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L'ultima cena
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E-book163 pagine2 ore

L'ultima cena

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Info su questo ebook

Due sorelle ricche, giovani e belle muoiono improvvisamente. Dalle autopsie si evince che sono state entrambe avvelenate, ma non hanno eredi e nessuno sembra ambire al loro ricco patrimonio. Il maresciallo Guarna e la sua squadra dovranno trovare il misterioso assassino e indovinare il suo oscuro movente setacciando a fondo la vita delle due giovani, molto meno irreprensibile di quanto volessero far credere. Forse in alcune misteriose chat criptate si cela il loro carnefice. Forse un industriale disonesto e il suo figlio ritardato nascondono qualcosa…
LinguaItaliano
Data di uscita7 feb 2020
ISBN9788868104207
L'ultima cena

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    Anteprima del libro

    L'ultima cena - Vito Introna & Francesca Panzacchi

    Vito Introna & Francesca Panzacchi

    L’ULTIMA CENA

    Prima Edizione Ebook 2020 © Damster Edizioni, Modena

    ISBN: 9788868104207

    Immagine di copertina su licenza

    Adobestock.com

    Damster Edizioni è un marchio editoriale

    Edizioni del Loggione S.r.l.

    Via Piave, 60 – 41121 Modena

    http://www.damster.it e–mail: damster@damster.it

    Vito Introna & Francesca Panzacchi

    L’ULTIMA CENA

    Indice

    I

    II

    III

    IV

    V

    VI

    VII

    VIII

    IX

    X

    XI

    XII

    XIII

    XIV

    XV

    XVI

    XVII

    XVIII

    EPILOGO

    GLI AUTORI

    CATALOGO

    I

    Furono costretti ad abbattere la porta chiusa a doppia mandata dall’interno, che solo dopo molti colpi alla fine cedette. I Carabinieri del nucleo operativo di Modena erano stati chiamati da Rosa Masini, una domestica sulla sessantina che ora se ne stava in un angolo singhiozzando sommessamente. Non era abituata a tutto quel trambusto, lei che aveva sempre condotto un’esistenza tranquilla e mai al centro dell’attenzione. Invece quel giorno era toccato proprio a lei dover chiamare le forze dell’ordine perché le due giovani donne per le quali lavorava non le avevano aperto e non rispondevano al telefono. Non era mai successo un fatto simile prima di allora, le due ragazze erano molto scrupolose ed erano solite avvisarla del più piccolo cambiamento di programma.

    Quella mattina Rosa era arrivata puntuale alle nove, aveva aperto il cancello del piccolo giardino con la sua chiave e poi aveva suonato il campanello, come ogni martedì mattina da molti anni. Non ricevendo risposta aveva suonato più volte, poi si era messa a chiamare le due giovani sperando che potessero sentirla nonostante gli infissi fossero chiusi.

    Invece nessuna risposta.

    Aveva poi telefonato prima sul numero di casa, poi ai rispettivi cellulari, ma senza fortuna. Infine aveva provato a usare la chiave di casa, quella che le era stato categoricamente ordinato di usare solo in caso di emergenza. Purtroppo non girava, la serratura era chiusa dall’interno.

    Rosa si era seduta in giardino e aveva aspettato circa un’ora prima di decidersi ad allertare le forze dell’ordine. Le due ragazze erano orfane e non c’erano parenti a cui fare riferimento.

    Rosa aveva uno strano presentimento e doveva assolutamente condividerlo con qualcuno. Fino all’ultimo sperò di sbagliarsi. Quando i Carabinieri entrarono in casa lei chiuse gli occhi recitando un rosario silenzioso.

    Non capì subito cosa fosse successo, ma quando le fu impedito di entrare temette subito il peggio.

    La scena che si presentò davanti al Capitano Ranzani, giunto sul posto in un secondo momento, aveva in sé qualcosa di agghiacciante.

    La piccola casa di campagna era perfettamente in ordine. Tutto era come congelato.

    Poi, in cucina, la macabra scoperta. I corpi delle due ragazze riversi sul tavolo, i volti seminascosti dai capelli biondo scuro.

    La mano della sorella maggiore posata su quella dell’altra.

    Il tavolo era ancora imbandito con le pietanze della loro ultima cena, solo in parte consumate. Sulla tovaglia di cotone azzurro campeggiavano una zuppiera arancione colma di zuppa di farro, alcune fette di pane integrale e una bottiglia di lambrusco di Sorbara. Soltanto un paio di bicchieri rovesciati tradivano la drammaticità della scena, altrimenti si sarebbe potuto pensare che le due giovani donne, belle e intatte, stessero solo dormendo.

    «Abbiamo i rilievi del GIS?»

    «No capitano – rispose il Maresciallo Guarna – mi dicono da Parma di avere ancora bisogno di tempo.»

    «D'accordo – sbottò Ranzani – ma anche senza sapere che genere di veleno hanno ingoiato – e aprì le braccia – ancora non abbiamo nulla. Non un movente, non un innamorato respinto, uno stalker, un'amica gelosa… e unica testimone, quella vecchia rimbambita! Modena Oggi ci sta massacrando e il Colonnello ha già chiamato due volte.»

    «Capitano, non è che l'assassino glielo possiamo fabbricare. Sui pc e sui palmari delle De Cambrio non emerge nulla, usavano poco i social network, non lavoravano e vivevano di rendita.»

    «Ma dico, possibile che due così belle ragazze non avessero un giro di amici? Qualche corteggiatore?»

    «Al momento stiamo torchiando tutti i loro contatti di Facebook e Whatsapp. Sono pochi e rispondono tutti di non avere mai conosciuto dal vivo nessuna delle due.»

    «Magnifico. » Concluse la conversazione.

    Guarna rientrò in ufficio ed evitò di rispondere allo sguardo interrogativo del Maresciallo Montecuollo. Ci mancava soltanto quella specie di gazzettino ambulante e la sua logorrea; era sul punto di esplodere, odiava essere congedato bruscamente.

    Si accese una sigaretta, poi la spense all'istante: Ranzani non gradiva, anche se al suo ufficio faraonico spesso si avvertiva puzza di cubano a tre camere di distanza.

    Se non sono idioti non li fanno ufficiali pensò, riprendendo a sfogliare l'incartamento.

    Secondo il medico legale la morte risaliva alle 23-24 del trenta ottobre, nove ore prima del ritrovamento. La causa era di sicuro ascrivibile ad avvelenamento e sul punto erano in corso le analisi del GIS. A un primo esame tossicologico tuttavia era stata esclusa la presenza di cianuro, acido prussico e dei veleni più comuni.

    Le morti erano state istantanee, probabilmente precedute da un'improvvisa sonnolenza. La Tv era ancora accesa sul terzo canale Rai, mancavano segnali di spasmi o agonia quali stoviglie rovesciate o cibo sparso. Solo la più piccola delle sorelle mostrava un rivolo verde all'angolo sinistro della bocca.

    Rilesse per l'ottava volta il concitato verbale dell’interrogatorio alla Masini. La vecchia, al di là di invocare Dio, la Madonna e i Santi e giurare e spergiurare sulla signorilità e classe delle Signorine, non aveva fornito uno straccio di indizio.

    Inizialmente aveva sospettato che l'assassino potesse essere la stessa Masini, poi i personaggi contattati sulla rete avevano confermato le sue dichiarazioni, scagionandola.

    Doveva studiare il passato di quelle misteriose ragazze, orfane di entrambi i genitori, belle, possidenti e asociali fin quasi all'autosufficienza.

    Telefonò al suo assistente, il vicebrigadiere Maurizio Laureri.

    «Hai preparato i dossier sulle De Cambrio?»

    «Dossier? Alfonso, sta tutto in una pagina A4. Se lo chiami Dossier…»

    «Quello che è, portalo qui per favore.»

    «Ti mando la scansione via mail.»

    «NO! Non sai che Ranzani odia l'informatica? Dice che chi lavora all'antica rende di più.»

    «Questo diventa di sicuro Colonnello. Sai quante barzellette farà girare sull'Arma?»

    Laureri, un milanese biondo slavato e mingherlino, entrò nell'ufficio, evitò anche lui di guardare Montecuollo e consegnò il plico a Guarna.

    Il maresciallo lo lesse avidamente:

    Elisa De Cambrio, nata a Lecce il 17/06/1979 da Edoardo De Cambrio e Rosa Mannetta. Scuole elementari frequentate con profitto presso l'Istituto Statale Giuseppe Mazzini dell'Aquila.

    Scuole medie frequentate con profitto Presso l'istituto privato Stella Maris di Bassano del Grappa.

    Diplomata con 50/60 Tecnico Informatico presso l'istituto Privato Enrico Fermi di Modena.

    Laureata in Scienze della Comunicazione presso l'Università di Bologna con voto 108/110.

    Precedenti penali: nessuno.

    Carichi pendenti: nessuno.

    Precedenti amministrativi: nessuno.

    Attività lavorative svolte: nessuna.

    Stato civile: nubile.

    Posizione tributaria: regolare.

    Giordana De Cambrio, nata a L'Aquila il 22/03/1983 da Edoardo De Cambrio e Rosa Mannetta.

    Scuole elementari frequentate con profitto presso l'Istituto privato Silvio Pellico dell'Aquila.

    Scuole Medie frequentate con Profitto presso l'Istituto privato Stella Maris di Bassano del Grappa.

    Diplomata con 54/60 al Liceo Scientifico Statale Alessandro Volta di Modena.

    Laureata in Farmacia presso l'Università degli Studi di Bologna con voto 105/110.

    Precedenti penali: nessuno.

    Carichi pendenti: nessuno.

    Precedenti amministrativi: patente ritirata per eccesso di velocità il 14 luglio 2007. Sanzione oblata.

    Attività lavorative svolte: nessuna.

    Stato civile: nubile.

    Posizione tributaria: regolare.

    Seguiva un breve elenco di proprietà immobiliari a loro cointestate. Le due giovani riscuotevano delle rendite abbastanza sostanziose e in più possedevano un parco di quattro auto di grossa cilindrata. Il loro estratto conto ammontava a ben € 457.978,00.

    «Questa è roba di lontani parenti e futuri eredi. Mi ci gioco le palle!» urlò Guarna spaventando Montecuollo che, abbandonato il solitario in 3d, si precipitò alle sue spalle e, buttato un occhio alla carta termica sulla scrivania, esultò.

    «Ci sei arrivato finalmente. Che ti dicevo? Quando ci stanno i soldi tutti i parenti so' fetenti.»

    Alfonso Guarna trattenne l'istinto di estrarre la rivoltella e a denti stretti chiese al collega impiccione di tacere, ne andava della segretezza delle indagini.

    Ma questo non sa tenersi un cece in bocca pensò sconsolato.

    Il grosso delle rendite era depositato presso una minuscola filiale della Banca del Fucino a dieci chilometri dal comando. Decise di contattarne il Direttore.

    II

    Mentre guidava, Guarna realizzò che, almeno in linea d’aria, la casa delle De Cambrio era piuttosto vicina alla sua. La si poteva scorgere in lontananza anche dalla strada principale, in quanto era situata in posizione leggermente rialzata rispetto agli altri caseggiati posti nei dintorni. Dato che, cosa insolita, quel pomeriggio era uscito a un’ora decente dalla caserma, decise di concedersi una deviazione. Anziché proseguire, svoltò bruscamente a sinistra lungo una strada che quasi subito divenne sterrata. Rallentò sensibilmente per non impolverare la macchina scura e non dare troppo nell’occhio.

    Avvolta dalla nebbia che iniziava a salire dalla terra, come ogni sera in quella stagione, la casa aveva un aspetto inquietante e sinistro, sottolineato dai sigilli posti all’ingresso. Doveva essere un bel posto d’estate o in primavera, ma per il resto dell’anno viverci non era per tutti. Lui però capiva bene quella scelta.

    Guarna aveva scelto di vivere in campagna per tagliarsi fuori dal mondo col quale era costretto a confrontarsi ogni giorno a causa del suo lavoro. Forse anche le due ragazze volevano tenersene alla larga e quel luogo isolato e tranquillo le rassicurava. E invece, se vuole, la morte viene a cercarti ovunque, a nulla serve nascondersi.

    Il maresciallo camminò lungo il perimetro esterno del giardino. Le piante erano state potate di recente, le aiuole prive di erbacce. Tutto era pulito e ordinato, ma immobile e senza gioia. Ebbe di nuovo la sensazione che aveva avvertito entrando nell’appartamento: un freddo innaturale.

    Un veloce frusciare di passi nell’erba lo distolse dai suoi pensieri.

    Senza pensarci un attimo si lanciò all’inseguimento di una sagoma alta e veloce, la raggiunse in un attimo e intimò all’intruso di fermarsi.

    Si ritrovò davanti un ragazzotto sui venticinque anni robusto e scarmigliato, visibilmente a disagio.

    «Chi è lei? Cosa ci fa qui?» chiese Guarna a bruciapelo.

    «Io ecco io… mi chiamo Giovanni Righetti e conoscevo Elisa e Giordana.»

    Il maresciallo lo scandagliò con lo sguardo.

    «Allora credo proprio che dovremmo fare due chiacchiere.»

    «Ma io…» balbettò il ragazzo.

    «Lei cosa?»

    «Io posso dirle ben poco.»

    «Non mi ha appena detto che conosceva entrambe le vittime?»

    «S-sì è così, anche se la nostra era un’amicizia particolare, diciamo. Più che

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