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Tris di dame vs Alzh
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E-book243 pagine3 ore

Tris di dame vs Alzh

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Info su questo ebook

Malattia del nostro tempo – ci ammaliamo di troppa vita – l’Alzheimer ci fa paura, perché la perdita, il dissolvimento delle nostre facoltà intellettuali, è una morte prima della morte. Se poi il male colpisce una persona cara, che vediamo vicino a noi con il corpo, mentre la mente deriva verso spiagge sempre più lontane, fino a cancellare anche l’affetto che provava per noi, come non essere afferrati da un senso di angoscia impotente?
“Alzh è un gran figlio di puttana e mette a segno colpi che nemmeno immaginate” afferma un personaggio di Tris di dame. La malattia è subdola, attacca proditoriamente il cervello di chi prende di mira, ma le possiamo sferrare un colpo basso: recuperare i momenti straordinari che hanno arricchito la vita, azioni che hanno stimolato il corpo e la mente. E che c’è di meglio del ricordo di un amore? O di parecchi amori?
Vanni Stami, l’anziano protagonista, scivola nelle grinfie di Alzh giorno dopo giorno; la figlia Giovanna, che non si rassegna, affianca il genitore in un percorso che mira a contrastare la malattia e durante il quale ricompaiono anche tre donne amate da Vanni in tempi diversi della sua vita; queste donne balzano fuori dal passato “come fuochi d’artificio sparati basso: un calcio in culo a Alzh!”.
Sembra però che il presente stia inesorabilmente cancellando anche i ricordi più emozionanti.
Il finale, tuttavia, è sorprendente e inatteso e riesce perfino a strapparci un sorriso.
LinguaItaliano
Data di uscita3 apr 2014
ISBN9788866901891
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    Tris di dame vs Alzh - Iano Lanz

    Iano Lanz

    Tris di dame vs Alzh

    EEE-book

    Iano Lanz, Tris di dame vs Alzh

    © Iano Lanz

    Prima edizione e-book: marzo 2014

    Edizioni Esordienti E-book

    ISBN: 9788866901891

    Tutti i diritti riservati, per tutti i Paesi.

    Cover: credits to iStock photo by Getty Images.

    Questa è un’opera di fantasia; ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è da considerarsi puramente casuale.

    L’Alzheimer è la forma di demenza senile più diffusa e colpisce il 5 per cento degli ultrasettantacinquenni e il 17 per cento degli ultraottantacinquenni.

    A oggi, tutti i trattamenti farmacologici e i vaccini si sono dimostrati inefficaci. In generale, chi conduce una vita fisicamente e mentalmente stimolante […] soffre meno di demenza.

    Jared Diamond, Il mondo fino a ieri. Cosa possiamo imparare dalle società tradizionali?, Einaudi, 2013

    L’esperto

    Giacevo immobilizzato nel terrore con il cuore a 120 b.p.m., il tempo d’attacco di un allegro. Con gli occhi dilatati nel buio tentavo di girare una chiavetta per accendere il lobo parietale destro, sono mancino, e stimolare il risveglio.

    Doveva essere un normale risveglio, avevo anche percepito da lontananze acustiche il consueto bip della sveglia telefonica ripetuto per trentadue volte e avevo aperto gli occhi, ma non succedeva nulla. Le sinapsi, che nella notte avevano generato sogni fulgidi come aurore boreali, erano collassate all’improvviso nel momento dell’apertura degli occhi. I normali recettori, i propriocettori, non informavano della posizione del corpo nello spazio, non fluivano normalmente, compressi in un dotto circolatorio intasato.

    La privazione del fluido neurale aveva generato l’immobilità e la paura; la mancanza di vigilanza della mente sprofondava il mio stato verso un coma di sabbie mobili.

    Da quando ero in quella condizione?

    Da pochi secondi a qualche minuto, non si può valutare correttamente con i pochi dettagli a disposizione.

    Chi parlava era un giovane esperto nella lotta contro Alzh, una mente eccelsa del Centro di ricerche avanzate di Roma, una vera e propria cintura nera, per così dire. Era corso al mio capezzale sollecitato da Giovanna, la mia figlia prediletta.

    Mi domandò:

    Piuttosto precisi meglio se l’episodio è avvenuto altre volte.

    Forse sì, ma non così paralizzante, questo ha superato ogni possibile sopportazione.

    Qualche volta le è successo durante la giornata di percepire un pensiero che non avesse più una traccia logica, una deviazione come un raggio di luce che colpisce l’acqua?

    Diciamo che alla mia età quello che lei descrive è quasi una condizione permanente, mi sto abituando. Ormai sono vicino agli ottanta e quasi sempre trascorro parte della giornata rincorrendo sequenze logiche e frammenti di ricordi che provo a mettere in riga, ma mi distraggo facilmente, non reggo alla tensione prolungata.

    Fa del movimento?

    Cammino. A fine estate, il cortile della mia casa di campagna è un luogo fresco e invita a fare due passi, ho ancora una discreta gamba, ma alterno frequenti soste, devo riprendere fiato sempre più spesso. Per fortuna c’è mia figlia Giovanna.

    Che fa sua figlia Giovanna? domandò l’esperto volgendo il viso sorridente verso la donna che seguiva il dialogo con l’ombra scura dei suoi occhi profondi, incastonati in un viso regolare, i lineamenti morbidi. Nella casa circolava un’aria deliziosa, proveniva dal terreno intorno alla casa sviluppato a giardino; eravamo seduti tutti e tre intorno a un tavolo basso.

    Lei mi sollecita, mi sta addosso, mi dice: hai già terminato i tuoi cento passi?

    Perché cento passi?

    Guardai mia figlia: Diglielo tu!

    Con voce pacata e scegliendo le parole, Giovanna spiegò che una delle possibilità per contrastare Alzh era il mantenimento di una buona forma fisica attraverso esercizi regolari e d’impatto non gravoso. Per esempio, camminare. Ma non camminare e basta; è necessario stabilire un programma di lavoro in cui lo sforzo risulti ripetuto nella giusta intensità e al ritmo stabilito.

    Aveva parlato rivolta a me, come per una conferma. Poi diresse il suo sguardo profondo come un pozzo verso l’esperto:

    Abbiamo controllato che nel corso di un centinaio di passi lui raggiunge uno sforzo complessivo discreto, ma proseguire lo stanca troppo. Allora, riposo per quattro minuti e ricomincia a camminare per altri cento passi. Tutto questo nel corso di un’ora. Al termine percorre ogni giorno un chilometro abbondante.

    Ripiombai nel discorso con eccitazione, uno stato d’animo anomalo, sono stato sempre un flemmatico:

    Mi ha comperato anche un contapassi, addirittura uno con un congegno strano, un allarme, che si attiverebbe nel caso dovessi rimanere stecchito per un incidente di percorso.

    L’esperto rise, Giovanna adagiò la mano sulla mia che tenevo abbandonata su un ginocchio.

    Un approccio decisamente scientifico, avete imboccato, è il caso di dire, il sentiero giusto, ma non basta!

    Lo affermò con durezza il dott. Matt, contrazione di Mattia, diminutivo appioppato all’esperto cintura nera, per così dire, durante la sua specializzazione negli Stati Uniti:

    Alzh è un gran figlio di puttana, chiedo scusa per la volgarità, e mette a segno colpi che nemmeno immaginate.

    Non volle impressionarmi in occasione del primo colloquio, scosse solo la testa per dare consapevolezza al suo grido d’allarme. Il resto me lo avrebbe detto una decina di giorni dopo.

    L’esperto guardò me e poi Giovanna, una fissità intensa proveniva dagli occhiali da vista lievemente affumicati. Ancora una volta la mia attenzione si soffermò sul suo abbigliamento informale, un paio di jeans e una camicia bianca a maniche lunghe, arrotolate sul gomito; alto e magro, tendeva a incurvare le spalle.

    Volete che vi tracci alcune strategie indispensabili?

    Scossi la testa convinto e gettai un’occhiata a Giovanna, che agitò la testa in segno affermativo: L’abbiamo chiamata per questo!

    Non specificò che gli avevamo anche rifilato un sostanzioso anticipo per le cure.

    Mettere sotto pressione la macchina pensante, creare miliardi di nuove sinapsi attraverso una pesca vigile e attenta dei ricordi, una dieta rigorosa, attività motoria programmata. Per ora fermiamoci qui.

    Con accento secco aveva descritto alcuni enunciati così come si recitano una parte dei dieci comandamenti, o alcuni articoli della costituzione. Solo che gli argomenti erano così nuovi per noi e inoltre elencati con tale stringatezza che lì per lì non ne afferrammo il significato incontestabile, almeno io, ma colsi la stessa perplessità sul viso di mia figlia. Ovviamente l’esperto, proprio per essere tale, colse al volo la confusione sui nostri volti e concesse un transitorio sfogo a un sorriso contenuto.

    Metterei primo nella lista il recupero dei ricordi. Esso rappresenta lo sforzo più impegnativo, perché la scatola magica lo rifiuta, non vuole essere pungolata, reagisce con indolenza, predilige una visione rassegnata della vita. Su questo piano la lotta si fa impari e spesso il soggetto postula disperatamente il gettito della spugna. Ma guai a cedere.

    Mi armai di tutte le capacità interpretative possibili, guardai mia figlia per reclamare il suo sostegno e confessai all’esperto che il suo interloquire per metafore mi disorientava e rendeva non troppo intelligibile il suo discorso: è forse l’inizio di un affondo improvviso di Alzh nei miei confronti?

    No, no, professor Stami…

    Mi chiami Vanni.

    No, Vanni, finora ho parlato per principi generali. Ora passo ai particolari.

    Sembrò raccogliere le idee, come si usa prima di un lungo discorso: è come scuotere nel palmo chiuso i dadi e poi buttarli sul tavolo, basterà fare la somma e il dialogo può cominciare. Noi attendevamo, l’esperto esitò ancora, infine sembrò rammentare qualcosa: tirò fuori dalla tasca posteriore dei jeans un foglio sgualcito e lo dispiegò, lo scorse velocemente.

    "Dal curriculum, che così accortamente mi ha rimesso sua figlia, apprendo che lei è stato un insegnante brillante, ha ricoperto incarichi, ha viaggiato in tutto il mondo. Ha insomma maturato esperienze belle e brutte; queste ultime non ci interessano, puntiamo sulle belle, non in maniera astratta, ma attribuendo ad esse una specificità: miriamo a quelle vicende con contenuti sentimentali profondi, possibilmente con sfumature passionali."

    Lanciai uno sguardo disperato in direzione di Giovanna, nello stesso istante in cui lei me ne restituiva uno rasserenante e piuttosto interessato.

    L’esperto, anche se momentaneamente infastidito dal nostro scambio di sguardi, scivolò via e continuò:

    Il primo colpo basso da sferrare ad Alzh consiste nel recupero di momenti straordinari che hanno arricchito la sua vita, di azioni che hanno stimolato il corpo e la mente. Nella mia strategia sono decisamente orientato verso il ricordo di un amore, altri miei colleghi prediligono rievocazioni di viaggi, imprese sportive o altre diversificate tracce della memoria che contengano comunque reminiscenze positive e brillanti.

    Fece una pausa, ci osservò e sciolse la tensione con un sorriso aperto:

    Chiedo scusa, mi dilungo sempre in divagazioni accademiche; purtroppo una impronta tenace della passata esperienza americana.

    Ci sistemammo meglio sulle sedie, la mente disposta a cogliere ogni piccola sfumatura delle strategie che sarebbero seguite.

    Lei è avvantaggiato perché ha competenza di scrittura a livello professionale, ho letto con attenzione l’elenco di opere, saggi, articoli che lei ha redatto durante la sua lunga vita di lavoro.

    Ora dovrà abbassare la traiettoria di volo e limitarsi a raccontare con semplicità,ma nei minimi particolari, l’esperienza di un amore passato, dal momento della fascinazione fino alla sua conclusione, rispettando scrupolosamente un paio di parametri: che sia avvenuto nel tratto degli ultimi dieci anni, che non si riferisca alla sua attuale consorte.

    Appoggiò la schiena alla poltrona in attesa di una prima reazione che, essendo esperto, sicuramente si aspettava. Ci misi più tempo del previsto a reagire, evidentemente Alzh mi incalzava con uno dei suoi attacchi proditori per afflosciare ogni stimolo e osteggiare il colloquio. Finalmente riuscii a dire:

    Lei dà per scontato che io abbia avuto a un’età venerabile, una, come si dice, botta di vita e abbia stretto una relazione, o che comunque sia stato coprotagonista di un episodio amoroso avvenuto circa dieci anni fa. Non le pare di esagerare?

    Volevo affermarlo in maniera decisa e scandalizzata, ma avvertii la protesta debole e poco reattiva. Guardai mia figlia e la colsi con la testa bassa e lo sguardo orientato a livello di pavimento, al contrario dell’atteggiamento dell’esperto che mi fissava accigliato. Quasi mi aggredì:

    Ecco, sta sperimentando lei stesso il pericoloso, subdolo comportamento di Alzh che tende alla rimozione dei ricordi migliori, alla cancellazione della memoria più intima e preziosa, utile a edificare un presente corroborante. In questo momento lei sta facendo il gioco di Alzh.

    Ruotai intorno lo sguardo disorientato, lo fissai infine sulla mia figlia prediletta. Le dissi:

    Giovanna…

    Serena! interloquì decisa.

    Accettai l’invito alla calma, ma non bastava.

    Serena… Fontana di Trevi.

    Partì un gancio dal basso e come da un’emersione subacquea, tra spruzzi di ricordi e frammenti in sequenza, sortì una visione di donna che aveva il profilo di una dea e il corpo di una sirena. Per bizzarra assonanza Serena riemerse dal passato per sostenere con vigore un presente vivido, che si manifestò con barbagli di luce simili a fuochi d’artificio sparati basso: un calcio in culo a Alzh!

    Lei voleva sperperare uno dei più esemplari momenti del suo passato?

    Non mi sono mai vantato dei miei trascorsi in questo campo, li ho custoditi con la massima riservatezza.

    Giovanna intervenne con foga:

    Ora sono la tua medicina, papà, riproporli rallenterà le aggressioni di Alzh, creerà una barriera.

    L’esperto riprese le redini della conversazione:

    Proprio così. Il lavoro di ricostruzione dell’evento conterrà un tale investimento di energia positiva che nel suo organismo si svilupperà una pioggia di ormoni del benessere che creeranno una barriera all’aggressione o, se non altro, rallenteranno la marcia di Alzh, come la retroguardia di un esercito in ritirata provvisoria che crea scaramucce e diversivi in attesa del contrattacco.

    Scossi la testa rassegnato all’eloquio militaresco e immaginifico dell’esperto e dichiarai la mia disponibilità a iniziare l’esperimento, implorando, se possibile, regole chiare e procedure semplici.

    Per i prossimi dieci giorni lei continuerà la strategia impostata da sua figlia: un’ora di passeggio intercalata da momenti di riposo. Dopo pranzo, espletato il rito della pennichella, lei si rifugerà nel suo covo preferito e dedicherà un’ora alla scrittura. Fin dalla prima frase lei calcherà sui particolari, non trascurerà dettaglio alcuno, descriverà con profusione di dati le fasi più pruriginose: sono queste che scateneranno la pioggia di ormoni più vivace e ricostruttiva.

    Non deve necessariamente affidarsi a una linea narrativa complessa, anche se lei ne possiede tutte le capacità. Badi soprattutto alla semplicità dell’esposizione, alla chiarezza dei resoconti, alla puntualità dei ragguagli.

    Lo rassicurai che avevo compreso, non era un così grande impegno dedicarmi a un’ora di scrittura al giorno, anzi, avrei trovato nel farlo motivo di serenità e di distensione, oltre che di svago, mi succede sempre così quando scrivo.

    L’esperto emise un sospiro incontenibile e solo allora mi avvidi del suo aspetto emaciato, della sua aria distrutta, un corpo svuotato di ogni energia.

    Parlò a voce bassa:

    Non le dispiace se interrompo qui la mia visita? Immedesimarmi nel suo stato, Vanni, ha esaurito ogni mia risorsa psicofisica. Mi succede sempre così con pazienti che rivelano casi singolari e coinvolgenti. Inoltre non vorrei aggiungere altra carne a cuocere. Tra dieci giorni avremo la possibilità di una verifica e in quell’occasione tratteremo anche della dieta e della ginnastica.

    Fece una pausa e con lo sguardo abbracciò anche la presenza di Giovanna:

    "Lei ha compreso che la lotta sarà dura, necessariamente orientata su differenti zone di operazione: solo con una strategia multifronte riusciremo a sconfiggere Alzh."

    Suggellammo con una stretta di mano le conclusioni adottate e l’esperto si allontanò accompagnato da Giovanna. Ad un tratto si svincolò e tornò indietro, preda di un’ultima riflessione. Mi sussurrò all’orecchio:

    Non perda tempo, cominci oggi stesso a scrivere, ogni giorno che passa favorisce l’erosione di una porzione di territorio da parte delle forze distruttive del male.

    Lo rassicurai, riaffermai il proposito di cominciare lo stesso pomeriggio a dare forma e contenuto al ricordo di quel mio amore passato. Finalmente si allontanò appagato.

    Certo non poteva sapere che tutto era già stato posto nero su bianco appena qualche tempo dopo che l’incredibile episodio si era verificato. Altrimenti come faceva Giovanna a conoscere Serena, a declamare con tanta sicurezza quel nome? Aveva letto il resoconto che all’epoca, cioè circa dieci anni prima, avevo febbrilmente redatto subito dopo l’incontro con Serena.

    Nel passato, ogni volta che vivevo una situazione sentimentale eccentrica e nuova, subito dopo dovevo in qualche modo smaltirla rivivendola letterariamente. Era una coartazione per alleviare l’enorme disagio e la sofferenza profonda che essa mi procurava.

    Sospettavo che Giovanna avesse letto la cronaca originale, perché un giorno tra le mie carte segrete trovai sigilli violati e un disordine che non mi appartiene. Ma alla mia figliola prediletta ho sempre permesso tutto, anche l’accesso a documenti intimi e riservati. Tanto più negli ultimi tempi, da quando si è adattata a vivermi accanto dal momento che i primi assalti di Alzh sono divenuti inconfutabili.

    È stata anche lei a convincere mia moglie a trasferirsi presso la seconda figliola, con il pretesto di onorare il suo dovere di nonna e dare una mano alla crescita dei suoi nipotini, in verità perché si era accorta dei nostri litigi frequenti che mi riducevano ancor più malinconico e stranito; tutta colpa di Alzh che iniziava a contrarre la sua stretta.

    Così ora dovrò rimettere mano a quelle pagine, riproporre l’episodio con le capacità mnemoniche di dieci anni dopo. Cosa è rimasto depositato nella scatola magica di quei momenti così intensi e travolgenti, quale emozione avvertirò rivivendo le vicende che, ammetto, vagano ora sbiadite dentro la mia zucca vuota?

    La prima dama: Serena

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    Il corpo arrivò all’improvviso dal lato destro appena anticipato da un gridolino. Eppure riuscii a tenere in piedi la donna che stava per cedere sul piede sinistro a causa di un tacco rimasto incastrato tra due sampietrini di fronte alla chiesa di S. Vincenzo, a due passi da Fontana di Trevi.

    Fu costretta ad appoggiarsi al braccio che per istinto avevo allungato, ma fu

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