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Il fuoco sotto il ghiaccio
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Il fuoco sotto il ghiaccio
E-book184 pagine2 ore

Il fuoco sotto il ghiaccio

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Info su questo ebook

Mister Clenmare è un giovane medico di belle speranze. Discendente di una nobile e facoltosa dinastia inglese, Alwyn ha rotto con la sua famiglia e si guadagna da vivere con la sua onesta professione. Nella cittadina francese dove vive - la Francia è la sua seconda patria - attira ben presto su di sé le attenzioni dei notabili del luogo. È intelligente, colto, orgoglioso, fin troppo riservato. Pare, a qualcuno, che nasconda un segreto, e ciò non può non renderlo più interessante anche al pubblico femminile. È la bella Viviane, alla ricerca di un marito con molti soldi e poco cervello a frequentarlo senza nascondere la sua attrazione. Ma il loro amore è impossibile: i problemi economici di Alwyn sono un ostacolo insormontabile per la ragazza. Ma un colpo di scena cambia radicalmente la vita del giovane aristocratico. Nulla sarà più come prima e nel suo futuro si profila una svolta che convincerà Viviane a ripensare la sua esistenza e le sue ambizioni. Come sottolinea Natalia Aspesi parlando dei romanzi di Delly, proposto in una nuova traduzione e firma che non ha certo bisogno di presentazioni, “può girare la testa, nell'ammasso di eventi: ma una primordiale commozione, un viscerale, vergognoso piacere fanno divorare il libro. Insensatamente”.
 
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2020
ISBN9788893041942
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    Anteprima del libro

    Il fuoco sotto il ghiaccio - Delly

    2020

    PRIMA PARTE

    Il dottor Clenmare

    I

    Viviane percorreva rapidamente il sentiero stretto dei doganieri che seguiva il profilo della scogliera. Il mare calmo sotto di lei accarezzava con le sue onde gli anfratti creati nella roccia durante i secoli, grotte sempre coperte dall'acqua anche durante la bassa marea.

    Una nebbia leggera velava l'orizzonte, circostanza frequente nel cielo bretone. Ma intorno a lei, sulle onde che dondolavano pigramente, come pure sul sentiero coperto di ginestre, splendeva la luce di un radioso sole di maggio, un sole che scaldava l'aria fresca impregnata del profumo delle alghe marine.

    Viviane diede un'occhiata all'orologio senza fermarsi e si lasciò sfuggire un piccolo gesto di disappunto.

    - Sono già le dieci... - mormorò. - Arriverò troppo tardi, la visita del dottore sarà già finita... Ma in fondo mia cugina può benissimo fare a meno della mia presenza.

    Affrettò comunque il passo, dopo essersi coperta il viso con il grande fazzoletto bianco che la proteggeva dalla brezza marina. Era molto graziosa: i grandi occhi scuri sotto le palpebre dalle lunghe ciglia nere facevano risaltare la smagliante bellezza della sua pelle. Ma in quel momento la piccola bocca aveva un'espressione annoiata e triste, mentre gli occhi lasciavano trasparire un'irritazione trattenuta a stento.

    Il sentiero svoltava per poi riunirsi, poco più avanti, alla strada che portava al castello di Ville-Querdec. Il rumore di una vettura arrivò fino a Viviane. Con un salto la ragazza scavalcò una piccola duna rocciosa. Davanti a sé vide la strada che correva fra due siepi. Proprio in quel momento stava entrando un calesse. Dentro erano seduti due uomini. Viviane ebbe un gesto di soddisfazione.

    «Molto bene» pensò, «il dottor Lebras sta arrivando adesso. Arriverò insieme a lui. C'è il suo sostituto ad accompagnarlo, l'ha portato con sé per presentarlo a mia cugina»

    Viviane ricominciò a camminare e, cinque minuti dopo, seguendo la stessa strada percorsa poco prima dal calesse, vide davanti a sé Ville-Querdec, la proprietà di madame de Friollet, sua cugina.

    Un cancello di legno verniciato chiudeva l'ampio cortile, affiancato a destra dai locali di servizio, e a sinistra da un'antica cappella diventata piccionaia. In fondo si trovava la casa, una costruzione antica ma priva di stile, comunque in ottimo stato, prova delle agiate condizioni economiche di madame de Friollet.

    Da una porta a vetri Viviane entrò direttamente in sala da pranzo, quindi l'attraversò per raggiungere il salotto che dava sul giardino. Da una delle vetrate, era aperta, sentì la voce del dottor Lebras. Viviane si tolse in fretta il fazzoletto e lo gettò camminando su una sedia, mentre scendeva l'unico scalino che portava in giardino.

    Non lontano dalla casa, madame de Friollet aveva ricavato uno spazio coperto da una tenda nel quale passava molte ore del giorno. Per tutta la sua vita, aveva compiuto settantanni, era stata una donna attratta dalla mondanità e contemporaneamente una specie di malata immaginaria. Nessuno come lei riusciva ad abbinare ai divertimenti le attenzioni necessarie al suo stato di salute precario. Nessuno come lei conosceva l'arte di farsi coccolare e servire con apparente affetto, cosa che facevano molti dei suoi conoscenti, in realtà attratti dal suo cospicuo patrimonio.

    Madame de Friollet non aveva figli, solo dei nipoti acquisiti. Viviane de Coëtbray era la sua parente più prossima. L'aveva raggiunta da Parigi l'autunno dell'anno prima per tenerle compagnia e aiutarla a ricevere nel suo palazzo di Vannes durante l'inverno, e a Ville-Querdec, vicino ad Arradon dove si recava di solito a maggio.

    In quel momento era stesa su un divano: la tenda a righe rosse la riparava dal sole. L'anziano dottor Lebras era seduto accanto a lei e stringeva tra le sue dita il polso esile circondato da un braccialetto d'oro. Poco lontano da lui, su una poltrona, era seduto un giovane uomo.

    Nel momento in cui Viviane oltrepassò il salotto, madame de Friollet stava conversando con lui.

    - Sono certa, dottore, che ci intenderemo benissimo. Sono la paziente ideale!

    Mentre sentiva queste parole Viviane non poté fare a meno di sorridere ironicamente. In quel preciso momento i suoi piedi fecero scricchiolare la ghiaia del giardino. I due uomini si girarono e si alzarono.

    - Ah! Viviane, sei tu! Hai fatto un po' di confusione con l'ora... - disse l'anziana signora con un tono di cortese rimprovero.

    - Perdonami, ma la colpa è soprattutto di questa mattinata meravigliosa.

    Mentre parlava, Viviane rispose educatamente al saluto dei due dottori.

    - Mi permetta, mademoiselle, di presentarle il dottor Clenmare, il mio assistente - disse il dottor Lebras con la solita cordiale bonarietà. - Come ho detto, ho già avuto modo di lavorare con lui, madame de Friollet può stare sicura, so bene cosa vale come medico.

    - Almeno farò il possibile per non tradire la fiducia delle persone che si affideranno a me.

    Il giovane medico aveva la voce un po' bassa, con intonazioni basse e molto attraenti. Mentre parlava guardava Viviane, e la ragazza abbassò un po' lo sguardo, colpita dalla strana bellezza di quegli occhi che aveva solo intravisto.

    Madame de Friollet aveva subito ripreso a parlare, raccontando i suoi mali e la sua dieta al nuovo dottore. Viviane si era seduta vicino a lei. Con la mano giocherellava distrattamente con la sciarpa che aveva alla vita. Mentre il dottor Clenmare ascoltava l'anziana signora, la ragazza lo guardava di nascosto.

    Era un tipo semplice, con i vestiti quasi lisi, sdruciti, ma sarebbe stato difficile trovare una persona più disinvolta e più distinta di quell'intelligente medico di campagna. In tutta la sua persona, nei modi di fare e nell'atteggiamento, in quel suo parlare chiaro ed essenziale, si intuiva un carattere deciso e orientato al comando.

    L'impressione si rafforzava guardando la piega, a volte dura, della bocca e la linea ferma dei suoi lineamenti, la testa leggermente alta. E quel lampo inconfondibile che attraversava il verde scuro dei suoi occhi.

    All'improvviso, per una battuta del dottor Lebras, l'uomo sorrise, e quel sorriso lo trasformò per qualche secondo. Poi riprese subito quell'espressione di freddezza pensierosa che metteva in soggezione madame de Friollet, come lei stessa confidò alla cugina quando i due medici se n'erano andati.

    - Beh, io preferisco il vecchio Lebras. Ma certo, non nego che Clenmare, così giovane, non sia un bell'uomo, anche troppo bello da un certo punto di vista. Ha due occhi splendidi... Sì, troppo belli... Ma quel suo modo di fare non mi piace per niente... non mi piace. Se almeno mi prescrivesse qualche buona medicina per tirarmi un po' su... Cerca di conoscere sua madre per giudicare che tipo di persona è, prova a entrare in relazione con lei. Lui è molto distinto, inutile negarlo. E forse, conoscendoci meglio, diventerà un po' meno distante, un po' più affabile.

    - Forse - disse Viviane, che stava pensando ad altro.

    - Non è molto inglese, nonostante lo sia da parte di padre - continuò madame de Friollet alla quale piacevano molto i monologhi. - La madre è francese, e lui, a quanto pare, ha studiato in Francia. A giudicare dai vestiti e dalla casetta in cui vivono, in affitto, devono avere mezzi molto limitati. Ma con il suo aspetto e le capacità che il dottor Lebras gli riconosce, non capisco perché non si sia spostato in una città più grande, un posto dove avrebbe di sicuro avuto più successo.

    - Non ricordi quello che il dottor Lebras ci ha detto una volta? Clenmare è uno scienziato che intende dedicarsi in santa pace alle sue ricerche. Per questo ha scelto un luogo tranquillo dove i pazienti non lo distolgano troppo dalle sue occupazioni.

    - Certo, va benissimo, ma qui vivrà nella semi povertà. Ma se a lui va bene così... Se fossi stata al posto di sua madre avrei fatto in un altra maniera, questo è sicuro.

    Viviane, mentre rispondeva, sorrideva ironicamente:

    - Non penso che sia una cosa facile fargli fare cose diverse da quelle che pensa. Almeno a giudicare da come si atteggia.

    II

    L'uomo di cui parlavano le due signore aveva salutato il dottor Lebras a poca distanza da Ville-Querdec e si era incamminato per una stradina in salita piuttosto ripida. Alwyn Clenmare avanzava con passo sicuro e regolare. Dopo un bosco di pini arrivò in una piccola area pianeggiante sulla quale era stata costruita la sua casa. Era molto vecchia e per essere confortevole avrebbe avuto bisogno di parecchi lavori di manutenzione. Alwyn l'aveva presa in affitto così com'era, per una cifra modesta.

    Lui e il suo domestico, molto bravo, avevano fatto le riparazioni necessarie e l'avevano arredata alla meglio prima che arrivasse madame Clenmare. Come diceva con un certo disprezzo madame de Friollet era una casa da miserabili.

    Due levrieri grigi, stesi sull'erba falciata, gli andarono incontro. Alwyn li accarezzò e li calmò rivolgendo loro la parola e continuò a camminare.

    Davanti alla casa apparve un uomo sulla cinquantina, magro, abbronzato, con due profondi occhi neri. Indossava dei vecchi calzoni un po' malmessi, una giacca a quadri e un grembiule di tela blu.

    - Faâli... il pranzo... fai presto. Devo lavorare - disse Alwyn, mentre il domestico si spostava per lasciarlo entrare.

    - Mezz'ora e sarà pronto - rispose il servitore con un leggero accento straniero.

    All'ingresso, che aveva il pavimento rotto e i muri decrepiti, Alwyn aprì una porta scrostata. Entrò in una stanza più grande, illuminata da due porte a vetri che davano su un piccolo giardino. Al centro un grande tavolo rotondo di mogano e due poltrone ricoperte da un tessuto scolorito, due sedie, un vecchio armadio, un pianoforte, un divano logoro rivestito di velluto di Genova¹.

    Sul caminetto c'era un busto di marmo. In un vaso di ceramica un po' rozzo c'erano dei narcisi sui quali era chinata una piccola donna dai capelli biondo cenere. Al rumore della porta che si apriva la donna si girò con un sorriso.

    - È stata proprio una bella mattinata, Alwyn!

    - Sì, bellissima.

    La donna allungò verso Alwyn una mano bianchissima, con un solo anello. Lui la baciò e poi la lasciò ricadere.

    - Hai fatto molte visite questa mattina?

    Due occhi neri molto dolci in un viso ancora giovane guardavano il giovane dottore con affettuosa partecipazione.

    - Sì, tre. Lebras mi ha presentato a madame de Friollet che abita quattro o cinque mesi dell'anno qui vicino, nel castello di Ville-Querdec. Mi aveva avvertito che si trattava di una malata immaginaria. Spero che non mi disturbi troppo spesso, ho poca voglia di perdere tempo.

    Madame Clenmare non aggiunse altro. Sul suo viso si leggeva una certa timidezza, era imbarazzata davanti al figlio. Domandò solo:

    - Madame de Friollet è giovane?

    - No, avrà una settantina d'anni. Ma con lei c'è una ragazza molto graziosa, di una ventina d'anni. Si chiama de Coëtbray, me l'ha detto Lebras.

    - Coëtbray? È un cognome dell'antica nobiltà bretone. Ti piace?

    Alwyn fece una risatina sarcastica:

    - Di sicuro, mamma, sono già innamorato. Fermati, non correre troppo con la fantasia. Non a caso sono un discendente degli uomini di ghiaccio come venivano chiamati i miei antenati, e quegli occhi mi conquisteranno solo se lo vorrò.

    - Oh, certo, lo so... lo so che sei un uomo di carattere...

    Guardava Alwyn con ammirazione, quasi intimorita. Accanto a lui, così slanciato ed elegante, lei sembrava ancora più piccola, quasi una bambina. Il suo viso bianco e fine conservava qualcosa di infantile. Madre e figlio non si somigliavano fisicamente, e, guardandoli, ci si accorgeva anche che non c'era alcuna somiglianza neppure dal punto di vista caratteriale.

    - Sì, per fortuna - rispose Alwyn all'osservazione della madre.

    Un sorriso ironico sfiorava le sue labbra.

    - I miei giornali? Sono arrivati?

    - Sì, li ha portati Faâli poco fa. Dove sono...?

    Ma

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