Natale in Provenza
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Gli ospiti, in quel Natale 2019, sono soltanto due: l’ingegner Maurizio Vieri, proveniente da Tunisi e da poche ore incredulo testimone del tradimento di una moglie che riteneva innamorata e Ginevra Grimani, una biologa che studia le zone umide della Provenza, contro la quale la sorte sembra accanirsi perché, oltre ai problemi famigliari, deve affrontare anche un serio problema di salute e un’imminente operazione chirurgica alla quale potrebbe non sopravvivere.
Siamo davvero noi a costruire il nostro destino? Quanta parte di responsabilità abbiamo in ciò che ci accade? Maurizio e Ginevra hanno in comune l’imperativo di seguire la propria coscienza, con onestà e coraggio e forse per questo meritano quella bolla di felicità improvvisa in cui si trovano immersi, senza averla cercata. Cinque giorni di felicità sembrano poca cosa, ma spesso, in una vita intera, non ci sono cinque giorni di completa felicità.
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Anteprima del libro
Natale in Provenza - Gemma Piazzardi
22 dicembre 2019
Si sentiva stanco, non di una stanchezza fisica ma mentale, che lo allontanava da qualsiasi desiderio o dalla soluzione di ogni necessità pratica. Parcheggiò lentamente l’auto. La piccola città splendeva di una sua raccolta bellezza.
Poca gente nelle strade, era quasi sera e mancava poco al Natale. Molte famiglie cuocevano probabilmente quel dolce natalizio che si prepara in anticipo perché sia pronto la Vigilia, era il pudding? No, il pudding era in Inghilterra, in Francia era… non riusciva a ricordarselo.
Quando viaggiava con sua madre da piccolo, amavano fermarsi nei luoghi caratteristici e comprare un dolce, un tipo di pane, poi a casa lo mangiavano un po’ alla volta e si dicevano ora senti il profumo del mare
ora vedi il brillio degli abeti d’inverno carichi di neve
. Gli venne in mente sua madre con nostalgia, la sentiva spesso ma non la vedeva da tempo, viveva nella sua casetta lontana dal traffico, con i suoi libri, la sua musica.
Qualche volta fingeva di pentirsi:
«Non sono stata la madre della maglia di lana, ma non potevo essere diversa, Maurizio. Nella vita bisogna essere coerenti con se stessi, io lo sono stata, spero che anche tu lo sarai, qualunque cosa accada, ricorda! Molte volte costerà dolore, vorresti non esserlo e non ce la farai perché bisogna sempre avere il coraggio di guardarsi allo specchio senza distogliere lo sguardo, se non ci stimiamo più, è difficile che gli altri possano farlo».
Aveva imparato così bene che, quando gli capitava qualcosa, le scelte erano chiare, non c’era nemmeno bisogno di chiedersi cos’era giusto fare, perché lo sapeva già.
S’incamminò verso il centro della cittadina, aspirò l’odore gradevole misto di mare e di laguna tanto che non si sapeva dove cominciava l’uno e finiva l’altra alle Saintes Maries de la Mer, la città del raduno annuale dei gitani. Era in agosto? Forse Marc glielo aveva detto la sera prima quando era arrivato nel suo albergo al centro della città vecchia di Tunisi con il disperato bisogno di parlare con qualcuno e con il timore che fosse già partito, doveva tornare in Francia per Natale e non ricordava bene se se ne sarebbe andato quella sera o il giorno dopo. Non sapeva cosa avrebbe fatto se non l’avesse trovato, aveva bisogno delle sue parole, della sua mano larga e asciutta, del suo aiuto così come sempre si erano aiutati sulle piattaforme petrolifere nel Golfo Persico, in Messico. Si erano anche salvati la vita a vicenda, anche nel mondo d’oggi in cui tutto sembra programmato, l’incidente è lì che ti aspetta e la morte prende un amico e lascia te in vita e tu non sai perché prende lui e non te.
Avevano fronteggiato un attacco di terroristi islamici a Bander Abbas e Marc aveva condotto le trattative:
«Sta’ indietro tu, io sono più esperto, mi è già successo, mostrati sicuro, è una finta, è a scopo dimostrativo, ma non bisogna farli innervosire».
Quand’era tutto finito, Maurizio gli aveva chiesto:
«Ma come facevi a essere tanto tranquillo?»
Marc aveva risposto con allegria:
«Conosco arabi e persiani, è brava gente, vittima di venditori di armi, uno solo dei loro sequestri va di solito a segno, ne tentano una ventina, speravo che questa non fosse quell’unica volta».
La polizia era arrivata mentre Marc parlamentava e li aveva disarmati, avevano il volto coperto da un passamontagna nero che lasciava vedere solo gli occhi, se lo erano lasciato togliere senza far resistenza, erano dei ragazzi.
Maurizio aveva detto:
«Li sbatteranno in carcere e ci staranno anni».
«Non più di due o tre giorni, te lo potrei giurare. È il governo che li ha mandati per alzare il prezzo del greggio o per qualche altra ragione che noi non sappiamo, vogliono metterci un po’ di paura anche se non siamo noi che decidiamo, noi siamo dei tecnici, i prezzi li stabiliscono altri.»
Un’altra volta era stato Maurizio a salvare Marc, era scoppiata una caldaia sulla piattaforma e Marc era dietro una porta che non riusciva ad aprire, Maurizio l’aveva abbattuta e lo aveva tirato fuori con solo un po’ dei capelli rossi bruciacchiati, però imperturbabile come sempre.
«Bon, anche questa volta l’ho scampata, grazie…»
Se avesse avuto un fratello, Maurizio lo avrebbe voluto come lui, calmo, equilibrato, una roccia che niente poteva scalfire. Era in giro per il mondo da anni, da una piattaforma petrolifera all’altra; una volta, Maurizio gli aveva chiesto:
«Come puoi essere così? Niente ti scompone o ti agita!»
«Si diventa così quando si è sofferto molto e il dolore non ci ha distrutto, sei molto forte, dopo. Spero che non ti succeda, ragazzo, perché non è sempre bello esserlo, ti sembra di non provare più niente né di brutto né di bello.»
Aveva solo sei o sette anni più di Maurizio ma lo chiamava spesso così, ragazzo
. Erano molto amici anche se, della vita di Marc, Maurizio aveva sempre saputo poco e pochissimo aveva chiesto.
Quando vorrà, mi parlerà lui di sé, se no, non importa.
Lui invece di sé gli aveva raccontato tutto quello che c’era da sapere: l’infanzia tranquilla con il padre spesso all’estero, ingegnere come lui, la madre che lo aveva educato quasi da sola, lavorando in casa come disegnatrice.
Gli era mancato molto suo padre, che vedeva così raramente?
Non lo sapeva, non quand’era piccolo, più tardi forse avrebbe voluto qualcuno su cui modellarsi o con cui scontrarsi come i suoi compagni, ma, da quel che dicevano, ben pochi padri erano davvero figure di riferimento, così lui poteva immaginare suo padre come meglio credeva.
Proseguì senza fretta nella via principale, con molti bei negozi, tutti di alimentari, per Natale la Douce France faceva le cose in grande più che mai, dietro una vetrina sfolgoravano bottiglie di champagne e di cassis con nastrini luminosi al collo che mettevano allegria.
C’era un freddo terso, quasi un’aria da neve, anche se sapeva che in Provenza nevicava raramente.
Rabbrividì, aveva addosso un maglione di lana pesante blu di quelli che usano i pescatori, fatto a mano, glielo aveva regalato anni prima un suo operaio proprio per Natale. Erano in Libia allora, ed era certo poco indicato per il clima, ma Toussant aveva insistito:
«Lo prenda, ingegnere, è di quelli di una volta, non se ne fanno più così, vedrà come le sarà utile se dovrà tornare a casa d’inverno improvvisamente!»
Ora gli faceva comodo, anche se non sarebbe più tornato a casa, a meno che non volesse considerare come casa sua quella di sua madre, c’era sempre un letto per lui nella mansarda, coperto da uno scialle di cachemire.
Sapeva che sua madre lo avrebbe accolto con calda tenerezza senza chiedergli niente:
«Sta’ qui finché vuoi, figlio mio…»
Si chiese se sua madre fosse stata felice e si disse di no e non solo perché suo padre era morto quando lui aveva vent’anni, ma anche prima.
Ricordava di averla vista piangere dopo una telefonata di suo padre dalla Costarica e lei, che non dava né chiedeva mai baci né abbracci, gli si stringeva contro:
«Abbracciami forte, Maurizio, noi due insieme…»
Lui pensava che sua madre fosse stata tradita spesso e quei lavori intorno al mondo di suo padre fossero una specie di gentlemen’s agreement per non sciogliere del tutto un matrimonio di fatto dissolto. Stavano insieme solo d’estate e lui non sapeva mai se desiderare o temere l’arrivo di suo padre perché odiava i litigi e i lunghi silenzi dei suoi genitori e non voleva soffrire.
Rigirò nella tasca la chiave che Marc gli aveva dato dicendo:
«Adesso, ragazzo, cerca di non pensare a niente, so che è difficile, ma provaci! Te ne stai un po’ da solo e decidi con calma, farlo adesso, a botta calda, mi pare insensato. Dobbiamo tornare a Tunisi a metà gennaio, per allora saprai cosa vorrai. Per prima cosa, guardati allo specchio, sei un bell’uomo, ma questo non basterebbe, sei intelligente, un tecnico di valore, non è colpa tua quello che è successo, meglio ora che più tardi. Sei sposato da soli tre anni. È triste da dire, ma il dolore passa come tutto il resto, potresti sempre trovare un’altra donna da amare. Se invece credi di passarci sopra, volta pagina, perdona e non pensarci più».
Maurizio ebbe un sorriso amaro mentre cercava la via dei Frères Jacques, che doveva essere alla destra della chiesa. Era da lì che era partito per le crociate san Luigi o era da Aigues Mortes? Ed era la prima o la quarta crociata? Non ricordava bene, al liceo gli piaceva la storia, ma le date non le sapeva mai. La sua professoressa se la prendeva con lui:
«Almeno una data, per favore, almeno una! Non lo sai che le guerre di successione hanno diviso l’Europa più o meno com’è ora? Se tu non sai collocarle, confondi tutto!»
Era convinta che lui lo facesse apposta, gli voleva bene, forse era anche un po’ innamorata di lui come si innamorano in modo platonico le professoresse dei ragazzi bravi.
Avrebbe voluto che si iscrivesse a Lettere, ma lui aveva già scelto Ingegneria, forse per il ricordo o il quasi non ricordo del padre.
Vide davanti a sé la cattedrale bianca e pensò che la casa di Marc era sicuramente vicina.
Rifletté che proprio quel giorno lui e Alicia sarebbero dovuti partire per Saint Moritz come facevano talvolta per le vacanze di Natale e invece lui era in Provenza e Alicia chissà dove. Probabilmente si stava pentendo, non sono moltissimi i mariti che possono offrire viaggi, oggetti di lusso, vacanze costose d’estate e d’inverno.
Ripensò con dolore a quello che era successo solo la sera prima, non erano ancora passate ventiquattro ore, nel loro bell’appartamento sulla Corniche di Tunisi, succede a molti mariti eppure credeva che proprio a lui non potesse accadere, non l’aveva messo nel conto, ma i dolori, molte volte, non si mettono nel conto, perciò trovano tanto impreparati. Doveva terminare i suoi controlli sulla piattaforma la mattina dopo, poi sarebbe corso a casa, si sarebbe cambiato, le valigie erano già pronte e sarebbero partiti. Tutti invece si erano sbrigati e avevano potuto chiudere.
Libero prima di quanto pensasse, non aveva neanche telefonato ad Alicia nella loro casa dove tornava sempre nei week-end e qualche volta durante la settimana, per il resto dormiva sulla piattaforma perché il lavoro cominciava all’alba.
Pregustava la sorpresa, la gioia di Alicia, il suo corpo nudo e sodo.
Sarà felice, festeggeremo a champagne il regalo che le ho comprato.
Alicia amava i gioielli berberi, ne aveva una piccola collezione ed era esigente e insaziabile, per questo lui aveva fatto cercare una collana nelle oasi e mentre la faceva incartare pensava: Questa è diversa da tutte quelle che ha, è un gioiello antico
.
La collana era bellissima, argento e oro alternati a lapislazzuli e coralli.
La beduina che gliela aveva portata e che era sorella di uno dei suoi operai, gli aveva detto senza sorridere:
«Questo è il gioiello dell’amore fedele, il corallo cambia colore, diventa scuro se