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Buono da morire. Vito indaga
Buono da morire. Vito indaga
Buono da morire. Vito indaga
E-book249 pagine3 ore

Buono da morire. Vito indaga

Di REMS

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Info su questo ebook

Stefano Bicocchi, in arte Vito, è uno dei comici più noti d’Italia. Tutti conoscono le maschere che ha indossato in teatro, televisione e al cinema, ma nessuno sa che ne indossa una ogni giorno con cui tiene nascosta agli altri la sua vera natura. Vito, infatti, ha la mente strutturata come quella di un criminale ed è per questo che la Polizia di Bologna da anni si affida in segreto al suo aiuto per risolvere i casi più complicati. Non sanno, però, che il lato oscuro del comico è difficile da tenere a bada e che smania per prendere il controllo. È Veronica Burroni, ispettrice appena trasferitasi a Bologna, la prima a sondare davvero l’anima di Vito, quando decide di chiedergli aiuto per una serie di casi che nessuno oltre a lei crede siano collegati. Diversi luoghi simbolo della cultura culinaria bolognese sono stati teatro di intossicazioni alimentari e Veronica pensa che siano frutto di un piano terroristico. La sua teoria viene accettata quando ormai è troppo tardi e le intossicazioni sono diventate veri e propri avvelenamenti. La capitale mondiale del cibo entra in crisi e i suoi cittadini sono nel panico. È in questo scenario che il terrorista inseguito da Veronica acquisisce anche un nome: l’Avvelenatore. Buono da morire è il cibo che  avvelena i bolognesi. Buono da morire è come appare Vito agli occhi di tutti. Buono da morire è il primo capitolo di una serie di romanzi dedicati alle indagini di Vito e Veronica e alla loro caccia all’ Avvelenatore.
LinguaItaliano
Data di uscita22 mar 2020
ISBN9788868104061
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    Anteprima del libro

    Buono da morire. Vito indaga - REMS

    REMS

    BUONO DA MORIRE

    Vito indaga

    Prima Edizione Ebook 2020 © Damster Edizioni, Modena

    ISBN: 9788868104061

    Immagine di copertina su licenza

    Adobestock.com

    Damster Edizioni è un marchio editoriale

    Edizioni del Loggione S.r.l.

    Via Piave, 60 - 41121 Modena

    http://www.damster.it e-mail: damster@damster.it

    Il nostro catalogo completo lo trovi su

    www.librisumisura.it

    REMS

    BUONO DA MORIRE

    Vito indaga

    Romanzo

    INDICE

     1.

    Capace d’amore, capace di morte

    2.

    Poco da festeggiare

    3.

    La prima volta non si scorda mai

    4.

    Maledette malelingue

    5.

    Coriandoli

    6.

    Le lune nel pozzo

    7.

    Senza farlo apposta

    8.

    La morte per scherzo

    Un compenso per il Cinno

    GLI AUTORI

    CATALOGO

    1.

    Capace d’amore, capace di morte

    1 ottobre

    Un uomo slanciato corre in un campo con una pistola in mano. Il suo corpo sta avvampando sotto il giubbotto di pelle. Gli occhiali da sole riflettono una figura femminile che sta correndo molto più veloce di lui. Impegnato nell’inseguimento, l’uomo nota a malapena la mano armata della donna levarsi nella sua direzione. D’istinto, punta le scarpe da tennis nell’erba che gli sfiora i jeans all’altezza delle ginocchia. Il botto precede il sibilo del proiettile. L’uomo si abbassa appena in tempo per sentire lo spostamento d’aria sopra la testa. Alle sue spalle arriva un tipo basso e tarchiato, con un cappello blu e pantaloni che gli comprimono la pancia sopra la vita. L’uomo gli fa segno di abbassarsi: — Sta giù, Giacomino!

    La donna esplode un altro colpo, centrando un albero alle loro spalle, prima di entrare in una radura. L’uomo con gli occhiali da sole la guarda spaventato, se li toglie e fissando davanti a sé esclama: — Minchia, micidiale.

    — Stop! Questa è buona, ci fermiamo. Dopo riprendiamo dalla scena 42!

    Un cameraman e un fonico si scambiano un cenno di intesa prima di spegnere le telecamere e il microfono.

    Il tipo basso e tarchiato si allontana dalla zona delle riprese. Si toglie il cappello blu, fa scendere sotto la vita la cintura dei pantaloni e punta deciso verso una delle sedie all’ombra di un albero. Qualcuno alle sue spalle gli urla: — Vito! Vito!

    Si volta e vede arrivare un uomo brizzolato e distinto: — Vito, posso farti un video per mio figlio? Sono il proprietario del terreno e dato che domani vi spostate… mi uccide se non lo faccio. Gli dici la tua battuta? Quella della città là, come si chiama?

    — Tbilisi.

    — Quella sì! Aspetta che lo faccio partire. Gli dici Ciao Francesco, ti saluto da Tbilisi. Tipo così, non so, sei tu il comico…

    L’uomo prende il cellulare, inquadra Vito e gli fa segno di partire. Vito sorride e con sguardo allampanato recita verso il cellulare: — Ciao Francesco, ti saluto da Tbilisi! Ci sei mai stato a Tbilisi? Ci dovresti proprio venire a Tbilisi! È bella Tbilisi!

    L’uomo scoppia a ridere e gli stringe la mano, poi si allontana. Vito raggiunge la sedia e si accomoda all’ombra. Si guarda intorno, vede che nessuno è nei paraggi e sospira: — Du maron Tbilisi, vacca boia!

    ***

    — Ci era mai stata a Bologna? Ha fatto proprio bene a trasferirsi. Le piacerà.

    Veronica annuisce con un sorriso di circostanza all’agente che guida la volante.

    — Capisco che non è la situazione migliore, ma vedrà a San Luca che vista che c’è. Magari poi ci torna nei prossimi giorni. Senza un morto di mezzo.

    La volante sale per i tornanti costeggiati dal porticato che conduce alla Basilica di San Luca, in cima ai colli bolognesi. Veronica guarda fuori dal finestrino: — Ci sono venuta spesso a Bologna, il mio compagno vive qui da due anni. Ma non la conosco bene.

    — Si ambienterà in un attimo, non si preoccupi.

    La volante raggiunge la Basilica, poi la supera. Veronica la osserva attraverso il finestrino dell’agente, poi si volta per guardarla dal lunotto posteriore. L’auto prosegue, oltrepassa un ristorante sulla destra e procede fino ad arrivare a una piazzola panoramica sulla sinistra, dove si ferma. Sono già sul posto alcuni colleghi e l’area è delimitata dal nastro bianco e rosso.

    L’agente guarda Veronica: — In bocca al lupo per il suo primo caso bolognese, ispettrice.

    Veronica scende dall’auto, sospira e si incammina verso il luogo del delitto.

    Si affaccia alla ringhiera della piazzola panoramica e guarda in basso. Lungo il pendio ci sono poliziotti che fanno foto e altri che risalgono lungo un sentiero. Veronica si avvia ma una voce maschile la ferma: — Aspetti, stanno facendo salire il cadavere.

    Un uomo robusto si tira la maglia nera per allentare la pressione sulla pancia e le porge la mano. Veronica la stringe e lui si presenta: — Ispettore Luigi Lambertini, lei deve essere l’ispettrice Burroni.

    — Si, Veronica Burroni, piacere.

    — È pericolosa la discesa, hanno già fatto foto e rilevamenti. Ora lo portano su.

    — Cosa sappiamo?

    — Si chiamava Enrico Malvasi, 52 anni. Il documento l’aveva in tasca. A una prima analisi, il medico legale dice che l’ora del decesso può essere collocata tra le 2:30 e le 5:30 del mattino, ma ce lo dirà con certezza dopo le analisi di laboratorio.

    — Chi l’ha trovato?

    — Un ciclista che stava pisciando.

    — Dice che è caduto da qui?

    — Sì. O è stato spinto.

    Lambertini guarda a terra, poi sposta lo sguardo su Veronica, sta per parlare, ma invece fissa un punto oltre la ringhiera.

    — Qualcosa non va?

    Lambertini temporeggia ancora. Si tira la maglia, scuote la testa, poi parla: — È che io ho alcuni giorni di vacanza insieme a mia moglie per il ponte di San Petronio. È tra tre giorni e non vorrei rinunciare per colpa del caso. Se non mi avessero affiancato lei, che è nuova, io ricorrerei senza dubbio a... be’, a un metodo un po’ strano.

    Veronica è perplessa. Lambertini guarda gli agenti alle spalle di Veronica, le si avvicina e abbassa la voce: — C’è un esperto esterno a cui mi rivolgo per risolvere certi casi. È davvero bravo, ma… ma è strano, gliel’ho detto.

    — Un caso che si risolve in fretta è un bene per tutti. Ma non capisco, cosa intende con strano?

    ***

    Vito indossa ancora il berretto blu e i pantaloni allacciati sopra alla vita.

    — Va bene, va bene, ci vediamo lì tra un paio d’ore, arrivo dal set — dice prima di chiudere la telefonata.

    Un giovane giornalista con gli occhi azzurri e i ricci biondi e un fotografo lo stanno aspettando all’ombra di un casolare. Sono nei pressi del campo dove si sono svolte le riprese della sparatoria. Intorno a loro alcuni tecnici stanno portando via oggetti di scena.

    — Con le foto siamo a posto, procediamo con l’intervista, così ci liberiamo?

    — Certo, scusate ancora, era una telefonata di lavoro.

    Magari quello fosse lavoro, almeno la finiremmo con ’ste pagliacciate

    Vito scuote la testa, come se scacciasse un insetto che gli ronza intorno. Il giornalista lo guarda perplesso, poi accende svogliatamente il registratore: — Allora, ancora una volta torni a interpretare il ruolo di Giacomino, una presenza fissa nella serie.

    — Sì, ormai è una parte di me.

    Un’altra? Non siamo già in troppi?

    Vito scuote ancora la testa.

    — La serie è ormai un cult e ti ha avvicinato anche al pubblico dei più giovani. Com’è ricevere le loro attenzioni?

    — Strano. Per strada mi hanno sempre fermato soprattutto gli adulti, ma grazie a Giacomino ho conquistato un pubblico molto diverso. È divertente.

    Sì sì, come un esame alla prostata

    Vito sbuffa e il giornalista lo guarda stranito: — Qualcosa non va?

    — No no, sono solo stanco.

    — Ti faccio le ultime due domande, così la finiamo qua.

    Questo qui fra l’altro ha meno voglia di me

    — La serie racconta anche il territorio di Bologna, e sta facendo molto bene al turismo. Da bolognese cosa ne pensi?

    — È un modo nuovo per promuovere la nostra città e la provincia. È comunque cultura ed è bellissimo vedere in prima serata i luoghi dove sono cresciuto.

    — Ultima domanda. Quali sono i progetti futuri? Oltre a riprendere i panni di Giacomino per tutte le stagioni che verranno.

    Perché? Gli sta sulle palle Giacomino?

    — Sul destino di Giacomino non posso dire niente, la serie è un thriller, non si sa mai cosa può succedere, invece…

    Magari morisse quello scemo lì, ma figurati se lo ammazzano quei cretini degli autori

    — Dicevo: invece per il futuro ho in programma un nuovo spettacolo teatrale e altre date di quello dedicato a Pellegrino Artusi. Poi gireremo nei prossimi mesi la nuova serie del programma di cucina con la mia famiglia, e ho una piccola parte in un biopic su un regista, diciamo solo estremamente noto, che girerò a Rimini.

    Il giornalista stringe distrattamente la mano a Vito, poi gira le spalle e se ne va senza nemmeno ringraziarlo.

    Come minimo sperava nella cronaca nera e gli hanno rifilato la pagina della cultura

    Appena il giornalista se n’è andato, Vito corre dietro a un angolo del casolare, si toglie il cappello e soffoca un urlo premendo una mano sulla bocca. Si appoggia alla parete e chiude gli occhi: — Perché non puoi star buono? Hai sentito che ho trovato da farti lavorare? Stasera ti sfoghi, boia d’un Giuda!

    Respira profondamente, si rimette il cappello e torna sul set.

    ***

    — Mi dispiace che t’ho fatto venire fin qua a mangiare. Poi è prestissimo, davvero…

    — Ma figurati, così ho anche più tempo per digerire. Faccio fatica a mangiare la pizza di sera.

    — Ovvìa, se sto con un pensionato…

    Milind ride e Veronica poggia la mano sopra la sua. Quella di lei è chiarissima, quella di lui color caffelatte. Sono seduti all’interno del ristorante davanti a cui è passata alcune ore prima, a bordo della volante. Dalle finestre si vede l’entrata della Basilica di San Luca.

    — Bel posto per la nostra prima uscita.

    — Sì, poi col tuo motorino la salita è stata una meraviglia.

    — Non lo offendere, lui sente anche se è parcheggiato fuori. E ci rimane male.

    — Spero che Lambertini venga in auto.

    — Vuoi che resti?

    — No no. Mi faccio dare uno strappo da lui.

    — Com’è? Bell’uomo? — Il tono di Milind tradisce una punta di gelosia.

    — Si, ma un po’ pallidino per i miei gusti.

    Milind scuote la testa e si alza: — Prendo il caffè e pago, che tra un po’ devi andare. Vuoi qualcos’altro?

    Veronica fa segno di no e Milind si dirige verso il bancone. Lei resta sola al tavolo e si incanta a fissare una mappa di Bologna appesa a una parete. Poi sente Milind che ringrazia e saluta. Lo raggiunge mentre lui le sta tenendo aperta la porta. Lei approfitta del gesto galante per uscire.

    Fuori dal ristorante, si avvicinano al motorino di Milind.

    — Sicura? Non resto?

    Veronica annuisce e lo abbraccia.

    — Mi fai sapere qualcosa? Non sono tranquillissimo a saperti qui, di sera, sul luogo di un omicidio con un tuo collega sconosciuto e l’informatore strano

    — Concentrati sui problemi di digestione, vedrai che torno presto.

    Veronica guarda verso la piazzola panoramica vicina al luogo del delitto. C’è una station wagon grigio metallizzata ferma e Lambertini appoggiato, che la saluta. Lei ricambia il saluto, bacia Milind e si incammina.

    — Stai attenta.

    — Stai attento tu a scendere con quel coso.

    Veronica si incammina verso Lambertini, mentre Milind scuote la testa, accarezza il motorino e si mette il casco.

    — È il suo ragazzo? Marocchino?

    — Sì, Milind. Indiano, non marocchino. Possiamo darci del tu, che dice?

    — Assolutamente.

    Lambertini e Veronica si sorridono poi guardano entrambi altrove, senza nulla da dirsi.

    — Di solito è puntuale.

    Veronica controlla l’orologio e annuisce: — Perché ci ha voluto incontrare qua?

    — Il Cinno è strano, te l’ho detto, è lui che…

    — Il Cinno?

    — Lo chiamiamo così. Non so bene perché.

    — Che vuol dire?

    Lambertini ride: — Hai ragione, è dialetto, tecnicamente vuol dire bambino.

    — Ah, a Chianciano si dice citto.

    — Ma pensa. Comunque, dicevo, è lui che sceglie le modalità d’incontro e come collaborare.

    Veronica sembra perplessa. Uno scooterone arriva e accosta nella piazzola. Scende un uomo in maglione blu scuro e pantaloni neri. Solleva il casco: è Vito. Guarda dubbioso Veronica, ma Lambertini si fa subito avanti: — Come va? Lei è l’ispettrice Burroni. Nuova arrivata, molto in gamba.

    Veronica gli porge la mano. Vito si limita a stringerla senza dire nulla. Lambertini li guarda, poi squadra Veronica, che non tradisce emozioni.

    — Allora, il morto l’abbiamo trovato giù per di là. È caduto o è stato spinto… — Mentre Lambertini parla, Vito si avvicina alla ringhiera e guarda giù.

    — È morto per un trauma cranico, nella cartelletta ci sono i suoi dati e le foto della scena del crimine.

    Lambertini nota che stavolta Veronica reagisce con stupore. Fa un cenno con la testa, come a dirle di non preoccuparsi.

    — Dicci cosa ti serve sapere o vedere. Siamo a disposizione.

    Veronica è sempre più dubbiosa e Lambertini in imbarazzo. Si tira la maglia, lo sguardo a terra. Vito torna verso di loro: — Sono a posto, studio un po’ il materiale e domani vi chiamo.

    Lambertini prende la cartellina dall’auto e la passa a Vito, che annuisce e prima di salire in scooter si volta: — Vi chiamo io, buona serata.

    Vito rimette il casco e se ne va, lasciando soli Veronica e Lambertini.

    — Che c’era nella cartellina?

    Veronica è sull’auto di Lambertini, che la sta riportando in via Inviti, a casa sua.

    — I dati del morto, le foto della scena del crimine e alcuni reperti.

    — Ma il Cinno è un collega ritirato? Non capisco. Quei documenti non possono…

    — Aspetta. Non l’hai riconosciuto?

    Lambertini e Veronica si scambiano un’occhiata: lui stupito, lei perplessa.

    — Non l’hai riconosciuto.

    — Ma chi era?

    — Guarda, meglio così, vedo che la cosa non ti convince e lo capisco. A questo punto, meglio se non sai altro. Ci facciamo aiutare questa volta, poi non te lo propongo più.

    — Non cambiare discorso. Perché avrei dovuto riconoscerlo?

    Lambertini è in evidente difficoltà, mentre Veronica si sta alterando.

    — Ok. Non avrei dovuto coinvolgerlo senza conoscerti meglio.

    — Ispettore, chi era quell’uomo?

    — Vito.

    — Vito e poi?

    — Vito il comico, non so come fa di cognome. Non so nemmeno se Vito è il nome di battesimo.

    Veronica è sbigottita: — Il Cinno è un comico?

    Lambertini annuisce.

    — Famoso?

    — Parecchio. A Bologna moltissimo, fuori non lo so...

    — E noi s’è appena dato dei documenti riservati di un caso di omicidio a un comico?

    Lambertini è in difficoltà. Scuote la testa e si tira la maglia mentre Veronica prende il cellulare e digita qualcosa.

    — Ispettrice. Veronica. Lo so che è strano, ma davvero, quell’uomo è in grado di…

    — Guarda un po’ la seconda foto che c’è nella sua pagina di Wikipedia. Accosta lì, che sono arrivata.

    L’auto si ferma nei pressi di un benzinaio. Veronica passa il cellulare a Lambertini e inizia a rosicchiarsi un’unghia. Lo schermo è occupato da una foto di Vito giovanissimo, con un’espressione ridicola. Di fianco a lui Moana Pozzi, in topless, durante una trasmissione televisiva.

    — Lo so, sembra assurdo ma…

    — Non lo sembra, lo è. — Veronica scende dall’auto: — Non faccio rapporto solo per non passare per quella che è appena arrivata e subito fa

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