Il colonnello Chabert
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Edizione integrale
Il colonnello Chabert, apparso nel 1832 e poi inserito nel grande e composito mosaico della Commedia umana, ricostruisce il dramma di un ufficiale napoleonico che, ritenuto morto in battaglia a Eylau, ritorna dopo molte terribili avventure a Parigi per ritrovare la sua identità e i suoi affetti, ma si trova contro un muro di indifferenza e di interessi consolidati. Un dramma di sentimenti e passioni violente che il nuovo arrivismo e l’avidità di denaro, impersonati nell’ex moglie di un colonnello, si sforzano di soffocare. Un quadro potente e intenso della vita francese sotto la Restaurazione.
«Grosse lacrime sgorgarono dagli occhi stanchi del vecchio soldato e rigarono le sue guance rugose. Dinanzi a questa montagna di difficoltà era profondamente scoraggiato. La società e la giustizia erano divenuti per lui un vero incubo.»
Honoré de Balzac
(1799-1850) è ritenuto uno dei fondatori del romanzo moderno: la sua Comédie humaine – sottilissima, sconcertante analisi della società francese tra il primo Impero e l’età di Luigi Filippo – è forse il più vasto ciclo narrativo mai tentato da uno scrittore. Di Balzac la Newton Compton ha pubblicato: Le illusioni perdute, Un tenebroso affare, La cugina Bette, Papà Goriot, Eugénie Grandet, La fanciulla dagli occhi d’oro, Il colonnello Chabert.
Honoré de Balzac
Honoré de Balzac (1799-1850) was a French novelist, short story writer, and playwright. Regarded as one of the key figures of French and European literature, Balzac’s realist approach to writing would influence Charles Dickens, Émile Zola, Henry James, Gustave Flaubert, and Karl Marx. With a precocious attitude and fierce intellect, Balzac struggled first in school and then in business before dedicating himself to the pursuit of writing as both an art and a profession. His distinctly industrious work routine—he spent hours each day writing furiously by hand and made extensive edits during the publication process—led to a prodigious output of dozens of novels, stories, plays, and novellas. La Comédie humaine, Balzac’s most famous work, is a sequence of 91 finished and 46 unfinished stories, novels, and essays with which he attempted to realistically and exhaustively portray every aspect of French society during the early-nineteenth century.
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Anteprima del libro
Il colonnello Chabert - Honoré de Balzac
88
Titolo originale: Le Colonel Chabert
Traduzione di Roberto Bonchio
Prima edizione ebook: gennaio 2012
© 2012 Newton Compton editori s.r.l.
Roma, Casella postale 6214
ISBN 978-88-541-3827-8
www.newtoncompton.com
Edizione elettronica realizzata da Gag srl
Honoré de Balzac
Il colonnello Chabert
Cura e traduzione di Roberto Bonchio
Edizione integrale
Newton Compton editori
Prefazione
Quando nel 1832 Balzac scrive Il colonnello Chabert non ha ancora trentatré anni. Ha già alle spalle un nutrito passato di esperienze diverse e difficili con le quali si sono misurate la sua leggendaria energia e l’esuberante vitalità del suo ingegno: il tirocinio presso un avvocato prima e presso un notaio poi, la sua relazione con madame de Berny, la «Dilecta», che, oltre a dargli la propria passione di donna matura, ha per prima creduto in lui, i disastri finanziari, frutto delle sue fallimentari iniziative imprenditoriali come tipografo e come editore. Sono anche terminati gli anni dell’apprendistato letterario. Ha abbandonato i romanzi popolari di intrigo a grandi tinte che, cosciente della propria debolezza artistica, ha pubblicato con gli pseudonimi di Lord R’honne e Horace Saint-Aubin. Seguiranno alcune opere, ancora infarcite di romanticismo, ma più meditate, come Les Chouans (1830), romanzo storico alla Walter Scott sulla rivolta lealista nella Bretagna del 1800 e La pelle di zigrino (1831) alla maniera di Hoffmann col suo alternarsi tra realtà e magia. Le Scene della vita privata apparse nell’aprile del 1830, gli hanno già conquistato il successo in Francia e all’estero e con La donna di trent’anni (la vita di una donna in una serie di quadri staccati, uscito nel 1531) si è accattivato le simpatie del pubblico femminile.
Non vi è periodico, rivista o giornale dove non compaia il nome di Balzac.
Il suo ritratto fisico in quegli anni ci è dato da madame de Pommereul, moglie di un vecchio generale che aveva combattuto contro gli Chouans e al quale Balzac si era rivolto per le sue ricerche: «Era un uomo piccolo, dalla figura tarchiata, resa ancor più tozza da abiti mal tagliati, e portava un cappello molto brutto, ma appena se lo tolse tutto ciò sparì: non guardai che la sua testa... Una grande fronte con un riflesso luminoso e occhi bruni pieni d’oro che esprimevano ogni cosa con la stessa carezza della parola. Il naso grosso e quadrato, la bocca enorme che rideva sempre, nonostante i denti guasti. Aveva i baffi folti e capelli lunghi e ricacciati sulle spalle...»
La vocazione balzachiana, dichiarata senza complessi, per la gloria e il potere («presto o tardi la letteratura, la politica, il giornalismo, un matrimonio o un grande affare mi daranno la ricchezza», scriverà alla madre) si concretizzerà all’inizio degli anni Trenta nella scelta letteraria: ha ormai compreso che l’era del dilettantismo e del facile eclettismo è terminata.
La volontà di potenza, così caratteristica in lui, l’aiuta a sprigionare tutta la sua enorme energia produttiva. La massa dei racconti, dei saggi, dei romanzi scritti tra il 1830 e il 1831 non ha uguali nella storia letteraria. Solo in questi due anni realizza 135 pubblicazioni documentate: si calcola che abbia scritto un sedicesimo al giorno.
Con il 1832 il nuovo rigore che Balzac ha impresso alla propria produzione artistica comincia a dare i suoi frutti. Ed è proprio con Il colonnello Chabert, scritto con la consueta rapidità tra il febbraio e il marzo, che Balzac diviene il vero Balzac, più asciutto e determinato nel rendere arte il suo profondo intuito psicologico, la sua potente capacità di rappresentazione delle cose e degli uomini.
Le «Scene della vita privata», prima sezione della Commedia umana nella quale è compreso Il colonnello Chabert dovevano nell’intento di Balzac comprendere trentadue volumi: in realtà ne uscirono ventotto. Quattro – Les enfants, Un pensionnat des demoiselles, Intérieur de collège, Gendres et belles-mè-res – non furono mai scritti. è in questa stessa sezione che il romanziere collocherà Papà Goriot, uscito tre anni dopo Il colonnello Chabert e considerato il capolavoro del realismo balzachiano.
È proprio in questi primi intensissimi anni Trenta – già famoso e frequentatore dei grandi salotti letterari (sarà la sua amica, la duchessa d’Abrantès, ad introdurlo nel salotto di madame de Récamier, autentica Borsa dei «titoli», letterari) – che Balzac concepisce l’idea della Commedia umana, l’idea cioè di collegare i suoi già numerosi racconti e romanzi in un’opera unica nella quale possano apparire più volte gli stessi personaggi passando di volta in volta dal ruolo di comparse a quello di protagonisti o viceversa.
L’ambizione è di offrire un quadro completo, brulicante di vita – in un’ottica psicologica, storica e sociologica – delle idee e dei sentimenti della Francia dal primo Impero alla Restaurazione sino alla monarchia di Luigi Filippo. L’occasione per concretizzarla gli è data, nel 1841, dalla prima edizione delle sue opere in sedici volumi. Scriverà Balzac in un famoso preambolo a questa edizione: «La prima idea della Commedia umana nacque come un sogno, uno tra quei tanti progetti impossibili che s’accarezzano e poi si lasciano volar via: una chimera che sorride, rivela il suo volto di donna e apre immediatamente le ali sollevandosi nel cielo della fantasia. Ma questa chimera, come tante chimere, si trasforma ora in realtà imponendo ordini e una sua tirannia alla quale non ci si può sottrarre. Quest’idea è nata da un confronto tra l’Umanità e l’Animalità...». Nello stesso Avant-propos – sedici fogli che, confessa alla donna amata, madame Hanska, gli hanno comportato più fatica della costruzione di un romanzo – Balzac espone il suo «sistema» paragonandolo a quelli del naturalista Buffon e di Geoffroy Saint-Hilaire, uno dei fondatori dell’anatomia comparata, che sosteneva la tesi della modificazione degli organismi sotto l’impulso degli ambienti esterni.
Come nella natura le specie animali si sviluppano in modo differenziato a seconda dell’ambiente, non diversamente accade agli uomini all’interno della società. Bisogna studiare un impiegato, un soldato, un banchiere, un mendicante, ecc., allo stesso modo in cui uno scienziato, uno zoologo studiano un lupo, un leone, un corvo, indagando sui caratteri relativi alle condizioni ambientali e sociali. Cercare cioè di catalogare l’umanità secondo i suoi vari gradi di sviluppo sociale, farne tante classi distinte. «Il caso», continua Balzac, «è il più grande romanziere del mondo: per creare basta studiarlo. La società francese deve essere il vero storiografo, e io non voglio che fungerle da segretario. Nel fare l’inventario delle virtù e dei vizi sceglievo gli eventi sociali più notevoli, costruivo personaggi fondendo insieme parecchi individui di carattere affine. Potei così, forse, riuscire a scrivere la storia dei costumi da tanti storici dimenticata.»
Ma l’artista non deve limitarsi a descrivere meccanicamente la realtà, deve anche mettere in evidenza le fondamentali energie che muovono la società e cercare di esprimere attraverso la sua capacità di rappresentazione l’esigenza di un mondo diverso e migliore.
Nel 1845 Balzac pianifica un altro riordinamento della propria opera che, entro certi limiti, può considerarsi definitivo. Il nuovo piano comprende i titoli di 135 romanzi dei quali 85 finiti (ad essi si aggiungeranno poi altri sei realizzati in seguito) e 50 o appena abbozzati o rimasti sulla carta. La prima parte del nuovo piano della Commedia abbraccia gli «Studi dei costumi del XIX secolo» che, a loro volta, comprendono «Scene della vita privata» dove – come abbiamo detto – si trova tra i suoi titoli Il colonnello Chabert le «Scene della vita di provincia» che intendono descrivere «l’età delle passioni, dei calcoli, degli interessi e delle ambizioni»; le «Scene della vita parigina», quadro dei gusti, dei vizi e di tutte le sfrenatezze «che eccitano i costumi particolari nelle grandi città dove si incontrano insieme il bene estremo e l’estremo male»; le «Scene della vita politica», dove lo scrittore vuole rappresentare delle esistenze-simbolo che riassumono gli interessi di molti o di tutti e che sono in qualche modo fuori della legge comune; le «Scene della vita militare, che rimarranno largamente incompiute e che si propongono di mostrare la società nel suo stadio più violento; e infine, le «Scene della vita di campagna», fitte di drammi sociali, dove troviamo, dice Balzac, «i caratteri più puri e l’attuazione dei grandi princìpi d’ordine, di politica e di moralità».
Segue una seconda parte, gli «Studi filosofici», dal più forte contenuto ideologico, che hanno l’obiettivo di spiegare quasi fisiologicamente il comportamento sociale dell’individuo («Balzac», dirà Sainte-Beuve, «si piccava di essere un fisiologo, e lo era certamente, benché con meno rigore ed esattezza di quanto pensasse»). Il piano termina con una terza parte dedicata agli «Studi analitici», che avrebbe dovuto concludere, sotto il profilo storico ed etico, la sua grandiosa indagine sull’esistenza umana condotta su una quantità infinita di persone di ogni categoria sociale con le loro sofferenze, le loro gioie, le loro passioni.
L’immensità di questo disegno – tanto ambizioso da rifarsi nella sua definizione al poema dantesco – abbraccia al tempo stesso la storia e la critica della società, l’analisi dei suoi mali e la messa in discussione dei suoi princìpi. Pittore e interprete della società del suo tempo, Balzac ne evidenzia lo stato di conflitto permanente tra i diversi gruppi sociali che, già avvertibile durante la Grande Rivoluzione, è divenuto particolarmente acuto durante e dopo la Restaurazione. Prima di lui Saint-Simon, che concepiva i rapporti sociali come «fenomeni fisiologici», Aveva identificato la società con le classi economiche. Balzac, pienamente immerso in una realtà umana di affari e politica, ne è consapevole, più di quanto non appaia dalle sue confuse teorie, e coglie l’accelerazione della storia. La gerarchia dei valori umani proposta dai filosofi del XIX secolo e dal romanticismo va ormai sparendo così come l’honnête homme, le sensibilità morbose, l’eroe romantico. Il vero talento, la nobiltà d’animo, i servizi resi al paese (si pensi al nostro Chabert!) hanno cessato di essere segni di distinzione sociale. Si è andati ben oltre e Balzac, che è nel pieno della corrente della vita, con i suoi romanzi elevati a interpretazione filosofica della storia, ci dimostra come nella nuova società emergente la lotta per il denaro e