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Una frase da dieci centesimi
Una frase da dieci centesimi
Una frase da dieci centesimi
E-book369 pagine5 ore

Una frase da dieci centesimi

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Info su questo ebook

Secondo una recente statistica, almeno un italiano su 4 ha iniziato una relazione sentimentale su internet. Nella banalità di quella che chiamano globalizzazione, conoscere una persona sul web è come conoscerla in un bar, a una cena tra amici, in strada, alle poste a scuola. L’amore nasce dove vuole, non gli importa dei luoghi, non gli importa delle statistiche perché lui comunque appare, sconvolge vite, migliora e peggiora le persone.

Ecco, questa è la storia di un uomo e una donna, due città diverse, due esistenze che non si sarebbero mai incontrate se non per la voglia di cercare qualcuno con cui tornare a dare un senso alla propria vita. Tra loro, un sito di incontri in rete, dove la curiosità innesca un meccanismo che li porta ad avvicinarsi sempre di più tra speranze, sogni, incertezze.

Un’indagine sul nuovo modo di concepire l’amore nato su internet e una domanda su quanto sia reale un sentimento sbocciato in questo modo.

Andrea Cerri, programmatore industriale, dopo una vita dedicata all’attesa e a studi giuridici noiosissimi, è appassionato di tutte le cose che non stancano come il cinema, la letteratura e il giardinaggio. Odia gli hobby che comportano svegliarsi troppo presto, nonché l’utilizzo di strumenti pesanti, amante degli animali e di tutte le altre cose che non parlano troppo. Una frase da dieci centensimi è il suo romanzo d’esordio.
LinguaItaliano
Data di uscita15 giu 2015
ISBN9788899394103
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    Anteprima del libro

    Una frase da dieci centesimi - Andrea Cerri

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    Una frase da dieci centesimi

    EDIZIONI EVE

    Andrea Cerri

    Una frase da dieci centesimi

    Edizioni Eve

    Marchio di Editrice GDS

    Via Matteotti 23

    20069 Vaprio d’Adda- Mi

    www.edizionieve.it

    copertina:  cuore di metallo e petali" di Massimiliano Gallo 

    Ogni riferimenti, luoghi, persone descritti sono da ritenersi del tutto casuale.

    TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI

    Le stesse passioni nell’uomo e nella donna hanno un tempo diverso.

    Perciò uomo e donna non cessano di fraintendersi. (F. Nietzsche)

    Parte prima - Capitolo 1

    Fabio cercò il pacchetto nella tasca del giacca e si accese un’altra sigaretta. Non sembrava intenzionato a smettere di fumare, ricercava soltanto un giusto equilibrio di nicotina nel corpo. Secondo lui era quello il segreto per continuare a fumare senza ammalarsi. Nonostante iniziasse a sentire il fiato corto e altri problemi legati al suo vizio, la dipendenza psicologica era talmente forte che in quel momento della sua vita, per nessun motivo al mondo, gli sarebbe riuscito di smettere.

    Aveva più di trent’anni, ma era ancora lontano dai quaranta. Viveva a Roma, quartiere San Lorenzo. Era rimasto in quella zona perché lì aveva abitato durante l’università e dopo essersi laureato, ormai troppo coinvolto da quelle strade, aveva scelto di restare.

    Abitava in uno dei peggiori appartamenti da single di tutta la città: disordine ovunque e frigo sempre vuoto.

    Veniva da una storia d’amore importante finita già da almeno un anno. Dentro di sé sapeva di avere tanti rimorsi e nessun rimpianto, e che per far terminare quella storia si era impegnato al massimo, molto più che per farla continuare. Nonostante questo, però, di tanto in tanto gli tornava alla memoria e provava un attimo di nostalgica malinconia. Dopo essersi lasciato si era trascinato in alcuni incontri con diverse ragazze, senza ottenere niente che valesse la pena ricordare: poco più che un disordinato puzzle sentimentale.

    Sentiva nascere in sé, in quel periodo, la voglia di legarsi e innamorarsi ancora. In un attimo di inspiegabile masochismo avvertiva la necessità di soffrire per amore, forse per sentirsi più vivo.

    Non esercitava un mestiere legato ai suoi studi giuridici. Quasi per gioco aveva iniziato a occuparsi di transazioni finanziarie on line. Il gioco gli era piaciuto e aveva continuato.

    Lavorava per una società internazionale di investimenti; aveva un ufficio a disposizione, ma spesso lavorava da casa e il suo computer era sempre acceso. Nel caos della sua casa e dei mercati, l’ambiente virtuale era l’unica speranza di ordine.

    Recentemente era riuscito a ottenere buoni guadagni approfittando di alcuni rialzi legati alle materie prime e indovinando diversi trend ribassisti. Pur avendo anche pessime giornate e altrettanto pessime intuizioni, era riuscito alla fine a metter via abbastanza per adagiarsi qualche settimana. Si limitava a qualche piccola operazione di giornata, in attesa di un qualche evento. Anche un disastro sarebbe andato bene, perché anche lui, nel suo piccolo, partecipava a quella speculazione a cui si attribuisce il perdurare della crisi.

    Disorganizzato, disordinato, disattento a tutto, non era assolutamente capace a vivere solo. Approfittando di un piccolo incidente capitato alla madre, decise di prendere con sé il suo portatile, alcune camice, un’improvvisa voglia di silenzio, e di trascorrere qualche giorno da lei, nella casa in campagna dov’era cresciuto.

    Si era convinto che lo stesse facendo per aiutare la mamma; in verità voleva prendersi del tempo, dato che da qualche settimana un vistoso velo di tristezza aveva iniziato a macchiare il suo viso. Gli capitava spesso di sentirsi solo, incompleto. Vedeva alcuni suoi amici sposati, alcuni anche con figli ed era una visione questa che lo faceva sentire irrealizzato, inadeguato al normale muoversi del mondo. Questo suo disagio si placava soltanto pensando ad altri suoi conoscenti senza moglie o fidanzate che, come lui, vivevano la condizione di single, e allora la sensazione di inadeguatezza spariva e tornava a sentirsi normale.

    Tra fidanzate ufficiali e ufficiose, pause di forzata solitudine, incontri, frequentazioni, attimi di sbandamento confusi con l’amore, aveva avuto fino a quel momento più di una cinquantina di donne. Non si può dire che fosse bellissimo, ma aveva sempre avuto un aspetto gradevole. Si piaceva molto più ora che quando era ragazzino. Troppo presto per acquisire quello che alcune donne chiamano il fascino dell’uomo maturo, il suo era un fascino classico, quello del ragazzo intelligente, colto e gentile, che lasciava trasparire un lato nascosto e oscuro, fatto di inquietudini mai placate e di alcune insicurezze che non era riuscito a sconfiggere del tutto, e con le quali era stato costretto a scendere a patti.

    La casa di sua madre era molto vicino a Roma, ma sembrava essere lontana mille chilometri, isolata com’era nella campagna dei Castelli romani, lì dove le colline iniziano a distendersi nella strada verso il mare.

    Con il giardino, le siepi, i vasi di gerani e gli ulivi, quello gli sembrò ancora una volta l’unico luogo a lui familiare, il più adatto per trovare un po’ di pace e serenità.

    Era l’ultima settimana di settembre. Durante la notte aveva piovuto, ma adesso il cielo era sereno. Fabio respirò l’aria fresca e pulita, e fu come tornare alla vita. Per un instante si sentì tranquillo, in pace. Era convinto che quello fosse veramente un nuovo giorno, poteva sorridere e rilassarsi.

    Gli bastò poco tempo e iniziò a sentirsi meglio. Sua madre in realtà non necessitava di particolari attenzioni: era una donna ancora giovane, in buona salute e forte.

    Trascorreva le giornate fumando, sentendo la radio, aiutando in casa e giocando al computer. Mangiava bene ora che non si cucinava più da solo; smise anche di radersi tutti i giorni e ben presto iniziò farsi cullare dall’ozio.

    Il tempo passava lento e lui, dal canto suo, non faceva niente per accelerarlo: se ne stava comodamente seduto sul divano o steso sul letto. A casa parlava poco; chiedeva ogni giorno qualcosa nuovo e particolare da mangiare perché si sentiva intossicato dai cibi e dalla solitudine del suo appartamento vuoto. Qualche giorno e se ne sarebbe allontanato con lo stomaco, con il pensiero.

    Le notti spesso lo coglievano sveglio. "Come vivrò?, Voglio una donna che mi stia vicino, I miei guadagni di oggi saranno sufficienti domani?" erano dubbi e desideri che gli toglievano la serenità e il sonno. Domande che lo lasciavano stordito a cercare qualcosa che non c’era, ma che sapeva esserci stato, che però non gli era bastato o che non aveva capito. Più che altro sentiva la necessità di dormire vicino a una donna, prendere un po’ del suo calore e consumarlo come un carburante in grado di produrre serenità. Ancor prima del sesso e dell’essere innamorato, era la voglia di sentirsi amato a generare le sue inquietudini.

    Le mattine seguenti lasciava quello strano malessere nel letto. Indossando i vestiti era come se indossasse una piccola armatura in grado di proteggerlo da quelli che infine erano solo dubbi e incertezze di ogni uomo. "Nessun uomo è un’isola, disse qualcuno, ma nelle notti e in alcuni momenti non è poi così difficile sentirsi soli".

    Quel giorno non sembrava diverso dagli altri, accompagnò la madre ancora leggermente zoppicante al supermercato e dopo un po’ si ritrovò ancora senza niente da fare. Accese quindi il suo computer per controllare la posta e leggere qualche notizia: uno sguardo fugace sul mondo che continuava a girare consumando giorni e accorciando vite.

    Guardò anche l’andamento di alcuni titoli che aveva acquistato. In quell’istante stava guadagnando: poteva rivenderli e incassare subito, ma decise di aspettare. Era ora di pranzo e la prima cosa che aveva imparato facendo quel lavoro è che il mondo si sveglia alle 15, quando apre Wall Strett, e che quello che succede prima non conta.

    Si interrogava sul da farsi, e nel pensare si mise a guardare fuori dalla finestra fino a che si soffermò su una bel vaso di gerani rossi. Alcuni sostenevano che tenevano lontane le zanzare, ma lui ne vedeva almeno un paio svolazzare tranquille vicino ai fiori!

    Fumava – lo faceva spesso –, pensava a cosa fare di quei titoli, guardava fuori e osservava la madre che metteva in tavola. Alla fine decise di piazzare quello che tecnicamente viene definito stop loss, lo «stop alle perdite». Annuì soddisfatto della sua scelta, si alzò e raggiunse sua madre al tavolo. Sembrava addirittura contento.

    Dopo pranzo gli venne voglia di riposare ancora. Accostò le persiane per diminuire la luce presente nella stanza e dopo essersi acceso la settima sigaretta della giornata si sdraiò sul letto. Guardava il soffitto bianco nella penombra, osservava il fumo e il bruciarsi scintillante da cui proveniva.

    Dopo aver fumato un’altra sigaretta, Fabio si addormentò. Negli ultimi tempi i suoi sonni avevano conosciuto poco il ristoro del riposo, sia per le inquietudini che lo coglievano di notte, sia per il caldo, per il quale provava una sofferenza viscerale, quasi inspiegabile: non lo sopportava, lo infastidiva, lo stressava, gli toglieva l’aria e persino la voglia di vivere. Ma lì nella casa di campagna, con la frescura di settembre e il silenzio tutt’intorno, addormentarsi fu talmente facile che neanche se ne accorse, e la sua mente vagò in uno di quei sogni pomeridiani fatto di immagini confuse che si confondono nel dormiveglia. Colori, suoni lontani, muscoli che si rilassano, il respiro che cala. E poi ancora immagini, gli occhi che tornano alla luce, l’idea dell’orario, il pensare che basta così, che è abbastanza…

    Meno di due ore dopo era già di fronte al suo portatile. Le sue azioni non solo avevano retto bene, ma stavano salendo. Avrebbe venduto domani guadagnando una cifra talmente consistente da metterlo al sicuro anche per i prossimi mesi. Adesso poteva rilassarsi anche più di prima.

    Un segnale acustico simile a quello di un messaggio lo avvisò dell’arrivo di una nuova mail. Proveniva da un suo vecchissimo e caro amico, Carlo, personaggio singolare anche più di lui, laureato in psicologia ed esperto di comportamentismo, sofistica, neuroscienza, semantica, buon vino, scommesse e puttane russe. Amante dei blog, lo informava della sua ultima creazione, un blog sull’amore. L’eterno argomento dell’amore e delle relazioni visto sotto una luce psicologica, filosofica e analitica. Fabio lesse attentamente i post presenti curiosando tra i profili degli iscritti e le loro argomentazioni. Alla fine sentì l’irrefrenabile bisogno di dire la sua, e siccome lui delle molte scienze in cui l’amico era maestro non ne sapeva assolutamente nulla, tradusse tutto in chiave economica e finanziaria:

    -L'amore è un bisogno, e come tale va trattato: deve essere soddisfatto, come la fame, la sete o la necessità di spostarsi velocemente… tutti bisogni umani che comportano una spesa in tempo e denaro. come tutte le altre necessità, però, a esso è correlato anche il concetto di soddisfazione: posso placare la mia fame in molti modi, anche seguendo qualche orribile dieta del cazzo, ma sarò indubbiamente molto più soddisfatto se pranzerò in uno dei miei molti ristoranti preferiti, mangiando carne o pesce o anche tutte e due. lo stesso vale per la sete: certo posso bere alla fontana, ma sarò molto più contento davanti a una birra fresca o a del buon vino, o semplicemente comprando l’acqua minerale che più mi piace… e adesso parliamo dell’amore. ci sono stati momenti nella storia in cui il bisogno d’amore dell’essere umano veniva soddisfatto da una persona sola, per tutta la vita. non bisogna andare troppo lontano nel tempo per trovarli: sto parlando dei nostri nonni, spesso anche dei nostri genitori. potevano esserci episodi di tradimento, è vero, ma fondamentalmente la loro vita trascorreva fianco a fianco fino alla fine. ma oggi? quante donne ho conosciuto io? quanti uomini hanno conosciuto loro, o l’amico Carlo che ha creato questo spazio? il nostro bisogno d’amore non trova più soddisfazione verso una persona sola. prima erano costretti ad accontentarsi? siamo noi che siamo troppo esigenti? l’aumento del concetto di libertà personale ha influito su questo cambiamento? forse sono vere tutte queste cose, assieme a mille altri fattori. Quello che resta in me, però, è la sensazione che l’amore staccandosi dall’idea di famiglia e dal sesso sia diventato un bisogno diverso, meno fondamentale e per questo forse meno ricercato. qualcosa di antico, a volte sperato, ma difficilmente compreso. abbiamo smesso di investirci sopra, e quando lo facciamo o abbiamo paura o lo riempiamo di aspettative, creando una bolla speculativa che ci confonde e ci fa dimenticare quale sia realmente il suo valore.

    Alcuni utenti iniziarono a commentare, e anche Carlo lo fece, con garbo e gentilezza. Nel tentativo di aiutarlo approfondì alcuni concetti, cercando di guardarli nello stesso modo dell’amico. Poco dopo, però, sul cellulare di Fabio arrivò uno sms che diceva semplicemente - ma che cazzo hai scritto? -. Fabio sorrise, e andò a sistemare il capanno degli attrezzi in giardino. Spolverò, mise in ordine alcuni vecchi cacciaviti, sistemò nell’apposita cassetta le chiavi inglesi che restavano, perché nessuno al mondo le conserva tutte per sempre: prima o poi una di esse si perde, e la sua sagoma resta vuota.

    Solo e in silenzio, lì, in quel piccolo capanno nel giardino della casa di sua madre, Fabio pensò che la felicità fosse solo una scatola di chiavi inglesi completa.

    Parte prima - Capitolo 2

    Laura aveva ormai passato quella soglia per cui chiamarla donna era molto più naturale che chiamarla ragazza. Non ancora arrivata ai quaranta, ma ormai lontanissima dai trenta, viveva a Napoli, in un bel quartiere, uno di quelli che ricordano – qualora ce ne fosse bisogno – che Napoli è una città bellissima.

    Nonostante l’età, viveva ancora con i genitori; veniva da lunghe relazioni mai celebrate, frequentazioni, speranze, incontri. E ancora ricerche e delusioni. Sfortunata con gli uomini? Forse. Esigente? In parte. Non c’era un motivo in particolare per cui fosse ancora sola. La persona giusta per ognuno di noi esiste, anzi ne esistono diverse per ogni diverso momento della vita.. Lei però non l’aveva ancora trovata.

    Lavorava in un elegante palazzo vicino alla via più bella della città, quella conosciuta in tutto il mondo, da dove si vede bene il mare e il Vesuvio. Era impiegata in un grande studio contabile per cui svolgeva diverse funzioni, troppe per potersi definire una semplice segretaria. Si appassionava alle faccende che svolgeva e nutriva un grande interesse per la legge intesa come materia di studio, e in particolar modo per il diritto commerciale. Lavorava molto, anche più delle otto ore quotidiane.

    Si sentiva sola, Laura, avrebbe voluto un uomo vicino. Le precedenti storie d’amore, felici o deludenti, erano passate e l’avevano lasciata sola, senza uno scopo nella vita se non quello di tornare a casa dai suoi genitori.

    Non credeva molto alle relazioni nate su internet, aveva frequentato qualcuno conosciuto in quel modo ma non ne era mai nato niente che avesse la forza per trasformarsi in una storia d’amore vera. E invece era solo questo che cercava: una storia d’amore vera, matura, fatta di complicità, rispetto, calore, aiuto reciproco.

    Recentemente si era iscritta a un altro sito di incontri e quella sera, dopo aver cenato, decise di passare a controllare i suoi messaggi.

    "Che mondo strano, pensò Laura. Una foto che non sai se è vera, un nome a cui aggrapparsi. Entri quando vuoi, se non hai voglia non giochi. Qualcuno ti contatta e decidi di parlare. Un attimo: è l’approccio che conta. Poi ti annoi e non rispondi più. E allora ricominci, e ti annoi ancora. Magari si annoiava anche l’altro. Hai ancora voglia? Riprovi. Stavolta va meglio, non si fa fatica a conversare. Allora guardi il profilo. Come si fa a capire dal profilo? Cosa scrive... cosa mangia... con chi vive. E quindi? Forse è solo un momento, solo per riuscire a dormire, solo per non pensare ad altro... Poi ti annoi e non rispondi più. Se fornisse abbracci sarebbe quasi bello!".

    Tra i presenti notò un ragazzo che le sembrò subito interessante: più piccolo di lei di qualche anno, con l’espressione intelligente. Non bellissimo in foto, ma decisamente affascinante, un fascino classico, da ragazzo colto e gentile con appena un leggero velo d’inquietudine sul volto.

    Parte prima - Capitolo 3

    Per Fabio conoscere ragazze su internet era sempre stato facile, ma non lo considerava un territorio di caccia D’altronde, utilizzava la rete in modo così assiduo da considerarla un luogo «normale» in cui fare nuove conoscenze. Alcuni si interrogano sulle relazioni nate attraverso un computer, lui non si chiedeva nulla al riguardo, e forse anche per questo frequentava siti di incontri.

    Quella sera, dopo aver mangiato qualcosa in fretta, decise di concludere la giornata proprio in questo modo. Notò, proprio un attimo prima di spegnere, che un’iscritta aveva visitato il suo profilo. Volle andare a vedere. Prestò poca attenzione al nickname e alle caratteristiche, così come sorvolò sulla descrizione. Guardò solo la foto. Era una ragazza con i capelli scuri e gli occhi grandi.

    Passate le inquietudini della notte, Fabio si svegliò riposato. Doveva tornare a Roma quella mattina. Indossati pantaloni grigi, un giubbotto di pelle scura, stivaletti neri e una camicia a piccoli quadratini bianchi, salì sul treno e finì per confondersi con la folla di studenti e turisti che ogni giorno giunge in città.

    Non gli ci volle molto a sistemare le sue cose in ufficio, così decise di passare da casa sua. Tolse un po’ di pubblicità dalla cassetta delle lettere e salì. L’appartamento era così come lo aveva lasciato, sporco e disordinato. Si stese sul divano, si accese una sigaretta e se la fumò. Si guardò intorno, quasi assente, e mentre il fumo saliva cercò un motivo per restare, ma non ne trovò nessuno. Chiuse gli occhi per un quarto d’ora e poi se andò. Ripassò dalla stazione confondendosi di nuovo con i passanti che ancora andavano e venivano, e nemmeno 40 minuti dopo già percorreva in auto i pochi chilometri che dalla piccola stazione di campagna lo riportavano alla casa della madre.

    Quando finalmente poté andare in camera sua, indossare una tuta e togliersi gli stivali, gli venne voglia di passare ancora sul sito d’incontri. Constatò che nel contatore delle visite al suo profilo appariva un numero in più: era la stessa iscritta della sera precedente. Nemmeno stavolta fece caso al nome o ad altro, di nuovo guardò solo la foto, ma più a lungo. Era una ragazza con i capelli scuri, gli occhi grandi, la pelle chiara.

    Parte prima - Capitolo 4

    Tornata a casa dopo il lavoro, Laura salutò i suoi genitori, preparò con cura la tavola per la cena e, prima che tutto fosse pronto, andò in camera sua. Si tolse le scarpe con i tacchi e si infilò un paio comode pantofole, poi indossò qualcosa di più confortevole rispetto ai pantaloni color crema e l’elegante camicetta con cui era andata in ufficio. Passò davanti allo specchio, si fermò a guardare la sua immagine e si trovò comunque carina. Sembrava più giovane dei suoi quasi quarant’anni; era piacente e desiderabile adesso come lo era dieci anni prima.

    Convinta sostenitrice del rito della tavola, le piaceva mangiare con calma, conversare e restare seduta anche dopo aver finito. Discuteva sul cibo, sull’attualità, e solo quando tutto era in ordine abbandonava la cucina. Era quasi una cerimonia o semplicemente un aspetto del suo carattere a volte un po’ flemmatico. Aveva tanti aspetti Laura in sé, e li mostrava solo quando voleva e a chi voleva. Personalità complessa e non solo all’apparenza: poteva sembrare dura ma allo stesso tempo simpatica, poteva incutere paura ma anche dolcezza. Uno strano intreccio di passione, razionalità, paura di essere ferita e capacità a ferire.

    Finita la cena passò un po’ di tempo al telefono con una sua amica, poi decise di stendersi sul letto con il suo portatile vicino e rilassarsi con della musica a basso volume. Finì per aver voglia di tornare sul sito di incontri, quel posto pieno di gente normale e strana, leale e subdola, sincera e falsa. Un luogo per cuori solitari in cerca di un’anima gemella, o solo di uomini e donne in cerca di sesso e avventure.

    Laura in quel posto non cercava niente, solo distrazione. O forse anche lei sperava, anche se non aveva il coraggio di ammetterlo. Se avesse trovato un gesto d’affetto sarebbe stata contenta. Parlò in chat con qualcuno, ma quella sera incontrò solo uomini troppi giovani o troppo vecchi. Guardò ancora e tra i presenti e restò colpita un’altra volta da quel ragazzo, dai suoi occhi che sembravano guardare proprio lei, dal suo fascino gentile, da quel sottile velo d’inquietudine sul volto.

    Parte prima - Capitolo 5

    Uscire almeno un’ora dall’ufficio e passeggiare fino a vedere il mare, confidarsi con l’amica e collega, sorridere a un cameriere dal volto ormai noto, ordinare qualcosa di leggero, mangiare e guardare i riflessi del sole sull’acqua... amava le sue pause pranzo Laura, calme e ristoratrici, le servivano non solo a prendere fiato, ma a staccare, lasciarsi andare al ricordo di un momento, al brivido di una speranza, a qualche rimpianto "Se solo lo avessi ascoltato, forse ora non sarei sola, anche l’altro dopo di lui, è stata colpa mia? Soltanto sua? L’ho capito? Forse no... ma sono sola, ancora". Mangiava con calma, sorrideva all’amica, teneva qualche pensiero per sé.

    «Penso mi piaccia un uomo», le disse senza preavviso. L’altra posò la forchetta sul piatto, andò indietro con la schiena per meglio ammortizzare la sorpresa, la fronte aggrottata e l’espressione di chi deve, non vuole, ma deve, saperne di più.

    «E chi è?»

    «Viene spesso anche in ufficio... hai capito già di chi si tratta, vero?»

    «E come no!» rispose l’amica avvicinandosi nuovamente a lei; poi con fare quasi cospiratorio abbassò di un tono la voce e proseguì: «Anche lui mi sembra che ti guardi in un certo modo... eh! – dandole un colpetto con il gomito – e perché non provi, è un bell’uomo, ha una bella posizione.»

    Laura sorrise e rispose: «Ha anche una compagna però...»

    «E va bene, per quello c’è tempo, intanto vedi come potrebbe andare poi la compagna fa sempre in tempo a lasciarla.»

    La collega espresse il concetto con sufficienza, distraendosi, guardando altre cose. Solo dopo alcuni istanti tornò a guardare l’amica.

    «Non mi piace essere l’altra», continuò Laura, «e per ora ho solo sensazioni, e poi forse è solo una convinzione mia, oppure casomai me lo scopo comunque e poi vedremo!»

    «E allora buon pranzo» concluse l’amica riportando la forchetta alla bocca.

    «Ma che dici mi avranno sentito?», chiese Laura con voce bassa, colta da un leggero imbarazzo.

    «No tranquilla»

    Si guardò un po’ intorno. Gli altri clienti mangiavano, bevevano, parlavano dei fatti propri: nessuno badava a loro. Ogni tanto qualcuno le guardava: erano belle donne e durante le loro camminate poteva anche capitare loro di ricevere complimenti, alcuni sinceri e galanti, altri meno. In quel momento, però, l’amica ebbe quasi la certezza che nessuno avesse ascoltato i progetti erotici di Laura, ma non se ne preoccupò più di tanto. Riprese a mangiare, attenta a non rovinarsi troppo il rossetto.

    Alla fine del pranzo ripresero la strada nel senso opposto a prima. Una delle passioni di Laura era la fotografia; si fermò un instante per provare a catturare l’immagine di un mare magnifico, del cielo limpido, di due persone che si baciavano, del sole che si allungava sull’acqua. Trovò una buona angolazione, tenne fermò il polso, cercò di trasferire quello che vedeva lei sullo schermo del telefono e quando si ritenne soddisfatta schiacciò il pulsantino. Non c’era differenza, era riuscita a cogliere tutto quello che voleva. Perfino un gabbiano, di cui si accorse solo in quel momento. Sorrise, riabbassò sul naso gli occhiali da sole e proseguì. L’aria calda, il profumo e la vivacità della sua città, il rumore dei suo passi e quelli della sua sincera compagna le fecero provare un pizzico di serenità, appena un soffio di ottimismo.

    Il pomeriggio riprese a lavorare freneticamente e non ebbe quasi mai un attimo per sé. Solo verso le 18, ormai prossima alla fine della giornata, riuscì a concedersi un momento. Rassettò con cura i capelli castani, controllò la tenuta del suo trucco, rinforzò di un accenno il rossetto senza esagerare; sistemò la camicetta trasparente sulle braccia dentro i pantaloni chiari e tornò alla sua scrivania per rispondere a qualche telefonata e sistemare alcuni documenti. Era l’unica in tutto l’ufficio a sapere sempre la perfetta collocazione di una pratica, di un foglio, di un atto anche vecchio di anni. Ogni tanto, quando le capitava di pensare che tutte queste attenzioni avrebbe voluto dedicarle a qualcos’altro, i suoi occhi si spegnevano, il viso si faceva più scuro, un’ombra di pessimismo le passava vicino.

    Prima di andarsene controllò la sua posta, ma non poté trattenersi dal fare una leggera apparizione sul sito d’incontri. Non aveva tempo in quel momento, volle solo tornare a visitare lo stesso profilo per guardare ancora in quegli occhi. Ormai le piaceva punto e basta. Restò qualche attimo così, in silenzio, di fronte a una foto in bianco e nero di un ragazzo che sembrava essere carino, dolce, sexy. L’amica le si si avvicinò, e quando lei se ne accorse era ormai troppo tardi per cambiare schermata. La cosa più semplice era farle un po’ di spazio e lasciarla guardare.

    «Chi è?», chiese l’amica. Laura, con una luce nuova e gioiosa negli occhi trasformò le sue belle labbra in un sorriso e rispose semplicemente: «Non lo so.»

    Parte prima - Capitolo 6

    Guardandosi nello specchio del bagno appena alzato, Fabio si trovò terribilmente brutto. Trasandato, barba lunga e con due vistose occhiaie. Ne rimase deluso, si sentì come un ragazzino goffo a cui nessuna ragazzina avrebbe mai prestato attenzione. Il vetro rifletteva la sua sedentarietà, le troppe sigarette, le cattive abitudini alimentari. La particolarità di Fabio però era unica: così come si infilava velocemente in questi tunnel di pessimismo, tanto le sue iniezioni di fiducia lo spingevano fuori: "Mi rimetto in forma in due settimane e i denti ingialliti dal fumo li sistema il primo tizio con

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