario, eseguì gli ordini dati dallo zar e con dei suoi fidatissimi qualche settimana dopo l'incontro, a fine Gennaio del 1825, partì lontano dalla Russia, spostandosi nel posto dove lo zar, aveva prenotato per lui, in Italia a Venezia. Il tutto avvenne in sordina e velocemente, senza insospettire nessuno. Era la prima volta nella sua vita che Vladimir si spostava fuori dai confini russi per fare una vacanza. Il viaggio per giungere in Italia durò circa due settimane.

    Nei mesi a seguire durante l'assenza di Vladimir, le rivolte contro il regime al palazzo si ampliarono sempre di più, le sommosse erano ovunque in Russia. I malcontenti della popolazione per le atrocità commesse contro di loro, fecero si, che si formassero molti gruppi di oppositori al regime, guidati anche da molti ufficiali con idee liberiste che non tolleravano il sistema autocratico feudale contro il popolo. Molti Boiardi e ufficiali, approfittarono appunto dell'assenza di Vladimir per tentare il colpo allo zar, colpevole delle riforme non adeguate che aveva messo in campo. Tutti questi ribelli, guidarono la folla in rivolte per far cadere lo zar Alessandro I°. Gli scontri erano sempre più accesi e i fedelissimi di Alessandro I° senza la loro guida principale, il loro comandante Vladimir, erano incapaci di sedare le rivolte. Il risultato fu appunto la rivolta decabista (dicembre 1825), con il tentativo insurrezionale organizzato dagli ufficiali della guardia imperiale russa contro il regime zarista. Una piccola cerchia di nobili liberali ed ufficiali d'esercito che intendevano far cadere il regime. Questi comunque vennero accontentati prima che portassero a termine il loro compito, in quanto, ufficiali e Boiardi, finti oppositori e liberali, vicini allo zar stesso, fecero un finto colpo di stato. Installando così al potere il fratello dello zar come monarca costituzionale. Lo zar infatti fu deposto e al suo posto fecero salire Nicola I°. Una persona al loro vedere più moderata. Una volta giunto il loro scopo, la rivolta pian piano venne repressa. Alessandro I° fu esiliato. Inseguito le voci di palazzo dissero che morì per febbre tifoide. Nicola I° una volta insediatosi al palazzo, nel tempo si distanziò dal programma di modernizzazione inaugurato da Pietro il Grande e poi appunto disilluso, divenendo invece un campione del nazionalismo autocrate ed ortodosso russo. Alcune rivolte ripresero immediatamente, ma vennero sedate con la forza. Per impedire future rivolte, venne intensificata la censura, inclusa una costante vigilanza sulle scuole e le università. Le spie della polizia vennero poste ovunque. Tutti i testi scolastici inoltre dovevano essere approvati direttamente dal governo. I rivoluzionari venivano prelevati e inviati in Siberia.

    Sotto Nicola I° centinaia di migliaia vennero inviati alla Katorga un sistema di campi di lavoro penale dell'Impero russo.

    La Russia in questo periodo si dimostrò spaccata, tra il modernismo occidentale ed un ritorno al tradizionalismo russo del passato.

    Vladimir una volta giunto in Italia dopo essere passato in banca per il cambio dei soldi, si sistemò con i suoi uomini, dove indicato dallo Zar, a Venezia in un palazzo stile albergo vicino a piazza San Marco. Nel palazzo erano ospiti solo nobili e personaggi dell'alta società internazionale. Lo zar Alessandro I° aveva già provveduto a un lungo soggiorno, pagando per lui e i suoi uomini. Una volta ricevuta la camera Vladimir sistemò i bagagli e si riposò. Dalla sua finestra in camera si poteva vedere la bellissima basilica. La stanza riservata a lui era molto lussuosa e confortevole, invece le camere prenotate per i suoi soldati di fiducia erano meno lussuose e davano sul retro del palazzo. Vladimir dopo aver riposato un paio d'ore, girò per l'albergo e notò che vi erano altri nobili dell'impero russo, come la bellissima principessa Nadia Musat di Moldovei, accompagnata dalle sue damigelle e dal cugino, oltre a varie guardie moldave. Vladimir conosceva la principessa Nadia, visto che l'aveva vista più volte alle feste tenute al palazzo degli zar. Su di lei giravano molte voci, come quelle che la principessa, aveva molti corteggiatori e amanti. Solo i più blasonati entravano però nelle sue grazie. I suoi molti amanti erano tutti personaggi di rango dell'alta aristocrazia russa.

    Nadia era una donna di circa venticinque anni, alta un metro e ottanta con i capelli biondi e gli occhi azzurri, il corpo era molto bello con un sedere stupendo, il seno era piccolo ma adeguato alla sua silhouette. Era una donna che al suo passaggio faceva girare qualsiasi uomo. La giovane principessa era molto lussuosa e capricciosa, e amava vestirsi sempre con i completi più pregiati e con gioielli vistosi.

    Vladimir era attratto dalla principessa e più volte l'aveva desiderata. Solo che la bella non lo aveva mai considerato più di tanto e nelle poche occasioni che si erano incontrati al palazzo più che salutarlo non aveva mai fatto. Anche Nadia era attratta da lui e dal suo fisico. Ma l'alone scuro che lo seguiva la intimoriva. In un certo senso quell'uomo l'aveva sempre attratta e impaurita. Daltronde la fama di Vladimir era conosciuta ovunque negli ambienti nobili. Lo chiamavano il sanguinario, ed erano pochi quelli che si avvicinavano a scambiare due chiacchiere con lui.

    L'incontro tra i due nell'albergo fu comunque inevitabile, visto che entrambi si accingevano a recarsi al ristorante.

    Vladimir: Buongiorno principessa Nadia.

    Nadia: Buongiorno capitano Vladimir, anche lei in ferie a Venezia, o qual buon vento la porta qui.

    Vladimir: Si sono in vacanza con alcuni miei ufficiali NiKolay, Adrian, Miliy e due cocchieri, sempre miei soldati di fiducia Roman e Prov! E' da molto che siete qui a Venezia voi?

    Nadia: No, siamo qui solo da tre giorni! Venezia è stupenda. Vedrete che vi piacerà. Bene allora vi auguro un buon pranzo e un buon divertimento per la vostra vacanza.

    Vladimir: Grazie! Sperò di svagarmi un po' in questa meravigliosa città. La saluto e buon divertimento anche a lei.

    Nadia salutò l'affascinante uomo con un leggero inchino e poi si diresse verso gli altri del suo gruppo che erano già al tavolo. Anche gli uomini fidati di Vladimir lo raggiunsero e poi si diressero verso il tavolo a loro assegnato. Finito il pranzo, Vladimir e i suoi soldati NiKolay, Adrian, Miliy, Roman e Prov, girarono per la città, noleggiarono anche una gondola che li portò in giro, lungo i canali di Venezia. I primi giorni a seguire li passarono visitando i molti monumenti e musei nella città. Vladimir rimase affascinato dai moltissimi quadri e affreschi che vedeva ovunque, in ogni monumento in cui si recava, come il soffitto di palazzo Ducale, o le meraviglie dei bellissimi mosaici all'interno della basilica, ma la bellezza era ovunque a Veneia, persino nelle strette vie che raccontavano l'antichità di quella favolosa città. Con le barche visitarono anche alcune isole, come la bella Murano, famosissima per la lavorazione del vetro. La notte dopo cena, di solito, si spostavano al teatro o all'opera per sentire i musici e i concertisti veneziani che eseguivano i pezzi di Vivaldi o di altri artisti famosi Europei dell'epoca e del passato. Le bellissime corografie e i vestiti dell'epoca seicentesca creavano un tocco magico con l'ambiente circostante. Vladimir era molto entusiasta per tutto quello che osservava. La prima settimana a Venezia trascorse velocemente e il divertimento per chi come loro non aveva problemi di soldi era garantito. Gli uomini di Vladimir trovarono facilmente prostitute di classe per soddisfare le loro esigenze sessuali. Ogni mattina, Vladimir e i suoi ufficiali, comunque si alzavano prestissimo per fare allenamento, prima di colazione. Vladimir invece la sera e sopratutto la notte preferiva aggirarsi da solo per le vie di Venezia in cerca di prede per soddisfare il suo istinto omicida. La prima settimana studiò i vari percorsi e vie losche dove aggirarsi.

    Allontanandosi dalle piazze principali il contrasto tra il centro e la periferia risultava più evidente. Anche le persone cambiavano il loro aspetto e da uomini e donne eleganti dei palazzi lussuosi, si passava a donne e uomini coperti di stracci in case umide e diroccate.

    Finalmente per il suo piacere, una notte decise che era ora di agire. Nascose il suo mantello in una cavità di una casa abbandonata, in modo da non sporcarlo con il sangue, della probabile vittima umana che gli sarebbe capitata sotto mano quella notte. Lo stesso mantello lo avrebbe comunque utilizzato al suo ritorno all'albergo per coprirsi, mettendoselo addosso, in modo da nascondere eventuali macchie di sangue schizzate dalla vittima che avrebbero certamente sporcato anche i suoi abiti. Quella notte non fu lui a trovare la sua preda, ma dei volontari gli si presentarono davanti. Alcuni delinquenti non ci misero molto a pedinare l'incosciente nobiluomo che si era avventurato in posti balordi. Cinque malviventi lo seguirono e lo circondarono, poi ognuno di loro estrasse un coltello e lo minaccio. Alcuni di loro gli proferivano delle cose, ma lui se pur conosceva bene il latino volgare, oltre a molte altre lingue europee, non riusciva a capirli, in quanto questi parlavano in dialetto Veneziano. Vladimir captò subito se pur non capiva una parola che quella era una tentata rapina. La sua adrenalina salì al massimo, calcolò subito il da farsi e la strategia d'adottare. La prima cosa che fece, fu uno scatto in avanti, verso l'uomo che era più vicino a lui, nel mentre estraeva il suo pugnale, ci volle solo un secondo per sgozzarlo e afferrarlo per poi spingerlo contro gli altri due. Si fiondò dopo immediatamente contro gli altri che erano alle sue spalle, infilando velocemente la sua arma tagliente nel cuore di uno di questi, nel mentre l'altro cercava di colpirlo con il suo coltello, ma Vladimir agilmente si era già spostato di lato facendo andare a vuoto il colpo del suo aggressore. Ora lo aveva davanti a se, girato di spalle e gli fu facile infilargli il pugnale nella nuca fin su il cervello. Ne mancavano due che lo stavano attaccando alle spalle, gli stessi a cui aveva spinto addosso la sua prima vittima di quella sera. Anche qui Vladimir calcolò il comportamento dei due e scelse chi colpire prima, e in quale direzione spostarsi per mettersi al sicuro, lo fece andando all'esterno di quello che per primo stava cercando di colpirlo. Fece tutto in modo fulmineo e per lui, addestrato a molteplici battaglie, fu facilissimo evitare il colpo e sgozzare il suo nemico. L'ultimo rimasto, impaurito e sorpreso dall'agilità di Vladimir, si diede alla fuga. Ma Vladimir era anche un veloce corridore e lo seguì raggiungendolo subito, gli fece così lo sgambetto e l'uomo cadde a terra. Vladimir gli saltò sopra e lo pugnalò più volte

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