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Pavor nocturnus: Storie di uomini che hanno paura
Pavor nocturnus: Storie di uomini che hanno paura
Pavor nocturnus: Storie di uomini che hanno paura
E-book225 pagine2 ore

Pavor nocturnus: Storie di uomini che hanno paura

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Info su questo ebook

Tre racconti, tre storie di uomini, che nell’insieme costituiscono un affresco che suggerisce l’idea di quanto sia complicata e difficile la condizione umana e di quanto sia complessa la nostra psiche.
Giano Bellafonte, protagonista di Pavor nocturnus, ha una vita perfetta e armoniosa durante il giorno, ma è tormentato da incubi terribili durante la notte e vorrebbe smettere di sognare, mentre Zero Contini, un cinquantenne che si occupa dei libri antichi nell’oscuro reparto di una biblioteca, un asociale animato da uno scontroso desiderio di solitudine, è L’uomo senza sogni.
L’uomo che guardava il cielo, di cui non conosciamo il nome – e quindi potrebbe essere uno qualsiasi di noi – ha forse trovato il segreto per superare la paura, perché ha imparato che la vita può racchiudere gli orrori peggiori, ma anche “sorprendere con momenti di insospettabile bellezza e di incredibile felicità”.
Tre racconti che trascinano il lettore, costringendolo a entrare nella mente dei tre personaggi, per amarli o detestarli, così come amiamo e talvolta detestiamo noi stessi, quando ci soffermiamo a osservarci – o quando abbiamo timore di farlo.
LinguaItaliano
Data di uscita16 mar 2023
ISBN9788855392921
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    Anteprima del libro

    Pavor nocturnus - Paolo Lenti

    PAVOR NOCTURNUS

    Storie di uomini che hanno paura

    Paolo Lenti, Pavor nocturnus. Storie di uomini che hanno paura

    © EEE - Edizioni Tripla E, 2023. Prima edizione

    ISBN: 9788855392921

    Collana Raccontare, n. 25

    EEE - Edizioni Tripla E

    di Piera Rossotti

    www.edizionitriplae.it

    Tutti i diritti riservati, per tutti i Paesi.

    In copertina: Taglio di luce, olio su legno di Paolo Lenti (Collezione privata).

    Pavor nocturnus

    UNO

    Il cielo è azzurro, di un azzurro che così non è stato mai; nemmeno un’ipotesi di nuvola ne macchia il mantello.

    L’aria ha il calore di un respiro, bacia in fronte e ti sfiora il viso come una carezza.

    È primavera e il verde delle foglie nuove sugli alberi acceca, tanto è luminoso e intenso. Gli uccelli fanno sentire il loro vociare festante, lieti che l’inverno sia, oramai, soltanto un ricordo. Perfino le macchine vanno più piano, quasi che gli automobilisti vogliano godersi appieno questa atmosfera idilliaca. Molti hanno il finestrino abbassato e le musiche che escono dalle diverse autoradio si mescolano insieme, andando a formare un meraviglioso concerto polifonico che aggiunge un’ulteriore nota di allegrezza.

    Giano Bellafonte viaggia su un’Alfa Romeo Stelvio, rossa fiammante, e sta per arrivare a casa.

    È quasi l’ora di pranzo e sa che ad aspettarlo ci sarà Vera, sua moglie, pronta ad accoglierlo con il suo consueto sorriso smagliante.

    I figli, terminata la scuola, arriveranno in una decina di minuti, portati, come sempre, dalla corriera, la cui fermata dista appena cento metri dalla loro abitazione.

    In vista della casa, l’uomo schiaccia il telecomando del cancello elettrico che si apre all’istante.

    Rallentando appena, entra nel giardino e ferma l’automobile poco più avanti.

    Spegne il motore e rimane alcuni minuti seduto sulla vettura che odora ancora di nuovo, a occhi aperti, inspirando la brezza che entra dal

    finestrino socchiuso.

    Il suono del cellulare è improvviso e inaspettato e lo fa sobbalzare.

    È la sua segretaria.

    «Dimmi Carmen» fa con voce leggermente alterata. «No no, tranquilla, sono appena arrivato a casa. Non sto guidando. Come dici? Il cliente ha accettato? Perfetto! Che cosa? Vuole addirittura concludere già domani? La vedo dura, considerando che il notaio ha sempre l’agenda piena di impegni. Comunque, provare non ci costa nulla. Telefona subito alla sua segretaria e guarda se riesci a farti dare un appuntamento per domani in tarda mattinata. Se quella ti dice di sì, chiama i venditori e gli acquirenti e falli venire in agenzia un’ora prima dell’ora concordata con il notaio, così avremo la possibilità di parlare con calma di tutto. Ancora una cosa: ricorda ai Signori Somnio di portare le chiavi della casa, in modo da fare subito la consegna. Io farò un salto in agenzia nel pomeriggio, non so ancora a che ora. Ho un appuntamento nella zona industriale, per la vendita di quel benedetto capannone, alle 15.30. Facendo i debiti scongiuri, c’è una concreta possibilità che, dopo tanto tempo, questa trattativa vada finalmente a buon fine. Sì, sì, va bene, buon pranzo anche te. A dopo.»

    Giano Bellafonte sorride: il lavoro sta andando a gonfie vele, e non solo quello.

    Dopo quindici anni, il suo matrimonio è più solido e appagante che mai; i ragazzi hanno iniziato le superiori con un profitto più che soddisfacente e, in generale, tutto sembra procedere per il meglio.

    Quasi tutto.

    Solo la sera si incupisce perché sa che di lì a poco andrà a dormire e allora tutto il suo mondo verrà stravolto.

    Anche se solo per il breve tempo di un sogno, verrà risucchiato in un vortice senza fine e sarà costretto a vivere un’altra vita, dove l’orrore e l’incubo la fanno da padroni e la paura gli si attaccherà addosso come una seconda pelle, senza abbandonarlo mai.

    Adesso, però, non è il caso di anticipare l’angoscia perché la notte è ancora lontana e lui ha tutto il diritto di godersi queste ore di luce.

    Pregusta l’incontro con la compagna della sua vita, l’unica persona al mondo che lo fa sentire davvero importante e lo rende felice.

    Cosa farebbe senza di lei?

    Come sarebbe la sua vita senza la presenza di quella meravigliosa creatura? In tutti questi anni di condivisione assoluta, mai l’ha vista alterata; mai una volta che abbia perso la pazienza o alzato la voce oltre il dovuto.

    Una donna perfetta, senza alcun difetto: la moglie ideale che ogni uomo vorrebbe avere accanto.

    «Sono proprio innamorato cotto!» sospira sereno, accingendosi a uscire dall’auto.

    Una volta fuori, alza lo sguardo in direzione della finestra della sala per vedere se lei è lì, come spesso è solita fare, in piedi, come fosse di vedetta, sempre con il suo bel sorriso dipinto in faccia e il desiderio inesauribile di riaverlo entro le mura.

    Oggi non c’è, e l’uomo non riesce a reprimere una smorfia di delusione.

    «Sarà sicuramente in cucina a preparare qualche piatto squisito» pensa tra sé, vergognandosi un poco di questa sua punta di egoismo.

    Il gatto nero, dal pelo morbido e lucente, gli arriva incontro di corsa, felice di essere lui il primo a dargli il saluto.

    Giano si china e lo accarezza quasi commosso, stupito ogni volta da questa sua straordinaria dimostrazione di affetto.

    Il felino accetta di buon grado le carezze e inizia a strusciarsi accanto ai suoi piedi, dando vita a un buffo balletto circolare.

    Non lo prende in braccio ma si mette a grattarlo sotto il mento per alcuni secondi, lieto di constatare quanto questa cosa gli faccia piacere.

    Quando l’animale si stacca da lui, inizia a percorrere il vialetto che conduce alla porta d’ingresso, seguito immediatamente dal felino che lo affianca e continua a tagliargli la strada.

    Più di una volta è costretto a fermarsi per evitare di pestargli la zampa.

    Nell’erba, davanti alla porta della cucina, la ciotola del cibo mostra alcuni bocconi avanzati. Giano ne resta stupito, conoscendo la fame insaziabile che il gatto ha sempre dimostrato di avere.

    Come se avesse capito i pensieri del padrone, la bestia si avvicina alla ciotola e, nel tempo di un respiro, l’avanzo di cibo è sparito alla vista. Giano sorride tra sé e annuisce, soddisfatto.

    Prima di infilare la chiave nella serratura della porta blindata, si accosta alla finestra che dà sulla cucina e, stando bene attento a non farsi scoprire, lancia un’occhiata all’interno.

    Dal vetro gravido di vapore intravvede la donna intenta ai fornelli.

    Rimane per qualche minuto in quella posizione, immobile, a osservare i movimenti sinuosi di quella regale padrona di casa.

    Ogni suo passo è leggero e armonioso, come quello di una ballerina quando danza, leggiadra, in equilibrio sulle punte.

    Mentre cucina non smette mai di sorridere, felice di preparare, per i suoi cari, qualcosa di buono.

    Si commuove e in quel momento, senza che lui se ne renda conto, alcune lacrime colme di felicità e d’amore prendono a formarsi nella congiuntiva e, una volta al culmine della loro grandezza, scivolano dall’occhio sinistro, e dopo avere attraversato tutta la guancia vanno a cadere ai suoi piedi senza, naturalmente, fare nessunissimo rumore.

    DUE

    L’abbraccio della moglie è intenso e rassicurante.

    Giano le bacia i capelli che sanno di buono, come il profumo del pane caldo, appena sfornato.

    Rimane per alcuni minuti sprofondato nel suo corpo, godendo appieno di quella meravigliosa sensazione di pace. A occhi chiusi ne aspira l’odore, stupito di trovarlo, ogni volta, sempre così forte, acre, acuto e penetrante: un odore di femmina capace di procurargli vertigini e sensazioni indescrivibili, che perdura nel tempo e non accenna a scemare.

    La stringe a sé con forza, come per impedirle una qualche via di fuga.

    Ogni volta che arriva a casa, il timore di non trovarla gli si affaccia alla mente e per qualche istante un senso di smarrimento lo assale.

    Quando la rivede, tutto svanisce e torna a brillare la vita.

    Le sue mani iniziano una lunga carezza che partendo dal collo giunge fino a lambire le prime avvisaglie dei fianchi della donna, e lì si fermano pudiche.

    Questa pare gradire e, a sua volta, inizia anche lei a far scivolare le mani sulla schiena di lui, accompagnando il tutto con gemiti appena sussurrati all’orecchio che sono più che sufficienti a risvegliare in Giano tutto l’ardore.

    Dopo alcuni minuti in cui sembra che l’approccio amoroso possa sconfinare in qualcosa di più robusto e profondo, l’incanto si spezza per colpa di lei.

    «Tesoro, come è andata stamattina?» chiede la donna staccandosi appena, mentre con una mano gli accarezza la guancia, soffermandosi, scura in volto, sulla barba che necessita di un taglio immediato.

    «Magnificamente, Amore mio» le sorride. «Tra l’altro mi ha appena chiamato Carmen per dirmi che la villa con piscina è stata venduta. Domani, se tutto va bene, l’acquirente verrà in ufficio per concludere l’acquisto.»

    L’uomo non ha ancora finito di parlare che, con un tempismo perfetto, il cellulare gli comunica l’arrivo di un nuovo messaggio.

    Giano lo legge, e immediatamente sul suo viso compare un’espressione di compiaciuto trionfo.

    «Carmen mi informa che al notaio, per nostra fortuna, è saltato un appuntamento con un cliente alle undici e trenta, e così la sua segretaria ha potuto accettare la nostra richiesta!»

    «Che bella notizia, tesoro: è davvero fantastico! Se penso che, visto il prezzo richiesto così elevato, avevo espresso tutti i miei timori sul fatto che saresti riuscito a venderla… Questa volta hai davvero superato te stesso!»

    La donna, come premio, avvicina le sue labbra a quelle del marito e il bacio che ne scaturisce è lungo e appassionato e, se non fosse per i ragazzi che irrompono all’improvviso nella stanza, destinato a protrarsi per un tempo infinito.

    «Guarda che scena commovente» fa la figlia correndo a dare un bacio alla mamma «sembra di assistere a una scena di un film romantico e zuccheroso!»

    «Ciao papi» aggiunge immediatamente, dimostrando di avere per entrambi lo stesso grado di affetto e di attenzione.

    «Ciao tesoro» risponde Giano con il cuore colmo d’amore «come è andata a scuola? Preso qualche bel voto?»

    «No» fa lei «oggi non è successo nulla. Avrei potuto tranquillamente restarmene a casa».

    «Cosa c’è da mangiare?» domanda il figlio, dimostrando una concretezza disarmante, tipica del maschio.

    «Sai chiedere solo questo!» lo rimbrotta, scherzosa, la sorella. «Cuore arido e insensibile.»

    «Certo certo, cara la mia Rossella O’Hara. Ma non è colpa mia se oggi ho una fame da lupi.»

    «Quando mai non ce l’hai?» fa lei con tono canzonatorio, andando a posare lo zaino in camera sua. «Sembra che tu sia sempre a digiuno da giorni.»

    «Al momento posso ancora permettermelo, visto il fisico che mi ritrovo!»

    «Ha parlato Brad Pitt!»

    «Allora, avete finito?» li interrompe la madre, dando un’occhiata complice al marito che, nel frattempo, si è già seduto a tavola pronto a iniziare il pranzo.

    «Arriviamo arriviamo» esclamano all’unisono dal bagno, dove sono andati a lavarsi le mani.

    «Tra quei due è sempre un continuo battibeccare» sospira l’uomo, mentre con la mano sinistra prende il tovagliolo e lo posiziona delicatamente sulle ginocchia «però, poi, non possono fare a meno l’uno dell’altra».

    La donna non commenta l’affermazione del marito, sorride, e si avvicina ai fornelli per prendere la pentola con la pasta.

    Alza il coperchio e l’assaggia per sincerarsi che sia ancora calda.

    Avuta conferma che la temperatura è quella giusta, prende la pentola per i manici, a mani nude, senza usare le presine, e la depone al centro della tavola.

    Non appena i commensali sono tutti riuniti, le pappardelle rigorosamente fatte a mano e di un bel colore giallo che denota l’uso sapiente della giusta quantità di uova prodotte esclusivamente da galline ruspanti, vengono servite, fumanti, con il ragù di cinghiale, tra la soddisfazione generale.

    Per alcuni minuti nessuno proferisce verbo, e il muscolo preposto alla masticazione, situato sulla faccia esterna della branca della mandibola, diventa, in questo frangente, il protagonista assoluto della culinaria rappresentazione.

    TRE

    «Questa sera un goccio di vino lo prendete anche voi! Dobbiamo festeggiare.»

    Sono di nuovo tutti riuniti a tavola.

    È l’ora di cena e Giano ha aperto un barbaresco di Pio Cesare, vecchio d’annata.

    «Questo non va considerato un semplice prodotto da bere» esclama il padrone di casa, con tono solenne.

    È in piedi, e mentre parla ha gli occhi chiusi e un’espressione sul viso simile a quella che si può osservare sul volto bianco, di marmo, di Santa Teresa d’Avila in estasi, raffigurata in modo mirabile da Gian Lorenzo Bernini, genio precoce al cospetto del cardinal Borghese.

    «Questa meraviglia» prosegue «è una vera e propria emozione che porta con sé i ricordi di un tempo passato».

    Giano alza il bicchiere verso la luce e ne osserva il colore bello, di un rosso rubino intenso che, visto l’invecchiamento, tende a virare al granato.

    Fatto questo, inizia a ruotare il calice in modo da avvinarne le pareti. Immediato, si forma un anello di liquido dal quale discendono, armoniose e suadenti, piccole gocce che scorrono lungo il vetro del bicchiere a formare degli archi di uguale misura.

    Data la struttura del vino, questi permangono a lungo sui lati.

    Lo annusa più volte, godendo degli aromi eleganti e fini di frutta matura e spezie che piano piano gli vanno a riempire il naso, e lì compiaciuti si affastellano restando a soggiornarvi in letizia.

    Quasi fosse un sacerdote in procinto della comunione, accosta deferente le labbra al bordo del calice e ne beve appena qualche goccia, attendendo con ansia che queste si allarghino, sensuali, a coprire l’intera superficie della lingua, di simile colore ma dal tono più casto.

    Il buon equilibrio tra acidità, tasso alcolico e tannicità gli confermano l’alta qualità del prodotto.

    «Sì, buono» fa il figlio dopo aver assaggiato a sua volta «anche se per me, a dire la verità, risulta un po’ troppo liquoroso».

    Giano non commenta le parole del ragazzo; si limita a scuotere la testa e, deluso, si rimette a sedere.

    «Non ci hai ancora detto che cosa si festeggia» chiede la figlia, porgendo il piatto vuoto alla madre, nell’attesa che venga riempito.

    «Vostro padre» fa questa, mettendo una porzione di spezzatino con patate nel piatto che rimane fermo, sospeso nell’aria, in attesa di un rabbocco immediato «oggi pomeriggio è riuscito a trovare un compratore per quel vecchio capannone in disuso a un prezzo incredibilmente fantastico. Il guadagno ottenuto sarà davvero cospicuo».

    Giano si gode, compiaciuto, l’applauso che i figli tributano al vincitore e, in aggiunta, il sorriso orgoglioso che la moglie gli regala, e che lui accoglie come un dono prezioso. La cena prosegue perfetta, e lui vorrebbe non finisse mai.

    Tre ore dopo si ritrova nel letto, accanto alla donna che gli ha letteralmente stravolto la vita.

    «Ti vedo pensieroso, cosa c’hai?» fa lei, sistemando con cura certosina il bordo del lenzuolo bianco, di lino.

    «Lo sai, come tutte le

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