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Le 100 partite che hanno fatto la storia della AS Roma
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E-book805 pagine6 ore

Le 100 partite che hanno fatto la storia della AS Roma

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Info su questo ebook

Cento partite, cento indimenticabili episodi scolpiti negli annali della storia romanista

Cento partite, ma avrebbero potuto essere mille, frutto di una scelta laboriosa e in alcuni casi sofferta. Si va dall’esordio assoluto della prima squadra della Roma contro l’UTE del 17 luglio 1927, alle gare “classiche” che sancirono la conquista degli scudetti (Roma-Modena del 14 giugno 1942, Genoa-Roma dell’8 maggio 1983 e Roma-Parma del 17 giugno 2001); dalle gare che hanno segnato i record più duraturi del Club (Roma-Cremonese 9-0 del 13 ottobre 1929 o Roma-Altay 10-1 del 7 novembre 1962) per arrivare a quelle che hanno rappresentato uno snodo significativo nella memoria collettiva del tifo giallorosso (Roma-Colonia dell’8 dicembre 1982, Roma-IFK Göteborg del 14 settembre 1983, Roma-Broendby del 24 aprile 1991). Tante partite imprescindibili e alcune sorprese (Roma-Ajax del 9 febbraio 1997), di cui si potranno scoprire retroscena e curiosità. Cento sfide che, per il loro valore intrinseco, riescono in qualche modo a evocare e a riassumere in sé tutte le altre partite dell’inimitabile storia romanista. Cento partite, mille emozioni o forse sempre la stessa chiamata Roma.

Tonino Cagnucci

è nato a Roma nel 1972, è giornalista professionista e scrittore. Laureato in Lettere e Filosofia, è stato caporedattore de «Il Romanista», l’unico quotidiano al mondo dedicato a una squadra di calcio. Nel 2014 è stato designato per far parte della Commissione della Hall of Fame giallorossa, è consulente e collaboratore di «Roma Radio», la radio ufficiale dell’AS Roma. Ha pubblicato: Daniele De Rossi, il mare di Roma; Francesco; Il grifone fragile: Fabrizio De André, storia di un tifoso del Genoa e 55 secondi.

Massimo Izzi

è laureato in lettere con una tesi in storia contemporanea sulla fondazione dell’AS Roma, ha alle sue spalle 15 volumi dedicati alla storia giallorossa, tra cui l’unica biografia di Italo Foschi. Nel 2008 realizza, assieme a Cristiano Tesei, il libro ufficiale del centenario della SGS Fortitudo e, l’anno seguente, l’opera E non ti curar di loro, sul primo scudetto romanista. Nel 2012 è stato designato per far parte della Commissione della Hall of Fame giallorossa. Con la Newton Compton ha pubblicato vari titoli, tra cui AS Roma. La grande storia (con Fabrizio Grassetti e Gabriele Pescatore) e Le 100 partite che hanno fatto la storia della AS Roma (con Tonino Cagnucci).
LinguaItaliano
Data di uscita9 dic 2015
ISBN9788854187955
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    Anteprima del libro

    Le 100 partite che hanno fatto la storia della AS Roma - Massimo Izzi

    COLOPHON

    I marchi, i nomi commerciali, i logotipi AS ROMA sono di titolarità esclusiva della Soccer S.a.s. di Brand Management S.r.l. e il relativo utilizzo è stato rilasciato su licenza.

    Immagini: © AS Roma S.p.A.,

    collezione di Massimo Izzi, collezione di Tonino Cagnucci, Newton Compton, asromaultras.org.

    Massimo Izzi ha scritto i testi per le partite dalla 1 alla 45, dalla 47 alla 49, la 57, la 58 e la 61.

    Tonino Cagnucci ha scritto i testi per le partite 46, la 50, dalla 51 alla 56, la 59, la 60 e dalla 62 alla 100.

    Prima edizione ebook: novembre 2015

    © 2015 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978885417955

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di 8x8 Srl di Massimiliano D’Affronto

    FRONTESPIZIO

    INTRODUZIONE

    Introduzione

    La rosa 2015/2016

    Ripercorrere quasi novanta anni di sport con il vincolo di individuare le 100 partite epocali della storia della Roma è stata un’impresa che impone quantomeno un tentativo di spiegare le scelte fatte.

    Cercare un criterio oggettivo in un campo riservato ai sentimenti e al valore evocativo di stati d’animo personali irripetibili, rende scontato prevedere che ogni tifoso si ritroverà in alcune delle scelte e non ne condividerà delle altre.

    Al netto di questa considerazione, che sicuramente stimolerà i lettori a creare una lista alternativa e personalizzata delle 100 partite del cuore, sembra giusto evidenziare che lo sforzo operato nella selezione è stato quello di non dimenticare le gare che in ogni tempo hanno arricchito il medagliere della Roma e di rappresentare e ricordare tutti gli snodi dell’inimitabile storia di questo Club, non tralasciando nessun ciclo dell’epopea giallorossa, da quelli più gloriosi a quelli più sofferti.

    Si è tentato infine di documentare e mettere in risalto quegli incontri che, pur non avendo nell’immediato permesso di celebrare successi memorabili, abbiano contribuito in modo strutturale a fissare le caratteristiche, lo stile e il modo d’interpretare il calcio, che resta il patrimonio più grande della Roma e dei suoi tifosi, quello che rende irripetibile ogni partita disputata dalla Roma. In questo patrimonio possono ritrovarsi tutti i tifosi. Romanisti di ieri, di oggi, di sempre.

    1

    ROMA-UTE 2-1

    17 luglio 1927, Roma (Campo Appio, ore 17:30) – Amichevole

    La prima gara della storia giallorossa

    Roma: Rapetti, Mattei, Corbjons, Ferraris

    iv

    (Cap.), Degni, Caimmi, Heger, Boros, Rovida, Cappa, Ziroli.

    A disposizione: Chini, Giannelli.

    Allenatori: Jozsef Ging e Pietro Piselli.

    ute: Bacsay, Fogl

    ii

    (Karoly), Fogl

    iii

    (Jozsef), Renner (Ferenc), Lutz

    ii

    (Lajos), Wilhelm I (Jozsef), Strock (Albert), Wilhelm

    ii

    (Ferenc), Lutz

    iii

    (Jozsef), Schaller (Jozsef), P. Szabo.

    Allenatore: Imre Pozsonyi.

    Arbitro: De Pità di Roma.

    Marcatori: 35’pt Cappa, 39’pt Szabo, 43’pt Heger.

    Note: Il tabellino, ripreso da «La Gazzetta dello Sport» del 18 luglio 1927, e integrato da dati tratti da «L’Impero», «Il Calcio» e «Il Messaggero», presenta molte incongruenze¹.

    Muta da gioco: La Roma, come rilevato dallo storico dell’arte Paolo Castellani, indossa un completo eterogeneo rosso-giallo. Alcuni portano l’ultimo modello maglia Roman con patta gialla a contrasto; altri, vecchi modelli di maglie del Roman con colletto giallo e chiusura a laccetti; altri ancora, generiche maglie rosse².

    Una bella foto che ritrae Italo Foschi, il terzo partendo da sinistra, al Velodromo Appio.

    Dopo la storica fondazione della Roma il 7 giugno 1927 in via Forlì 16, le giornate del Club sono davvero incandescenti. Il giorno 23 Italo Foschi ha dovuto diramare un comunicato nel quale si rende noto come sia

    Priva di qualsiasi fondamento la notizia apparsa su un giornale sportivo della capitale, del passaggio del giocatore Ferraris

    iv

    alla Juventus di Torino che cederebbe in cambio il terzino Allemandi. Ferraris

    iv

    è vincolato alla Fortitudo e per essa alla Associazione Sportiva Roma che intende formare una squadra composta in grande prevalenza di romani e non consentirà mai che i suoi migliori giocatori trasmigrino in altre società.

    Oltre a dirimere beghe e a impegnarsi nella messa appunto dell’organigramma ufficiale della Società (che sarà reso noto con lo storico O.d.G. numero 1 del 22 luglio 1927), Italo Foschi ha anche fretta di giocare e dispone quindi la messa in calendario di alcune amichevoli di prestigio. Ma materialmente chi si occupa della questione? È difficile, se non impossibile, rispondere in maniera ultimativa alla domanda, sebbene non si possa fare a meno di notare come, all’inizio di marzo del 1927, l’Alba-Audace abbia annunciato le date di un breve tour di match amichevoli (con un articolo apparso sulle pagine de «Il Popolo Illustrato» del 10 marzo 1927) che prevedono anche incontri internazionali: oltre a gare casalinghe con la Fortitudo (24 marzo) e il Livorno (2 aprile), sono in cartellone le sfide con i Boemi Erranti (10 aprile), con la nazionale cilena (17 aprile) e con il Lugano (24 aprile). A questo c’è da aggiungere che nel dicembre 1922 l’Alba, al pari della Fortitudo, aveva affrontato l’

    ute

    nella sua tournée italiana. È facile osservare che anche la Roma, al pari dell’Alba-Audace, nel momento di scegliere una squadra italiana con cui cimentarsi a livello amichevole, sceglierà il Livorno (gara disputata l’11 settembre), mentre per i match internazionali si ripiegherà sul fronte danubiano, trovando l’accordo con Attila di Budapest, Slavia Sofia e

    ute

    (Újpesti Torna Egylet, meglio nota come Ujpest, era impegnata in una tournée che a luglio l’aveva già portata in Spagna, giocando il 26 giugno contro il Valencia, e Portogallo). Il 12 luglio la stampa annuncia l’imminente disputa della gara, o meglio delle gare, visto che l’

    ute

    – prima del confronto di cartello contro la prima squadra romanista, fissato per il giorno 17 luglio – ha accettato d’incontrare, il giorno precedente, la formazione B dei giallorossi.

    Non ci vuole certo Sherlock Holmes per concludere che i dirigenti dell’Alba hanno messo a frutto i contatti maturati durante l’attività bianco verde, assicurandosi così la visita dell’

    ute

    nella Capitale.

    Il giorno 16, dunque, le riserve scendono in campo con: Ballante, Canestrelli, Bianchi Angelo, Fosso, Scocco, Zamporlini, Scardola, Jacoponi, Bramante, Sbrana, Sansoni

    iii

    . A disposizione ci sono Evangelisti e Tomasselli. «L’Impero» del 19 luglio dà in campo Giannelli, a posto di Fosso, con riserve Evangelisti e Tomasselli. Nei volumi assemblati da Vincenzo Biancone, in cui sono schedate tutte le gare della Roma, è presente un articolo, purtroppo senza riferimenti editoriali, che segnala in campo Bianchi

    i

    Antonio al posto di Fosso. La gara termina con il pareggio per 2-2 e le reti di Angelo Bianchi (su rigore, secondo quanto riportato da «La Gazzetta dello Sport» del 18 luglio) e Scardola.

    L’indomani, finalmente, ecco scendere in campo la formazione A. La Roma per l’occasione ha fatto le cose in grande e il servizio che collega il Motovelodromo Appio al resto della città è stato potenziato; e, per attirare una folla maggiore, è stato allestito un programma che prevede anche tre gare d’atletica organizzate dall’Ingegner De Bernardinis, che vedono protagonisti gli ex tesserati della Pro Roma; a seguire, dalle ore 15, si tiene lo spareggio del girone finale del Campionato di seconda divisione tra Terni e Savoia.

    Alle 17:30 è invece il turno del piatto forte:

    as

    Roma-

    ute

    . Non certo facile è stato reperire in tempo utile le maglie che sono assemblate da diverse mute. Giorgio Carpi ha probabilmente messo a disposizione le maglie e i calzettoni del vecchio Roman che s’intravedono nelle foto dell’epoca (Ziroli ne indossa una), le altre sono casacche generiche. L’atmosfera al Motovelodromo è ben documentata dal fotoservizio realizzato da Du Bois. Alle spalle dei giocatori s’intravede una folla assiepata ai bordi della pista, e in cronaca «L’Impero» riferisce di una «grande folla» e «Il Messaggero» menziona un «pubblico numerosissimo».

    In campo il risultato si sblocca al 35’. Scrive «Il Calcio»: «Al 35’ Ziroli, avuta la palla da Caimmi, fugge, riesce a scartare Fogl

    iii

    e centra di precisione. Cappa, a un passo dalla porta, segna imparabilmente». Neanche quattro minuti e arriva il pareggio. La Roma non demorde e risponde fulminea. È il 43’ quando Rovida serve con un colpo di testa smarcante Tomasz Heger (che poco più di un mese più tardi, il 25 luglio, lascerà per sempre l’Italia), lesto a mettere dentro.

    Nella ripresa, «La Gazzetta dello Sport» parla di «assedio» della porta romana da parte degli ospiti, che colgono anche un palo con Schaller, ma il risultato rimane inalterato e incorona con la vittoria la prima storica apparizione sulla scena calcistica mondiale dell’astro giallorosso.

    ¹ Ad esempio, il 19 luglio del 1927 «Il Messaggero», nel suo articolo L’as Roma batte l’ute 2-1, non riporta un tabellino, ma nel pezzo si citano espressamene: Heger, Rovida, Cappa, Ziroli, Ferraris

    iv

    , Caimmi, Mattei, Corbjons. Per quello che riguarda il marcatore dell’

    ute

    , ad esempio, «Il Calcio» menziona il nome di Schaller, «L’Impero» parla di Pigabos, «La Gazzetta dello Sport» quello di Szabt, «Il Messaggero» quello di Szato. L’interpretazione fonologica dei nomi, anche se con fisiologiche riserve, ci porta a pensare che il nome, mal recepito dai reporter dell’epoca, fosse quello di Szabo. Consultando invece la raccolta elaborata da Vincenzo Biancone su tutte le gare della storia della Roma, abbiamo operato la correzione di Remmer in Renner, confermato poi dal consulto della rivista on line «Ujpesti Helytorteneti Ertesito» del gennaio 1998: http://www.ujpest.hu/galeria/intezmenyek/helytorteneti_ertesito/uhe-199801.pdf. Per quanto riguarda infine la formazione dell’

    ute

    , è da ricordare che «La Gazzetta dello Sport» citava Szabt (Gabor), mentre «Il Calcio» Szapt, i volumi miscellanei di Biancone Szabo, versione che ci sembra la più plausibile.

    ² Rovida aveva i calzettoni dell’Alba (contro l’Attila li indosserà più di un romanista, e Ferraris userà addirittura quelli della Fortitudo), mentre Ziroli sfoggiava una delle maglie modello Roman. In una foto presa da «Tutti gli Sports» anche Cappa sembra portare una maglia modello Roman. L’

    ute

    giocherà invece in maglia verde con maniche bianche.

    Volti della prima Roma: in una foto degli anni Cinquanta Giorgio Carpi e il masseur Angelino Cerretti.

    Attilio Ferraris (in maglia azzurra), fu il capitano ad alzare la Coppa coni, primo trofeo ufficiale della storia della Roma.

    William Garbutt, primo allenatore della Roma, preferito a Ging della Fortitudo e Piselli dell’Alba (Beki, trainer del Roman, era uscito dalla lizza ancora prima).

    2

    ROMA-LIVORNO 2-0

    25 settembre 1927, Roma (Campo Appio, ore 15:00) – Campionato Divisione Nazionale

    La prima gara ufficiale nel massimo torneo nazionale

    Roma: Rapetti, Mattei, Corbjons, Ferraris

    iv

    (Cap.), Degni, Rovida, Ziroli, Fasanelli, Bussich, Cappa, Chini Luduena.

    Allenatore: Garbutt.

    Livorno: Lipizer, Innocenti, Paolini, Bandini, Caimmi, Giraldi, Ceccherini, Scioscia, Pignatelli, Magnozzi, Baldi.

    Allenatore: Piselli.

    Arbitro: Gama.

    Marcatori: 13’pt Ziroli, 33’st Fasanelli.

    Note: Per questa gara inaugurale la Roma prevede l’accesso alla tribuna per tutte le donne con il 50% di sconto.

    Muta da gioco: Maglia bianca in cotone con colletto e collo chiuso da laccetti. Pantaloncini bianchi e calzettoni rossi con fascia gialla.

    Attilio Ferraris

    iv

    , capitano della prima Roma, sbriga i convenevoli di rito prima della gara del 9 giugno 1929, vinta 6-1 con il Torino.

    Quando il 25 settembre la Roma si appresta ad affrontare il Livorno nella prima gara nel massimo campionato (allora denominato di Divisione Nazionale), si sono consumati già moltissimi eventi. Ad esempio, si è assistito al primo rivolgimento tecnico della storia romanista: a luglio del 1927, infatti, la prima squadra è stata affidata alle cure del duo Pietro Piselli-Jozsef Ging, un equilibrio faticosissimo che regge due settimane. Dopo l’allenamento diretto assieme dai due il 15 luglio, già il giorno 29 dello stesso mese «L’Impero» annuncia: «Ci risulta che l’ottimo allenatore signor Ging, già della Fortitudo, sarà mantenuto nelle funzioni di Trainer per la nuova squadra dell’

    as

    Roma». Mentre Piselli avrebbe raggiunto, guarda caso, proprio il Livorno, Ging rimarrà dunque in giallorosso con un ruolo, però, sempre più defilato.

    Alla vigilia della gara contro il Livorno, «La Gazzetta dello Sport» invita proprio a non dimenticare «le magnifiche riserve curate dal signor Ging». E la prima squadra? Il 3 agosto William Garbutt, sicuramente il tecnico più famoso in Italia, ha visto ufficializzare le sue dimissioni dal Genoa. Il 18 agosto, il trainer inglese è stato investito del ruolo di Mister dell’

    as

    Roma (notizia ufficializzata da «La Gazzetta» il 28 dello stesso mese). Garbutt raduna la squadra alle ore 9:00 del 4 settembre e dal momento del raduno ha avuto solo due amichevoli (contro Livorno e Slavia) per saggiare le forze effettive del proprio gruppo. Altro episodio notevole di queste giornate di settembre è stata la risoluzione della questione Corbjons: il calciatore, deciso a lasciare la Capitale, per sciogliere il suo vincolo, ha fatto ricorso presso il Direttorio Divisioni Superiori, rigettato solo il 18 settembre.

    Dopo appena una settimana, la Roma scende dunque in campo indossando una maglia in cotone completamente bianca con colletto e collo chiuso da laccetti; candidi erano anche i pantaloncini, mentre i calzettoni erano rossi con una fascia gialla. Particolare interessante per far capire cosa fosse il calcio alla fine degli anni Venti, nella stagione seguente i portieri romanisti scenderanno in campo indossando quelle medesime maglie utilizzate il 25 settembre 1927 contro il Livorno. Tornando al match, la situazione climatica in cui si disputa rischia, seriamente, di far saltare la contesa. Sul Velodromo Appio, infatti, spira quello che la rosea definisce «un vento violentissimo». Evidentemente per evitare che il campo venga letteralmente sommerso da una nuvola di polvere, si decide di bagnare il perimetro di gioco. Il lavoro, però, viene eseguito con troppo zelo, visto che il carro-botte utilizzato affonda irreparabilmente al centro dell’impianto. Per rimorchiarlo all’esterno i pompieri impiegano 45 minuti, portando al limite la pazienza dell’arbitro Umberto Gama (destinato nel maggio 1931 a dirigere uno dei derby più infuocati della storia).

    Una volta partita, però, la gara volge ben presto a favore di capitan Ferraris

    iv

    e compagni. Al 13’ il portiere Lipizer para a terra un colpo di testa di Ziroli ma la palla gli sfugge e caracolla in rete.

    All’inizio degli anni Ottanta, davanti alle telecamere della

    rai

    , Fasanelli, tornato a calcare la superficie che aveva ospitato il campo dell’Appio, ricorderà così quell’azione e il suo finalizzatore:

    A un certo punto Ziroli, la nostra ala destra, un ottimo giocatore, grande giocatore romano, fece un tiro in diagonale che infilò l’angolo della porta e fece gol. Ziroli era un grande romano, romano, romano. Venti volte romano, altruista, forte, robusto, tenace, un po’ mascalzoncello… anzi qualche volta quando si andava a Villa Borghese a fare una passeggiata lui… spesso e volentieri s’incontravano questi studentini delle scuole dei preti che giocavano a palletta tra di loro. Lui si faceva riconoscere, giocava con loro in mezzo… poi a un certo punto a questo palloncino lui gli dava un calcio, questo calcio era più forte degli altri, andava in un certo punto dove non c’era nessuno… lui piano, piano, dopo se l’andava a prendere e se lo portava via…

    Dopo due minuti dal gol che ha sbloccato il risultato, arriverebbe anche il raddoppio siglato da Fasanelli ma Gama annulla, a detta sempre di Fasanelli per un fuorigioco di posizione di Bussich. Cesare Augusto, tuttavia, non demorde: vuole mettere il suo sigillo in questo storico match e al 33’ del secondo tempo, su passaggio di Ziroli, segna il 2-0. La Roma ha scritto la prima pagina della sua leggenda nella massima serie.

    Luigi Ziroli, assieme a Fasanelli match winner nella gara contro il Livorno. I due firmarono le prime storiche marcature della Roma nella massima divisione.

    Chini Luduena, primo straniero dell’as Roma.

    3

    MODENA-ROMA 1-2 (D.T.S.)

    29 luglio 1928, Firenze (Stadio Comunale) – Finale di spareggio Coppa coni

    Il primo trofeo della Nostra storia

    Roma: Ballante, Mattei, Corbjons, Ferraris

    iv

    (Cap.), Degni, Rovida, Maddaluno, Fasanelli, Bussich, Bossi, Chini.

    Allenatore: Garbutt.

    Modena: Brancolini, Boni, Sabbadini, Dugoni, Alice, Todeschini, Aimi, Bellei, Manzotti, Mazzoni, Piccaluga.

    Allenatore: Jozsef Ging.

    Arbitro: Mattea di Torino.

    Marcatori: 22’pt Corbjons, 45’pt Mazzoni; 5’st.s. Bussich.

    Note: La Coppa

    coni

    è oggi custodita a Trigoria nella sala trofei dell’

    as

    Roma. Dal 1996 a oggi è stata esposta in pubblico in tre occasioni (Ostiense 1996, Testaccio 2007, Testaccio 2014).

    Muta da gioco: Prima maglia a maniche lunghe rossa con ampio collo a V giallo e con sottile fascia gialla al centro dei polsini. Pantaloncini bianchi e calzettoni rossi con fascia gialla.

    Turati, nell’intervallo di Roma-Triestina del 24 febbraio 1929, si appresta a consegnare ai giallorossi la Coppa CONI vinta il 29 luglio.

    Il Littoriale» del 4 febbraio 1928, proprio alla vigilia di un Roma-Modena, scrive:

    La Roma che nella sua linea di sostegno possiede il suo più solido reparto, quello che dà all’intera squadra equilibrio al gioco e quell’impostazione tecnica e tattica che ha permesso di affermarsi pienamente nel corso del campionato, perde buona parte della sua efficacia quando è costretto a schierarsi in formazione di ripiego. Deve essere notato altresì che le migliori riserve dei giallorossi non possono allenarsi convenientemente per impegni professionali.

    Chissà se il Mister giallorosso, nelle ore che precedono la finale di spareggio della Coppa

    coni

    disputata a Firenze, avrà avuto modo per qualche istante di ripensare a questo articolo di alcuni mesi prima. Il fatto certo è che – nella gara più importante dell’anno, quella in cui c’era in ballo un trofeo – le riserve buttate nella mischia sono addirittura due: Mario Bossi e Antonio Maddaluno. I due contavano 0 presenze 0 nel campionato di prima divisione appena concluso. Il dato da solo è sufficiente per evidenziare come la Roma fosse arrivata a quella finale ormai sulle gambe. Del resto, da quando la squadra si era iscritta alla Coppa

    coni

    (la tassa d’iscrizione, tanto per rimarcare quanto il calcio sia immensamente cambiato, era di 500 lire più un deposito cauzionale di 300), erano state disputate altre 14 gare (12 del girone di qualificazione e 2 di finale). E se il gruppo era in affanno all’inizio di febbraio, figuriamoci alla fine di luglio. La Roma sta pagando un pesante dazio all’anemia in zona rete, dove Bussich ha avuto un’annata fatta di alti e bassi.

    Mentre Garbutt, in attesa di scendere in campo, rimugina sui problemi tecnico-tattici, il vertice del Club deve dirimere con fermezza e diplomazia una questione assai delicata. Il 27 luglio, infatti, Il Modena ha avanzato alla Società giallorossa, tramite l’avvocato Piero Crostarosa, la proposta dell’aggiudicazione ex aequo del trofeo. Anche il Direttorio Federale, con una telefonata del professor Fontana, non ha mancato di esercitare una certa pressione affinché la vicenda abbia questo epilogo. Il Direttorio ha fatto sapere di essere favorevole, anche se chiarisce di non obbligare i capitolini ad accettare.

    La Roma se la cava con una lettera di cortese rinuncia che pone però ulteriori aspettative sull’atto conclusivo del torneo. Si arriva dunque al match col Modena. I canarini scendono in campo privi di Carnevali e Zanasi, assenze che, dopo l’infortunio subito da Sabbadini in seguito a uno scontro con Bussich, costringeranno a spostare in copertura l’ala destra Aimi accentuando il piglio battagliero della squadra. Non a caso, nella sua cronaca, «La Gazzetta dello Sport» annoterà: «Il match non ha sempre marciato sul binario legale e non sono mancate le rudi carezze, non sempre frenate e punite dall’arbitro Mattea».

    Al 20’ Maddaluno entra in area di rigore e viene falciato da Sabbadini, che gli fa compiere quasi un salto mortale. Corbjons mette dentro il penalty con grande freddezza.

    Il Modena non ci sta, e il suo forcing viene premiato a un minuto dalla fine del primo tempo dal pareggio di Mazzoni, che recupera un cross di Manzotti.

    Nella ripresa il Modena tiene il pallino del gioco senza riuscire, tuttavia, a impensierire seriamente Ballante. L’equilibrio regge sino al 5’ del secondo tempo supplementare. Fasanelli vede con la coda dell’occhio Bussich in posizione favorevole, lo serve in velocità, e l’attaccante non lascia scampo a Brancolini.

    Per assistere alla consegna della Coppa, tuttavia, occorrerà attendere il 28 ottobre. Bussich (che nel 1929 si ritroverà in 1ª Divisione in compagnia di Zamporlini e Maddaluno) ha lasciato il Club giallorosso; c’è, però, eccome, capitan Ferraris: come si può ancora osservare nei filmati e nelle foto d’epoca, è particolarmente sorpreso e divertito dal notevole peso del trofeo realizzato da Edoardo Zosi. La coppa, esposta per gratificare il grande entusiasmo dei tifosi nelle vetrine dell’argenteria Fornari in via del Gambero, fa oggi suggestiva mostra di sé a Trigoria dietro al tavolo di presidenza della sala trofei dell’

    as

    Roma. In una cassetta di sicurezza di una banca, viene invece custodito l’orologio che Giovanni Corbjons aveva ricevuto in dono dalla Roma per festeggiare la vittoria della Coppa

    coni

    e premiare il calcio di rigore che il Moschino aveva messo a segno nei tempi regolamentari. Ancora oggi, tenere in mano quell’orologio dà una grande emozione: su quelle lancette, indelebile, batte il tempo del primo trionfo romanista.

    Nell’immagine, scattata al Caffè Biffi nel 1928, Bernardini, appena approdato alla Roma viene premiato dai tifosi. Nel gruppo s’intravedono un sorridente Chini Luduena e Cesare Augusto Fasanelli semicoperto da Roberto Ceccarini che consegna la medaglia.

    4

    ROMA-CREMONESE 9-0

    13 ottobre 1929, Roma (Stadio della Rondinella, ore 15:30) – Campionato Serie A

    Il record assoluto di gol segnati in una gara interna di serie A

    Roma: Ballante, Barzan, De Micheli, Ferraris

    iv

    (Cap.), Degni, D’Aquino, Benatti, Ossoinak, Volk, Bernardini, Chini Luduena.

    Allenatore: Baccani.

    Cremonese: Ferrazzi, Bodini

    ii

    , Ravani

    i

    , Balestreri, Bindi, Sbalzarini, Cabrini, Serdoz

    i

    , Subinaghi, Trovati, Defendi.

    Allenatore: Ludwig.

    Arbitro: Pessato di Monfalcone.

    Marcatori: 7’pt Chini Luduena, 13’pt Ossoinak, 37’pt Ossoinak, 42’pt Volk; 4’st Volk, 30’st Ossoinak, 41’st Bernardini, 42’st Volk, 44’st Benatti.

    Note: Bernardini e Bodini

    ii,

    avversari in questa gara, saranno in seguito compagni in giallorosso e nella stagione 1949/50 Fulvio, allenatore della Roma, sceglierà proprio l’ex cremonese come suo vice.

    Muta da gioco: Prima maglia a maniche lunghe rossa con ampio collo a V giallo e con sottile fascia gialla al centro dei polsini. Pantaloncini bianchi e calzettoni rossi con fascia giallorossa.

    La Roma ritratta a Parigi, il 10 marzo 1929, pronta a scendere in campo contro il Club Français. In piedi da sinistra: Barzan, Fasanelli, De Micheli, Degni, Volk, Mattei, Ferraris

    iv

    , D’Aquino, Garbutt. Accosciati: Cerretti (mass., visibile solo a metà), Benatti, Ballante, Carpi, Landolfi, Chini, Bernardini.

    Il giornalista Giovanni Pamich (padre del marciatore olimpionico Abdon) ha definito Luigi Ossoinak (il cognome sarà italianizzato in Ossoinach durante gli anni del regime) «un Jesse Owens bianco». E per un ragazzo che praticava atletica leggera (correndo i cento, i quattrocento metri e i centodieci ostacoli), canottaggio (nel 1923 campione d’Italia nella specialità Jole a 8 e vincitore della Coppa Regina Elena, gareggiando nella Eneo di Fiume), lancio del disco, boxe e soprattutto – per quello che riguarda il nostro racconto – calcio, l’appellativo sembra azzeccatissimo.

    Nato a Fiume il 24 febbraio 1899, Ossoinak aveva iniziato a giocare nell’Olympia Fiume nel 1917 mettendo in mostra una «mirabile tecnica e» – come scrive Luca Dibenedetto nel bellissimo El balon fiumano – «possedeva la potenza vigorosa di un Rossetti, la finezza di un Bernardini e l’altruismo di un Baloncieri». Era un attaccante che amava partire da lontano e che negli ultimi venti metri riusciva a fare la differenza per la sua innata tendenza a giocare di prima, semplificando l’azione e cercando gli inserimenti dei compagni. La sua è stata una vita da romanzo. A quattordici anni si era imbarcato su un piroscafo come aiuto cuoco per mandare soldi alla famiglia che versava in difficili condizioni economiche. Nel 1919 si era aggregato alla 2ª brigata che aveva seguito D’Annunzio a Fiume, ma persino nella «Repubblica del Carnaro aveva continuato a giocare al calcio nella rappresentativa fiumana».

    Nel luglio 1929, quando milita nel Prato, la Roma si fa avanti e lo ingaggia. Il 13 ottobre, dunque, il nuovo acquisto debutta in campionato contro la Cremonese. Attorno a lui c’è grande curiosità visto che nelle apparizioni amichevoli (contro l’Ostiense il 15 settembre e in due match contro la Fiorentina il 22 e 29 settembre) è andato sempre in gol.

    Il campionato di Divisione Nazionale, però, è partito malissimo per la Roma. Ad Alessandria, sotto una pioggia battente, i giallorossi hanno perso per 3-1. L’amarezza è acuita dalla concomitante vittoria della Lazio (per la prima volta inserita nello stesso raggruppamento dei lupi), che ha piegato i campioni d’Italia del Bologna per 3-0, tanto che «Il Messaggero», nella sua edizione del 13 ottobre, scrive:

    Per la compagine romanista la partita avrà un’importanza che supererà di gran lunga il risultato tecnico di essa. Infatti l’incontro viene ad assumere per gli uomini di Bernardini una importanza morale grandissima: la sconfitta di Alessandria è stata una doccia fredda per i supporters tanto più doloroso è stato il risultato, paragonato alla superba performance ottenuta dall’altra squadra cittadina.

    Lo scenario del match sarà il modesto campo della Rondinella. Lo Stadio Nazionale ospita infatti un concorso ginnico-atletico, Campo Testaccio sta subendo gli ultimi febbrili ritocchi prima dell’inaugurazione e il Velodromo, nonostante il restyling terminato nel mese di agosto (con l’abilitazione di sei cancelli d’ingresso), non viene considerato un’alternativa percorribile.

    La mattina del 13 settembre il pubblico accede allo stadio solo con i biglietti: la Roma, infatti, ha annullato tutte le tessere, invitando i titolari a restituirle in cambio delle nuove che da lì a pochi giorni saranno utilizzate per l’accesso al neonato impianto di Testaccio.

    Alle 15:30 la Roma e la Cremonese (nelle cui file spiccano Renato Bodini e Otello Subinaghi, futuri giallorossi) iniziano a battagliare. Dopo 7’ è Chini, su passaggio al volo di Volk, a sbloccare il risultato. Sciabbolone è in un momento di grazia, tanto che scriverà «l’Impero»: «Certe sue rovesciate hanno strappato l’applauso dell’immenso pubblico».

    Al 13’ inizia lo show di Ossoinak: punizione battuta da Bernardini, riceve la palla in profondità, la lascia sfilare e tira in gol. Verso la mezz’ora è ancora lui, su passaggio di Benatti, a realizzare, di prepotenza, la rete del 3-0. Un tiro improvviso di Volk chiude le ostilità nel primo tempo, fissando a quattro il bottino romanista.

    Sempre Volk in apertura di ripresa finalizza un’azione costruita da un bello scambio tra Bernardini e Ossoinak. C’è poi la sesta rete: a colpire è ancora Ossoinak, che conclude dopo una serie di scambi con Volk. Tre gol al debutto: un record che solo Michelini (il 12 settembre 1937 contro la Fiorentina) riuscirà a eguagliare ma che nessun romanista, in quasi novanta anni di storia, supererà mai.

    Un tiro a mezz’altezza di Bernardini, un nuovo acuto di Volk che finalizza gli sviluppi di un calcio di punizione di Degni e la rete finale di Benatti su passaggio di Chini, completano una giornata storica: un 9-0 che fissa tuttora la vittoria interna più rotonda della storia del Club. «L’Impero», all’indomani di questa storica giornata, riconoscerà l’onore delle armi allo sfortunato portiere dei grigio rossi, scrivendo: «Ferrazzi è stato il migliore e i goals segnatigli erano imparabili».

    Una formazione della Roma del 1929 e una del 1955.

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    ROMA-BRESCIA 2-1

    3 novembre 1929, Roma (Campo Testaccio, ore 14:30) – Campionato Serie A

    Inaugurazione di Campo Testaccio, la casa della Roma

    Roma: Ballante, Corbjons, De Micheli, Ferraris

    iv

    (Cap.), Degni, Carpi, Benatti, Dalle Vedove, Volk, Bernardini, Chini.

    Allenatore: Baccani.

    Brescia: Perucchetti, Gadaldi, Boccanetti, Frisoni, Scaltriti, Morselli, Giuliani, Moretti, Bianchi, Prosperi, Barbieri.

    Allenatore: Shoffer.

    Arbitro: Rovida di Milano.

    Marcatori: 4’st Volk, 15’st Bernardini, 43’st Prosperi.

    Note: Prima del fischio d’inizio, assieme ai propri compagni, scesero al centro del campo in abiti da gioco per salutare il pubblico anche Barzan, Ossoinak e Mattei I. L’incasso venne devoluto in favore dell’oratorio dei Salesiani per i giovani di Testaccio.

    Muta da gioco: Prima maglia a maniche lunghe rossa con ampio collo a V giallo e con sottile fascia gialla al centro dei polsini. Pantaloncini bianchi e calzettoni rossi con fascia giallorossa.

    3 novembre 1929: la solenne inaugurazione di Campo Testaccio. Il Vescovo Angelo Bartolomasi impartisce la benedizione. Nell’immagine si riconoscono anche Sacerdoti (il primo a partire da sinistra) e Italo Foschi.

    Mauro Bodini mi ha raccontato personalmente questa storia nel settembre del 2007. Ricordando la parte finale della vita di suo padre, Renato Bodini, fece cenno a come poco prima di andarsene gli avesse chiesto di accompagnarlo in macchina a Testaccio, sul limitare del perimetro che aveva ospitato il vecchio campo della Roma. Rimase in disparte per alcuni momenti, in silenzio, ma Mauro si accorse che piangeva. Quell’emozione nasceva dall’evocazione della giovinezza, ma anche dal ricordo di tutto un mondo, svanito come d’incanto, che Campo Testaccio incarnava.

    Perché Testaccio è così imprescindibile nell’epopea romanista? Per quale motivo continua, a dispetto dei decenni trascorsi, a rappresentare in qualche modo la casa autentica del Club giallorosso? Campo Testaccio è stato, per la prima volta nella storia della città di Roma, uno stadio studiato, progettato e realizzato per la simbiosi di un pubblico con una squadra.

    Non lo era stato il Velodromo Appio, dove lo spazio per i tifosi, semplicemente, non era stato immaginato: gli spettatori dovevano ammassarsi a bordo campo, accontentandosi quasi di una visione voyeuristica del gioco che, quando si alzava il vento, veniva nascosto da una nuvola di polvere. Non lo era certamente lo Stadio Nazionale che, al posto di una delle due curve, aveva addirittura una piscina; e mai avrebbe potuto esserlo La Rondinella, utilizzato anche come Cinodromo.

    Campo Testaccio, che non aveva pista d’atletica, metteva in condizione il pubblico di essere a contatto privilegiato con lo spettacolo sportivo, fisicamente in campo, soprattutto per quanto riguardava i popolari che si ergevano come palafitte a dominare le due porte (al momento dell’inaugurazione, c’erano quattro ingressi su via Zabaglia e tre su via Caio Cestio, il servizio organizzativo era assicurato dal ragionier Cesare Pajella, 11 erano le linee di servizi pubblici che raggiungevano l’impianto).

    Per questo quando finalmente si arriverà all’inaugurazione del 3 novembre (c’erano state delle trattative per bagnare il nuovo impianto con un’amichevole che avrebbe dovuto disputarsi il 27 ottobre contro il Wiener Athletic Club, terza classificata del campionato austriaco, ma alla fine la cosa era sfumata), il quartiere e l’intera città vivranno l’avvenimento come un evento storico.

    Alle 14:00 si assiste alla sfilata di tutti gli atleti della polisportiva romanista e dei rappresentanti delle altre società sportive capitoline, quindi il vescovo Angelo Bartolomasi (che anni più tardi avrebbe celebrato le esequie di Amedeo di Savoia, il Duca d’Aosta) impartisce la benedizione al campo, alla presenza di Italo Foschi e di Renato Sacerdoti, e alla cerimonia prende parte anche Umberto Guglielmotti, presidente onorario dell’

    as

    Roma al momento della fondazione. Infine Turati, Commissario Straordinario del

    coni,

    effettua il simbolico taglio dei nastri tricolori (con le forbici porte da Renato Sacerdoti), che chiudono l’ingresso al rettangolo di gioco. Alle 14:30 le due squadre battono il calcio d’inizio dell’incontro. Dopo il fischio dell’arbitro Rovida, il match si mette subito in salita. Dopo quindici minuti, in uno scontro di gioco, Benatti subiva un duro colpo che di fatto lo relegherà a un ruolo di semplice figurante sino al triplice fischio finale.

    In apertura di ripresa, però, finalmente la situazione si sblocca. Bernardini trova Chini che punta verso l’area e al momento giusto serve Volk. Sigghefrido calcia di prima intenzione nel suo caratteristico stile: palla rasoterra colpita preferibilmente di punta e con una violenza inusitata. Perrucchetti è battuto.

    Dieci minuti più tardi, uno scambio Chini-Volk fa pervenire palla a Bernardini, che non ci pensa due volte e raddoppia. Il gol della bandiera del Brescia serve solo per il tabellino. Con la vittoria sulle Rondinelle inizia l’epopea di Testaccio. A più riprese – quantomeno a partire dall’agosto 1935 sino al marzo del 1940 – si è parlato di ampliamento e ricostruzione di Campo Testaccio. Nell’area si sarebbe voluto realizzare un Centro Sportivo capace di 25 mila posti con una pista d’atletica di 400 metri e un perimetro di 110x70

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